8 (VII) – Beati i pacifici
“SHALOM” è una parola
biblica che serve di saluto per esprimere all’altro il tuo sincero
desiderio che goda di felicità, di benessere e di vita pienamente
assaporata. «»
“SHALOM” lo traduciamo con “PACE”. Con tal
espressione i giudei volevano ed intendono esprimere una relazione armoniosa
con Dio, con se stessi e pure con gli altri.
VEDIAMO...
1. Chi sono coloro
che “lavorano per la pace”?
Non è facile definirli, anche se è molto semplice
riconoscerli.
Iniziamo, innanzi tutto, da coloro che “non sono” i
destinatari di questa settima Beatitudine.
E, come dato di fatto, che ...
1. Non sono i semplicemente i cosiddetti “tipi pacifici”.
Cioè:
– coloro che non cercano guai.
– coloro che desiderano che tutto il mondo li “lasci in
pace”.
– coloro che fuggono da qualsiasi tensione personale,
familiare o sociale.
Naturalmente non costruisce pace la mamma (o il papà) che
concede tutto ai capricci del figlio, basta che stia zitto e la lasci
tranquilla. E quando diciamo “mamma”, includiamo i nomi di tanti altri allorché
vengono meno ai loro obblighi nelle relazioni familiari, sociali, politiche...
“purché – dicono – non si smuovano le acque”...
– e, neppure, gli eterni cercatori di un certo tipo di
armonia cosmica.
[Simili accezioni di “pacifico” – anche se può sembrare già
molto –, evangelicamente parlando, è ancora poco].
–
E non lo sono neppure i cosiddetti “pacificatori”.
Ci riferiamo a tutta la specie di persone che, per il potere o l’influenza che
detengono, si dedicano a “santificare” le cartine geografiche parlando di pace,
raccomandando la pace, imponendo la pace, fino a giungere a reprimere duramente
chi non vuole ammettere la “loro” pace.
[Giornalmente vediamo lodate – per esempio – le
operazioni che conducono in tutto il mondo i “pacificatori” dell’O.N.U. Però,
tutto questo lo facevano anche gli imperatori romani che, talvolta, anche loro
si facevano chiamare “pacificatori”, anche se la pace che potevano ottenere
sembrava maggiormente alla “pace dei cimiteri”].
– E, infine, neppure quella che ultimamente
etichettiamo dei “pacifisti”. È esclusa pure questa, anche se essa in
molte circostanze può diventare un’efficace preparazione degli animi verso
un’attitudine di vero amore per la pace. Non vogliamo affermare che il loro
impegno non sia positivo. Può esserlo, e in molti casi lo è. Risente, però,
ancora troppo di gruppo di pressione, partito politico, ideologia guidata,
ecc..., e non troppo di Vangelo.
2 – La pace che proclama Gesù, e cui spinge, è un’altra,
molto differente.
Com’è la pace di Cristo?
• La pace di Gesù è innanzi tutto il frutto
della sua obbedienza, del suo impegno radicale per «compiere
la volontà del Padre». E di compierla umiliandosi (Lui, Dio) sino a farsi
uomo, prima, ed a morire di Croce, poi.
• La
pace di Gesù è, nel contempo, una pace che riconcilia e perdona ...,
eleva e livella..., unifica e riunisce tutti i lontani ed avvicina fino al
medesimo Padre e in un unico Spirito (Efes 2, 14-18).
• La
pace del Signore, non soltanto pacifica interiormente e con i fratelli, ma, ci riempie
di gioia e di contentezza nel saperci ed essere figli di Dio (Giov
1, 12). Tal esperienza della nostra filiazione divina è, infatti, il primo ed
il più importante di tutti i frutti che tale pace ci procura. La nostra Beatitudine
li proclama “beati”, più che per i servigi prestati, per il fatto che «saranno
chiamati figli di Dio».
• Tale pace di Cristo, però, non agisce in noi, così
spontaneamente. Esige la nostra cooperazione. La esige al punto che, in
moltissime occasioni, dovremmo farci vera violenza per raggiungerla.
L’esperienza insegna: non senza sforzo riusciremo a vederci liberi dal nostro
egoismo, dalla nostra superbia, da tante attitudini di peccato che
c’impediscono il passo verso la pace.
