Gruppo di preghiera
“Amici di Fra Jean Ebogo ocd”
Parrocchia S. Teresa di Gesù Bambino. Legnano (MI).
INTRODUZIONE
Questa sera vogliamo dedicare la recita del Santo Rosario in modo particolare ai nostri fratelli e sorelle cristiani perseguitati, soprattutto alla famiglie costrette a lasciare le loro case, il loro paese, senza la più minima possibilità di sicurezza materiale. Anche il Figlio di Dio venuto sulla terra non aveva dove posare il capo; fin dalla nascita ha conosciuto l’esilio in Egitto perché perseguitato da Erode che lo cercava per farlo morire… Tv, giornali, riviste ci fanno conoscere quanto la fedeltà a Cristo per molti di loro ha un prezzo altissimo, quello della vita.
E mentre chiediamo per questi nostri fratelli e sorelle la forza di una perseveranza fedele, raggiungiamoli con il bene inestimabile della preghiera, secondo l’esempio che ci viene ricordato dagli Atti degli Apostoli: mentre Pietro e Giovanni erano in carcere tutta la Chiesa pregava per loro.
Quanto a noi meditiamo e facciamo nostra l’esortazione di Pietro ai fedeli, perché se non è richiesta a noi oggi la testimonianza del sangue, non meno è richiesta la testimonianza di una coerenza cristiana in un mondo che sempre più si rivela come privo di valori, di fondamento solido, costruito com’è sulla sabbia dell’usa e getta, della superficialità, della ricerca del potere, dell’avere, senza un orizzonte spirituale.
“ Chi potrà farvi del male se sarete trovati ferventi nel bene? Se doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro, non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra condotta in Cristo”. (1 Pietro 3, 13 – 16).
Jean Thierry di questa coerenza cristiana ci offre un esempio bellissimo. Sul suo quaderno di note intime, dopo la dimissione senza ragioni dal pre-noviziato degli Oblati di Maria Immacolata scrive:
Devo sentirmi punito? No, perché ufficialmente non mi si rimprovera niente, non devo fare della dimissione un dramma: l’essenziale c’è, la mia relazione con l’Amico della mia vita non è stata spezzata. Effettivamente, nella vita di un uomo succede di partire in questo modo. Uno si trova a suo agio, stabilito in una via che crede buona, e Dio chiama altrove, propone il meglio al posto del buono. Si può non capire nella circostanza immediata e lamentarsene; non sempre si può capirlo, è necessario soffrire, lamentarsi pensando che è Gesù stesso che soffre così con noi. Questo peso allora diventa leggero. Il peso della famiglia. Che si dirà ai genitori che attendono di vedere il loro figlio tutto offerto al Signore? Penseranno che ha commesso una sciocchezza che ha loro nascosto, o che lui stesso ha chiesto di partire… Ci si chiede: che cosa dirà, che cosa farà? Mi sono posto tutte queste domande, ma non ho cercato una risposta, perché non avevo una risposta. “Tutto quello che Dio fa per me non è che buono”. Papà e mamma capiranno presto, loro che mi hanno nutrito col latte della fede in Cristo. […]. Saranno dunque fieri del fatto, che io ho compreso che, per noi, Gesù è tutto.
Possiamo chiederci se davvero, anche per noi, Gesù è tutto. Solo così la nostra sequela di Gesù nelle giornate a volte monotone o colme di sofferenza della nostra esistenza acquisterà significato di testimonianza per tutti coloro che ci avvicinano.
MONATÉLÉ p. François Carpemntier, incaricato dell’animazione vocazionale OMI, in visita a papà René e mamma M. Thérèse per decidere della vocazione religiosa di Thierry. ( 6 dicembre 2000 )
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