AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 25 febbraio 2019

DIO MISERICORDIOSO E GIUSTO - Conferenza di P. Claudio Truzzi OCD




ndr: Ho trovato questa frase, non ricordo più dove, ma è stata quasi una sorpresa, e così ho pensato di introdurre la conferenza di Padre Claudio Truzzi proprio con questa immagine e la frase sottostante

La misericordia di Dio è una carezza sulle ferite dei nostri peccati Bella vero?


DIO MISERICORDIOSO E GIUSTO

1 – Che cos’è la misericordia del Signore?
In ascolto delle sante Scritture, scopriamo che la misericordia è innanzitutto un attributo di Dio, sta nel “Nome” del nostro Dio, del quale possiamo conoscere solo il Nome e non il volto. Quando Dio esaudisce Mosè che lo implora di fargli vedere la sua gloria, il suo volto (cf. Es 33,18-23), ecco che gli consegna il proprio Nome: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e compassionevole” (Es 34,6).
Compassione e misericordia rivelano a noi – nota papa Francesco – “la sostanza di Dio”. Nessun altro nome è più appropriato di questo: in Dio c’è un sentire, un vedere, un operare determinato da tale impulso viscerale, intimo, da questo fremito di amore che si esprime in compassione e tenerezza. È come un sentimento femminile, materno, che nasce ... dalle viscere di una madre per rivelarsi sul proprio figlio. 
L’altro termine che l'accompagna, [misericordia], esprime amore, benevolenza, grazia, bontà, per molti aspetti un sentimento maschile. 
È vero che accanto a questi attributi di Dio vi sono anche la santità e la giustizia, ma proprio queste caratteristiche – quando si mettono in movimento e s'irradiano da Dio – diventano misericordia; e inversamente, potremmo dire che proprio la misericordia permette loro di esprimersi in pienezza. 
Al riguardo, c’è una pagina illuminante, del profeta Osea.
Il popolo di Dio è diventato infedele, ha rotto l’alleanza con il Signore, e dunque, secondo le clausole del patto, Dio, in nome della giustizia dovrebbe intervenire con la rottura dell’alleanza e la conseguente pena. Dove c’è delitto deve esserci castigo, dove c’è peccato deve esserci la pena: così ragioniamo noi umani… E invece il profeta testimonia questo soliloquio in Dio: «Io dovrei esercitare la giustizia, ma il mio cuore ‘si rivolta’ contro di me, il mio intimo freme di compassione. Non sfogherò l’ardore della mia ira, non distruggerò il mio popolo, perché sono Dio e non un umano; sono il Santo in mezzo a te», popolo mio, «e non verrò a te nella mia collera» (Os 11,8-9).
Straordinaria confessione di Dio! Dio ci rivela che nel suo cuore è presente la giustizia, ma il sentimento della misericordia si rivolta, va contro quello della giustizia e lo vince, perché la giustizia di Dio è misericordia, è santità. Siamo noi umani che distinguiamo giustizia e misericordia, che pensiamo alla misericordia come a un correttivo della giustizia, ma in Dio non è così: la giustizia di Dio, quando agisce, è misericordia!
Per questo il comandamento: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lv 19,2), sulle labbra di Gesù diventa: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), fino all’amore per i nemici, come «egli è buono verso gli ingrati e i malvagi» (Lc 6,35). Per questo l’apostolo Giacomo può affermare: «La misericordia vince sempre quando c’è il giudizio» (cf. Giac 2,13).
Nell'insegnamento cristiano autentico, la giustizia di Dio è misericordia e tra le due non c’è una polarizzazione: perché la giustizia di Dio – insiste s. Paolo –, è giustificante verso tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato (cf. Rm 3,21-26). Dio “rende giusto” il peccatore: non solo lo dichiara giusto, ma lo ricrea in “creatura nuova” (2Cor 5,17), i cui peccati non solo sono perdonati, ma addirittura cancellati e dunque non più ricordati da Dio: così  i profeti Geremia ed Ezechiele (Ger 31,34; Ez 18,22; 33,16).
