AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 14 ottobre 2019

BEATITUDINI . parte prima - Conferenze di P. Claudio Truzzi OCD




BEATI… BEATI… BEATI!
Che cosa significa convertirci? Diventare come Dio vuole.
Che cosa Dio desidera con tutto il cuore? Che assomigliamo a suo Figlio.
Che cosa bisogna allora fare? Accoglierlo, amarlo, seguirlo..., imitarlo!
In che cosa imitarlo? Quali sono le attitudini e gli atteggiamenti pratici  che il discepolo suo deve far sue perché sia sicuro che Gesù lo riconosca e se ne compiaccia? Le ha elencate Gesù stesso nel Discorso della Montagna: “Beati i poveri in spirito...;  beati..., beati...beati...”.
Quale modo migliore di sfruttare l’invito a convertirci e alla conseguente gioia, se non confrontarci con le BEATITUDINI, farle un po’ più nostre?
In questi incontri ne presenteremo una ogni sabato: le mediteremo, le “pregheremo”, implorando dal Signore la grazia di “farle nostre”.
Una..., due..., tre..., fino a otto. Tutte rotolarono giù fino al lago, in cui produssero un tale sconvolgimento che gli effetti di quei tonfi e i loro suoi spruzzi giunsero fino ai giorni nostri.
Ci riferiamo a quelle “parole del Signore” che conosciamo come le sue ... “Beatitudini”.
La morale delle beatitudini non è una morale di ubbidienza, ma di grazia” (Wilder). Dio vi appare come donatore all’insegna della gratuità, e l’uomo come umile “accoglitore” di questi doni.
Le beatitudini si trovano già - sia pure in forma isolata - nell'Antico Testamento, soprattutto nei Salmi, nella letteratura sapienziale e apocalittica. Non si tratta di benedizioni o di semplici auguri, ma della costatazioni di uno stato di felicità che è già in atto o si sta realizzando.
Nel Sermone sul monte, le nove beatitudini hanno una struttura letteraria ben definita:
   dichiarazione di felicità (“beati”),
   descrizione dei destinatari: ossia chi è beato viene evidenziata la qualità, la condizione richiesta        per ottenere la felicità proclamata (“beati i poveri in spirito”);
   indicazione della causa che giustifica la dichiarazione iniziale: perché si è beati (“Perché di loro è il Regno dei cieli”).
– San Luca [6, 20] situa il sermone di Gesù, non su un monte, ma in pianura. Trasmette soltanto quattro beatitudini, e descrive situazioni personali e reali, dirigendosi direttamente ai suoi discepoli: si limita ad una constatazione (“Chi è beato”).
– Secondo S. Matteo [5,3], invece, Gesù le proclama dall’alto di un monte, e sono otto. Esprime con esse distinte attitudini da adottare, e i suoi destinatari sono tutti gli uomini. In Matteo, infatti, si sottolinea anche la risposta concreta da parte dell’uomo al dono di Dio  (“come si diventa beati”: agendo da miti, misericordiosi, puri di cuore, artefici di pace, perseguitati a causa della giustizia).
Ancora una nota da tener presente: non si tratta di otto tipi di uomini diversi. Quasi che Cristo ci offrisse una possibilità di scelta: se non vuoi essere puro di cuore, puoi farti operatore di pace; se non te la senti di vivere nella povertà, hai sempre la possibilità di esercitare la misericordia...
Si tratta, invece, della personalità cristiana, che è vista da otto-nove diverse angolature. Una beatitudine ne richiama un'altra. E tutte si armonizzano e completano a vicenda.
Tuttavia, le differenze fra i due Evangelisti non c’interessano in questo momento. Se scegliamo quelle di Matteo è perché l’Evangelista le ha sviluppate maggiormente; perché dai tempi dei Padri della Chiesa sono state le più commentate e perché si confanno meglio al nostro proposito.
E, qual è il nostro intento? Si tratta di convertirle, non in oggetto di esegesi, ma in strumento di preghiera. Vorremmo pregare le Beatitudini. Il nostro fine è soltanto quello di porci in loro ascolto come Parola del Signore diretta a ciascuno di noi; d'interiorizzarla. Dopo, con l’aiuto dello Spirito, daremo la nostra risposta.
Perché:
