2 – IL DIO TRINITà
NELLA SACRA SCRITTURA
Il Nuovo Testamento [Vangeli, Atti, Lettere...]
trasmette in forma narrativa una teologia ed una spiritualità di una novità
inimmaginabile.
In essi si riassume ciò che Gesù ci ha comunicato da parte di Dio e ciò che
Lui significa per noi.
COME è DIO …
Un giorno l'angelo pittore, Michelangelo,
decise di fare il ritratto di Dio. Era consapevole che sarebbe stata l'opera
d'arte più complicata della sua vita. Dio è immenso: come si fa a farlo stare
in un quadro?
Si decise a schizzare qualche bozza, senza
aver bene idea di quel che avrebbe disegnato.
Cominciò, un foglio dopo l'altro, a
tracciare qualcosa di Dio.
Lavorava freneticamente e ogni volta
scopriva qualcosa di nuovo, guidato da una nuova idea.
Riempì milioni di fogli finché il suo
studio straripò di carta.
Un giorno, cercando di mettere un po'
d'ordine, dimenticò la finestra aperta.
Un vento birichino sparpagliò qualche
milione di fogli fuori dalla finestra.
«Che disastro, i miei disegni!».
I disegni piovvero dappertutto e in gran quantità
finirono anche sulla Terra.
Trovandoli,
gli uomini li guardarono e li studiarono, felici di scoprire finalmente com'era
Dio.
Poi cominciarono a interpretare i disegni.
«Dio è come il sole».
«No, Dio è forte come un toro!», diceva un altro.
«No, Dio è potente come un re!»
«No, Dio è giudice che premia e castiga!»
«No, Dio è un legislatore che indica che cosa fare! »
«No, Dio è forte come un toro!»
«No, Dio è creatore del mondo e degli uomini! Noi
dobbiamo soltanto obbedirgli »…
Ciascuno era convinto di aver trovato l'unica vera immagine di Dio, così cominciarono a
litigare.
Dio si rattristò molto per questo e decise di intervenire.
«Andrò io stesso in mezzo a loro! Così mi potranno
vedere, toccare, ascoltare!».
Quello che decide, Dio lo fa. Nacque come un bambino in mezzo agli uomini e
si chiamò Gesù.
Così, oggi, è facile per tutti conoscere Dio. Basta
conoscere Gesù ed ascoltarlo...
La Trinità, mistero d’esperienza
Mi rendo conto
dell’immensità e della vastità del tema, se abbiamo presente ciò che di
ciascuna delle Tre Persona della Trinità ci rivela il Nuovo Testamento; e che
sarebbe opportuno esporre per avere una conoscenza completa del Dio Trinitario.
Il Nuovo Testamento
parla di Dio Uno e Trino partendo dall’esperienza che, di questo mistero
avevano gli apostoli ed i primi cristiani, a livello personale e
comunitario: si tratta di un mistero di fede e d’esperienza, come quello
della Risurrezione. Per questo le formulazioni di fede trinitaria non offrono
la precisione che troviamo, più tardi, nelle formule (più precise e sempre
bisognose di rinnovamento e di inculturazione), dei teologi e dei concili; ciò, non perché l’esperienza
del mistero in essi sia stata più forte e sentita, ma per la necessità di
combattere le eresie e le deviazioni che erano apparse nel seno della Chiesa
stessa, su questo mistero. «è bene che ci siano le eresie, affinché si possa
vedere chi sono i veritieri» (1Cor 11,19).
I riferimenti alla Trinità nei vangeli ed epistole,
suppongono già un’esperienza vissuta del mistero, di anni: una vita di cui è
testimone san Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi – il primo documento
scritto del Nuovo testamento, verso l’anno 50 dell’era cristiana –. Nell’azione
di grazia iniziale, egli scrive che lui ha sempre presente, davanti a Dio e
nostro Padre, l’opera della loro fede speranza ed opere, nel Signore Gesù
Cristo, poiché il vangelo che aveva loro annunciato era accompagnato della
forza e dal potere dello Spirito Santo (1 Tes 1. 3,5). Esperienza che fanno ben
intendere i discorsi degli Atti: questi, sebbene stesi più tardi, sono una
relazione dell’esperienza della prima ora: «Questo Gesù, Dio l’ha
risuscitato, e di ciò noi tutti siamo testimoni. Il potere di Dio l’ha esaltato
e lui, avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, l’ha sparso, come
vuoi state vedendo e sentendo» (Atti 2, 32-33). In quest’esperienza, soltanto i Tre appaiono al medesimo
livello d’uguaglianza; tutti gli altri esseri sono creature.
