Incontro del Santo Padre con i giornalisti durante il volo verso Manila
(Padre Lombardi)
Anche in questo viaggio intermedio, come vede, siamo tutti pronti in
ascolto delle sue parole. E complimenti per la prima parte del viaggio che è
stata compiuta così brillantemente. Adesso noi le faremo un certo numero di
domande, come al solito. Lei, quando è stanco e vuole finire ce lo dice e se ne
va tranquillamente… È già stanco adesso?... Comunque per iniziare, siccome so
che c’è una cosa che Le sta molto a cuore e che Lei desidera dirci su questo
viaggio ed è il significato di questa canonizzazione di san Giuseppe Vaz,
allora La prego di dircelo subito fin dall’inizio, in modo tale che poi abbiamo
acquisito questo suo messaggio importante. Poi passiamo alle domande. Abbiamo
diverse persone che sono già iscritte. Ecco qua.
(Papa Francesco)
Prima di tutto buon giorno, e anche un dubbio per Carolina: è vero, mi è
arrivata l’immagine della Madonna del Lujan, grazie tante. Queste
canonizzazioni sono state fatte con la metodologia – è prevista nel diritto
della Chiesa – che si chiama canonizzazione equipollente. Si usa quando da
tanto tempo un uomo o una donna è beato, beata, e ha la venerazione del popolo
di Dio, di fatto è venerato come santo, e non si fa il processo del miracolo.
Ci sono persone che sono così da secoli. Il processo di Angela da Foligno è
stato fatto così, lei è stata la prima. Poi io ho scelto di fare così per
persone che sono state grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici. Per primo
Pietro Favre, che è stato un evangelizzatore dell’Europa: è morto si può dire
per la strada, mentre viaggiava evangelizzando a quarant’anni. E poi gli altri,
gli evangelizzatori del Canada, Francesco de Laval e Maria dell’Incarnazione:
questi due sono stati praticamente i fondatori della Chiesa nel Canada, lui
come vescovo e lei come suora, con tutto l’apostolato che facevano lì. Poi
l’altro è Giuseppe de Anchieta, del Brasile, il fondatore di San Paolo, che da
tempo era beato, ed ora è santo. Giuseppe Vaz, qui, come evangelizzatore dello
Sri Lanka. E adesso, a settembre, Deo mediante, farò la canonizzazione
di Junipero Serra, negli Stati Uniti, perché è stato l’evangelizzatore
dell’ovest degli Stati Uniti. Sono figure che hanno fatto una forte
evangelizzazione e sono in sintonia con la spiritualità e la teologia
della Evangelii gaudium. E per questo ho scelto queste figure. Era
questo.
(Padre Lombardi)
Grazie. E allora adesso passiamo alle domande per cui si sono iscritti i
nostri colleghi. Il primo è Jerry O’Connell diAmerica Magazine,
che Lei conosce bene. A lui la parola.
(Jerry O’Connell)
Prima di tutto, Santo Padre, concordo con padre Lombardi, complimenti
per la buona riuscita della visita in Sri Lanka. Io faccio una domanda per il
gruppo inglese. Abbiamo concordato di fare una domanda ponte, che colleghi la
visita in Sri Lanka e quella nelle Filippine. Abbiamo visto in Sri Lanka la
bellezza della natura, ma anche la vulnerabilità di quell’isola: dai
cambiamenti climatici al mare etc. Stiamo andando nelle Filippine e Lei
visiterà la zona già colpita. Sta già studiando da un anno e più la questione
dell’ecologia e della cura della creazione. La mia domanda, quindi, prevede tre
aspetti. Primo: il cambiamento climatico è maggiormente dovuto all’opera
dell’uomo, alla sua mancanza di cura della natura? Secondo: la Sua
Enciclica, quando uscirà? Terzo: Lei insiste, come abbiamo visto in Sri lanka,
molto sulla cooperazione fra religioni, Lei intende invitare le altre religioni
a riunirsi per affrontare questo problema? Grazie.