1 - Le Beatitudini sono il primo “test attitudinale” cui Gesù sottomette i suoi discepoli per vedere se saranno capaci di seguirlo verso il suo Regno. Condensano lo spirito del Vangelo e sono passate alla storia come il “Manifesto di Gesù”. Significativo che il programma di vita destinato ai figli del Regno sia presentato non con un perentorio “dovete”, ma con un sorprendente martellamento di “beati..., beati...”.
Nel Vangelo leggiamo che Gesù confessa il fine della rivelazione e della sua opera: «Affinché la vostra gioia sia piena»!!! Per cui il codice della “nuova giustizia” promulgato dal Cristo non è altro che un grandioso, insistente appello alla felicità. La vocazione del cristiano è una vocazione alla gioia. La sua strada non è punteggiata di minacce, ma scandita da ripetute offerte di motivi di esultanza.
La felicità non è assicurata soltanto per il Regno definitivo (dimensione escatologica), ma riguarda anche il presente. La beatitudine è anche per l’oggi, è una possibilità attuale.
2Le beatitudini vanno ben oltre l’etica e la morale.
Le beatitudini si possono comprendere soltanto se teniamo conto di un avvenimento essenziale: il Regno di Dio è arrivato, è presente nella persona di Gesù. Le beatitudini vanno lette in una prospettiva cristologica. Gesù che le proclama, lo fa con autorità, perché è il Signore. Si può aderire al suo messaggio, accogliere le sue “felicitazioni” soltanto se si aderisce e si accoglie nella fede, la Sua persona.
Occorre, tuttavia, tener presente che il Cristo non si è limitato a proclamare le beatitudini, ma le ha vissute. È Lui il povero, il mite, il puro di cuore, il misericordioso, l'artefice di pace, il perseguitato, E noi guardiamo a Lui con soltanto come Maestro, ma come Modello.
Tale novità, questa realtà decisiva, simile annuncio che il Regno di Dio è già qui, ora, capovolge tutti i valori comuni e i criteri abituali di felicità.
Certo, si tratta di una felicità differente. Che non viene dal mondo, ma dalla sequela di Cristo. Il nostro concetto di felicità va in frantumi; il nostro modo d'intendere la vita è completamente sconvolto, perché ci mostrano come stiamo andando in direzione totalmente contraria: Dio dice sì a coloro cui il mondo dice no. Dio si congratula con quelli che il mondo compatisce.
E proprio questo giustifica la paradossalità delle Beatitudini. Infatti esse proclamano “fortunate”, dal punto di vista di Dio, precisamente quelle persone che si trovano in situazioni che, secondo una valutazione umana, sono tutt’altro che piacevoli.
Perché? Perché la nostra società – almeno quell’occidentale – continua a porre la fonte della felicità nell’“avere” (denaro, fama, sapere, potere) e nel “benessere”. Non nel “darsi”, cioè, nell’amore cristianamente inteso.
3 - Infine, lungi dall’essere semplici massime di sapienza, esse sono e sempre saranno la miglior espressione ed il criterio più chiaro per capire che la buona notizia che Gesù è venuto a portare, si sta attuando. Esse pretendono d'essere segni del valore supremo testimoniato da Gesù: l’AMORE.  Cioè, che “Il regno di Dio è vicino”.
Dove, e quando sperimentiamo la presenza e l’effetto dello “spirito delle Beatitudini”,
stiamo certi che Lui è presente!
COME PREGARLE?
Seguendo l’esempio della Parabola del seminatore,
- Iniziando a preparare il nostro terreno, raccogliendoci alla Presenza del Signore e chiedendo la grazia dello Spirito Santo:
«Vieni, o Spirito Santo, sana, lava e irriga i nostri cuori sino a convertirli in terreno soffice e accogliente, affinché la semente della tua Parola dia il cento per uno.
Dilata lo spazio della nostra interiorità, affinché possano germinare le “attitudini” descritte nelle tue “Beatitudini”.
Disegna in noi il profilo dell’autentico uomo evangelico.
Facci uomini nuovi, capaci di una nuova presentazione del Vangelo per un mondo nuovo.
E che tua Madre e Madre nostra, Maria, interceda per noi, affinché da questo momento di preghiera sgorghi un nostro “Sì” impegnato. Amen.
– Quindi facciamo una lettura calma, “pregata”, del commento alla Beatitudine: meditando, contemplando, partecipando ...
Utilizziamo, per questo, tutti i mezzi abituali: tempi, luoghi, simboli, gesti, canti e testi complementari che seguono il commento ad ognuna di esse.