TRINITà NEI VANGELI
– Le
quattro redazioni dei Vangeli, con una forza cento volte maggiore di quella che
troviamo nel-l’Antico Testamento, ci parlano di Dio come del Padre.
Questo nome appare in essi più di 180 volte. È l’eco diretto della relazione,
unica e singolare, che Gesù viveva con Dio; però anche dei suoi insegnamenti
rispetto al nostro tratto filiale con Dio «nostro Padre».
– Lo
«Spirito» è nominato 50 volte nei Vangeli, soprattutto in quello
di Luca.
– Padre,
Figlio, Spirito: sono presenti, sono distinti, sono uniti. Nel battesimo di Gesù, Matteo, Marco e
Luca parlano dello «Spirito» che discende su Gesù e di una voce (quella
del Padre) che afferma: «Tu sei il mio amato Figlio, il mio prediletto» (Mc
1,9-11, e così in Matteo e Luca).
– Tra
queste tre Persone distinte regna una profonda armonia. Nella Trasfigurazione di Gesù su di un’alta montagna (Mt 17, 1-5 e testi
paralleli in Marco e Luca) appare una «nube luminosa», da cui risuona
quella stessa «voce» (quella del Padre) che chiama Gesù «mio Figlio,
l’amato, il mio prediletto». Pure in quest’occasione si pone l’accento sul
fatto di accogliere il Figlio: «Ascoltatelo».
• Possediamo pure la preghiera di lode di
Gesù, trasmessaci da Matteo (Mt 11, 25-27) e Luca, che l’introduce
richiamando la nostra attenzione su Gesù «pieno della gioia dello Spirito
Santo» (Lc 10, 21-22). Gesù parla al «Padre» perché «ha
rivelato ai semplici» ciò che invece «rimane nascosto ai sapienti e ai
dotti». La sua conoscenza di Dio – che sgorga da una fede amorosa e
confidente, aperta – lo porta a Dio in una maniera diversa dalla ricerca
puramente razionale dei filosofi.
Tale conoscenza dei segreti del Padre,
però, è anche un dono di Dio che Gesù concede a chi si apre ai
suoi insegnamenti: «Tutto il Padre mi ha consegnato, e nessuno conosce il
Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al
quale il Figlio lo voglia rivelare».
Noi stessi possiamo comprovarlo: la
conoscenza di Gesù nella sua relazione unica di Figlio con il Padre è, a sua
volta, un dono di Dio. S. Paolo e tutti i Santi hanno avuto un’esperienza viva
di questa «ricchezza insondabile di Cristo» (Efesini 3,8).
– Evidentemente
c’è pure da ricordare il finale del vangelo di san Matteo (Mt
28,19): «Andate e fate discepoli da tutti i popoli, battezzandoli nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Ciò dimostra che la formula «trinitaria»
del battesimo era conosciuta ed accettata dalla Chiesa primitiva come parte
integrante del messaggio universale e missionario di Gesù.
• Quindi, nei tre Sinottici [Matteo–Marco e Luca], è patente la presenza dei Tre e la loro manifestazione.
• Siamo
così giunti al Vangelo di Giovanni. Questi, invece, si sofferma
in modo speciale sulla relazione tra il «Padre» [menzionato
129 volte] e Gesù, il «Figlio», e lo Spirito
santo:
«Se qualcuno mi ama osserverà la mia parola e mio Padre
l’amerà e verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui … Il Paràclito, lo
Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, v’insegnerà ogni cosa e vi
rammenterà ciò che io vi ho detto» (Gv 14,23,26)
– Iniziamo
dal Prologo del suo Vangelo (cap. 1). Giovanni insiste nella
personalità divina di
Cristo, il «Figlio unico», che in questo prologo è indicato soprattutto
come il «Verbo» (Logos, Parola).
La “Parola” che venne nel mondo, appare immediatamente come
distinto da Dio (Padre), e tuttavia unito a Lui,
perché Dio: «Il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio». Lui ci dona la luce di Dio: «Il Verbo era la luce vera
che, venendo nel mondo, illumina tutti gli uomini». Fattosi uno di noi, ci rivela il Padre: «E
il Verbo si fece carne – uomo sottomesso alla precarietà della condizione
umana – e abitò “pose la sua tenda” fra noi, e noi abbiamo
contemplato la sua gloria [manifestazione della divinità], gloria
propria del Figlio unico del Padre, pieno di grazia e di verità».
Questo Verbo possiede una «pienezza»
dalla quale «tutti noi abbiamo ricevuto grazia su grazia».