(Papa Francesco)
La prima domanda. Lei ha detto una parola che mi evita una precisazione:
“maggiormente”. Io non so se del tutto, ma maggiormente, in larga parte è
l’uomo che prende a schiaffi la natura, continuamente. Noi ci siamo un po’
impadroniti della natura, della sorella terra, della madre terra. Mi ricordo,
voi avete già sentito questo, quello che un vecchio contadino una volta mi ha
detto: “Dio perdona sempre, noi – gli uomini – perdoniamo alcune volte, la
natura non perdona mai”. Se tu la prendi a schiaffi, lei lo fa a sua volta.
Credo che noi abbiamo sfruttato troppo la natura; le deforestazioni, per
esempio. Io ricordo ad Aparecida: in quel tempo non capivo bene questo
problema, quando sentivo i vescovi brasiliani parlare di deforestazione
dell’Amazzonia non riuscivo a capire bene. L’Amazzonia è un polmone del mondo.
Poi, cinque anni fa, con una commissione dei diritti umani ho fatto un ricorso
alla Suprema Corte di Argentina per fermare nel nord del Paese, nella zona de
Nordesalta, Tartagal, per fermare almeno temporaneamente una deforestazione
terribile. Questo è un aspetto. Un altro sono le monocoltivazioni. I contadini,
ad esempio, sanno che se tu coltivi il granoturco per tre anni, poi devi
fermarti e fare un’altra coltivazione per uno-due anni, per nitrogenizzare la
terra, perché la terra cresca. Per esempio da noi si coltiva solo soia e si fa
soia finché la terra non si esaurisce. Non tutti fanno questo, ma è un esempio,
come ce ne sono tanti altri. Credo che l’uomo è andato troppo oltre. Grazie a
Dio oggi ci sono voci, ci sono tanti, tanti che parlano di questo; in questo
momento vorrei ricordare il mio amato fratello Bartolomeo, che da anni, da anni
predica su questo tema. E io ho letto tante cose sue per preparare questa
Enciclica. Posso tornare su questo ma non voglio essere lungo. Guardini – dico
soltanto questo – ha una parola che spiega abbastanza. Lui dice: la seconda
maniera di incultura, è quella cattiva. La prima è l’incultura che riceviamo
con la creazione per farla cultura, ma quando tu ti impadronisci troppo e vai
oltre, questa cultura va contro di te, pensiamo a Hiroshima. Si crea una
incultura, che è la seconda.
L’Enciclica: la prima bozza l’ha fatta il cardinale Turkson con la sua
équipe. Poi io con l’aiuto di alcuni ho preso questa e ci ho lavorato. Poi con
alcuni teologi ho fatto una terza bozza e ho inviato una copia alla
Congregazione perla Dottrina della Fede, alla Seconda Sezione della
Segreteria di Stato e al Teologo della Casa Pontificia, perché studiassero bene
che io non dicessi “stupidaggini”. Tre settimane fa ho ricevuto le risposte,
alcune grosse così, ma tutte costruttive. E adesso mi prenderò una settimana di
marzo, intera, per finirla. Credo che alla fine di marzo sarà finita e andrà
alle traduzioni. Penso che se il lavoro di traduzione va bene – mons. Becciu mi
sta ascoltando: lui deve aiutare per questo –, se va bene a giugno/luglio potrà
uscire. L’importante è che ci sia un po’ di tempo tra l’uscita dell’Enciclica e
l’incontro a Parigi, perché sia un apporto. L’incontro in Perù non è stato un
granché. A me ha deluso la mancanza di coraggio: si sono fermati a un certo
punto. Speriamo che a Parigi siano più coraggiosi i rappresentanti per andare
avanti in questo.
Per la terza domanda, credo che il dialogo tra le religioni è importante
su questo punto. Le altre religioni hanno una buona visione. Anche su questo
punto c’è un accordo per avere una stessa visione. Non ancora nell’Enciclica.
Di fatto ho parlato con alcuni di altre religioni sul tema e so che anche il
cardinale Turkson lo ha fatto e almeno due teologi lo hanno fatto, questa è stata
la strada. Non sarà una dichiarazione in comune. Gli incontri arriveranno dopo.