Questa è un’azione impensabile ed impossibile per noi umani, ma possibile per Dio. E così la santità di Dio è misericordia perché, risplendendo dove c’è il peccato, lo vince e lo cancella, come la luce dissolve la tenebra. Di fronte a questa rivelazione, possiamo soltanto adorare e confessare l’amore infinito del Signore che manifesta la sua onnipotenza soprattutto facendo misericordia e perdonando.
Gesù vuole che conosciamo questa misericordia; per questo, qui e ora, rivolge a noi le sue parole: «Andate ad imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”» (Mt 9,13). E ancora: «Ah, se aveste capito che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”» (Mt 12,7)!
1–
L’unica via per conoscere la misericordia di Dio è farne esperienza; ma ne fa esperienza solo chi si sente peccatore e non giusto, chi si sente malato e non sano (Mc 2,17 e par.). Ecco perché un padre del deserto asseriva: «Chi riconosce i propri peccati, è più grande di chi fa miracoli e risuscita un morto». Sì, neppure il peccato può separarci dall’amore di Cristo (Rm 8,35-39); anzi, a volte – come diceva con audacia Giovanni Paolo II – «commettere un peccato è occasione per conoscere la misericordia di Dio che, essa sola, salva».
2 – Perché la misericordia di Dio scandalizza?
Ma se siamo sinceri dobbiamo confessare che la misericordia di Dio raccontata e vissuta da Gesù, ci scandalizza. Ciò che di Gesù scandalizzava i suoi ascoltatori non era il suo operare il bene guarendo e curando, non era il suo insegnamento profetico profondo e performante, e neppure le sue parole a volte esigenti e dure. No, ciò che scandalizzava era il suo atteggiamento di misericordia vissuto giorno dopo giorno, l’annuncio della misericordia di Dio che suscitava un preciso giudizio da parte degli ascoltatori, peraltro credenti: “Questo è troppo!”.
I vangeli hanno il coraggio di testimoniarci che pure Giovanni il Battista si scandalizzò, cioè trovò in Gesù un inciampo, una tentazione, perché lui aveva annunciato un giudice alle porte con in mano il ventilabro per discernere il buon grano e gettare la pula nel fuoco (Mt 3,12; Lc 3,17), aveva annunciato imminente il giudizio con la condanna dei peccatori; ed invece, ecco che Gesù appariva come colui che si avvicinava ai peccatori, li andava a cercare, tanto che scribi e farisei così lo accusavano: «Mangione e beone; mangia con peccatori manifesti e prostitute ed alloggia presso di loro!» (Mt 11,19; Lc 7,34).
Gesù chiamava al suo seguito poveri peccatori e donne peccatrici e non temeva di toccare persone ritenute impure, pur di raggiungerle con la sua parola che ridestava la fede e la speranza. E poi dava a Dio un volto per molti aspetti inedito, che tralasciava i tratti della giustizia come la Legge l’aveva presentata.
Chi si sentiva buon, si giudicava giusto e pensavano che i peccatori fossero gli altri (Lc 18,9), vedendo questi peccatori pubblici come i destinatari privilegiati dell’annuncio di Gesù, si turbava e trovava in lui motivo di scandalo. Gesù sapeva che questo accadeva, e dunque asseriva: «Beato colui che non trova in me motivo di scandalo» (Mt 11,6; Lc 7,23).
Ma come non restare turbati di fronte alle parole e al comportamento di Gesù? È proprio giusto che Gesù, (Mc 1,41; Mt 20,34; Lc 7,13), preso da compassione, per guarire i lebbrosi li tocchi, curi in giorno di sabato, stia in mezzo alla gente lasciandosi toccare e toccando senza avvertenze anche chi è impuro e in condizione di peccato? È possibile che vada a pranzo da chi viola manifestamente la Legge di Dio? 