È, Gesù, per noi lo specchio visibile del Padre
invisibile: «Dio, nessuno l'ha mai visto; il Figlio unigenito, che
sta nel seno del Padre, è il solo che ci ha dato la possibilità di conoscerlo».
– L’evangelista
Giovanni ci presenta pure un Cristo desideroso di colmarci dello Spirito
Santo che abita in Lui. Così, Gesù nel tempio proclama: «Chi ha sete,
venga a me; chi crede in me, che beva. Come dice la Scrittura: Dalle sue
viscere [dalle viscere di Gesù, dal suo essere più intimo – dal suo “cuore”
diremmo noi –] sgorgheranno torrenti d’acqua viva». E Giovanni spiega: «Diceva
questo riferendosi allo Spirito che dovevano
ricevere quelli che avrebbero creduto in Lui» (7, 37-39).
Che questo Spirito sia
distinto da Cristo e dal Padre,
ed al contempo unito a loro, appare chiaro nella conversazione di Gesù
con i discepoli nell’ultima Cena. Stralciamo alcuni passi dai capitoli
14-16, che, con un vocabolario scarno, aprono prospettive teologiche e
spirituali molto ricche.
«Se mi amate, osservate i miei
comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito [difensore,
avvocato], affinché sia sempre con voi, lo Spirito di verità».
«Egli vive presso di voi e sarà con voi».
«La parola che voi ascoltate non è mia, ma
del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste parole mentre sono presso di
voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, egli
v’insegnerà tutto e vi farà ricordare tutto ciò che vi ho detto».
«Quando verrà lo Spirito S., che v'invierò
dal Padre, lo Spirito di verità, Lui darà testimonianza di me».
«Conviene
ch'io vada, perché, se non me n’andassi, non verrebbe a voi il Difensore
[Spirito Santo]».
•• Soffermiamoci sui momenti chiave della rivelazione
della SS. Trinità nel Nuovo Testamento.
1 – Il primo atto, in cui appaiono i Tre
uniti e distinti, è il racconto del mistero dell’Incarnazione.
È un dato di fede. L’evangelista che con maggior
espressività descrive il ruolo dei Tre e di ciascuno di Loro, è san
Luca.
«L’angelo le dice: non temere, Maria,
perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel grembo e darai alla
luce un figlio. Lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio
dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide, suo padre… Allora Maria
disse all’angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. L’angelo le
rispose: “Lo Spirito Santo scenderà su te e la potenza dell’Altissimo ti
coprirà con la sua ombra”» (Lc 1,
30-32.34).
San
Luca scrive senza preoccupazioni teologiche [queste arriveranno più tardi] e
scrive semplicemente ciò che si credeva e si viveva nelle comunità primitive,
in cui era chiara la presenza delle tre Persone divine che intervenivano nell’attuazione
dell’Incarnazione del Verbo.
Sullo sfondo di tutto ciò che Luca ci dice del Padre, del
Figlio e dello Spirito, la sua relazione della concezione verginale di Gesù
offre con chiarezza una rilettura e una visione “trinitaria”: il “Figlio di
Dio”, “Figlio dell’Altissimo”, venne nel mondo per opera dello “Spirito
Santo” (Lc 1, 32-25).
La Vergine Maria si presenta come il modello originale del
discepolo che accoglie con fede e confidenza il mistero di Dio e che lo «conserva
e medita nel suo cuore» (Lc 2, 19).
Tenendo
presente che si tratta di una relazione di esperienze singolari, non è
necessario forzare troppo il testo per vedere chiaramente distinti il Padre
(Dio Altissimo), il Figlio incarnato che nascerà da Maria e lo Spirito Santo
che opera in lei..
2
– La Trinità nel Battesimo di Gesù
Gli evangelisti, più che al battesimo, danno risalto alla teofania
che ha luogo in occasione del battesimo. Dopo il suo battesimo, Gesù
stando in orazione [aggiunge Luca], si aprirono i cieli, e su Lui scese lo Spirito
Santo [san Giovanni dà ad intendere: in modo permanente] – in forma
corporea come una colomba, e scese dal cielo una voce: «Tu sei mio Figlio:
io oggi ti ho generato» (Lc 4. 21-22).
Per Marco e
Matteo, è Gesù stesso che ha questa visione (Mc 1,10; Mt 3,16); mentre per
Giovanni, è il Battista colui che vede
lo Spirito scendere su Gesù (Gv 1, 32).
3 – La Trinità nella vita
pubblica di Gesù
Una delle verità salienti del racconto evangelico è che Gesù, mentre è
uomo vero, al contempo è vero Dio. È l’espressione limpida dell’esperienza
di Gesù risuscitato, che, alla luce della Risurrezione, si esprime e si legge
nei vangeli.
