http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-Piovanelli, il cardinale di 90 anni che usa power point
CARD. PIOVANELLI (FOTO DI ROBERTO VICARIO)
Intervista con il porporato sulla svolta di Bergoglio: "Ci
insegna che noi pastori non dobbiamo metterci al di sopra e neppure alla pari,
ma al di sotto, come ha fatto Gesù lavando i piedi"
ANDREA
TORNIELLI
CERCINA (FIRENZE)
Sabato, al concistoro, a far festa al neo-porporato Gualtiero
Bassetti, arcivescovo di Perugia ma fiorentino doc, lui non poteva certo
mancare. Il cardinale Silvano Piovanelli, classe 1924, figlio di un imbianchino
e di una lavandaia nato e cresciuto nel Mugello, per diciotto anni arcivescovo
di Firenze, festeggerà a Roma il suo novantesimo compleanno. Dal 2001 vive
ritirato a Cercina, nella parrocchia della pieve romanica di Sant'Andrea ai
piedi del monte Morello e nonostante sia un principe della Chiesa non disdegna
di fare il cappellano e in qualche caso persino d'improvvisarsi autista del
parroco, il sacerdote polacco Janusz Aptacy, mettendosi alla guida di una Panda
4X4 sulle strade non proprio agevoli di queste stupende zone della Toscana.
Ha novant'anni, don Silvano, ma non rinuncia a fare il prete e usa
le nuove tecnologie, come sanno bene le suore che lo invitano a tenere gli
esercizi spirituali vedendoselo arrivare con tanto di slide in power point e
chiavette USB in omaggio con i testi delle sue meditazioni. Il cardinale, che è
stato compagno di seminario di don Lorenzo Milani, ha salito in modo imprevisto
tutti i gradini della carriera ecclesiastica rimanendo sempre nella stessa
diocesi di Firenze, della quale da vescovo ausiliare è diventato arcivescovo
dopo la morte improvvisa di Giovanni Benelli: «Questo» ripete «mi ha sempre
reso tranquillo: il fatto di non aver scelto io, ma di essere stato sempre
chiamato». Per lui la svolta di Papa Francesco, il suo invito ai vescovi perché
vivano in mezzo alla gente e non da vip, è realtà quotidiana. Merito anche dei
diciannove anni da parroco, che Piovanelli ha vissuto a Castelfiorentino, agli
estremi confini della diocesi, in una delle zone più anticlericali, nel Comune
«più rosso d'Italia», dove si è reso conto che la Chiesa non può creare
ostacoli e imporre pedaggi eccessivi a chi chiede i sacramenti, anche se
sembrano persone dalla fede incerta e lacunosa.
«Quello che ho imparato, l’ho imparato in parrocchia», confida il
cardinale a Vatican Insider. «Fare il parroco aiuta enormemente anche a fare il
vescovo. Per me è stata una cattedra importante, il contatto con la gente, la
scoperta quotidiana di tanta gente buona e santa. E testimonianze confortanti
anche da chi era lontano e non frequentava la chiesa. Ricordo che quando ci fu l'alluvione
del 1966, a Castelfiorentino rimase isolata la casa di riposo. Appena le acque
si ritirarono, andammo a prendere gli anziani ricoverati. L'unico modo per non
mandarli via era di accoglierli nelle case. Mi ricordo di uno che non veniva
mai in chiesa, ma che accolse una coppia di vecchietti facendola dormire nel
proprio letto, mentre lui e la moglie si erano sistemati sul divano. Spero che
a quest’uomo capiti quello di cui parla il Vangelo di Matteo al capitolo 25:
“Ma quando mai, Signore, t’abbiamo fatto questo?”. “Quella volta che tu mi
mettesti a letto, nel tuo letto, e tu e tua moglie andaste a dormire sul
divano”».
Il novantenne cardinale considera Papa Bergoglio «una vera grazia
di Dio». «Ha inaugurato una nuova stagione - spiega - semplicemente con il suo
modo di porsi, il suo modo semplice di abbracciare le persone, senza alcuna
preoccupazione di difendersi. Del resto nei Vangeli vediamo che Gesù faceva lo
stesso con le folle. Penso che se il Signore lo vorrà, Francesco farà anche
grandi cambiamenti. Ma il cambiamento più forte è una certa smitizzazione, si è
fatto semplice e vicino alla gente, continuando ad avere da vescovo di Roma
l'approccio di quando era a Buenos Aires».
Il rischio dei vescovi con la «mentalità del principe», denunciato
da Bergoglio, per Piovanelli «esiste, perché a volte certi modelli
dell'autorità nel mondo finiscono per riflettersi anche nel modo di vivere
l'autorità religiosa. Questo però - insiste il cardinale - non è Vangelo. Il
Papa ci insegna che non dobbiamo metterci al di sopra e neppure alla pari, ma
al di sotto, come ha fatto Gesù lavando i piedi. Tutti dobbiamo metterci in
discussione e imparare sempre più a servire, non a difendere la nostra
autorità».
Per Piovanelli a cambiare in Italia deve essere anche il rapporto
tra Chiesa e politica: «Non dobbiamo cercare alleanze improprie né aspettarci
che la politica si metta al servizio della Chiesa. La politica deve essere al
servizio del bene comune e la Chiesa non chiede privilegi, vuole che ad essere "privilegiati"
siano tutti gli uomini. E i laici cattolici in politica hanno la libertà dei
figli di Dio, non tocca a noi impostargli il lavoro». Se si chiede al cardinale
qualcosa sul «retroterra» cattolico di Matteo Renzi, risponde: «Retroterra?
Veramente lui e la sua famiglia vanno a messa ogni domenica, proviene
dall'esperienza degli scout. Preghiamo perché il Signore si serva delle persone
che ci sono per il bene del nostro Paese».
articolo/articolo/piovanelli-32154/
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