E poi le sue parole scandalizzano… Parla di Dio come di un padre che riaccoglie il figlio perduto senza rimproverarlo (Lc 15,11-32); indica come giusto un padrone che non ha alcun rispetto della giustizia meritocratica e dà una paga uguale a chi ha lavorato nella vigna dodici ore e a chi ha lavorato un’ora soltanto (Mt 20,1-16). Ed è proprio esemplare un pastore che lascia novantanove pecore nell’ovile per andare a cercare una pecora disobbediente che s'è perduta (Lc 15,4-7)? Come giudicare Gesù che non ha condannato un’adultera colta in flagrante adulterio, ma l’ha perdonata e rimandata in pace, senza porle condizioni per la remissione dei peccati (Gv 8,1-11)?
I vangeli sono pieni di episodi  come questi, alla fine dei quali, dopo averli letti o ascoltati, a noi viene ancora da dire: Ma così è troppo! Dove finisce la giustizia? Questo eccesso di misericordia finisce per autorizzare tutti a peccare! E se il perdono è gratuito, senza condizioni, non meritocratico, se la giustizia non è punitiva, allora che giustizia è?”
Noi altri sono i suoi pensieri, le sue vie (Is 55,8). Ha scritto al riguardo papa Francesco: Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l'esperienza insegna che appellarsi soltanto a essa, rischia di distruggerla. (Misericordiae vultus 21).
2 -
Gesù – rivelazione del Dio che nessuno ha mai visto (Gv 1,18) –, “ha evangelizzato Dio”, nel senso che ha reso Dio “buona notizia”, Vangelo, per tutti, a cominciare dai peccatori, dagli scarti della società, dagli emarginati, dagli ultimi e dai diversamente bisognosi. Qui sta la buona notizia: l’amore di Dio non va meritato, ma è gratuito e precede addirittura il nostro pentimento e la nostra conversione. È un amore sanante, riconciliante, giustificante e rigenerativo, mentre noi siamo peccatori e nemici di Dio, secondo l’acuta comprensione di Paolo: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi … Mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo» (Rm 5,8.10). 
Davanti al Signore noi dobbiamo imparare a dire una sola parola, che non a caso è la parola per eccellenza nella liturgia e nella spiritualità cristiana. È un grido lanciato a Dio: “Kýrie eleíson, Chríste eleíson! Signore abbi misericordia, Cristo abbi misericordia!”, perché noi abbiamo veramente bisogno solo della misericordia del Signore.
  In Dio Misericordia e Giustizia
Ma non ci siamo dimenticati, forse, la Giustizia? Quella divina. Sì, ce la siamo dimenticata. Tutti a direi: «Eh, ma Dio è misericordioso, mica un dittatore pronto a condannarti per qualsiasi cosa». 
Tutti a parlare di “carità”, senza però ricordarsi/sapere che la Carità non è semplice compassione umana; non è risolvibile nella sola solidarietà, ma è innanzitutto l’amare Dio, senza... il quale amore non si può realmente essere caritatevoli con il prossimo (la carità «fa tendere ed aderire a Dio come al bene assoluto in sé». Soprattutto, in questi giorni, tutti a parlare di misericordia, come se fosse giunta finalmente l’epoca della Chiesa che ha capito tutto, come se la Chiesa non avesse mai avuto misericordia fino ad oggi. (**)
** Il Dio puro amore
È l’immagine che soggiace alla preoccupazione di molta gente riguardo alla salvezza. Già Origène – uno dei grandi teologi del sec. III –, insegnava che la redenzione è un qualcosa che non raggiunge solo l’uomo, ma tocca tutta l’opera della creazione. In una delle sue opere “Sui principi” scrive che ci sarà la redenzione finale persino per il Diavolo: «Uno prima, altri poi, ritorneranno da lunghi e duri tormenti alle legioni angeliche, e si eleveranno più tardi ai gradi superiori e giungeranno alle regioni invisibili ed eterne».