(Padre Lombardi)
Grazie, Santo Padre. E allora adesso diamo la parola a Pia del gruppo
delle Filippine.
(Pia)
Santo Padre, le Filippine sono molto, molto felici di darLe il benvenuto
tra poche ore. La mia domanda è: qual è il Suo messaggio per quelle migliaia di
persone che non hanno potuto incontrarla, e non potranno incontrarla di
persona, anche se avrebbero voluto? Mi spiace, non parlo italiano…
(Papa Francesco)
Per rispondere a questo, rischio di diventare troppo semplice, ma dirò
una parola. Il centro, il nocciolo del messaggio saranno i poveri, i poveri che
vogliono andare avanti, i poveri che hanno sofferto per il tifone Yolanda e che
ancora soffrono le conseguenze; i poveri che hanno la fede, la speranza in
questa commemorazione del V centenario della predicazione del Vangelo nelle
Filippine; il popolo di Dio, nelle Filippine, i poveri, anche i poveri sfruttati,
sfruttati da quelli che compiono tante e tante ingiustizie sociali, spirituali,
esistenziali. Io penso a loro. Andando nelle Filippine penso a loro. L’altro
giorno a casa nostra, a Santa Marta, il 7 gennaio, c’è stata la festa del
Natale delle Chiese Orientali, e lì ci sono tre persone di nazionalità etiope e
anche alcuni filippini, che lavorano lì. E gli etiopi hanno fatto la festa:
hanno invitato tutti i dipendenti, una cinquantina, a pranzo. Io sono stato con
loro e guardavo i dipendenti delle Filippine, che hanno lasciato la loro
patria, cercando un benessere maggiore, lasciando papà, mamma, figli, per
andare… I poveri. Non so… Il nocciolo sarà questo.
(Padre Lombardi)
Juan Vicente Boo viene e fa la domanda per il gruppo spagnolo.
(Juan Vicente Boo)
Santo Padre, innanzitutto devo dire che per essere stanco ha un buon
aspetto. Volevo chiederLe, farLe una domanda da parte del gruppo spagnolo,
sulla storia dello Sri Lanka e la storia contemporanea. Negli anni della guerra
civile, nello Sri Lanka, ci sono stati più di 300 attentati kamikaze, attentati
suicidi, fatti da uomini, da donne, da ragazzi e da ragazze. Adesso stiamo
vedendo attentati suicidi di ragazzi, ragazze ed anche di bambini. Cosa pensa
di questo modo di fare la guerra? Grazie.
(Papa Francesco)
Forse, quello che mi viene da dire è una mancanza di rispetto, ma mi
viene. Io credo che dietro ad ogni attentato suicida ci sia uno squilibrio, uno
squilibrio umano. Non so se mentale, ma umano. Qualcosa che non va in quella
persona. Non ha quell’equilibrio sul senso della sua vita, della propria vita e
di quella degli altri. Lotta per… sì, dà la vita, ma non la dà bene. Tanta
gente, tanta gente lavora – pensiamo ai missionari, per esempio – dando la
vita, ma per costruire. Qui si dà la vita autodistruggendosi e per distruggere.
Questo non va, c’è qualcosa che non va. Io ho accompagnato la tesi non del
dottorato, ma della licenza, di un pilota dell’Alitalia che l’ha fatta in
Sociologia sui kamikaze giapponesi. Qualcosa ho sentito da lui, ma è difficile
capire questo. Quando io correggevo, era più la parte metodologica. Ma non si
capisce… Non è una cosa soltanto dell’Oriente. Ci sono indagini in questo
momento, indagini su una proposta arrivata nella Seconda Guerra Mondiale in
Italia, e proposta al fascismo in Italia. Le prove non ci sono, ma si investiga
su questo. C’è qualcosa lì che è molto collegato ai sistemi dittatoriali o
totalitari. Ai sistemi totalitari. È molto collegato. Il sistema totalitario
uccide, se non la vita, uccide possibilità, uccide futuro, uccide tante cose. E
anche la vita. E questo è così. Ma non è un problema finito. Non è soltanto
orientale. È importante. Non mi viene da dire un’altra cosa.