Proprio per questo ci avverte
nostro Signore: «Non crediate che sia venuto sulla terra a seminare la pace;
ma la guerra. Sono venuto a contrapporre il figlio a al padre, la figlia alla
madre ... Chi ama suo padre e sua madre più di me, non è degno di me... Ci
vuole conservare la propria vita, la perderà; e colui che perde per amor mio,
la conserverà» (Mt 10, 34-39).
• Tale
pace, infine, è una pacificazione interiore che può accompagnarsi a
lotte, fatiche e contraddizioni esterne. La pace di Cristo, infatti, è qualcosa
che sperimentiamo nel profondo dell’anima, molto intima-mente. Questo fa sì che
possa conservarsi persino in momenti di lotta e di turbamenti.
Simile
pace consiste, soprattutto, in una radicale ed assoluta convinzione del fatto
che Dio ci ama;
e che in Lui devo amare tutti e tutto
nella misura con Lui ama.
***
I profeti
chiamarono il Messia “principe della
pace"
(Is 9,5); affermarono che una pace senza fine avrebbe caratterizzato il suo
regno (Is 9,6; 11,6). In occasione della nascita di Cristo, gli angeli del cielo
proclamarono la pace sulla terra agli uomini di buona volontà (Lc 2,14). Gesù
stesso afferma: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come
la dà il mondo» (Gv 14,27). Sul monte degli Ulivi, contemplando la maestà di
Gerusalemme, Gesù, con le lacrime agli occhi ed il cuore gonfio, rimproverò il
suo popolo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via
della pace!» (Lc 19,42).
La
pace è il dono apportato dal Redentore. Egli ci procurò
tale dono per mezzo della sua sofferenza e del suo sacrificio, della sua morte
e risurrezione. S. Paolo afferma: «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che
un tempo eravate lontani siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia» (Ef 2,13-14).
Quando, risuscitato dai morti, si
mostrò agli apostoli, Gesù offrì loro innanzitutto la pace, prezioso dono
del riscatto. Quando si mostrò a loro, augurò ai suoi discepoli: «Pace
a voi!». Vedendoli
spaventati e sperduti, li rassicurò dicendo loro che era proprio lui,
risuscitato dai morti, e ripeté loro: «Pace
a voi!».
Gesù ha voluto
elargire questo dono prezioso del riscatto – la pace – e
l'ha fatto, non soltanto agli apostoli, ma anche a tutti quelli che
credevano e avrebbero creduto in lui. Per questo inviò
gli apostoli a proclamare il Vangelo della redenzione in tutti i paesi del
mondo, dando loro il potere di portare la pace dell'anima per mezzo dei
sacramenti del battesimo e del pentimento, per mezzo dell'assoluzione dai
peccati. Inoltre, in quell'occasione, Cristo soffiò sugli apostoli e disse
loro: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi
rimette-rete, i peccati saranno rimessi ed a chi non li rimetterete resteranno
non rimessi» (Gv 20,21-23).
Beati
coloro che credono in Dio senza averlo mai visto con i loro
occhi, percepito con i loro sensi, compreso completamente con la loro
intelligenza. La fede è una grazia; essa supera la conoscenza.
La fede è un abbandonarsi con fiducia, non è un dato
scientificamente dimostrato.
Da ciò possiamo capire che la fede è meritoria e dunque
benedetta. Accettare, infatti, un sapere scientifico certo non costituisce in
nessun modo un merito [è semplice “constatazione” – afferma s. Agostino],
mentre credere in qualcosa che non possiamo capire, rappresenta un sacrificio
e, perciò, un merito.
La mano tesa di Dio
Da
sempre Dio cerca quell'uomo che, per amore, ha creato: per stringere con lui
un' amicizia duratura.
La sua mano è tesa
a tutti, senza distinzione alcuna.
Occorre, però, che
da parte dell'uomo, da parte nostra, un'altra mano si tenda incontro alla sua.
Occorre essere
disposti ad accoglierlo nella nostra vita.
Ascoltare la sua
voce in una preghiera costante e sincera;
cercare con tutto
il cuore la sua volontà:
ecco come “prendere
Dio sul serio”.
