AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

mercoledì 2 gennaio 2013

ANNI VECCHI E VECCHIE BEFANE





<Ah, ah, ah, il 2012 non è ancora finito e già cerca moglie> disse una befana rattrappita alla sua compagna di tavola nell’elegante sala da pranzo dell’ospizio in collina dove vivevano ricoverate ognuna col suo sacco di carbone, residuato di tempi migliori, le calze spaiate e i giocattoli fuori moda che nessun bambino voleva perché ormai tutti riforniti di computer, tablet e telefonini.
<I genitori dovrebbero smetterla di viziare i figli, poi diventano tutti drogati, ubriaconi, politicanti imbroglioni e ladri, che si svergognano in televisione l’uno contro l’altro e così la gente capisce tutti i trespoli> rispose una secca, col mento puntuto e gli occhiali a specchio, da un paio di centinaia di anni incominciava a dimenticarsi le cose mentre le stava dicendo.
<Cosa c’entrano i trespoli?>.
<Di quali trespoli si tratta?>.
<Ma di cosa stavamo parlando?>.
<Con questa crisi perfino il 2012, che ha fatto il giovincello fino a tutta l’estate, si è dovuto togliere parecchi optional>.
<Ti sei messa pure tu a parlare inglese?>.
<Tanto quello c’è rimasto, ormai, l’italiano è una lontana memoria, chi lo ricorda più tranne qualche poetessa pazza?>.
<A proposito, cosa portiamo a Domenica Luise, oltre un sacchetto piccolo di carbone?>.
<E chi è questa?>.
<Quella dell’Usignola stonata, ha messo pure noi in una favola metaforica>.
<Perché, cosa c’è di metaforico? Noi siamo reali e artrosiche>.
<Magari un pacco di cinque o sei quaderni, qualche penna e una matita con la gomma sopra per fare le parole crociate quando la notte non dorme>.
<Ah, quella che crede di essere una poetessa>.
<Poveraccia, zoppica. Un paio di stampelle?>.
<Oppure una sedia a rotelle di seconda mano>.
<Non abbiamo tanti soldi. Forse un buono per un commento sul suo ultimo post>.
<E chi lo scrive? Io no>.
<Io nemmeno>
<Potremmo tirare a sorte, col metodo della cannuccia più corta o più lunga>.
<Sì, conosco i vostri brogli elettorali. Diamole il solo carbone>.
<Ma chi l’ha detto che tutti gli anni vecchi cercano moglie?>.
<Stava sulla gazzetta delle favole di stamattina. Ognuno di loro aspira a una befana, visto che nessun’altra donna li sopporta più>.
<E che cosa vogliono da noi?>.
<Quello che vogliono tutti i maschi dalle femmine: essere accuditi, coccolati e massaggiati, nutriti, lavati, stirati e rispettati>.
<Ma io credevo che alla fine morissero>.
<Sei una sognatrice. Ognuno vive nel ricordo che lascia: terremoti, onde anomale, guerre, politicanti corrotti, imbrogli e prevaricazioni>.
<Ma non c’è rimasto niente di buono?>.
<Resiste ancora qualche brava persona che non usa i poveri per arricchire se stessa, ma è sempre più raro incontrarne>.
<Ma voialtre, di carbone, ne avete ancora nell’armadio? Io l’ho distribuito tutto alla camera dei deputati>.
<Io l’ho dato ai mariti violenti e alle mogli crudeli>.
<Io a quelli che predicano bene e razzolano male>.
<Io ai figli maleducati coi genitori>.
<E basta, finitela con questi elenchi oppure non concludiamo niente. Il carbone è esaurito dapertutto, dobbiamo andare nel bosco, scavare una buca, riempirla di legna e accenderla. Ci sono volontarie?>.
<Alla nostra età?>.
<Siete befane o no?>.
<Siamo befane, no sceme, scava e accendi tu, dopo devi assistere il carbone finché è cotto>.
<C’è crisi, c’è crisi. Cosa potremmo dargli al posto del carbone?>
<Secondo me questa è una domanda di quelle senza risposta. Parliamo d’altro>.
<Una volta si diceva non vale un fico secco, oggi costano a peso d’oro>.
<I fichi secchi no, ho detto di cambiare discorso. Consolatevi, tra poco arriva l’anno nuovo, speriamo che non si ammazzino fino dal primo giorno>.
<Ma cosa vuoi sperare. Ti sei fatta perfino la crocchia con quei quattro capelli che ti sono rimasti>.
<Sarai bella tu, con la parrucca gialla e le rughe stirate dalla crema miracolosa alle cellule staminali>.
<Meglio il botulino, ti fa la faccia come una bambola di plastica>.
<Ragazze, finitela di litigare>.
<Ragazze un corno. E noi litighiamo quanto ci pare, del resto litigano tutti>.
<Non saresti buona nemmeno per accudire il 1943>.
<E perché proprio il 1943?>.
<È la data di nascita di una superbefana poetessa>.
<Ma è ancora viva?>.
<Sicuramente, ce l’ha fatta di nuovo>.
<Ammirevole. Che resistenza>.
<A lei il regalo bisogna farlo, magari una scopa nuova, in stile antico, di saggina vera naturale>.
<Ma tutti gli anni vecchi cercano moglie?>
<Già, nessuno escluso. E noi befane siamo numerosissime, possono scegliere>.
<Io non mi voglio sposare>.
<Io un marito ce l’ho ed è anche troppo>.
<Io sto bene single con la gatta>.
<E dagli con quest’inglese, si dice zitella>.
<Io un anno vecchio lo sposerei pure, ma solo se si può permettere una cuoca, due domestiche e un giardiniere> saltò su una befana ben tenuta a furia di bustino e stecche retro.
<Ma quelli sono vecchi bacucchi>.
<Noi, invece, pure> ammise Mimma, diceva sempre quello che pensava e perciò nessuno la sopportava, nemmeno gli anni vecchi più decrepiti>.
<A te non ti pigliano sicuro, sei strana>.
Mimma fece la sua tipica espressione imbronciata che, quand’era piccola, otteneva tanti consensi.
Cristina subito la difese: <Ma non vedete quant’è ingenua?>.
<Lasciatela stare in pace> intervenne la sorella Iole, <non è colpa sua, è stata sempre così>.
<Non dico il 1943, che è troppo antico, ma io un annetto vecchio lo sposerei, sono sincera> confessò una befana rossa, crespa, con la faccia bianca e il rossetto viola quasi nero assortito alle unghie, che sembrava anoressica tanto mangiava poco perché non voleva ingrassare.
<Meglio sola che male accompagnata> rispose una befana femminista a oltranza, in pantaloni aderenti, seno appiattito, maniche al gomito per mostrare le braccia tatuate e piercing che le tirava giù il labbro inferiore esibendo i pochi denti rimasti fra un buco e l’altro.
<Finché c’è vita c’è speranza> concluse una befana fachira sistemandosi nella posizione del loto sul suo letto di chiodi, <ed ora state tutte zitte, devo meditare sul futuro dell’umanità>.

