Lo scambio di corrispondenza col don continua...
Caro Don Maurizio
Mi
hai confermato che il mio pensiero non è sbagliato, sto lottando per una Chiesa
che sia il più aderente possibile agli insegnamenti evangelici, e anche contro
una certa forma di bigottismo, che nulla ha a che fare con la vera fede.
Credere non significa dimenticarsi di avere la ragione, di usarla. Io lo faccio
sempre, ovvero verifico quanto la mia fede possa andare a braccetto con la
ragione, e più ci penso, e più mi convinco sulla Verità del Signore, l'Unico
che abbia insegnato all'uomo quale è la Via per vivere secondo la volontà del
Padre.
E seguendo quella Via, viviamo bene anche noi. Ma un conto è il Signore,
e quando di buono ci ha lasciato, un conto sono gli uomini, anche di
Chiesa,che talvolta non rispecchiano il Suo Volto. Quando una persona, anche
amica, difende ogni cosa a spada tratta, dicendomi che se critico qualcosa, non
sono veramente cattolica, ma mi comporto da protestante, mi chiedo se abbia
ragione lei o io. Ma penso che, come una madre che ha un figlio ribelle, e
che malgrado i suoi insegnamenti non cammina sulla retta via, cerca di
correggerlo, vede i suoi errori, ma continua comunque ad amarlo, così ragiono
io riguardo a certi comportamenti dentro la Chiesa. Comportamenti non consoni
né ad un Ordinato - a qualsiasi grado di gerarchia appartenga, né ad un laico,
e che io non approvo, anche se non condanno, lasciando al Signore il giudizio
finale. Quell'articolo che ho scritto recentemente, voleva dire solo
questo.
Vorrei
poter pubblicare la lettera che ti ho scritto e magari anche la tua risposta,
però immagino tu preferisca resti privata. Ma sarebbe interessante divulgarne
il contenuto.
Grazie
di tutto, buona serata e un abbraccio Eden.
Danila
Cara Danila
Riguardo la
pubblicazione guarda un po' tu, per me non ci sono problemi.
Ogni giorni imparo qualcosa, a cominciare dal fatto che si può anche essere
sacerdoti senza essere cristiani. Il nostro percorso di adesione a Cristo uomo
perfetto non è affatto significato e tanto meno esaurito nel sacramento
dell'ordine. Pertanto, se solo dopo la Pentecoste i discepoli sono (di fatto)
divenuti apostoli, allora è bene convincersi che nella santa Chiesa di Dio c'è
veramente bisogno di una nuova effusione di Consolazione, che - come sappiamo -
porta la pace, attraverso il fuoco!
Preghiamo il Signore della mèsse perché mandi operai (persone che hanno
liberamente scelto di lavorare) nella sua mèsse.don Maurizio
Caro don
Maurizio,
mi hai stupito, con
quella considerazione, ovvero che si può essere sacerdoti senza essere
cristiani.
In effetti, vale per
tutti: un conto è aver ricevuto il Battesimo, la Confermazione, e quindi
appartenere di diritto alla Chiesa Cattolica, e di Cristo, un conto è camminare
sulla Sua Via.
Non è facile, le tentazioni sono molteplici, e spesso non
restano a livello di tentazione, poiché il demonio tenta, il mondo corrotto
tenta, ma il cristiano deve saper dire di no. L'altro conto, è quello di
scegliere la strada che sembra più semplice, ovvero quella delle decisioni
personali, che non seguono il percorso proposto da Gesù.
Sembra, ho detto, poiché
poi ci si impantana negli errori, ci si rovina l'esistenza, e alla fine si vive
male. Ho visto sacerdoti che si sono innamorati di una donna, hanno lasciato,
onestamente, per non tenere il piede in due scarpe, ma poi hanno sofferto di
non poter celebrare, di non poter vivere come per anni avevano vissuto. E
restano degli infelici. La felicità è aleatoria, è momentanea, mentre la
serenità dell'anima è una conquista difficile, ma resta la scelta migliore e
duratura.
Per ogni tipo di vocazione. Anche nel matrimonio. Quelli che si
dividono, e poi si risposano, magari più volte, credono di aver trovato il
segreto della felicità, considerando il "per sempre" qualcosa di
estremamente noioso, e vanno incontro a tante di quelle noie, che la loro esistenza
è tribolata. Quindi, poiché mi piace usare la "ratio", non credo
tanto alla indissolubilità del matrimonio perché lo dice la Chiesa, credo in
questa scelta, perché è bello arrivare insieme, Dio permettendo, alla
vecchiaia. Ci si conosce meglio, si entra quasi in simbiosi. I figli ed i
nipoti hanno un punto fermo cui fare affidamento ed avere un esempio concreto
di stabilità familiare. Quindi è una scelta, a prescindere dal Sacramento,
saggia! Ecco come applico la ragione alla fede.
Io prego per i
sacerdoti e per tutti gli esseri umani, perché comprendano che la Forza si
ottiene solo dal Signore, e non da sé stessi.
Danila
Sante parole cara Danila! L'indissolubilità del matrimonio è una conseguenza della piena coscienza dell'indissolubilità dell'amore... quand'è vissuto pienamente in Cristo.
Don Maurizio
Nel matrimonio, caro
don Maurizio
l'amore a volte è mal interpretato, confuso con qualcosa di molto banale,
che non cito, ma che puoi immaginare. L'amore è quello che tutto perdona, tutto
comprende, tutto sopporta, tutto condivide. Non è un gioco quella formula: in
povertà e ricchezza, in salute e malattia, ecc. E' semplicemente il mutuo
soccorso: morale, fisico psicologico, economico.... che è l'amore più vero,
perché è facile amare quando si è giovani, con gli ormoni a mille, con il
desiderio di conquista, perché lei o lui piacciono, sono attraenti, ecc. Ma
poi, che resta, quando non si è più giovani, quando l'attrazione svanisce,
quando subentra una malattia, magari devastante, quando i capelli imbiancano?
Resta tutto, se l'unione è cementata dal senso della famiglia. dall'amore per i
figli, per i nipoti, e tra i due sposi. Anche a 90 anni! E con l'aiuto di Dio!
Sempre! Buona notte, e grazie ancora per questo scambio di opinioni alla luce del Signore
Danila
.....ed io ne so qualcosa.....
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