CATECHISMO
359. Come raggiunge l'uomo la beatitudine?
L'uomo raggiunge la beatitudine in virtù della grazia di Cristo, che lo rende partecipe della vita divina. Cristo nel Vangelo indica ai suoi la strada che porta alla felicità senza fine: le Beatitudini. La grazia di Cristo opera anche in ogni uomo che, seguendo la retta coscienza, cerca e ama il vero e il bene, ed evita il male.

360. Perché le Beatitudini sono importanti per noi?
Le Beatitudini sono al centro della predicazione di Gesù, riprendono e portano a perfezione le promesse di Dio, fatte a partire da Abramo. Dipingono il volto stesso di Gesù, caratterizzano l'autentica vita cristiana e svelano all'uomo il fine ultimo del suo agire: la beatitudine eterna.

361. In che rapporto sono le Beatitudini col desiderio di felicità dell'uomo?
Esse rispondono all'innato desiderio di felicità che Dio ha posto nel cuore dell'uomo per attirarlo a sé e che solo lui può saziare.

362. Che cos'è la beatitudine eterna?
È la visione di Dio nella vita eterna, in cui noi saremo pienamente «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4), della gloria di Cristo e del godimento della vita trinitaria. La beatitudine oltrepassa le capacità umane: è un dono soprannaturale e gratuito di Dio, come la grazia che ad essa conduce. La beatitudine promessa ci pone di fronte a scelte morali decisive riguardo ai beni terreni, stimolandoci ad amare Dio al di sopra di tutto.
1 – GIOIA NEL CUORE
Sopra un ponte, dice l’amico all’amico: «Guarda la gioia di quei pesci nel torrente!».
L’altro, però, replicò: «Come fai tu, che non sei un pesce, sapere che i pesci sono contenti?!».
Lui gli risponde: «Per la gioia che provo io, sopra il ponte».                                       Apologo cinese
«Vi dono la mia gioia. Desidero che possediate la mia gioia, e che la vostra gioia sia piena» (Gv. 15, 11).
Il Vangelo è ‘buona notizia’, ed inizia con un’immensa gioia per tutti coloro che attendono e necessitano un salvatore. Il cristiano dev’essere messaggero di letizia e testimone della risurrezione.
La gioia che sgorga dal suo cuore, rivela la presenza di Qualcuno in cui confida e che è fonte di gioia, di pace e di tutto ciò che è buono. Pertanto il sorriso non è finto, ma un dono che regala Dio a tutti quelli che lo cercano con cuore sincero: «Si rallegrino tutti quanti che confidano in te, esulteranno per sempre» (Sal. 5, 12).
«Trabocco di gioia nel Signore e mi rallegro col mio Dio» (Is. 40, 10).
Dio è causa di gioia, e Lui colmerà tutte le aspirazioni dell’essere umano.
Chi pone gli occhi ed il cuore nel Signore, potrà godere di tutto il buono della creazione, senza cono-scere il timore, la tristezza, l’angustia. Il rallegrarsi col Signore porta a condividere la gioia con gli altri, desiderando e procurando la felicità del prossimo.
Dio sta con noi; sta dalla nostra parte. Il nostro sforzo consisterà nel credere che Lui può renderci completamente felici, se l’amiamo. Per ciò che portiamo dentro, «per la nostra gioia sopra il ponte», potremo scorgere la gioia dei pesci nel torrente.              (da ‘Parabolas para orar y amar’ – ed. Monte Carmelo – Burgos)
Felicità – Dio è vicino
Un giorno fu ricoverato in un reparto di terapia intensiva un paziente di nome Carlo.
Era un uomo grande e grosso affetto da cancro alle ossa.
Sebbene avesse molti dolori, si lamentava raramente.
La moglie lo seguiva con immenso amore e faceva in modo che ricevesse il miglior trattamento possibile.
Dopo essere stato ricoverato diverse volte per la chemioterapia, le energie di Carlo si erano esaurite.
L'ultima volta che fu ricoverato soffriva così tanto che era difficile prendersi cura di lui, perché anche i medici sapevano bene che non c'era più molto da fare.
Era ormai in fase terminale e il suo dolore era così intenso che nessuna medicina bastava più a calmarlo.
Sua moglie riusciva a malapena a passare qualche minuto da sola con lui.
Una notte, verso la fine del turno, l'infermiera fece un ultimo giro per il reparto e andò a dare un'occhiata anche a Carlo. Aprì piano la porta della sua camera per non svegliarlo. Uno spiraglio di luce entrò dal corridoio ed illuminò la camera come chiaro di luna. L'infermiera guardò verso il letto e non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.
Carlo era steso sulla schiena, nella posizione che era più scomoda e dolorosa per lui. Stesa vicino a lui c'era sua moglie che gli teneva la testa appoggiata sulla spalla, rannicchiata al suo fianco come un piccolo cerbiatto vicino alla madre.
Dormiva così profondamente che si sentiva il respiro uscirle dalla bocca con un sibilo leggero.
L'infermiera rimase in piedi sulla porta sentendosi un'intrusa.
Quando fece per andarsene Carlo aprì gli occhi e rise come se volesse dire: «Va tutto bene!»
Una felicità vera, ma fragile:
"Perché sei così felice?" – chiese la donna.
"Perché tu sei qui, al mio fianco" – rispose l'uomo.
Una felicità vera ed eterna:
"Perché sei così felice?" – chiese Dio.
"Perché tu sei qui, al mio fianco" – rispose l'uomo

Padre Claudio Truzzi OCD 

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