Sull’uso dei bambini. Quello che ho detto in genere è per tutti, ma
lasciandolo, prendiamo i bambini. I bambini sono usati dappertutto per tante
cose: sfruttati nel lavoro, sfruttati come schiavi, sfruttati anche
sessualmente. Alcuni anni fa con alcuni membri del Senato in Argentina abbiamo
voluto fare una campagna negli alberghi più importanti, per dire pubblicamente
che lì non si sfruttano i bambini per i turisti. Non siamo riusciti a farlo. Le
resistenze nascoste ci sono. Io non so se si sfruttano o non si sfruttano, era
una misura preventiva. Poi, alcune volte, quando ero in Germania cadevano nelle
mani alcuni giornali e c’era la zona del turismo, e turismo in quella zona del
Sud-Est asiatico, e anche turismo erotico, e lì erano bambini. I bambini sono
sfruttati, ma il lavoro schiavo dei bambini è terribile. Sono sfruttati anche
per questo. Ma più non oso dire.
(Padre Lombardi)
Grazie, Santità. Adesso diamo la parola a Ignazio Ingrao per il gruppo
italiano.
(Ignazio Ingrao)
Buongiorno, sono per il settimanale Panorama e Il
mio Papa. Santità, c’è molta preoccupazione nel mondo per la Sua incolumità.
Secondo i servizi segreti americani e israeliani, il Vaticano sarebbe
addirittura nel mirino dei terroristi islamici. Sui siti fondamentalisti è
comparsa la bandiera dell’islam, che sventola su San Pietro. Si teme anche
per la Sua sicurezza nei viaggi all’estero. Ecco, sappiamo che Lei
non vuole rinunciare al contatto diretto con la gente, ma a questo punto pensa
che sia necessario modificare qualcosa nei Suoi comportamenti e nei Suoi
programmi? C’è anche timore per l’incolumità dei fedeli, che partecipano alle
celebrazioni, in caso di attentati. È preoccupato per questo? E più in
generale, secondo Lei, qual è il miglior modo per rispondere a queste minacce
degli integralisti islamici? Grazie.
(Papa Francesco)
Sempre, per me, il miglior modo di rispondere è la mitezza. Essere mite,
umile – come il pane – senza fare aggressione. Io sono qui, ma c’è gente che
non capisce questo. Poi, sulle preoccupazioni: a me preoccupano i fedeli,
davvero, questo mi preoccupa. E su questo ho parlato con la Sicurezza vaticana:
qui sul volo c’è il dott. Giani che è l’incaricato di questo, lui è aggiornato
su questo problema. Questo a me preoccupa, preoccupa parecchio. Ho paura? Lei
sa che io ho un difetto: una bella dose di incoscienza. Sono incosciente in
queste cose. Alcune volte mi sono fatto la domanda: se accadesse questo a me? E
ho detto al Signore: Signore, soltanto ti chiedo una grazia, che non mi faccia
male. Perché non sono coraggioso davanti al dolore, sono molto molto timoroso,
ma non di Dio. Ma so che si prendono le misure di sicurezza, prudenti ma
sicure. Poi, vediamo.
(Padre Lombardi)
Grazie, Santità. E ci auguriamo anche noi di avere la stessa serenità,
sempre. Allora, adesso ci sarebbe Christoph Schmidt per il gruppo tedesco, che
si avvicina rapidamente. Direi poi a Sébastien Maillard di prepararsi. Poi
chiederemo al Papa se vuole proseguire o se preferisce interrompere.
(Christoph Schmidt)
Santo Padre, buongiorno. Potrebbe raccontare della sua visita al tempio
buddista, ieri, che è stata una grande sorpresa. Qual è stato il motivo di una
visita così spontanea? Lei riceve un’ispirazione da questa religione? Sappiamo
che i missionari cristiani sono stati convinti fino al XX secolo che il
buddismo fosse una truffa, una religione del diavolo. Terzo, cosa potrebbe
essere rilevante nel buddismo per il futuro dell’Asia?