Simile visione di Dio conobbe successo nel mondo della letteratura, specie dal sec. XVI, dove fu frequente il tema di Lucifero redento e la Salvezza di Satana: «Sei stato castigato nel tempo; hai sofferto molto perché eri l’angelo del male. Però una volta amasti. Entra nella tua eternità. Il male non esiste più» (Alfred Vigny, “Eloa”). Nel movimento romantico del sec. XIX scorre la preoccupazione per l’immagine di un Dio eccessivamente giustiziere, di fronte cui si rivendica il Dio della clemenza e della pietà. Abbiamo così un autore come Gustavo Benso Cavour che giunge ad affermare che «la misericordia di Dio è tanto grande che potrebbe persino liberare i condannati dall’inferno”; e Rosmini, nell’occasione della pubblicazione dell’opera del Cavour “Saggio sul destino dell’uomo” giunge a scrivere che «se i condannati non possono ormai più aver speranza di redenzione in un mediatore od inviato, non è necessariamente da accettare la conseguenza che a Dio sia impossibile trarre, per sua assoluta potenza e bontà, le anime dall’inferno».
* Dietro a tale immagine soggiace l’idea che Dio (che è amore), non può rinnegare se stesso, e pertanto finirà per salvare anche ciò che è la sua stessa negazione, e che non può permettere che nessuna delle creature che uscirono per amore dalle sue mani, finisca per perdersi. Qualcosa di simile ci afferma  Giovanni Papini, nella sua opera “Il Diavolo”, quando al termine dell’opera afferma che «quelle anime credono realmente che il Padre non può torturare eternamente i suoi figli; pensano che un Dio tutto amore, come Cristo stesso l’ha presentato, non può negare eternamente il suo perdono, neppure ai suoi acerrimi ribelli. Alla fine dei tempi, cioè, del mondo attuale, la misericordia si sovrapporrà anche alla giustizia. Così non fosse, dovremmo pensare che neppure lo stesso padre di Cristo sia un perfetto cristiano… L’eterno amore, quando tutto sia compiuto ed espiato, non potrà rinnegare se stesso neppure dinanzi alla nera faccia del primo ribelle ed al più antico condannato».
3 
A causa della falsa idea di misericordia dominante, di questo “misericordismo” [che è ben altro dalla autentica misericordia] credo sia normale trovare poi molte persone che pensano che Dio perdona tutti, che non credono più nell’Inferno [e come dargli torto, se non si sente più parlare di peccato e di Novissimi?], fino agli estremi del «Non ho bisogno della Chiesa, con Dio me la vedrò io» ed affini protestantizzanti. 
Eppure nella Sacra Scrittura non mancano le indicazioni sulla Giustizia di Dio, sull’oggettività del Giudizio particolare che ci aspetta subito dopo la morte (Lc 16, 19-31; 2Tim 4, 6...) e del Giudizio universale alla fine dei tempi (Mt 25, 2Cor 10; Rom; 2Tes 1 e 2). Nella Scrittura è evidentissimo anche l’attributo punitivo della giustizia divina [concetto da non equivocare e da intendere come “metafora” per rappresentare che è il peccatore stesso che, col suo peccato, sceglie la punizione – non come un’azione diretta di Dio, tesa a portare pena e dolore. Dio, in quanto Bontà per eccellenza, infatti, disprezza il male morale].
• Non voglio con questo cadere nell’errore opposto di chi parla soltanto di misericordia. Dio non è giusto “o” misericordioso, bensì giusto “e” misericordioso. Non si possono considerare queste due caratteristiche in termini di contrapposizione. Esse sono presenti in egual modo in Dio, tanto che mi permetto di affermare che sono le due facce della stessa medaglia. S. Tommaso spiegava che «quando Dio opera con misericordia non agisce contro la sua giustizia, ma compie qualcosa oltre i limiti della giustizia» (S. Theo1, a,.3). 
