1812- 1836
Nell'immaginazione popolare re e principi e i nobili delle corti vivono sempre o molto spesso un'esistenza fra feste, amori, passioni, intrighi; questa regola, però, non vige sempre per tutti coloro che sono vissuti e vivono nei palazzi del potere, comprendendo anche i politici e i funzionari delle moderne democrazie. Maria Cristina di Savoia, regina del Regno delle Due Sicilie grazie al matrimonio con il re Ferdinando II rappresenta una delle più notevoli eccezioni nonostante la brevità della sua vita, solo ventiquattro anni. Nacque a Cagliari dove Vittorio Emanuele I e la madre, Maria Teresa d'Asburgo d'Austria, si erano rifugiati con la corte per l'invasione napoleonica del Piemonte. Fin dall'adolescenza dimostrò una fede autentica e non di maniera, l' educazione e la cultura furono conformi al suo ruolo nella previsione di un matrimonio degno di una principessa di sangue reale. Fu una donna distinta, intelligente, buona e assai bella, si ricorda il suo particolare interesse per la Fisica. Le turbolenti vicende storico- politiche che coinvolsero i Savoia fin dai primi anni dell'Ottocento non ne alterarono il carattere né la visione della vita, benché non furono poche le incomprensioni che incontrò alla corte di Carlo Alberto. La fede di Maria Cristina di Savoia non si basava su pii ed evanescenti sentimenti, ma si traduceva in vita vissuta. Avrebbe desiderato entrare in convento come claustrale, ma incontrò la fortissima opposizione di Carlo Alberto per ragioni di stato; ma quando p. Giovanni Battista Terzi, il direttore spirituale che la dirigeva da tempo, le prospettò l'opportunità di un matrimonio rinunciò al progetto della vita consacrata. Nel 1832 Maria Cristina dopo un breve fidanzamento si sposò a Genova con Ferdinando II, re delle Due Sicilie. Fu un matrimonio di stato, ma pienamente condiviso dai due sposi che col tempo tramutarono la reciproca stima in vero amore. Maria Cristina nella sua nuova veste di regina poté ancor meglio sostenere tutte le sue iniziative a favore dei poveri di Napoli che riconobbero in lei una vera madre. Organizzò grandi opere sociali e assistenziali per il popolo. Si tenne lontana dalla politica pur avendo umanamente una notevole influenza sul marito che amava consigliarsi con lei e con cui condivideva la pratica della fede in un ambiente dove il pensiero massonico, ostile alla Chiesa, aveva molti sostenitori nella stessa corte e nell'esercito. Gladstone, il Primo Ministro della regina Vittoria in visita a Napoli, aveva definito il Regno di Ferdinando II "la negazione di Dio eretta a sistema di governo": qui operò la Regina. Fu riorganizzato il ricovero degli ammalati negli ospedali, gli accattoni furono sottratti alla strada, si diede un regolare assegno di mantenimento ai giovani che rischiavano di cadere nel malaffare o nel giro del vizio. La Colonia di San Leucio fu la sua opera più felice: grazie a questo centro che prevedeva case per i lavoratori e le loro famiglie, una chiesa, manifatture e campi rifiorirono le antiche seterie napoletane; per i figli era prevista l'istruzione obbligatoria gratuita. Fu un'opera ammirata in tutta Europa. La Regina non agiva per filantropia, ma mossa da un'autentica carità. I napoletani, con affetto, la chiamavano la loro "La Reginella Santa". Lei regnante non vennero eseguite condanne a morte. A tre anni dal matrimonio nacque Francesco, che sarebbe stato detronizzato nel 1860 da Garibaldi e i suoi Mille. Il 31 gennaio 1836 Maria Cristina morì per una setticemia post - partum, morte che aveva predetto in precedenza scrivendo da Portici alla duchessa di Lucca, sua sorella: "Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire". La gente di Napoli, riconoscente, per tre giorni si recò nel monastero di Santa Chiara, dove riposa ancora oggi, per darle l'ultimo saluto.
Roberto Arioli
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