(Papa Francesco)
Com’è stata la visita, perché sono andato? Il capo di questo tempio
buddista è riuscito a farsi invitare dal governo per andare all’aeroporto e lì
– è molto amico del cardinal Ranjith – lì mi ha salutato e ha chiesto di
visitare il tempio – anche a Ranjith ha detto di portarmi lì. E ne ho parlato
col cardinale, ma non c’era tempo, perché quando sono arrivato ho dovuto
sospendere l’incontro con i vescovi, perché non stavo bene di salute, ero
stanco – quei29 km di saluti alla gente mi hanno lasciato come uno
straccio – e quindi non c’era tempo. E ieri, tornando da Madhu, c’era la
possibilità; ha telefonato e siamo andati. In quel tempio ci sono reliquie dei discepoli
di Budda, di due. Per loro sono molto importanti. Queste reliquie erano in
Inghilterra e loro sono riusciti a farsele ridare: bene. E così lui è venuto a
trovarmi in aeroporto e io sono andato a trovarlo a casa sua. Primo.
Secondo. Ieri, a Madhu, ho visto una cosa che mai avrei pensato: non
erano tutti cattolici, neppure la maggioranza! C’erano buddisti, islamici,
induisti, e tutti vanno lì a pregare; vanno e dicono che ricevono grazie! C’è
nel popolo – e il popolo mai sbaglia – c’è lì il senso del popolo, c’è qualcosa
che li unisce. E se loro sono così tanto naturalmente uniti da andare insieme a
pregare in un tempio – che è cristiano ma non è solo cristiano, perché tutti lo
vogliono – perché io non dovrei andare al tempio buddista a salutarli? Questa testimonianza
di ieri a Madhu è molto importante. Ci fa capire il senso della
interreligiosità che si vive nello Sri Lanka: c’è rispetto fra loro. Ci sono
gruppetti fondamentalisti, ma non sono col popolo: sono élite ideologiche, ma
non sono col popolo.
Poi, l’idea che andassero all’inferno. Ma anche i protestanti... Quando
ero bambino – in quel tempo, 70 anni fa – tutti i protestanti andavano
all’inferno, tutti. Così ci dicevano. E ricordo la prima esperienza che ho
avuto di ecumenismo. L’ho raccontata l’altro giorno ai dirigenti dell’Esercito
della Salvezza. Io avevo quattro o cinque anni – ma lo ricordo, lo vedo ancora
– e andavo per la strada con mia nonna, mi teneva per mano. Sull’altro
marciapiede venivano due donne dell’Esercito della Salvezza con quel cappello
che portavano prima, col fiocco, una cosa del genere, adesso non lo indossano
più. Io ho chiesto a mia nonna: “Dimmi nonna, quelle sono suore?”. E lei m’ha
detto questo: “No, sono protestanti, ma sono buone”. La prima volta che io ho
sentito parlare bene di una persona di altra religione, di un protestante. In
quel tempo, nella catechesi, ci dicevano che tutti andavano all’inferno. Ma
credo che la Chiesa sia cresciuta tanto nella coscienza del rispetto
– come ho detto loro nell’Incontro interreligioso, a Colombo –, nei valori.
Quando leggiamo quello che ci dice il Concilio Vaticano II sui valori nelle
altre religioni – il rispetto – è cresciuta tanto la Chiesa in
questo. E sì, ci sono tempi oscuri nella storia della Chiesa, dobbiamo dirlo,
senza vergogna, perché anche noi siamo in una strada di conversione continua:
dal peccato alla grazia sempre. E questa interreligiosità come fratelli,
rispettandosi sempre, è una grazia. Non so se c’era qualcosa di più che ho
dimenticato… È tutto? Vielen danke.
(Padre Lombardi)
Sébastien Maillard per il gruppo francese.
(Sébastien Maillard)
Santo Padre, ieri mattina durante la Messa ha parlato della
libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Ma nel rispetto delle
diverse religioni fino a che punto si può arrivare nella libertà di
espressione, che anche quella è un diritto umano fondamentale? Grazie.