Non ci sarebbe giustizia senza la misericordia, e non ci sarebbe misericordia senza la giustizia.
Pensare alla sola misericordia comporterebbe l'assenza del giudizio. Se Dio non punisse i peccatori, però, sarebbe ingiusto. E mi sembra inoppugnabile che Dio sia giusto, giustizia per eccellenza.
Sarebbe un’eresia affermare il contrario.
La conseguenza di ciò è l’impossibilità, e la conseguente improponibilità ed assurdità della tesi di un Dio soltanto misericordioso. Se restasse soltanto la misericordia, se non ci fosse la giustizia, si dovrebbe cadere anche in un’altra eresia: quella di pensare che N.S. Gesù Cristo ha mentito (o si è sbagliato) nel parlare ripetutamente della giustizia divina, della salvezza e della dannazione eterna.
Si ricordano solo alcuni passi (fra i tanti) in cui Gesù non è equivocabile.
«Io vi dico che nel giorno del giudizio gli uomini dovranno render conto d’ogni parola oziosa, che avranno detta» (Mt 12, 36); 
«Così succederà alla fine del mondo; verranno gli angeli a separare i cattivi di mezzo ai buoni, per gettarli nella fornace di fuoco: dove sarà pianto e stridor di denti» (Mt 13, 49-50);  «Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato; due donne faranno andare la mola; l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché il vostro Signore verrà» (Mt 24, 40-42; Lc 17, 34-35); 
«Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non è sottoposto a giudizio… E procederanno quelli che avran fatto il bene a resurrezione di vita, quelli che avran fatto il male a resurrezione di giudizio» (Gv 5, 24.29). [Anche Mt 24, 26-27; 25, 31-32ss; Lc 12, 35-39; 21, 34.]
Si può avere l’ardire di affermare che Gesù non fosse misericordioso se ricordava che al termine  della vita terrena saremo giudicati e da quel giudizio dipenderà la nostra vita eterna, alla presenza di Dio o nella dannazione? O non è proprio lì la vera e massima misericordia di Gesù, nel mettere cioè le persone a conoscenza dei rischi ed evitare loro «pianto e stridor di denti»?
Cristo era l’Amore. Era la misericordia per antonomasia, eppure non si è posto il problema, anzi voluta-mente, per amore nostro, ha insistito sul concetto di giudizio.
Il rischio di non vedere più tale aspetto, non è forse dimenticare che «Gesù ha incontrato la donna adultera con grande compassione, ma le ha anche detto: “Va’, e non peccare più”» (Gv 8, 11)»?  «Attraverso quello che oggettivamente suona come un falso richiamo alla misericordia» non «s'incorre nel rischio della banalizzazione dell’immagine stessa di Dio, secondo la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare»? (Card. G.L. Müller, Op. Cit.
                                                        4 –
La misericordia di Dio non può essere intesa come un vuoto buonismo, come un esonero dai comandamenti di Dio. Non avrebbe senso. La misericordia di Dio, per essere efficacemente e correttamente veicolata ai fedeli, non può essere staccata dalla santità e dalla giustizia di Dio: diversamente significherebbe non prendere più sul serio il concetto di peccato.
La Chiesa, custode  – e non padrona – della Parola di Dio, non ha fatto altro che continuare l’insegnamento del Maestro nel corso dei secoli. A partire dagli Apostoli e da san Paolo, il quale ci avverte che «tutti compariremo davanti al tribunale di Dio» (Rm 14, 10), dove «ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio» (Rm 14, 12). S. Agostino espone sistematicamente la dottrina tradizionale (De Civitate Dei (XX, 30). S. Tommaso spiegava che in Dio «vi sono invece altre virtù morali, come la giustizia» (Sum. Theol., I, q. 21, a. 1) e che «perfino nella dannazione dei reprobi appare la misericordia, sotto forma non di totale indulgenza, ma di una certa clemenza, poiché Dio punisce meno di quanto sarebbe dovuto» (Ib., I, q. 21, a, 4).
