Ho
partecipato ad alcune esequie funebri, celebrate dal nostro Parroco. Una sua frase
mi ha colpito nel profondo, e sono certa che sia simile alla cartina di
tornasole sulla quale basare il nostro pensiero cristiano.
“Non siamo viventi destinati a morire,
siamo esseri mortali destinati alla vita”.
E
cos’è la vita, se la consideriamo solamente per questa forma di esistenza che
ci è stata donata? Ben poco, penso. Quando prendiamo in considerazione il salvaguardare
la vita, si pensa unicamente alla lotta contro l’aborto, l’eutanasia, la
guerra, la malattia, la fame. Tutte lotte legittime, poiché la vita va
rispettata dal momento del concepimento, fino all’ultimo respiro. E nel mezzo,
occorre occuparsi della salute fisica e mentale, e di tutto quanto concerne la
sussistenza del nostro corpo materiale. Nella vita, occorre procacciarsi un
lavoro che dia sostentamento a noi stessi e alla nostra famiglia e, in un
contesto così difficile, a volte ci si deve barcamenare a fatica. Allora è
necessario che chi ne ha la possibilità, tenda la mano al fratello indigente o
malato. Questa è solidarietà ma, non dimentichiamolo, solidali si può essere
anche prestando attenzione a chi si rivolge a noi, chiedendo solo di essere
ascoltato, magari per il bisogno di scaricare le proprie tensioni, o chiarirsi
idee confuse.
Ritorno
alla vita: viviamo in un pianeta che spesso è depredato, inquinato,
maltrattato. L’umanità, su questa Terra deve vivere, e quindi è necessario
lottare anche contro chi, per interesse speculativo personale, condanna una
parte del mondo a una vita infame, al rischio di malattie terribili, alla
disperazione e alla mancanza di cibo e acqua. Solidarietà significa anche
mettersi dalla parte dei più deboli, la loro vita non vale mai meno della
nostra.
In
questo periodo la Chiesa festeggia la giornata della Vita, della Famiglia,
della Solidarietà e del Malato. Non sono soggetti separati tra loro, ma
intimamente collegati. Chi non ha in famiglia, o tra gli amici, qualche
situazione di malattia? La nostra essenza è fragile, soggetta a un naturale
deperimento organico, e l’assistenza fa parte del nostro compito familiare,
fraterno, amichevole. Assistenza che non deve essere unicamente medica, ma
soprattutto affettiva. Il malato ha bisogno di compagnia, di affetto, più di
ogni altra creatura. Prima tra tutti, deve essere la famiglia a prestare il
sostegno di cui il malato ha bisogno, e attraverso il comune dolore, donarsi
reciproca forza. Gli amici non devono defilarsi, ma essere presenti, poiché
spesse volte la famiglia si sente abbandonata, con l’inevitabile tracollo
fisico e morale. Ecco che entra di nuovo in gioco la solidarietà!
Sono
però profondamente persuasa che tutta la nostra vita non avrebbe un senso, se
dovessimo dare ascolto solo alle esigenze fisiche della nostra natura, ovvero
preoccuparci della salute del nostro corpo. Ci sono altre forme di malattia,
che sono ben peggiori, e sono quelle dell’anima. Non dobbiamo trascurare i
nostri fratelli che hanno perso la fede, che non credono. Dobbiamo saper donare
loro la speranza, quella speranza cui fanno fede le parole riportate in
corsivo, infatti, questa vita conterebbe ben poco, se finisse con la
dissolvenza del corpo. E’ invece molto bello trasmettere la certezza che la
nostra anima è immortale, e verso questa dobbiamo avere un’attenzione
particolare, prenderci cura di lei perché è la nostra vera essenza, il nostro
io più profondo, quel Castello Interiore nel quale, come ben spiega Santa
Teresa d’Avila, abita Dio in noi. Quando lasceremo l’abito mortale che la
riveste, l’anima sarà libera di tornare da dove è venuta: al Padre.
Ma
per ottenere questo, è necessario vivere secondo gli insegnamenti evangelici,
seguendo la Parola del Signore. Gesù ha dato quel comandamento nuovo, che noi
cattolici non dobbiamo mai scordare, neppure un istante della nostra vita: “Ama
il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente,
ed il prossimo tuo, come te stesso”:
Ho
analizzato il significato di queste parole. Credo fermamente che dobbiamo star
bene con noi stessi, prendendoci cura della nostra anima, per prima cosa,
affinché la nostra serenità interiore possa trasmettere un messaggio positivo
alle persone con cui ci mettiamo in relazione: se non siamo contenti di noi
stessi, non possiamo avere la pretesa di aiutare gli altri. Dobbiamo amare la
nostra anima, e poi saremo capaci di amare tutte quelle che incontriamo lungo
il nostro cammino in questa vita.
