PARAFRASI DI PENSIERI DI GIANNETTA BOSCHI (1869-1903)
La prima Comunione
che Giannetta riceve a 10 anni (21 Giugno 1879)
segna un profondo cambiamento nel carattere piuttosto vivace, irascibile e
capriccioso della bambina che da quel momento cercherà sempre di dominare
divenendo silenziosa, rispettosa, affabile con tutti, dedita ai lavori di casa
e all’assistenza dei bisognosi.
Scrive nel suo Diario :“ dalla mia prima Comunione
alla quale mi preparai con tanta ansia e spasimo , giorno e notte quell’Ostia
nel Sacramento fu il mio particolare tormento. Gesù in quel tempo mi elevava
nella santa Comunione facendomi passare davanti tutta la sua vita crocifissa
punto per punto.
A 15 anni una
mattina nel riceverlo così mi disse: Sponsabo te mihi in fide (Ti sposerò nella fede, Hos.2,20) e
ciò con tanta mia sorpresa e stupore. Così altre volte pure mi venne ripetuto”
. “In quel giorno solenne [della prima Comunione] domandai al Signore di
servirlo e amarlo nello stato di vita che mi sarebbe stato di maggior
sacrificio, per rendermi vera vittima”.
Devotissima al Sacro
Cuore di Gesù (che famigliarmente chiama “il mio
Cuoricino” ), che divulga in molti modi e all’Adorazione perpetua, Giannetta desidera per tutta la vita poter
diventare monaca di Clausura nelle Adoratrici Perpetue
del Sacro Cuore di Lugo ma molti impedimenti oltre a una salute
cagionevole lo impediranno.
Tale rinuncia rientra nella particolarità
della sua chiamata ad essere “oblazione totale”, che conferma
definitivamente il 17.3.1896
consacrandosi durante la S. Messa quale “vittima e con voto perpetuo al Cuore adorabile di
Gesù”.
Giannetta vive una vita in continua unione
con il Signore che le si mostra in visioni
intellettuali, parlandole al cuore, suggerendole come pregare. Le
sofferenze fisiche accompagnano tutta la sua vita, vessata
dal demonio che spesso la colpisce con violenza o la istiga al peccato.
Nella sua missione di vittima Giannetta fa particolare riferimento al Sangue Preziosissimo delle Sante Piaghe di Gesù nelle
quale tutta si immerge.
Dopo vari presagi e visioni il 2 agosto, giorno del perdono d’Assisi dell’anno Santo 1990 avviene lo sposalizio
mistico con Gesù che le si rivela
nell’eucarestia come Cuore fiammeggiante coronato dalla croce , ferito da una
freccia collegato a 7 catene che lo tenevano sospeso: sono i 7 voti con cui Gesù la vuole legata con maggiore amore
e perfezione al suo Cuore Ferito: povertà, castità,
obbedienza, voto di vittima, voto della
maggior perfezione, di clausura, e adorazione.
Giannetta muore il 5.8.1903, dopo aver intensamente pregato per l’anima
del Papa Leone XIII recentemente trapassato e per il
nuovo futuro Papa Pio X. (Marta
Montanari Titonel)
……………………………….
(*) Don Angelo Boschi, Giannetta Boschi. La vittima
universale- 1869-1903. Memorie biografiche scritte da un suo direttore
spirituale, Faenza, Società
Tipografica Faentina, 1927
……………………………………
A questo punto mi pare doverosa una precisazione. Quelle che seguono
sono LIRICHE, che inquadrano diversi momenti ed
atteggiamenti di Giannetta. I lettori troveranno il testo originale del Diario
scritto dal fratello sacerdote in una sezione a parte. Voglio sperare che i più
volenterosi si sentano invogliati a portare avanti una loro ricerca personale!
Questa volta le immagini sono costituite esclusivamente da decorazioni floreali
del Servo di Dio Don Giuseppe Mazzanti, Fondatore delle Piccole Suore di S.
Teresa di G. B. nel 1923.
Ciclo sulla Vocazione di Giannetta Boschi (1869-1903)
Il fratello sacerdote Don Angelo s’interroga con frequenza sulla
strana vocazione di Giannetta, che sembra uscire dagli schemi ordinari…
IL PENSIERO DI DON ANGELO SULLA VOCAZIONE DI GIANNETTA
(Parafrasi dal Diario, pag. 35)
Continuo
a ripensare cosa voglia
veramente
il Signor da mia sorella
tanto
abbattuta per le porte chiuse
del
Monastero a lungo sospirato.
Come
potrò convincere Giannetta
ad
accettar la strana vocazione
d’essere
vittima stando nel mondo,
sacrificando
ogni sogno claustrale?
Nel
programma divino sembra inclusa
pur
la rinuncia a questa vocazione,
che
par il solo anelito del core.
