AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 15 febbraio 2020

PARAFRASI DEI PENSIERI DI GIANNETTA BOSCHI (1869.1903) - Parte sesta



GIANNETTA BOSCHI  (1869-1903)

    Giovanna Francesca Luigia Boschi, familiarmente detta Giannetta, nasce a Lugo (RA) il 22.02.1869. I suoi genitori persone  stimate e religiosissime hanno 10  figli oltre a Giannetta quartogenita; uno dei figli Angelo (*) diverrà sacerdote e sarà suo direttore spirituale nell’ultima parte della vita; in famiglia anche tre sorelle divengono suore e un fratello seminarista muore prematuramente.

    La prima Comunione che Giannetta riceve a 10 anni (21 Giugno 1879) segna un profondo cambiamento nel carattere piuttosto vivace, irascibile e capriccioso della bambina che da quel momento cercherà sempre di dominare divenendo silenziosa, rispettosa, affabile con tutti, dedita ai lavori di casa e all’assistenza dei bisognosi.

   Scrive nel suo Diario :“ dalla mia prima Comunione alla quale mi preparai con tanta ansia e spasimo , giorno e notte quell’Ostia nel Sacramento fu il mio particolare tormento. Gesù in quel tempo mi elevava nella santa Comunione facendomi passare davanti tutta la sua vita crocifissa punto per punto.

   A 15 anni una mattina nel riceverlo così mi disse: Sponsabo te mihi in fide (Ti sposerò nella fede, Hos.2,20) e ciò con tanta mia sorpresa e stupore. Così altre volte pure mi venne ripetuto” . “In quel giorno solenne [della prima Comunione] domandai al Signore di servirlo e amarlo nello stato di vita che mi sarebbe stato di maggior sacrificio, per rendermi vera vittima”.

   Devotissima al Sacro Cuore di Gesù (che famigliarmente chiama “il mio Cuoricino” ), che divulga in molti modi e all’Adorazione perpetua,  Giannetta desidera per tutta la vita poter diventare monaca di Clausura nelle Adoratrici Perpetue del Sacro Cuore di Lugo ma molti impedimenti oltre a una salute cagionevole lo impediranno.

   Tale rinuncia rientra nella particolarità della sua chiamata ad essere “oblazione totale”, che conferma definitivamente  il 17.3.1896 consacrandosi durante la S. Messa quale  vittima  e con voto perpetuo al Cuore adorabile di Gesù”.

    Giannetta vive una vita in continua unione con il Signore che le si mostra in visioni intellettuali, parlandole al cuore, suggerendole come pregare. Le sofferenze fisiche accompagnano tutta la sua vita, vessata dal demonio che spesso la colpisce con violenza o la istiga al peccato. Nella sua missione di vittima Giannetta fa particolare riferimento al Sangue Preziosissimo delle Sante Piaghe di Gesù nelle quale tutta si immerge.
   Dopo vari presagi e visioni il  2 agosto, giorno del perdono d’Assisi dell’anno Santo 1890 avviene lo sposalizio mistico con Gesù  che le si rivela nell’eucarestia come Cuore fiammeggiante coronato dalla croce , ferito da una freccia collegato a 7 catene che lo tenevano sospeso: sono i 7 voti con cui Gesù la vuole legata con maggiore amore e perfezione al suo Cuore Ferito: povertà, castità, obbedienza, voto  di vittima, voto della maggior perfezione, di clausura, e adorazione.
   Giannetta muore  il  5.8.1903, dopo aver intensamente pregato per l’anima del Papa Leone XIII recentemente trapassato e per il nuovo futuro Papa Pio X. (Marta Montanari Titonel)
……………………………….
(*) Don Angelo Boschi, Giannetta Boschi. La vittima universale- 1869-1903. Memorie biografiche scritte da un suo direttore spirituale,  Faenza, Società Tipografica Faentina, 1927
……………………………………
A questo punto mi pare doverosa una precisazione.
Quelle che seguono sono LIRICHE,
 che inquadrano diversi momenti ed atteggiamenti di Giannetta.
I lettori più volenterosi saranno invogliati
a continuare per loro conto questa meravigliosa ricerca!
(Le immagini sono riprese dai due libri, le cui copertine
sono state riprodotte nel corso dell’inserto.)



Lugo, Chiesa del Carmine (Immagine rielaborata)
Tutte le altre immagini si trovano a Lugo, nella Chiesa del Carmine


IL SACRIFICIO PIU’ INTIMO DI GIANNETTA BOSCHI

    Mi piace ritornare su quest’aspetto della “vocazione religiosa” incompiuta di Giannetta Boschi, basandomi su quanto precisa il fratello Don Angelo.
“Per quanto paradossale possa sembrare,  la risposta è: per la singolare chiamata di Giannetta a essere "oblazione totale", di cui la componente più alta e misteriosa doveva essere appunto il sa­crificio persino della propria aspirazione alla vita religiosa. Nulla doveva essere esentato dal fuoco di tale "olocausto",  tutto dove­va essere consumato dalle fiamme dell'Amore Divino”.
 OLOCAUSTO
Paion paradossali nella vita
alcune situazioni. Non capiva
Giannetta che per essere totale
doveva la medesima oblazione
della sua vita pure contemplare
il sacrificio dell’aspirazione
provata per la vita religiosa.
Nulla sfuggir doveva all’olocausto:
volevano le fiamme del divino
Amore tutto quanto consumare!