Allora
le giornate per la Vita, per la Famiglia, per la Solidarietà e per il Malato,
saranno illuminate da quella luce che proviene dalla fede in quel Dio che si è
immolato per la salvezza dell’umanità. Noi ne saremo gli artefici, i portatori
della fiaccola d’Amore, poiché diverremo le mani ed il cuore del Signore. E la
nostra vita si rivestirà di quel senso di Infinito che è la promessa di
eternità presso il Padre.
Danila Oppio
Cara amica,
RispondiEliminamolto poco si pensa alla morte quando la salute ci accompagna, ci dimentichiamo, così, che la morte è il nostro ultimo fine, per vivere la resurrezione.
Giusto è andare incontro all'altro nostro fratello, qualunque esso sia, così come egli è.
Vivere il fratello come una parte indivisibile della nostra vita, comprenderlo e amarlo come creatura di Dio.
Farsi prossimo all'altro, considerando la nostra umanita' come caratteristica fondante dell'essere figli di Dio:
"poesiainsmalto"
Grazie Annamaria per il tuo commento, pieno di grande spiritualità e profondamente umano!
RispondiEliminaPurtroppo non credo che ci sia un futuro oltre la morte e perchè noi dovremmo essere diversi dagli animali, dagli animaletti, dalle piante che ci circondano? Esiste forse anche per loro un Castello Incantato? dove non dovranno più lottare per la sopravvivenza?
RispondiEliminaAngela Fabbri
Chi lo sa! Ma cara Angie, preferisco di gran lunga pensare che ci sia l'eternità per noi, piuttosto che questa vita finisca in polvere! A che serve soffrire, se poi tanto moriamo ed è finita per sempre? E poi credo nella Speranza che Gesù ci ha consigliato di avere, e nella Vita eterna, che Lui ci ha assicurato! Noi esseri umani abbiamo un'anima che le bestioline non hanno. Abbiamo una coscienza di cui loro sono privi. Per questo siamo uomini e non piante o animali. E con un destino sicuramente migliore del loro!
RispondiEliminaNon mi trovi d'accordo e spezzo una lancia in favore di animali animaletti e piante, non solo, anche per gli oggetti detti 'inanimati' che poi inanimati non sono. Perchè mai, altrimenti, io parlerei con la mia caldaia?
RispondiEliminaInsomma, per esser più chiara, se un paradiso ci ha da essere, desidero andarci con tutte le altre creature di cui ho parlato.
Angie
Ah?!?! Questo volevi dire? Ma allora mi trovi perfettamente d'accordo con te! Anch'io vorrei tanto che ci fosse un paradiso anche per le altre creature! Piante e fiori compresi, che sono bellissimi! E chi lo dice che non ci sarà? Dio è onnipotente, vuoi che abbia creato la natura con tutte le sue creature, per rendere felice l'Uomo, e poi il Suo Paradiso ne è privo? Ma dai! Non ci posso credere! Dio avrà in quel Paradiso, cose e creature ancora più belle di queste che abbiamo sulla Terra. Per la nostra felicità eterna!
RispondiEliminaNon è necessario che siano più belle, basta che siano come sono adesso, come noi, che non vestiremo panni migliori di quelli che abbiamo.
RispondiEliminaAngie
Che non sia necessario lo posso credere anch'io, riguardo la bellezza, ma le Scritture affermano che il nostro corpo pneumatico, ovvero glorificato, sarà bellissimo. Allora anche quello delle creature! Tutto quello che passa sulla Terra è perfettibile ma non perfetto, in Cielo tutto è meravigliosamente straordinario e perfetto così come lo è Dio Creatore. Abbandoniamo così l'ordinarietà delle cose terrene!
RispondiEliminaSono profondamente laica e profondamente religiosa, amo ciò che ha il respiro della vita (animata) e ciò che non lo ha (inanimata,
RispondiEliminasecondo la definizione di quali sono le funzioni che danno la qualifica di vivo). E se amare tanto il mondo da escludere differenze con me che ne faccio parte, mi preclude visioni e partecipazioni gloriose,
pazienza.
Angie
Angie cara, non ho la presunzione di voler cambiare la tua visione della vita, ma la gioia di poterne parlare in tutta serenità, con te, non me la toglie nessuno!! Non preoccuparti, condivido anche il tuo punto di vista, solo che mi piace pensare anche secondo la Chiesa! Non posso fare altrimenti!
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