(Papa Francesco)
Grazie della domanda, è intelligente. Credo che tutte e due siano
diritti umani fondamentali: la libertà religiosa e la libertà di espressione.
Non si può… pensiamo… Lei è francese, andiamo a Parigi! Parliamo chiaro. Non si
può nascondere una verità, che ognuno ha il diritto di praticare la propria
religione, senza offendere, liberamente. Così facciamo, vogliamo fare tutti.
Secondo, non si può offendere, fare la guerra, uccidere in nome della propria
religione, cioè in nome di Dio. A noi quello che succede adesso ci fa un po’…
ci stupisce. Ma sempre pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione
abbiamo avuto! Lei pensi alla “notte di San Bartolomeo”… come si capisce
questo? Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in
nome di Dio. Questa è una aberrazione. Uccidere in nome di Dio è
un’aberrazione. Credo che questo sia la cosa principale sulla libertà di religione:
si deve fare con libertà, senza offendere, ma senza imporre ed uccidere.
La libertà di espressione. Ognuno non solo ha la
libertà, il diritto, ha anche l’obbligo di dire quello che pensa per aiutare il
bene comune. L’obbligo. Pensiamo ad un deputato, ad un senatore: se non dice
quello che pensa che sia la vera strada, non collabora al bene comune. E non
solo questi, tanti altri. Abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa
libertà, ma senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente,
ma se il dott. Gasbarri, grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia
mamma, gli arriva un pugno! È normale! È normale. Non si può provocare, non si
può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede. Papa
Benedetto in un discorso – non ricordo bene dove – aveva parlato di questa
mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava alla
fine a credere che le religioni o le espressioni religiose sono una sorta di
sottocultura, che sono tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della
cultura illuminata. E questa è un’eredità dell’illuminismo. Tanta gente che
sparla delle religioni, le prende in giro, diciamo “giocattolizza” la religione
degli altri, questi provocano, e può accadere quello che accade se il dott.
Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma. C’è un limite. Ogni religione ha
dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana. E io non
posso prenderla in giro. E questo è un limite. Ho preso questo esempio del
limite, per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti come quello
della mia mamma. Non so se sono riuscito a rispondere alla domanda. Grazie.
(Padre Lombardi)
Grazie, Santità, adesso è già più di mezz’ora che siamo qui e abbiamo
fatto un primo giro di tutti i gruppi. Lei ci ha anche detto che era un po’
stanco. Le diamo libertà. Vuole ancora continuare? Ci dica Lei veramente, però,
quando vuole terminare. Adesso avevamo in lista Joshua McElweedel National
Catholic Report.
(Joshua McElwee)
Santo Padre, grazie ancora per il tempo. Lei ha parlato tante volte
contro l’estremismo religioso, ha qualche idea concreta di come coinvolgere
altri leader religiosi per combattere questo problema? Magari un incontro ad
Assisi, come hanno avuto Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI?
(Papa Francesco)
Grazie. Anche questa proposta è stata fatta. Io so che alcuni lavorano
su questo. Ho parlato col cardinale Tauran, che è nel Dialogo interreligioso, e
lui ha sentito questo. So che il desiderio non è venuto solo da noi, è venuto
anche più dagli altri, è uscita dalle altre religioni ed è nell’aria. Non so se
ci sia qualcosa in via di organizzazione, ma c’è il desiderio nell’aria.
Grazie.
(Padre Lombardi)
Allora, un’ultima domanda di nuovo del gruppo filippino. Abbiamo Lynda
Jumilla Abalos, che ci chiede ancora qualcosa e poi dopo lasciamo
il Papa libero.
(Lynda Jumilla Abalos)
Buongiorno Santo Padre, mi dispiace perché il mio italiano non è molto
buono. Santità, Lei ha chiamato alla verità, alla riconciliazione in Sri Lanka.
