Carissima Danila,
il tuo romanzo mi ha tenuto col fiato sospeso fino all'ultima pagina: lo trovo stupendo! Il finale è davvero inedito, e come in tutti i romanzi credo ci sia molto di chi l'ha scritto. Non esistono storie inventate, che non siano in precedenza vissute; anche solo nell'immaginazione.
Vorrei chiederti qualcosa sull'identità dei protagonisti... ma, come suggerisce Irene a Gabriele: forse ancora non è il momento.
Un abbraccio "paradiso", che va desiderato al di là di ogni merito e di ogni nostro possibile peccato.
Grazie!
don Maurizio Roma
Pievano di Lubaco
Ringraziare pubblicamente don Maurizio non solo è doveroso, ma lo faccio con gioia, perché chiedere ad un sacerdote di leggere un lungo racconto non proprio di natura spirituale, ma semplicemente umano, è stata un'azione di coraggio: mia, con faccia tosta nel proporgli la lettura e sua, nell'aver accolto ed esaudito la richiesta. Del suo giudizio mi fido ciecamente. Ma questo è stato l'incipit di un dialogo che mi ha permesso di approfondire, con don Maurizio, risvolti spirituali e umani che sono stati per me di grande conforto.
In quel racconto ho citato lo Shemà Israel, poiché è il trait-d'union tra quel ripetere ogni giorno ai figli e ai figli dei figli fino all'ennesima generazione la grandezza di Dio, e come ogni giorno gli sposi dovrebbero ripensare al senso profondo della loro unione.
Non proseguo, sta a chi avrà desiderio di leggere questa mia prima edizione in cartaceo, capirne il senso.
Danila Oppio
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