“Nello stesso modo che il Signore chiese ad Abramo il sacrificio del figlio Isacco, sacrificio che poi non voleva in effetti, così alle volte finge di volere da un anima una cosa, che poi non vuole in realtà, essendo a Lui più gradito il sacrificio della medesima”.
ABRAMO E GIANNETTA
Ripenso con frequenza a quanto chiese
ad Abramo l’Eterno: il sacrificio
di quell’unico figlio per saggiare
davvero sin in fondo la sua fede.

E’ quanto avvenne alla cara Giannetta.
Fu lo stesso Signor, che la chiamava
in Monastero, a farle poi capire
la vocazione che le riservava...




   “Questo pensiero io avevo anche prima che Giannetta facesse gli ultimi sforzi per persuadersi della vera volontà del Signore su di lei. E ricordo che sempre dicevo alla sorella: Voi non siete fatta per il convento, la vostra vocazione è sacrificare la vocazione". (Pagina 49)

INSISTENZE ESAUDITE
Son esaudite alfine le insistenze
di mia sorella per l’ambito ingresso
nella Congregazione, che adorare
vuole perpetuamente il Salvatore.

C’è persino del confessor l’appoggio,
ma mi sorprende quello di Papà.
Diede il consenso perché riteneva
Che non potesse resister la figlia!
  


  “La maestra delle novizie, suor Maria Chiara della Sacra Fami­glia, dà testimonianza che la vita che Giannetta condusse in mo­nastero fu "esemplarissima". Ma le violenze che doveva farsi era­no enormi. La salute non rispondeva, anzi peggiorava. Debolissima di stomaco,  non sopportava neppure l'alimento ordinario, che ubbidienza l'induceva ad assumere”.
 DIFFICOLTÀ 
Mi fa piacer sentir dalla Maestra
delle novizie, Suor Maria Chiara,
che la vita di Giannetta in monastero
esemplare fu sempre. La salute
però recalcitrava: rifiutava
lo stomaco persino l’alimento
speciale che per lei si preparava.
Era la stessa orazione un tormento.
Quelle tante preghiere trascritte,
unite ad altre pratiche devote,
costituivan sol un grande intralcio
per un’anima che già perennemente
vive nella divina sintonia.
Era il Signore stesso che al suo core
parlava in specialissima maniera,
fissandole un percorso differente
da quello della sua Comunità...




“Soffriva pure nello spirito per i frequenti bisogni di consiglio che non poteva ricevere, non avendo in religione tanta facilità di comunicare, verbalmente o per iscritto i suoi dubbi al confessore, come lo poteva fare nel secolo”.
 BISOGNO DI CONSIGLI
Sperimentar dovette mia sorella
pur la mancanza di facile accesso
ad uno scambio verbale oppur scritto
col confessore, come lei poteva
fare stando nel mondo. Questi poi,
fiutando di trovarsi innanzi un’alma
privilegiata dal Signor, ritenne
più semplice ordinarle di tacere
persin con la Maestra: ben capiva
di non esser all’altezza per guidarla...
Non potevan però le sofferenze
interiori ed il pianto di Giannetta
passare inosservate alla Maestra!


“Frattanto la sorella Maria aveva completato il secondo anno di noviziato e fu ammessa alla professione religiosa, con il nome di suor Rosalia, nei primi giorni di ottobre 1898. Della famiglia era presente solo don Angelo. La cerimonia fu presieduta dal prevo­sto can. Luigi Rambelli, vicario foraneo di Lugo”.
 LA PROFESSIONE DI SUOR ROSALIA
Primi d’ottobre: fa la Professione
Suor Rosalia, cara mia sorella.
Della famiglia vien sol il fratello
Don Angelo. Credevo non notasse
questo contrasto tra Suor Rosalia
raggiante di gioia e tanto mio pianto...

Per tutta la funzione tenni sempre
appoggiata la testa sovra il banco
con la faccia sepolta tra le mani.
Davver sembravo assente dalla festa...
Per mio fratello davo l’impressione
d’una in attesa solo di dovere
a breve abbandonar il Monastero...

  
“Giannetta esce dal monastero delle Adoratrici Perpetue del Sacro Cuore di Gesù un mese dopo, il giorno 11 novembre 1898, accompagnata da don Angelo, accolta in casa da papà e mamma, fratelli e sorelle, in silenzio, per rispettare il suo dolore”. (p. 47)
RITORNO IN FAMIGLIA
Giorno di San Martino, mai potrò
dimenticarti. Torno col fratello
Don Angelo in famiglia dove tutti
Per rispettare tanto mio dolore
Non dicono parole di commento.

Ricevo dei biglietti di conforto
dalla Maestra e pur dal confessore,
ma nulla mai potrà farmi scordare
questa ferita che si aprì nel core,
né mai si seppe più rimarginare...
Quanto mi costa questo sacrificio!



“Due anni dopo, suor Rosalia è già sul letto di morte. Morirà il 16 febbraio 1901. Sette giorni dopo la figlia, muore il papa Giovanni Boschi, il 23 febbraio 1901”.
 L’ULTIMO MESSAGGIO DI SUOR ROSALIA
Sorella, so di chiederti un estremo
sacrificio, sapendo che t’appresti
a lasciar anzi tempo questa terra...
Tutti in famiglia ed anche i conoscenti
ti definiscon un’anima santa,
dotata pur di profetici doni.
Devi esaudirmi. Dimmi cosa pensi
con massima franchezza al mio riguardo:
la mia è vocazione veritiera?

E’ troppo ormai stremata la sorella.
La penna non può prendere più in mano,
ma sa la superiora incaricare.
“Gesù ti vuole in casa e non altrove.
Affìdati alla guida del fratello
per fare la divina volontà!”.

(Milano 10-2-2020), Padre Nicola Galeno

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(Sesto inserto)




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