Vorrei chiedere se si appoggerà alla Commissione per la verità in Sri Lanka e
in altri Paesi per i conflitti interni…
(Papa Francesco)
Io non conosco bene come siano queste Commissioni. Ho conosciuto come
era quella dell’Argentina, a suo tempo, dopo la dittatura militare, e quella
l’ho appoggiata, perché era su una buona strada. Concretamente non posso dire
di queste, perché non le conosco nel concreto. Sì, appoggio tutti gli sforzi
per trovare la verità e anche sforzi equilibrati, non come vendetta,
equilibrati, per aiutare a mettersi d’accordo. E ho sentito una cosa dal
presidente dello Sri Lanka – non vorrei che questo fosse interpretato come un
commento politico – ripeto quello che ho sentito e con il quale io sono
d’accordo. Lui mi ha detto questo: lui vuole andare avanti nel lavoro di pace –
prima parola – diriconciliazione, prima di tutto. Poi è andato avanti
con un’altra parola, ha detto: perché si deve creare l’armonia nel
popolo. L’armonia è più della pace e della riconciliazione. È di più. È più
bella ancora. È anche musicale, l’armonia. E poi è andato avanti con un’altra
parola, perché questa armonia ci darà la felicità e la gioia.
Pace, riconciliazione, armonia, felicità e gioia. Io sono rimasto stupito e ho
detto: “Mi piace sentire questo, ma non è facile”. Quinta parola: sì, dovremo
arrivare al cuore del popolo. E quest’ultima parola tanto
profonda mi fa pensare, per rispondere alla sua domanda: soltanto arrivando al
cuore del popolo, che sa cos’è la sofferenza, che sa cosa sono le ingiustizie,
che ha sofferto tante cose nelle guerre e anche nelle dittature, tante cose!...
soltanto arrivando lì – anche il popolo sa di perdono – possiamo trovare strade
giuste, senza compromessi, giuste, per andare avanti in questo che Lei dice. Le
Commissioni di indagine sulla verità sono uno degli elementi che possono
aiutare, almeno penso a quelle dell’Argentina: un elemento che ha aiutato. Uno,
ma ci sono altri elementi che dobbiamo realizzare, perché possiamo arrivare
alla pace, alla riconciliazione, all’armonia, alla felicità e possiamo arrivare
al cuore del popolo. Questo mi viene in mente, e prendo le parole del
presidente che mi sono sembrate ben dette.
(Padre Lombardi)
Grazie, Santo Padre, credo che ci abbia dato materiale più che sufficiente
per lavorare adesso per le prossime ore di questo viaggio.
Un’ultima piccolissima cosa. Proprio oggi l’Agenzia Ansa, che è la
principale agenzia di informazione italiana, compie 70 anni. Noi abbiamo sempre
fedelmente qui qualcuno dell’Ansa che viene e anche adesso c’è Giovanna
Chirri. Se Lei dice una parola di augurio all’Ansa per i 70 anni...
(Papa Francesco)
Io ho conosciuto l’Ansa la prima volta quando ho conosciuto Francesca
Ambrogetti a Buenos Aires. Francesca era la presidente del gruppo, dell’équipe
di giornalisti stranieri a Buenos Aires. Tramite lei ho conosciuto l’Ansa, e
quella donna ha ben rappresentato l’Ansa a Buenos Aires. Vi auguro il meglio.
70 anni non sono uno scherzo! Perseverare nel servizio per 70 anni è un merito
grande. Vi auguro il meglio, vi auguro sempre il meglio. Io ho l’abitudine,
quando non so come vanno le cose, di chiedere a Santa Teresina del Bambin Gesù,
che se lei prende in mano un problema, una cosa, mi invii una rosa, e lo fa,
alcune volte, ma in modo strano. E così ho chiesto anche per questo viaggio che
lo prendesse in mano e mi inviasse una rosa, ma invece di una rosa è venuta lei
stessa a salutarmi. Grazie a Carolina, grazie tante a Teresina e a voi. Grazie.
Buona giornata.
(Padre Lombardi)
Grazie a Lei, Santità, e buon viaggio. Si riposi un po’ adesso, in modo
da prepararsi per i prossimi tre giorni. Grazie a tutti.
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