Egli che, nel mondo
d'oggi, sembra a molti assente, tornerà a farsi vedere e sentire.
A partire dall'esperienza di chi, lasciandosi guidare e
trasformare da Lui, renderà ancor oggi visibile la potenza del suo eterno
amore.
Quindi,
innanzitutto, la pace con Dio. La fede ci unisce a Dio e
stabilisce uno stretto legame con lui.
2. L'armonia con Dio sfocia, a sua volta, in un accordo con il proprio Io:
accordo che assicura una vera e propria pace con se stessi.
Per giungere ad
essa necessitiamo, oltre che della fede, del pentimento
che ci libera dai peccati riscat-tandoci. Perché è la colpa, il senso di colpa
che suscita in noi l'inquietudine e provoca tormenti spirituali, e ci procura
rimorsi: tutto ciò è dovuto ad una coscienza appesantita dai peccati.
La colpa non ci lascia in pace. Dice bene il profeta:
«Non c'è pace per i malvagi» (Is
48,22). Mentre il salmo ci rassicura: «Grande
pace per chi ama la tua legge» (Sl
119,165).
Il
sorriso della vita
Viviamo
in un mondo di arrabbiati. Non per cattiveria.
Solo perché ci
sentiamo come sommersi da troppe cose cui badare.
Costretti a un
ritmo di vita non più umano, non siamo più in pace.
Dobbiamo ritrovare
il sorriso della vita. Sorridere agli altri,
incontrando il loro
volto con nel cuore l
a disponibilità
alla fiducia, alla comprensione, al dialogo.
Sorridere a Dio, ritrovando in lui il segreto profondo del
filo contorto della nostra esistenza:
essa è sempre e comunque nelle Sue mani
amorose e sapienti.
3. Fare pace con la
società:
I
doni di cui Dio ci ha generosamente arricchiti non sono soltanto per il nostro
uso; ci sono stati dati affinché ne facciamo parte a tutti, con la stessa
generosità.
I
tanti bisogni, le infinite sofferenze e solitudini, le ingiustizie ed i
problemi della nostra società devono scuotere la nostra tranquillità.
Si può forse essere cristiani «tranquilli»?
«... [Tutto ciò] è una provocazione
per tanti cristiani a ricordarsi della loro vocazione, a uscire dalla pigrizia
e dall'anonimato, per essere nuovamente testimoni del Vangelo, in una vera
identità cristiana» (CEI,
a. 24)
Come Gesù, anche noi siamo
chiamati a vivere nel mondo: per essere, come lui, un segno che Dio ama tutti
gli uomini, e gli uomini come sono, e anche quelli di oggi.
– Se noi viviamo separati;
– se disprezziamo la convivenza sociale
e le sue istituzioni;
– se ci atteggiamo sempre e soltanto,
dall'esterno, a giudici severi;
– se non facciamo che lodare
nostalgicamente il passato...
come potrà l'uomo di oggi
pensare che Dio vuol bene anche a lui?
I doni di cui Dio ci ha
generosamente arricchiti non sono soltanto per il nostro uso; ci sono stati
dati affinché ne facciamo parte a tutti, con la stessa generosità.
«Noi siamo chiamati a dare oggi
testimonianza di una Chiesa e di cristiani che amano il paese e il mondo, e che
di nessuna altra sapienza e potenza possono vantarsi, se non della Croce del
Signore Gesù Cristo, vita e speranza ultima per la famiglia umana» (Ibid., a. 40,)
4. Fare pace nella Chiesa.
«Noi siamo chiamati a dare
oggi testimonianza di una Chiesa e di cristiani che amano il paese e il mondo,
e che di nessuna altra sapienza e potenza possono vantarsi, se non della Croce
del Signore Gesù Cristo, vita e speranza ultima per la famiglia umana» (Ibid., a. 40,)
Al mercato ognuno cerca di
attirare clienti al proprio banco, per vendergli la propria merce.
A volte, anche nelle nostre comunità si assiste a un
concitato dividersi e contrapporsi di gruppi. Invece che cercare tutti l'unico
Regno di Dio, ognuno mira a porre in mostra (“a fin di bene”, si capisce), le
proprie idee e iniziative, e a conseguire i propri interessi.
