2. La dinamica degli esercizi spirituali online: verso l’unione con Dio
Giovanni della Croce ci aiuterà in questa quaresima a rimettere al centro l’essenziale. Poiché, in fondo, una sola cosa è essenziale: capire lo scopo della nostra vita e come fare per raggiungerlo. Per un cristiano questo scopo dovrebbe essere chiaro: unirci a Dio, nostra Origine e nostro Fine. Siamo stati creati a Dio e destinati a condividere la vita d’amore che circola tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ma questo scopo non deve essere posto oltre la nostra morte, come se la vita avesse poco a che fare con la vita eterna. Giovanni della Croce ci dice che l’unione con Dio è per adesso. Arriva a descrivere ciò che può essere questa esperienza: «L’anima diventa Dio per partecipazione di Dio» (Fiamma B 2,34). La felicità che deriva da questa intimità con Do è un dono che ci è già stato offerto. Perché allora privarcene?
Ma come fare per arrivare a questo «matrimonio spirituale», a questa unione di volontà con il Signore, alla santità? Come si diventa santi? Qui Giovanni della Croce constata con dolore: è sconvolto dal «grande bisogno proprio di molte anime.1 Esse, quando cominciano il cammino della virtù e nostro Signore le vuole collocare nella notte oscura affinché per suo mezzo arrivino all’unione divina, non vanno avanti; a volte perché non vogliono entrare o lasciarvisi introdurre, a volte perché non si orientano e mancano loro guide adeguate ed esperte che le guidino fino alla vetta» (Salita del Monte Carmelo, Prologo 3)2
Giovanni sa per esperienza che il cammino verso Dio è necessariamente destabilizzante e comporta un aspetto oscuro. La vita spirituale passa per momenti in cui non siamo più in grado di dire dove siamo arrivati. Giovanni lo esprime con il simbolo così ricco della notte. Di notte, perdiamo di vista tutti gli abituali punti di rifermento e possiamo chiederci dove ci troviamo e dove Dio sia passato. Ma se qualcuno ci tenderà la mano per guidarci nell’oscurità, gli daremo fiducia? È Dio che ci tende la mano; o meglio ancora, come dice Giovanni, è pronto a portaci per condurci verso la luce. Ma molti «non vogliono lasciarsi condurre. […] Sono come i bambini che, quando le madri li vogliono portare in braccio, scalciano e piangono, insistendo nel voler camminare da soli, per cui non si può camminare e, se si cammina, si va al passo del bambino» (MC Prol. 3).
Andiamo avanti poco nel nostro cammino di santità perché non permettiamo realmente al Signore di agire nella nostra vita. Ed in più, ci «mancano guide adeguate ed esperte che [ci] guidino fino alla vetta». Ecco perché Giovanni della Croce scrive La Salita del Monte Carmelo che sarà l’opera di riferimento in questa quaresima. Ci aiuterà a capire meglio come permettere a Dio di agire nella nostra vita. Noi che viviamo così tanto al di fuori di noi stessi, abbiamo bisogno di chiudere gli occhi per vedere il nostro «Padre che vede nel segreto» e che opera segretamente nel profondo del nostro cuore: solo la fede è in grado di discernere questa presenza interiore segreta. In questa quaresima, in primo luogo facciamo attenzione alla nostra vita interiore mediante la preghiera, il digiuno e il servizio. Ritroviamo il centro a partire dal nostro cuore, dalle nostre intenzioni profonde.
Solo a partire da questo centro potremo vivere una vera riconciliazione con Dio e con noi stessi. Stiamo attenti ai troppo noti “impegni di quaresima” a volte troppo centrati sulla nostra immagine (mettermi alla prova per vedere che cosa sono in grado di fare) piuttosto che sulla ricerca di Dio. Forse potremmo scegliere di fare meno cose ma di farle con un impegno profondo e deciso. Giovanni della Croce ci invita alla «felice ventura». Partiamo per una camminata in montagna. È ora di lasciare le nostre confortevoli spiritualità da divano e di prendere quella dei ramponi (cf. Papa Francesco, Omelia finale della GMG 2016 a Cracovia)! Che cosa dobbiamo mettere nel nostro zaino per questo viaggio verso l’ignoto? L’importante, ci dice Giovanni, è di avere «desideri ardenti» e di essere infiammati e feriti d’amore per il Signore. Solo da questo amore forte potremo attingere «il coraggio e la costanza per respingere facilmente tutto il resto» (I MC 14, 2) e non perderci nel cammino. Ciò che è in gioco è dunque questo movimento, questa dinamica amorosa che ci fa uscire da noi stessi, in piena notte, per una favolosa avventura con Cristo. Domandiamo allora la grazia di ricevere lo Spirito Santo perché rinnovi i nostri cuori e risvegli in noi l’amore di Dio. Solo questo potente amore può darci la spinta a partire, a slanciarci in avanti.
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