Se si osserva un faro, di giorno, ci appare come una gradevole costruzione cilindrica che si staglia contro l'orizzonte del mare. Allora viene spontaneo scattare una foto, per averne un ricordo, senza minimamente pensare alla funzione principe del faro. Di giorno, non balza evidente, pare solo un'architettura studiata per essere messa lì in bella mostra.Ma sappiamo benissimo quale sia lo scopo di un faro!!! Illuminare il tratto di costa, affinché le barche e le navi arrivino sicure al porto! Questo accade di notte, quando il faro, con la sua luce intermittente, si accende!
Ecco allora che i marinai si sentono sicuri, non temono di incagliarsi nelle rade sabbiose, né di finire contro qualche scoglio, causando la rottura dello scafo, il capovolgimento dell'imbarcazione ed il relativo affondamento.
A me piace esprimermi per immagini, metafore, e questo lo avrete di certo capito. Chi è per noi il faro che ci indica il cammino?
Quello che di giorno ha solo la funzione estetica, o quello che di notte guida al porto i marinai?
La risposta è evidente!!!
Cristo è il nostro faro, e non è venuto nella nostra vita come colui che ci obbliga a seguire dei rituali ripetitivi. Tanto per fare, tanto per poterci dire cristiani: la Messa domenicale per dovere, per abitudine
un furtivo segno di croce, giusto per iniziare in qualche modo la
giornata
la Confessione e la Comunione almeno una volta all'anno
la carità, come condivisione coi poveri, quando capita
Per il resto, ci chiudiamo nel nostro guscio, e che, per favore, non ci chiedano di occuparci di cose che non ci riguardano: visitare gli infermi, volontariato in parrocchia, una parola gentile e consolatoria verso chi è infelice.......Noi abbiamo già fatto il dovere di bravi cristiani: siamo andati alla Messa domenicale, abbiamo messo una monetina nel cesto delle offerte, acceso una candela, fatto un segno di croce la mattina. Fine.
Cristo invece non ci obbliga a nulla: se lo si segue, sappiamo che ci indica la giusta Via, come un faro. Se lo amiamo, sappiamo che per quante Messe partecipiamo, per quante preghiere recitiamo, per quante opere buone adempiamo, gli saremo sempre debitori. Allora, se amiamo un vero Amico, viene spontaneo fargli visita molto spesso (non solo entrando in una Chiesa, anche adempiendo alle opere di carità, perché Lui non è egoista!) Dice infatti: tutto quello che avrete fatto ad un piccolo, è come lo aveste fatto a me: ci ha affidato i nostri fratelli più deboli, affinché attraverso il bene che possiamo fare al prossimo, Gli rendiamo grazie!!
Se amiamo un Amico, è altrettanto spontaneo parlarGli e confidargli i nostri progetti, le nostre paure, le nostre speranze, delusioni e gioie: con la preghiera mentale, questo si può fare.
Se amiamo un Amico, non facciamo nulla per senso di dovere, ma per affetto!
A nostra volta, noi possiamo diventare faro: ripieni dell'amore di Cristo, e dell'amore per Lui,col nostro esempio di vita, con le nostre parole piene di amore per gli altri, con tutti quei piccoli o grandi gesti di generosità, non solo materiale, ma anche spirituale, mettendo in circolo la pazienza, la sopportazione, la tenerezza, i sorrisi, che tanto sono lesinati, in questo mondo che va sempre più di corsa, dove non c'è tempo per nulla, se non per le cose da fare, fare, fare.......
Allora meglio essere un faro di notte: sconosciuto ma luminoso, che un faro di giorno, che non esercita nessun ruolo utile, ma solo estetico!!
S. Giovanni della Croce, nella sua opera NOTTE OSCURA, al capitolo 9 spiega come la notte dell'anima, sebbene oscuri lo spirito,abbia lo scopo di illuminarlo e di infondergli luce!
Proviamo a leggere il CANTO DELL'ANIMA
In una notte oscura, Notte che mi hai guidato!
con ansie, in amori infiammata, O notte amabil più dei primi albori!- oh, felice ventura! - O notte che hai congiunto
uscii, né fui notata, l'Amato all'amata
stando già la mia casa addormentata. l'amata nell'Amato trasformata!
Al buio uscii e sicura, Sul mio petto fiorito,
per la segreta scala, travestita, che intatto per Lui solo avea serbato,
- oh, felice ventura! - Ei posò addormentato,
al buio ben celata, Mentre io lo vezzeggiava
stando già la mia casa addormentata. e la chioma dei cedri il ventilava
Nella felice notte, Degli alti merli l'aura,
segretamente senza esser veduta, quando i suoi capelli io discioglievo,
senza nulla guardare, con la sua mano leggera,
senza altra guida o luce, il mio collo feriva
fuor che quella che in cuor mi riluce. e tutti i sensi miei in sé rapiva.
Questa mi conduceva Giacqui e mi obliai,
più sicura che il sol del mezzogiorno, il volto sul Diletto reclinato,
là dove mi attendeva tutto cessò, e posai,
Chi ben io conosceva ogni pensier lasciato
e dove nessun altro si vedeva. in mezzo ai gigli perdersi obliato.
Il suo significato più sembrare una storia d'amore tra due innamorati: ma S. Giovanni si è ispirato al Cantico dei Cantici, dove la fanciulla innamorata, altro non è che l'anima che cerca Dio, e l'Innamorato è Cristo stesso. Allora, con questa chiave di lettura, si può comprendere i versi di questo canto d'amore di S. Giovanni per il suo Gesù!!
Concludendo, mi pare chiaro che ciò che realmente ha valore, è la luce che riusciremo a sprigionare dalla nostra anima, piuttosto che la nostra apparenza esteriore. La Bellezza dell'anima, rende trasparente lo sguardo e illumina il sorriso di chi si sa chinare sul prossimo, con la tenerezza del Signore.
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