Quand'è così, dobbiamo convertirci.
Divisa, la Chiesa perde il suo scopo.
Diviso, il Corpo di Cristo, perde la sua forza: lo Spirito
di unità e di amore.
«Donaci il tuo Spirito, affinché sia tolto ogni ostacolo
sulla via della concordia,
e la Chiesa risplenda in mezzo agli uomini come segno di
unità e strumento della tua pace»
(Preghiera eucaristica della Riconciliazione)
***
– Chi sono,
allora, i “costruttori di pace” che Gesù proclama “beati”?
In primo luogo
– e non c’è contraddizione con le affermazioni sin qui esposte – colui che non
soltanto non genera discordie, ma che semina piccole o grandi scintille di
pace intorno a sé: nel suo corpo, nella sua mente, nella sua famiglia, fra
le sue amicizie e, magari, anche a livelli più alti.
Sicuramente,
Gesù, colui che promise di non lasciare cadere neppure un bicchiere d’acqua,
ricompenserà il più piccolo sforzo che facciamo affinché i figli di un medesimo
Padre vivano realmente come fratelli.
CHIEDIAMOCI...
Nel “Catalogo dei Pacifici”, di cui sopra, qual è – secondo
me – la specie più numerosa?
A quali assomiglio maggiormente?
• Fino a che punto sono consapevole di Colui
in cui mi sono fidato, come diceva san Paolo? Mi sento amato? Non soltanto
amato, ma persino coccolato da Dio, rannicchiato e protetto sotto le sue ali?
Come me la cavo con quelle virtù che chiamiamo confidenza ed abbandono nelle mani della Provvidenza
• Vivo in pace con me stesso? Mi accetto? E riguardo agli altri e agli
estranei? Sono propenso a ringraziare? O
piuttosto a lamentarmi? All’ottimismo, o al pessimismo?
• Genero, semino,
irradio pace là dove mi muovo? La gente mi cerca per la serenità che
infondo, o teme la mia presenza?
• Sono capace di
ripetere una, mille volte, le parole di questa preghiera che recita:
Signore, fa’ di me uno strumento della Tua pace:
dov'è l'odio, io porti l'amore;
dov'è l'offesa, io porti il perdono;
dov'é la discordia, io metta l'unione;
dov'è l'errore, io porti la verità;
dov'è il dubbio, io porti la fede;
dov'è la disperazione, io porti la speranza;
dove sono le tenebre, io porti la luce;
dov'è la tristezza, io porti la gioia!
Fa' che io cerchi di consolare, piuttosto che essere consolato;
cerchi di comprendere, piuttosto che essere compreso;
di amare, piuttosto che essere amato;
perché solo donando si riceve;
solo dimenticandosi si ritrova se stessi;
solo perdonando si è perdonati;
solo morendo si risuscita alla vita eterna!
... Poiché ...
quest’attitudine di
“lavorare per la pace” è una grazia, un
“dono dello Spirito”, da richiedere...
...
preghiamo...
1 – Il nido della pace è il nostro cuore
Signore: che io non dimentichi mai questo dettaglio,
il particolare che è il cuore dell’uomo, il vero ricettacolo
della guerra e della pace.
Come ce l’hanno
ben ricordato i tuoi ultimi Vicari da Roma, Signore!
«La pace non si può dare nella società umana
se prima non risiede nel cuore di ogni uomo», ricordava la “Pacem in Terris”.
La pace è
impossibile senza un cambiamento di cuore. Rammentacelo.
Dobbiamo rinunciare all’intransigenza, all’odio che portiamo
dentro.
Dobbiamo convertirci in esseri fraterni e solidali,
che riconoscono la dignità e la necessità dell’altro,
cercando la collaborazione per creare un mondo in pace.
Però, fa' che che
non prendiamo abbagli, Signore.
Che non ci fermiamo sulla discussione tra quali dei due
cammini verso la pace sia il primo:
la conversione del proprio cuore o il cambiamento delle
strutture della società!
Ambedue le cose.
Senza un
mutamento del nostro cuore, non cambieranno le nostre strutture.
E se non cambiano queste, anche il cuore continuerà ad
essere quello di prima...