Ripenso
allor al patriarca Abramo…
Quello
stesso Signor, che a lui concesse
il
figlio sospirato, adesso chiede
il
sacrificio dell’unico erede.
Vuol
metter alla prova la sua fede!
L’altra
sorella suora le ripete:
“Davvero
non sei fatta pel Convento.
Ti
resta questa sola vocazione:
sacrificarla
per voler di Dio!”.
Giannetta non può non ripensare alla sorella suora ed al
fratello sacerdote…
IL CROGIUOLO DI GIANNETTA
(Parafrasi dal Diario, pag. 36)
La sorella Maria, quando entrò
in Monastero, era quasi trentenne
e quattro giorni prima suo fratello
Angelo fu ordinato sacerdote…
Le due circostanze spasimare
facevano Giannetta: loro due
raggiunsero la meta finalmente
di quanto più premeva al loro core…
Soltanto questa povera Giannetta
nel mondo deve ancora rimanere
e fino a quando questa lacerante
attesa la dovrà martirizzare?
Giannetta riflette profondamente sulla travagliata vocazione
della sorella suora…
INEVITABILE CONFRONTO
(Parafrasi dal Diario, pag. 36)
Un’altra
cosa accresce di Giannetta
quell’intimo
dolore. A sedici anni
la
sorella Maria si sentì
chiamata
a consacrarsi dentro al chiostro.
Era
riuscita a strappare il consenso
dei
Genitori, ma un’infermità
durata
tredici anni la bloccò.
Eppur
non venne meno il desiderio.
Miracolosa
davver fu creduta
la
sua guarigione. Qual colomba
tanto
provata fece alfin l’ingresso
nel
nido da lei tanto sospirato!
Giannetta
allor conclude: “Se già morto
sembrava
quell’anelito claustrale,
vederlo
soddisfatto accende in me
la
brama di congiungermi al Signore!”.
Giannetta comincia a rendersi conto che anche la salute è un requisito importante per la sua vocazione religiosa...
QUANTI OSTACOLI!
(Parafrasi dal Diario, pag. 36)
Non
sono poche le difficoltà
da
sormontare per questa ventenne
dal
fisico davvero indebolito
anche
per via delle penitenze,
veglie,
martirio interiore del core
e
soprattutto per le infermità,
che
seppero per mesi pur bloccarla
a
letto. L’organismo era estenuato,
scorreva
poco sangue nelle vene.
Quando
il chirurgo dovette operarla
al
braccio, dubitava di poterle
rimarginar
la ferita. Capì
d’esser
di fronte a una tempra ostinata:
quella
ragazza ignorava il “non posso”,
ma
conosceva soltanto “lo voglio!”.
Giannetta non demorde ed ha
uno scambio vivace col fratello Sacerdote…
BOTTA E
RISPOSTA TRA DON ANGELO E GIANNETTA
(Parafrasi dal Diario, pag. 39)
“Se il
Signore davvero ti volesse
monaca,
ti darebbe pur le grazie
per
abbracciare una siffatta vita.
Le tue
qualità morali sono
indubbie,
ma ti mancano le forze
fisiche.
Tu presumere non puoi
che lui
ti chiami a vita religiosa.
Per le
stesse ragioni il sacerdozio
venne da
me abbracciato, ma non scelsi
la vita
conventuale, pur sentendo
d’aver
un qualche stimolo nel core”.
Giannetta
mi risponde: “Se il Signore
davvero
non mi vuole, perché mai
permette
un tal martirio dentro al core?
Perché
sentirmi sempre sopraffatta
dal
desiderio di lasciar il mondo
per
vivere solinga col mio Dio?”.
M’azzardo
ad obiettarle: “Può Gesù
darti
tal desiderio perché possa
alfin
sacrificarlo. Meritoria
mi
sembra una siffatta vocazione!”.
Giannetta
non demorde: “Provar voglio.
Se questo
è il desiderio di Gesù,
le forze
necessarie mi darà.
Se non
mi vuole, almen avrò capito
che
inutile non fu questa mia prova!”.
Che dir?
Mi debbo arrendere a Giannetta…
Giannetta si decide a
fare un ultimo tentativo, scrivendo ad un Canonico che tanto stimava…
LA LETTERA AL CANONICO ENRICO SANI
(Parafrasi dal Diario, pag. 39)
“Caro Canonico, sento
persone,
che mi conoscon,
fratello compreso,
avanzar forti dubbi
sulla mia
presunta vocazione, definita
soltanto esaltazione
ed un prodotto
di debolezza fisica.
Mi dica
davvero schiettamente
se mi vuole
Iddio a questo genere di vita.
