L'immagine della Trinità secondo Andrej Rublev
La Trinità o Ospitalità di Abramo è una celebre Icona di Andrej Rublëv, realizzata negli anni intorno al 1422,[conservata presso la Galleria statale di Tret'jakov a Mosca. Il dipinto raffigura la scena della visita fatta dalla Trinità ad Abramo per promettere a lui e alla moglie Sara una discendenza. Durante il concilio dei cento capitoli, tale opera d'arte è stata considerata come l'Icona delle icone.
1 –TRINITÀ
Introduzione
Raccontano
dell’aquila che, quando i piccoli raggiungono un determinato sviluppo. Li
afferra con i suoi potenti artigli e si eleva in alto, in alto. Giunta a
quell’altezza, con le nubi e le nebbie sotto i suoi piedi, punta direttamente
verso il sole ed espone i suoi piccoli a faccia a faccia contro il re degli
astri.
Se resistono senza batter ciglio a
quella luce abbagliante, li riconosce come figli, e tornata nuovamente al
nido, continuerà ad averne cura. Se al contrario, ne vede qualcuno dibattersi
in penosi battiti di ciglia, lo lascia andare perché si schianti contro le
rocce. Non è degno d’essere aquila.
La Trinità è
sempre stata il sole abbagliante della nostra fede. Durante i venti secoli del
nostro cristianesimo, molti sbatterono le palpebre o addirittura rimasero
accecati da questo mistero. Ricordiamo almeno
* i “triteisti” – che vedevano
nella Trinità tre “dei” perfettamente distinti anche come natura;
* i “monarchiani” – che
identificavano le Tre Persone;
* i “subordinazionisti” – che negavano la
divinità del Figlio e dello Spirito Santo, lasciandola solo al Padre;
* i “modalisti”
– che riducevano la distinzione tra le Tre Persone a semplici modi divini di
manifestarsi (Dio è unico, e si manifesta in “modi” diversi, come
creatore, come redentore, come santificatore);
* e – come no! – gli “ariani”,
negatori della divinità del Figlio incarnato, Gesù.
* E fra gli
ultimi “sbattere di palpebre” o abbacinamenti, citiamo i “modernisti” e i
“razionalisti”, che hanno risolto il grande Mistero semplicemente negandolo (…
così come i Testimoni di Geova…).
Noi non
possiamo cadere in nessuno di simili errori o semplificazioni; né possiamo
sorvolare il mistero, né ammetterlo solamente come la verità più indigesta
della nostra fede. Nel Vangelo, Gesù, dopo averci inviati per il mondo a
predicare e battezzare … «Nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo», ci assicura che chi «Crederà si salverà, però chi non
crederà, sarà condannato».
Per tale motivo, nel nome di questo
medesimo Gesù, e in quello della Chiesa che ci chiede di farlo il centro della
nostra vita, sostiamo in adorazione.
Non ci
proponiamo di “spiegare”, né tanto meno, di “comprendere” il Mistero. Cerchiamo
soltanto, questo sì, di soffermarci sulla maniera di rafforzare la nostra fede
e di giungere a viverlo (il mistero) con maggior completezza. Come? Da un lato
con l’aiuto della Rivelazione, dall’altro attraverso l’esperienza di quegli
esperti in Dio che sono i nostri mistici; e gustando, in fine, a livello
personale, lo stesso Mistero attraverso la preghiera … “in” e “con” i TRE.
Non comportiamoci come quel parroco, che lo scrittore
Pronzato ricorda con affettuoso umorismo.
– La chiamavano «domenica
degli avvisi».
Il nostro vecchio
parroco, dopo aver letto la pagina del vangelo, non l'aggrediva con la solita
irruenza. Rimandava a un poco più tardi – almeno, così assicurava – il
commento, perché aveva delle raccomandazioni urgenti da fare ai suoi
parrocchiani.