Con la fame, per esempio, non si avrà pace.
Però senza di Te
nel cuore; senza il tuo Amore, la nostra bramosia di denaro, genererà
più fame ancora.
2 – Preghiera
affinché ... si manchi di pace...
Dacci, Signore, la pace – la “tua” pace – di ogni giorno.
La pace di non
sentirci del tutto soddisfatti;
di non trovare ora la meta agognata,
né l’albero misterioso dell’ombra perenne;
di non poter bere dell’acqua che non ci lascia ancora
assetati,
né del vino che faccia scaturire il canto troppo sicuro e
potente.
Che mai possano i nostri rivi sboccare in mare,
che mai incontrino un nido caldo i nostri desideri,
che non ci stanchiamo mai di cercare cammini: più nuovi e
più lunghi,
né di scalare montagne, né di sondare abissi.
Fa’ che mai ci stanchiamo per avere un cuore troppo sicuro,
già ben “sistemato” nel suo sangue e nel suo ritmo. (Arbeloa)
Scambiatevi
la pace!
Siamo in una
macelleria, in Polonia.
Parecchie persone
sono in coda per far la spesa.
Poco a poco, a misura
che passa il tempo e la riserva di carne si va esaurendo e si capisce che non
basterà per tutti, la relazione fra le persone si fa aspra, affiorano i nervi e
pure l’aggressività.
Nel momento di
maggior tensione e lotta per conseguire ciò che avanza,
risuona la voce di
uno dei clienti che dice con autorità:
“Scambiatevi
fraternamente la pace!”.
C’è un momento di
sorpresa e d’indecisione.
Tuttavia, produce
immediatamente effetto il suggerimento ... e ritorna la pace...
A volte dichiariamo la guerra, combattiamo, per conseguire
la pace. Gridiamo ed insultiamo affinché ci “lascino in pace”. Abbiamo bisogno della
pace; non possiamo vivere senza di essa.
Dio è un Dio di pace. Chi confida in lui, vivrà e riposerà
nella sua pace. La pace, la regala Dio ai suoi figli, ai suoi amici; è frutto
dello Spirito (Gal. 5,22); però come ogni dono di Dio, esige la cooperazione
umana.
In mezzo ad un mondo diviso, il cristiano dev’essere
fermento di unità e di pace.
Il gesto che si scambia nella Messa di
allungare la mano a chi ci sta di fianco – sia un bambino, un anziano, un
giovane, gente d’ogni classe e colore –, dev’essere messaggio di un impegno che
provenga da una fede viva.
Dio non regna se non in un’anima pacifica
e disinteressata – affermava san Giovanni della Croce. Dio vive soltanto in un mondo che ha
conseguito la pace fondata sul dono di sé e sull’amore; in un mondo disarmato
non solo di bombe, ma di odi.
«Il cuore della pace
è la pace dei cuori» (Giov. Paolo II).
Se, cioè, regna pace nei cuori, la si avrà anche in ogni famiglia e in ogni
paese. Siamo invitati da “scambiarci la pace”, ad essere costruttori di una
convivenza pacifica.
«Consegui la pace interiore, e una
moltitudine di uomini troveranno la salvezza vicino a te» (Oscar Wilde)
“Fare pace”
e un gesto bellissimo e dimenticato,
nella Chiesa, per fare pace:
* Quando, deciso a cambiare strada, vuoi ritornare a Dio,
riconosci i tuoi sbagli, t'impegni in un concreto miglioramento...,
è Dio che, ancora una
volta, ti prende sulle spalle, pecora smarrita e ferita, per riportarti a casa.
E provare la pace di un
cuore pentito.
* Quando, testimone pigro e incostante della vita cristiana,
ritorni alla Chiesa per dire a un prete e a tutti fratelli che vuoi di nuovo
ricominciare,
è la Chiesa-madre che,
ancora una volta, ti accoglie, per te prega, soffre e gioisce con te.
In essa sei rinato, con
essa ti rinnovi.
E provare la pace della
famiglia di Dio...
è il
Sacramento della riconciliazione.
Affinché sia di nuovo pace:
«Apri
le tue braccia, corri incontro al Padre: oggi la sua casa sarà in festa per
te!».
***
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