• Per sintetizzare: «La condanna ufficiale dell’errore è intrinsecamente opera di misericordia perché pone in guardia l’errante e contestualmente i fedeli, fornendo loro lo strumento necessario a difendersi».
Il pericolo di questa deviazione del concetto di misericordia che si sta pian piano diffondendo tra i fedeli è quello di non seguire integralmente Cristo e di cadere nel relativismo e nel lassismo. E soprattutto, di non difendere la nostra fede, la sua integrità, sperando di farci piacere un po’ di più al mondo, ma ottenendo, così soltanto, ancora più disprezzo e odio.
«Mentre ci preoccupiamo di mostrarci più “buoni” di Cristo e più “misericordiosi” della Parola del Vangelo», infatti; «mentre ci preoccupiamo di ridurre il sacramento del Matrimonio in una burletta regalando il Corpo e il Sangue di Nostro Signore a chi non ha saputo rispettare virilmente la Promessa matrimoniale, mentre ci preoccupiamo di affermare che anche chi pratica il peccato contro-natura può donarsi vero amore … aumentano la cristiano-fobia ed i martiri» (Prof. C. Gnerre, Il Cammino dei Tre Sentieri).
In conclusione, mi sembra che la soluzione per evitare danni maggiori sia quella d'iniziare a riproporre con forza l’autentica ed integrale dottrina della Chiesa, ma soprattutto liberare il campo dalla falsa e quasi caramellosa immagine che vien data di Gesù Cristo. Si deve gridare in ogni dove che invece Gesù, Amore per antonomasia, è anche giusto; che è Colui che giudicherà ognuno di noi con con «Venite benedetti, nel mio regno», ma pure: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25, 41).
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Le lacrime di Dio.
È introdotta nella studio di Dio una mamma arrivata da poco. Ha il cuore a pezzi – gli angeli non glielo ancora rimesso in sesto – e non ha la forza di parlare. Posa sul  tavolo di Dio un grosso quaderno consunto, scritto con una calligrafia fine fine e, di pagina in pagina, sempre più incerta. È un diario. C'è dentro tutta la sua povera vita, la sua storia, la storia del figlio scapestrato, del suo lungo martirio.
Si fa un grande silenzio nello studio di Dio. Lui legge lentamente, rigo per rigo. Legge e piange e le lacrime cadono sullo scritto, lo disciolgono e lo cancellano... Poi... Dio guarda la donna; sta così ancora un poco pensando... e le dice: – Sai, mio Figlio non era cattivo, eppure è stato causa di tanto dolore per la sua mamma ...–. La donna lo guarda con occhi meravigliati.
Il Padre eterno riprende a leggere e piange... Pensa a Maria? Pensa a tutte le mamme che hanno sofferto e soffrono per i loro figli? Legge e piange: le lacrime cadono ancora sullo scritto e lo cancellano; poi rotolano sul tavolo e scendo giù verso la terra. 
La donna si sporge un po' per vedere dove vadano a finire e lo chiede in un soffio all'angioletto che le sta accanto. Quello risponde sottovoce: – Le lacrime del Padreterno fanno nascere i santi della tenerezza e della misericordia. Se una di esse cade nel cuore di un uomo, inizia a farlo bruciare forte forte di struggimento e di amore, e  quell'uomo diventa un santo della misericordia –.
La donna, sottovoce, si rivolge al Padre: – Signore, una di quelle lacrime potrebbe cadere in cuore al figlio mio?–
5 -
  La misericordia di Dio e i peccati
Il potente re Milinda disse al vecchio sacerdote: – Tu dici che l'uomo che ha compiuto tutto il male possibile per cent'anni e prima di morire chiede perdono a Dio, otterrà di rinascere in cielo. Se invece uno compie un solo delitto e non si pente finirà all'inferno. È giusto questo? Cento delitti sono più leggeri di uno? –. 