Si soffermava ad illustrare e
propagandare – con una minuzia per lo meno sospetta – la prossima
gita-pellegrinaggio alla Madonna del Sasso, in quello di Locarno,
raccomandando di essere in regola col documento di riconoscimento da presentare
alla frontiera. Quindi si appellava alla generosità dei fedeli per i restauri «urgenti» di una
cappellina che era cadente da almeno alcuni secoli.
Poi, con sospiro, apriva il
capitolo delle «cose
spiacevoli”: riguardavano i funerali, le processioni, il ballo, il
comportamento in chiesa di alcuni giovanotti, sempre gli stessi, «là in fondo», gli sposi che
non rispettavano l'ora fissata per la cerimonia creando un «grave disguido», le «figlie di
sant'Orsola»
che non portavano più il velo, gli uomini di Azione Cattolica che non
partecipavano alle adunanze, ed un'infinità di altre «irregolarità». Il tutto,
chissà perché, gli veniva alla memoria proprio la domenica della Santissima
Trinità. In quel giorno la parrocchia subiva una specie di “giudizio
universale” cui non sfuggiva nessuno.
Alla fine, consultato nervosamente l'orologio, si
scusava di non poter affrontare «un argomento così arduo in così poco tempo»
(noi si fremeva fra le panche scricchiolanti).
Si limitava, al massimo, a raccomandare di fare bene
il segno della croce per ricordare degnamente «tanto mistero», e scandiva il
solenne «Sia lodato Gesù Cristo!». Ed era il segnale della liberazione. Non
soltanto – com'è facile immaginare – per noi ragazzini. Ma, una volta tanto,
anche per il reverendo prevosto che, anche quell'anno, con un'abile e
collaudata tecnica di aggiramento a tutti ormai nota, era riuscito ad evitare
l'impatto rischioso col «solo Dio in Tre
Persone».
Così tutti gli anni. Capisco il mio parroco. Anche
oggi troppi cristiani si trovano a disagio con questo mistero. O anche,
semplicemente, col mistero –. A.
Pronzato, Pane della Domenica - B
Come cristiani noi, invece, possiamo affermare che di Dio ci è possibile
parlare perché Lui s’è fatto conoscere. Per merito di tale
auto-comunicazione di Dio – culminata in Gesù Cristo – che chiamiamo Rivelazione
– non soltanto possediamo parole su Dio, ma che abbiamo parole di Dio su
Lui stesso.
L’affermazione cristiana di Dio –
ereditata dalla tradizione giudaica: l’affermazione del Dio Uno ed Unico – dà
però un significato distinto all’unicità di Dio, quella che s’intende e si
spiega a partire dall’esperienza di Gesù. Per il cristiano, il Dio uno
ed unico è il Dio e Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che c’invia e ci dona
lo Spirito Santo. Dio è Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il credente cristiano – a differenza
di altre tradizioni monoteistiche – non trova in Dio un essere unidimensionale,
ma lo incontra in tre dimensioni fondamentali. Questo perché, Vangelo alla mano, egli giunge a comprendere Dio che sta
sopra Gesù, è il Padre, nostro Padre, che come Gesù stesso ci ha dato a
conoscere, è un Padre tenero, misericordioso, rispettoso della libertà dei suoi
figli, sempre aperto ad accogliere il prodigo, lo sbandato nelle strade della
vita, e disposto in ogni momento a perdonare.
S’incontra pure
Dio in Gesù, che ha assunto un volto umano, s’è fatto nostro fratello,
uno di noi per aver assunto tutto ciò che di umano esiste nella storia nostra:
la nostra carne, le nostre tristezze e gioie.
E, finalmente,
termina incontrando Dio nella dimensione interiore, nel più profondo
dell’essere. Dio è dentro di noi, come ce lo ricorda sant’Agostino: Dio è più
intimo in me di quanto lo sia io per me stesso.
• Per questo affermiamo che Dio, il Dio
cristiano, è insieme: nostro padre, nostro fratello, nostro spirito.
E sempre
dall’esperienza cristiana dobbiamo affermare che il Dio unico non
è solitudine.