Lei sa che sol
m’appoggio alla divina
Grazia ed ai meriti
del Salvatore
per superare le
difficoltà,
che la vita monastica
comporta.
Se ciò non è possibile,
saprò
tutto dimenticare. Non
decido
da sola: sono certa
che qualcuno
l’aiuto necessario mi
darà!”.
…………………………….
(Ponderano 2-12-2019), Padre Nicola Galeno
Seguono ora le citazioni dirette del
“Diario di Giannetta Boschi, vittima universale”, scritto dal fratello sacerdote
Don Angelo Boschi.
IL PENSIERO DI DON ANGELO SULLA VOCAZIONE DI
GIANNETTA
CAPITOLO
IV, Doloroso martirio
“Si è già visto che Giannetta Boschi anelava
rendersi religiosa adoratrice del SS. Sacramento, sentendosi a ciò stimolata da
interno movimento della grazia. Noi non possiamo affermare che la sua
vocazione fosse un puro desiderio di un'anima profondamente pia, che aborrisce
il mondo e cerca solo le cose celesti e la solitudine che ad esse più avvicina
; neppure ci pare che fosse una chiamata speciale a servire Iddio in un
Istituto dove fosse in vigore l'adorazione perpetua ; bensì, malgrado
gl'interni stimoli che ve la spingevano; crediamo, e lo proveremo pure, che la
sua vera vocazione fu quella di vittima in mezzo, al mondo e che nel programma
divino vi era pure incluso fra gli altri sacrifici, forse il più grande di
tutti, quello della propria vocazione, ossia della vocazione creduta divina per
gl'interni stimoli, le naturali inclinazioni e i consigli ricevuti dai
direttori di spirito. Nello stesso modo che il Signore chiese ad Abramo il
sacrificio del figlio Isacco, sacrificio che poi non voleva in effetto, così
alle volte finge di volere da un'anima una cosa che poi non vuole in realtà,
essendo a Lui più gradito il sacrificio della medesima. Questo pensiero io
aveva anche prima che Giannetta facesse gli ultimi sforzi per persuadersi della
vera volontà del Signore su di lei, e ricordo che sempre diceva la sorella: Voi
non siete fatta per il Convento, ma la vostra vocazione è sacrificare la
propria vocazione”. (Pagina 35 e 36)
…………………………………….
IL CROGIUOLO DI GIANNETTA
“Dopo la sua uscita dall’Istituto di S.
Giuseppe di Lugo, Giannetta passò nove anni in famiglia, menando quella vita
che si è descritta nel capitolo precedente. Genitori e fratelli pensavamo che
più non si sarebbe verificato un nuovo distacco dalla famiglia, benché ella
manifestasse sempre l'inclinazione allo stato religioso, e soprattutto
all’Istituto delle Adoratrici perpetue del S. Cuore di Gesù, che stava a un
passo da casa; ma l’ingresso nello stesso Monastero della sorella maggiore,
Maria, le pose tal febbre nel cuore che non poté più resistere.
Maria
aveva 29 anni quando entrò in Religione e fece il suo ingresso il 24 Settembre
del 1896, quattro giorni dopo la celebrazione della mia prima Messa. Queste due
circostanze unite facevano spasimare Giannetta la quale diceva : D. Angelo e
Maria hanno già raggiunto la meta dei loro desideri ; solo la povera Giannetta
è ancora qua nel mondo e chi sa per quanto tempo” ! (Pagina 36)
……………………………
INEVITABILE CONFRONTO
“Ma
un'altra cosa si aggiungeva ad accrescere il dolore della buona sorella e nello
stesso tempo le sue ansie di entrare in Religione, ed era che Maria aveva
manifestato fin dai sedici anni il desiderio di farsi monaca e ne aveva chiesto
pure fin d'allora il consenso ai genitori. Solamente un'infermità sopraggiunta
e che le durò tredici anni, e della quale guarì, si può dire, miracolosamente,
le aveva impedito realizzare il suo desiderio, che conservò durante sì lungo
tempo, confidando sempre in Dio, finché piacque a Lui togliere l'ostacolo e
lasciare libero il volo alla povera colomba anelante di correre al suo nido.
Ora l'avere veduto Giannetta il compimento di una vocazione che sembrava già
morta, o soffocata, accendeva sempre più le sue brame e mostrandole possibile
anche l'esecuzione della sua, le faceva tardare assai di poter dare anch’ella
l'addio al mondo e volare in seno a Gesù nella pace del chiostro”. (Pagina 36 e
37)
……………………………………..
QUANTI OSTACOLI!