Il vecchio sacerdote rispose al re: – Se prendo un sassolino grosso così, e lo depongo sulla superficie del lago, andrà a fondo o galleggerà?–.  – Andrà a fondo! – rispose il re. 
- E se prendo cento grosse pietre, le metto in una barca e spingo la barca in mezzo al lago, andranno a fondo o galleggeranno? –. Galleggeranno! –
– Allora cento pietre e una barca sono più leggere d'un sassolino? – Il re non sapeva cosa rispondere. E il vecchio spiegò: – Così o re, avviene agli uomini. Un uomo anche se ha molto peccato ma si appoggia a Dio, non cadrà nell'inferno. Invece l'uomo che fa il male anche una volta sola, e non ricorre alla misericordia di Dio, andrà perduto– 
  Opere buone e misericordia di Dio.
Una buona cristiana si presentò alla porta del Cielo. Era tutta intimorita. San Pietro la ricevette cordialmente. Cercò di rassicurarla, ma le disse serio: «Per entrare in Paradiso, ci vogliono cento punti». 
La brava donna cominciò ad elencare: 
«Sono stata fedele a mio marito per tutta la vita. Ho educato cristianamente i miei figli; non ci sono riuscita tanto, ma ho fatto tutto quel che ho potuto. Sono stata catechista per ventidue anni. Ho fatto volontariato per le Missioni e ho dato una mano alla “Caritas”. Ho cercato sempre di sopportare le persone che mi stavano accanto, specialmente il parroco e i miei vicini di casa ... ». 
Quando si fermò a tirare il fiato, san Pietro le disse: «Due punti e mezzo!». 
Per la donna fu un pugno nello stomaco. Allora riprovò: «E. .. Ah sì! Ho assistito i miei vecchi genitori. 
Ho perdonato a mia sorella che mi faceva la guerra per via dell'eredità ... E... Ecco! 
Non ho mai saltato una Messa la domenica, eccetto che per la nascita dei miei figli. Ho anche partecipato a dei ritiri e alle conferenze quaresimali... Ho recitato sempre le preghiere ... E il rosario nel mese di maggio ... ». 
San Pietro le disse: «Siamo a tre punti!». La donna si demoralizzò. Come avrebbe potuto arrivare a cento punti? Aveva detto l'essenziale e le riusciva difficile trovare ancora qualcosa. Con le lacrime agli occhi e la voce tremante, disse: "Se è così, posso contare solo sulla misericordia di Dio!...".
"Cento punti! Prego, si accomodi, la stavamo aspettando!" – esclamò San Pietro...
  Versetti sulla compassione e la misericordia di Dio e di Gesù verso di noi
– «Il Signore! il Signore! il Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato…» Esodo 34:6-7.
– «Riconosci dunque che il Signore, il tuo Dio, è Dio: il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua bontà fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti …» Deuter. 7:9.
– «Tu ti mostri leale verso chi è leale, integro verso l’uomo integro …» 2 Samuele 22:26.
– «I sentieri del Signore sono bontà e verità per quelli che osservano il suo patto e le sue testimonianze.» Sal 25.
– «Ma tu, Signore, sei un Dio pietoso e misericordioso, lento all’ira e grande in bontà e in verità.» Salmi 86:15.
–«Giustizia e diritto sono la base del tuo trono, bontà e verità vanno davanti a te.» Salmi 89:14.
– «Il Signore è misericordioso e pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà. Il Signore è buono verso tutti, pieno di compassioni per tutte le sue opere.» Salmi 145:8-9.
– «È una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà!» Lamentazioni 3:22-23.
ォサ Michea 7:18-19.
– «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.» Giovanni 3:16.
– «Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (E' per grazia che siete stati salvati)…» Efesini 2:4-5.
– «Perciò egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l'espiazione dei peccati del popolo. Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati.» Ebrei 2:17-18.
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