Dio non è un essere solitario,
annoiato; ma tutto il contrario: è complesso, è dialogo, è relazione, è
compagnia. In Dio – il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo –, non sono tre
realtà che si oppongono egoisticamente, ma piuttosto che sono piene di bontà,
colme di un amore che in continuazione si donano vicendevolmente. Da qui –
coscienti che tutte le immagini e comparazioni che possiamo utilizzare per
parlare di Dio, sono parziali – possiamo asserire che Dio è come una famiglia,
una comunità, una comunione di persone.
Questo è ciò che spiega come Dio non
sia un essere chiuso, ma che è aperto a ciò che gli è esterno, e lo s’incontri
all’inizio dell’opera della creazione. Come conseguenza – con san Paolo –
possiamo affermare che in Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, poiché da Lui
procediamo.
Col termine “Trinità” – che non appare nel Nuovo Testamento, ma dal secolo
III (200) – si cerca di esprimere l’amore di Dio verso tutti noi: il Padre che
ci dona il Figlio – che è sua propria immagine; il Figlio che col suo
sacrificarsi ci donò il suo amore, contemporaneamente alla prova di amore verso
il Padre; e lo Spirito Santo – che è dono del Padre e del Figlio unitamente –
è colui che fa sì che prendiamo coscienza dell’essere figli, amati da Dio,
chiamati a partecipare di quella gran famiglia di amore che è Dio – come
canterebbe Giovanni della Croce: «Come il Padre ed
il Figlio e colui che da loro procede, l’uno che vive nell’altro, così sarebbe
la Sposa [Chiesa], che assorta in Dio, vivrebbe la vita di Dio».
Per terminare con le parole di
sant’Agostino:
«Dio
non è nulla di ciò che pensi di capire, di ciò che immagini.
Desideri
chiedere che cos’è Dio! Dio è amore».
SIMBOLI
DELLO SPIRITO
acqua, usata nel
Battesimo; purifica e dà vita;
unzione con l'olio:
Cristo significa Messia, cioè unto dallo Spirito, come i re erano unti con
olio;
fuoco: è
l'energia che trasforma ciò che avvolge; si posa sui discepoli sotto forma di
lingue di fuoco;
nube e luce:
nasconde la trascendenza e manifesta la gloria (vedi Mosè: Es 24, 15ss);
ombra:
nell'Annunciazione, su Maria stende “la sua ombra” (Lc 1,35); nella
Trasfigurazione, da dove uscì una voce che diceva: Questi è il mio Figlio
prediletto” (Lc 9, 34); nell'Ascensione: “mentre essi lo stavano guardando,
Gesù fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi” (At 1,9);
sigillo (=
carattere): impresso sui documenti a indicare un effetto indelebile;
mano: imponendo
le mani, Gesù trasmette lo Spirito e guarisce (cf Mc 6,5);
dito: con
"dito di Dio" (Es 31,18) è stata scritta la legge su tavole di
pietra; con "lo Spirito di Dio vivente" (2 Cor 3,3), è stata scritta
la nuova legge affidata agli Apostoli;
colomba:
rientra nell'arca alla fine del diluvio con il ramoscello di ulivo nel becco;
sotto forma di colomba, lo Spirito scende su Gesù nel Battesimo.
SEGNO DI CROCE-SIGNIFICATO
Sul nostro pianeta sono
innumerevoli le persone che sanno, per esempio, segnarsi soltanto sulla fronte
o sul petto il Segno della Croce mentre pronuncia le parole: “Nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. [Gli Ortodossi si segnano prima sulla
spalla sinistra e poi sulla destra...]
– Un gesto e un’invocazione molto semplici, che
però trasportano di colpo in un oceano infinito. Ti sommergono nella presenza
dei Tre, nel loro amore, nella loro benedizione.
– Questa Croce che tracci su di te o sopra di
altri, è una Croce protettrice, come quella nube della Bibbia che indicava la
Presenza di Dio. Questo gesto è vettore di una preghiera breve ma feconda, che
può aprire il nuovo giorno e chiuderlo, introdurti alla preghiera o ad un nuovo
lavoro, benedire il tuo pasto familiare o l’uomo o la donna che ami.