Domenica Luise

5 commenti:

  1. Ah, Domenica, hai fatto venire voglia anche a me di stare sulla Gazzetta delle Favole.
    Angela Fabbri

    RispondiElimina
  2. Ed io vengo con te, Angela!! Mimma è davvero fantastica nel poetare e raccontare fiabe moderne!! Ed io le leggo molto volentieri, e le "rubacchio" per postarle su questo blog! Col suo permesso!
    Ciao Mimma! ti voglio bene!

    RispondiElimina
  3. Ah, ah, ah, mi sono divertita indegnamente a scrivere questa storia, difatti metterò un post nuovo (già pronto) soltanto giorno sette. Per il momento ce la spassiamo.

    RispondiElimina
  4. Alla fine anche le Befane meditano! e fanno bene!
    E i "befani" ovvero noi uomini?
    Che vergogna! non riusciamo a far niente se non demandare a voi donne, fatte di altra e diversa umanità.
    Grazie per questa favola vera, Domenica
    Ciao
    Gavino

    RispondiElimina
  5. Grazie per la tua presenza, caro Gavino, sono contentissima di avervi divertito un po'. Sì, in qualche modo sotterraneo, ma non troppo, è una favola vera, dove ognuno fa la figura che merita: maschi e femmine.

    RispondiElimina

BENVENUTO|

Il Paradiso non può attendere: dobbiamo già cercare il nostro Cielo qui sulla terra! Questo blog tratterà di argomenti spirituali e testimonianze, con uno sguardo rivolto al Carmelo ed ai suoi Santi