Il cammino carmelitano e le letture di Santa Teresa d'Avila mi hanno insegnato a considerarci poveri e piccoli di fronte a Dio. Ciò non significa non avere un po' di autostima. Ci sono persone che si credono migliori di altre e invece non sanno che ce ne sono altre migliori di loro.Questa storiella illustra chiaramente ciò che intendo dire.
GIUDIZIO UNIVERSALE
A volte è così difficile immaginare quanto sia straordinario l'ordinario.
Dopo una vita semplice e serena, una donna morì e si trovò subito a far parte di una lunga e ordinatissima processione di persone che avanzavano lentamente verso il Giudice Supremo. Man mano che si avvicinava alla mèta, udiva sempre più distintamente le parole del Signore.
Udì così che il Signore diceva ad uno: "Tu mi hai soccorso quando ero ferito sull'autostrada e mi hai portato all'ospedale, entra nel mio Paradiso".
Poi ad un altro: "Tu hai fatto un prestito senza interessi ad una vedova, vieni a ricevere il premio eterno".
E ancora: "Tu hai fatto gratuitamente operazioni chirurgiche molto difficili, aiutandomi a ridare la speranza a molti, entra nel mio Regno". E così via.
La povera donna venne presa dallo sgomento perché, per quanto si sforzasse, non ricordava di aver fatto in vita sua niente di eccezionale. Cercò di lasciare la fila per avere il tempo di pensare, ma non le fù assolutamente possibile: un angelo sorridente ma deciso non le permise di abbandonare la lunga coda.
Col cuore che le batteva forte, e tanto timore, arrivò davanti al Signore. Subito si sentì avvolta dal suo sorriso.
"Tu hai stirato tutte le mie camicie... Entra nella mia felicità".A volte è così difficile immaginare quanto sia straordinario l'ordinario.
Vedete bene che definirsi poveri, servi inutili (come dice Cristo) non è un modo per demolire la propria personalità,ma quello di mettersi sempre davanti alla grandezza del Signore, raffrontandola con la nostra piccolezza. Basti guardare l'universo, per capire che siamo più piccoli di una formichina nella nostra mano, infinitamente microscopici.
Quindi non facciamo mai paragoni tra noi e gli altri perché, come spiega bene Totò nella sua poesia "La Livella", quando si muore si è tutti uguali, ovvero livellati davanti a Dio. Il Signore ci insegna ad apprezzare nel prossimo non la ricchezza, il potere, la fama, la gloria ma quanto ha dentro l'anima. Ed io di fronte a tanti santi, anche viventi, mi sento povera cosa. Se ho dei meriti, li devo al Signore e non a me stessa! Se mi ha donato un po' di intelligenza, è merito Suo. Se mi ha dato la capacità di amare, è sempre merito Suo. Quindi, quello che possiamo fare è saper mettere a frutto i talenti ricevuti e non sprecarli, come quel seme gettato tra i sassi o su terra infertile. E saperli far fruttare non solo per noi stessi, ma possibilmente metterli a disposizione del prossimo.
Per concludere, questa immagine dell'uomo che abbraccia la Terra rappresenta ciò che dobbiamo mettere in pratica: amare tutto quanto Dio ci ha donato, questo nostro Pianeta tanto ferito, i fratelli che lo abitano, la natura che rallegra il nostro sentire e continuare a pensare che Dio è immenso e noi siamo piccole cose di fronte al Creatore e al creato. Solo così la nostra anima si consola, e nessun sentimento negativo ci potrà affliggere: saremo piccole cose con un cuore grande e un'anima che cerca incessantemente il Padre!!
Nessun commento:
Posta un commento