Il Gesù che appare agli apostoli è il medesimo che ha
vissuto con loro; ora, però, in una dimensione nuova, in una dimensione divina.
È il Signore. È il Figlio di Dio, non in senso figurato – come lo erano i re
d’Israele ed i giusti, cui, pure loro, erano chiamati “figli di Dio” (Sap.
2,16.18) ma in senso reale. Gesù è il
Figlio in una maniera unica, fino al punto che soltanto il Padre sa chi egli
sia, e nel contempo, nessuno conosce il Padre se non il Figlio e coloro cui il
Figlio, lo voglia rivelare. È Dio. In conclusione, durante tutta la vita
pubblica di Gesù, unito a lui appare suo Padre e lo Spirito Santo.
Uno dei momenti della vita di Gesù in cui maggiorente risalta tale
triplice presenza è allorché i 72 discepoli
ritornano dalla loro missione evangelizzatrice, a cui il Maestro li
aveva inviati per annunciare la Buona Novella nei villaggi. Quando, al loro
ritorno raccontano ciò che avevano fatto, «in quel momento Gesù si riempì di
gioia nello Spirito Santo, e disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti ed agli
intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, poiché tale è stata la
tua volontà”» (Lc 10. 21).
“Queste cose” sono, in sintesi, la realizzazione del piano salvifico di
Dio sugli uomini, già presente nel ministero di Gesù e dei discepoli, e si
rivela nell’obbedienza e nella sottomissione dei demoni quando sono scacciati
in suo nome. Gesù stesso vedeva Satana cadere dal cielo come un lampo.
4 – La
Trinità, nella passione e morte Gesù
La passione e morte furono l’ultimo momento della vita terrena di Gesù. In
un’ora unica della sua vita non può mancare la presenza del Padre e dello
Spirito Santo. In una breve formula trinitaria, l’au-tore della lettera agli
Ebrei scrive: Gesù «per opera dello Spirito Eterno si offrì, offrì se stesso
immacolato a Dio» (Ebr 9,14).
La presenza del Padre risalta nella preghiera di Gesù nell’Orto
del Getsemani: una preghiera simile ad una lotta, una “agonia”. Egli si dirige
al Padre con l’appellativo d’intimità
filiale: «Abba, Papà, se vuoi, allontana da me questo calice…» (Lc 22,
42).
Terminata appena la preghiera, allorché apparvero coloro che volevano
catturarlo, aveva detto a Pietro: «Credi che io non possa chiedere aiuto a mio Padre, che
porrebbe immediatamente a mia disposizione più di dieci legioni di angeli?» (Mt 26,53).
E,
soprattutto nel momento supremo della morte: «Padre, perdonali, perché non sanno ciò che fanno (Lc 23,34); «Padre, nelle tue mani affido il mio
spirito» (Lc 23,46). Lo Spirito Santo si fa presente al momento di spirare.
Nelle parole dell’Evangelista: «E, reclinato il capo, consegnò lo spirito».
Gli esegeti vedono
sì, il fatto del morire, ma pure il dono dello Spirito Santo come frutto della
sua morte e glorificazione. Immediatamente dopo segue, infatti, la narrazione
dell’acqua e del sangue che zampillano dalla ferita del suo costato. L’acqua è
il simbolo dello Spirito Santo (Gv 7,
37-39).
5 – La Trinità dopo la Risurrezione Gesù
«Per la terza volta Gesù
ripeté: “La pace sia con voi! Come il Padre ha inviato me, così io mando voi”.
Detto questo soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro cui
perdonerete i peccati, questi saranno perdonati; a quelli cui li riterrete, non
saranno rimessi”» (Gv 20. 21-23).
Non è meno chiara in questo testo la presenza dei Tre.
Ci troviamo
nell’apparizione di Gesù ai discepoli dopo la sua risurrezione dai morti.
Entrato nella gloria del Padre, comunica loro lo Spirito Santo affinché con la
sua presenza e forza essi possano realizzare le opere proprie della Redenzione
e Salvezza che Lui ha conquistato per tutti gli uomini: opere che si
sintetizzano nel perdono dei peccati, giacché il perdono dei peccati
immette, nei perdo-nati, la vita nuova di Cristo, la vita nuova di figli del
Padre nel Figlio attraverso lo Spirito Santo.
6 – La
gloria della Trinità nei cristiani
Il Vangelo ci parla della Trinità a proposito di Cristo Gesù, nel
mistero della sua Incarnazione nel seno di Maria, e della sua vita, passione,
morte e risurrezione in relazione col mistero di Cristo.