"Nondimeno le difficoltà da sormontare non erano poche. Primieramente ella che sempre era stata di complessione gracile anche prima dei venti anni, dopo la sua uscita dal Convento di S: Giuseppe si pose ancora più debole a cagione delle penitenze, delle veglie, del martirio ineteriore del cuore e soprattutto di varie malattie che durante questo periodo aveva sofferto e le quali parecchie volte l'obbligarono al letto per lunghi mesi. Il suo organismo era estenuato, nelle sue vene non c'era più sangue e più volte il chirurgo che dovette operarla in un braccio dubitava che potesse resistere all'operazione e non sapeva come fare rimarginare la ferita per mancanza di nutrizione e di vita.
Quanto ella faceva era per puro sforzo eroico di volontà di ferro che possedeva. Per lei non c'era nessun "non posso", ma unicamente "lo voglio". E forse era in virtù di tanta volontà che Giannetta non vedeva le difficoltà o, per meglio dire, l'impossibilità di farsi monaca per mancanza di salute, parendole che la sua volontà, aiutata dalla grazia divina che la chiamava, avrebbe dovuto sormontare e vincere tutto fino alla morte". (Pagina 37)
Quanto ella faceva era per puro sforzo eroico di volontà di ferro che possedeva. Per lei non c'era nessun "non posso", ma unicamente "lo voglio". E forse era in virtù di tanta volontà che Giannetta non vedeva le difficoltà o, per meglio dire, l'impossibilità di farsi monaca per mancanza di salute, parendole che la sua volontà, aiutata dalla grazia divina che la chiamava, avrebbe dovuto sormontare e vincere tutto fino alla morte". (Pagina 37)
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BOTTA E RISPOSTA TRA DON ANGELO E GIANNETTA
“Il
giorno 23 Luglio dell'anno 1898, previo il permesso di Mons. Luigi Tesorieri
Vescovo d'Imola, essendo superiora Suor Maria Annunziata Vincenza del Sacro
Cuore di Gesù, Giannetta fece il suo ingresso nel Monastero delle perpetue
Adoratrici del S. Cuore di Gesù di Lugo. Io non credeva e neppure la famiglia
che ella potesse reggere alla vita monastica, poiché entrò in uno stato da far
compassione, ma essa voleva provare e assicurarsi della volontà di Dio. Io le
diceva : " Se il Signore vi volesse monaca vi darebbe tutte le condizioni
necessario per abbracciare tal genere di vita. Voi avrete le qualità morali, ma
vi mancano le forze fisiche. Come dunque potete presumere che il Signore vi
chiami alla vita religiosa ? Per le stesse ragioni io ho abbracciato il
Sacerdozio, ma non la vita regolare, sebbene non nego averne avuto stimoli.
" Ma Giannetta rispondeva: “ Se il Signore non mi vuole, perché mi dà
questo martirio di desiderio di vita religiosa? Perché io sento queste ansie di
lasciare il mondo e di (Pagina 38) vivere in solitudine con Gesù ? " Io
ribatteva l'obbiezione dicendo " Può darsi che Gesù vi dia questo
desiderio per sacrificarlo. Per me è più meritoria una vocazione di questo
genere. " Ma Giannetta non si dava per vinta. " Andrò a provare —
diceva — e se Gesù mi vuole mi darà, quanto mi bisogna, e se non mi vuole non
sarà male l'avere provato". (Pagina 38)
………………………………………………….
LA LETTERA AL CANONICO ENRICO SANI
“Non si creda però che Giannetta per
ostinazione e disubbidienza volesse riabbracciare lo stato religioso. In uno
scritto a un suo direttore ella manifesta i suoi dubbi e i suoi timori, fondati
specialmente sulla mia opposizione, e chiede consiglio sul da farsi, disposta
anche ad abbandonare l' idea se così lo giudichi chi dirige l'anima sua. Mi
pare che lo scritto menzionato, senza direzione come tutti gli altri, e solo
intestato colle parole " Molto Rev.do Padre. " fosse inviato
al Canonico Enrico Sani, Parroco di S. Girolamo in Bagnacavallo, uomo di gran
dottrina ed espertissimo in ascetica e mistica, a cui Giannetta ricorreva per
consiglio di quando in quando, e questo lo deduco dalla calligrafia più grossa,
cosa che reclamava sempre il suddetto sacerdote a Giannetta, la quale soleva
scrivere in carattere minutissimo. " Mi confermo nei miei dubbi al sentire
le persone che mi conoscono, come sarebbe D. Angelo, che la mia vocazione non è
che un'esaltazione e un prodotto di debolezza fisica. Mi dica schiettamente se
Iddio mi vuole per questo genere di vita e se sono io abile (appoggiata sempre
alla forza e onnipotenza divina e ai meriti di Gesù) a superare tutte le
difficoltà che si trovano nella vita monastica, oppure se devo porre ciò in
dimenticanza. Da me sola nulla concluderò: qualcun converrà mi presti aiuto". (Pagina 39)
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