– Questo
segno della Croce è insieme “cristologico” e “trinitario”. Col segno della
Croce gloriosa di Gesù, del “Dio crocifisso” chiami in tuo aiuto i Tre. Il
segno della Croce, compiuto con rispetto e amore, con calma, è uno scintillio
di vita divina. Si entra, si apre una porta, si fa vicina una Presenza, e per
un istante percepisce qualcosa di Dio.
– Chi
non è rimasto impressionato talvolta dalla gravità di un cristiano quando fa il
Segno della Croce?
Un
missionario racconta di un giorno, all’inizio della celebrazione eucaristica. «Nella
mia qualità di sacerdote, io invocavo ad alta voce il nome dei Tre, mentre
l’assemblea si segnava. I miei occhi si posarono su una donna di mezza età. Il
suo volto era segnato dalle preoccupazioni e dalla sofferenza. Si stava
segnando, con gli occhi chiusi, con interiorità e abbandono, però, insieme con
decisione e pietà, lentamente. Quell’immagine mi restò impressa nella memoria
come un’icona, forse perché in essa vidi una consonanza tra la Croce di Gesù e
la sofferenza della donna».
Penso
a santa Bernardetta di Lourdes. Una bambina come tutte le altre, fino il giorno
in cui vide la Vergine alla grotta. Dopo le apparizioni conservò il suo
candore, spontaneità e senso comune di prima. Però, a partir da allora, tutti i
testimoni parlano soprattutto del raccoglimento e convinzione con cui faceva il
Segno della Croce. Un giorno le chiesero dove l’aveva appreso, e Bernadetta
rispose: «Non so come lo faccio; però lo
faccio come lo vidi fare dalla Signora».
ALLA TRINITà
O Trinità beata,
oceano di
pace,
la Chiesa a
te consacra
la sua lode
perenne.
Padre d'immensa gloria
Verbo
d'eterna luce,
Spirito di
sapienza
e carità
perfetta.
Rovéto inestinguibile
di verità e
d'amore,
ravviva in
noi la gioia
dell'agape
fraterna.
O principio e sorgente
della vita
immortale,
rivelaci il
tuo volto
nella gloria
dei cieli. Amen
AL MATTINO
Già l'ombra della notte si dilegua,
un'alba
nuova sorge all'orizzonte:
con il cuore
e la mente salutiamo
il Dio di
gloria.
O Padre Santo, fonte d'ogni bene,
effondi la
rugiada del tuo amore
sulla Chiesa
raccolta dal tuo Figlio
nel Santo
Spirito, Amen.
ALLA SERA
O Trinità beata, luce,
sapienza,
amore,
vesti del
tuo splendore
il giorno
che declina.
Te lodiamo al mattino,
Te nel
vespro imploriamo,
Te canteremo
unanimi
nel giorno
che non muore. Amen
|
GIACULATORIE
• Gloria a te,
Trinità, uguale nelle Persone, unico Dio, prima di tutti i secoli, ora e per
sempre.
• Lode a te,
santa Trinità, inseparabile Unità, che ci hai rivelato la tua misericordia.
• Gloria ed onore
all'unico Dio, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nei secoli dei secoli!
• A Te rendiamo
grazie, una e vera Trinità, unico e sommo Dio.
• Soccorrici,
unico Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
• Trinità beata!
Il Padre è amore, grazia il Figlio, comunione lo Spirito Santo.
• O Trinità
santa, Padre, Figlio, Spirito,
principio,
splendore e dono di verità!
• A Te onore e
potenza, a Te lode nei secoli, o santaTrinità!
• Tutte le tue
creature danno gloria a Te,
santa Trinità!
• Tutto viene da
Te, o Dio, per la tua parola tutto vive in Te, gloria a Te nei secoli!
• A Te la nostra
preghiera, l'adorazione e
la lode, gloriosa
Trinità.
• Tu nostra
speranza, nostra gloria e salvezza, o santa Trinità!
• Amen! Lode,
gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio,
nei secoli dei secoli. Amen
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