San Paolo ed altri apostoli, invece, fanno
riferimento alla Trinità nel mistero della vita dei cristiani. Oltre
alle poche formule trinitarie – fra cui risaltano quelle agli Efesini: «Benedetto
sia Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha beneficati con ogni
classe di beni spirituali, nei cieli, in Cristo … In lui siete stati marcati
con lo Spirito Santo della promessa» (Ef 1,3,13; cfr
1Pietro 1,1-2 e Rom 1, 1-4) – è notevole ed emblematico il testo ai Galati:
«Nella pienezza dei
tempi Dio inviò suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare
co-loro che si trovavano sotto la legge, ed affinché
ricevessimo la condizione di figli. E poiché siamo figli, Dio inviò nei nostri
cuori lo Spirito di suo Figlio, che esclama: “Abbà, Padre!”» (Gal 4, 4).
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo attuano il mistero
di Cristo per trasmetterci la loro vita. La vita del cristiano è
vita trinitaria. La comunità dei figli di Dio è «unità nel Padre, nel Figlio
e nello Spirito Santo, di tutto il popolo fedele» – come afferma san
Cipriano.
La vita del cristiano è una vita nuova di figli nel Figlio,
di relazione continua con il Padre sotto la guida e l’ispirazione dello Spirito
Santo. La vita cristiana è essenzialmente trinitaria. San Giovanni della Croce
insegna che Dio ci creò a sua immagine e somiglianza per poterci trasformare
nelle tre Persone della Trinità, «perché, non sarebbe vera e totale
trasformazione se l’anima non si trasformasse nelle Tre Persone in un grado
vero e manifesto» (CE 39,9).
San Paolo esprime
con queste parole lo sviluppo e perfezionamento di vita dei figli di Dio, che
lui desidera per i suoi figli di Efeso:
«Per questo piego
le mie ginocchia dinanzi al Padre … affinché Egli vi conceda, per la gloria
della sua ricchezza, di fortificarvi interiormente mediante l’azione del suo
Spirito».
Tale
fortificazione consiste nel fatto «che Cristo abiti per la fede nei vostri
cuori, per radicarlo e cementarlo nell’amore («che è stato sparso nei
vostri cuori dallo Spirito Santo che vi è stato dato» – Rom 5,5), «affinché
ne possiate comprendere con tutti i santi, la larghezza e la lunghezza, l’altezza
e la profondità [totalità], e conoscere l’amore di Cristo, che eccede
ogni conoscenza, vi riempiate di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3, 14-19).
Conclusione
I Vangeli, quindi,
trasmettono in forma narrativa una teologia ed una spiritualità nuova. Essi
riassumono ciò che Gesù ci ha comunicato da parte di Dio e ciò che Lui
significa per noi per sempre.
Il mistero salvifico di Cristo Gesù, è un
mistero trinitario, e la partecipazione del medesimo in ognuno dei credenti,
dei figli di Dio, è vita trinitaria. Attraverso la fede ed il battesimo,
tutti i discepoli sono sommersi nel Dio-Trinità ed entrano in comunione vitale
con Lui, così come il tralcio vive grazie alla linfa della vite (Gv 15) e del
terreno, in cui la vite espande le radici: immagine quanto mai eloquente del
discepolo di Cristo Gesù e della SS. Trinità.
Senza formulazioni
teologiche il Nuovo Testamento, partendo da un’esperienza singolare, ci rivela
e svela il Dio Trinitario, più che nella sua vita intima, nelle sue
manifestazioni esteriori, agendo nel mistero di Gesù Cristo per la salvezza
dell’umanità. Inizia dall’Incarnazione del Verbo nel seno di Maria, sino alla
sua morte e risurrezione; e ci svela sua azione attivamente presente
nell’applicazione del mistero salvifico nella filiazione dei nuovi figli di
Dio, dal momento che nascono nel battesimo fino alla consumazione della filiale
partecipazione a quella di Gesù, nella pienezza della vita divina.
In
SINTESI: Attraverso
la fede e il battesimo, tutti i discepoli sono sommersi nel Dio-Trinità ed
entrano in comunione vitale con Lui, così come il tralcio vive grazie alla
linfa della vite (cfr. Gv 15) e del terreno, in cui la vite espande le sue
radici: immagine quanto mai eloquente del discepolo di Cristo Gesù e della
Trinità.
È l’amore che Gesù cercò di
provocare costantemente nei suoi apostoli e discepoli, mentre era con loro,
affinché entrassero in comunione con lui e che – sparito dalla terra – lasciò
tale incarico allo Spirito Santo: Amore che si traduce e manifesta
nell’adempimento dei suoi comandamenti e parole.
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