AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 14 marzo 2011

SANTA TERESA D'AVILA - CAMMINO DI PERFEZIONE - Capitolo XI

CAPITOLO 11
Ancora della mortificazione, e parla di quella che si deve praticare nelle malattie

1 - Lamentarvi continuamente per ogni leggera indisposizione non mi pare perfetto, sorelle. Se potete sopportarla in silenzio, fatelo senz'altro!
Quando il male è grave, si manifesta da sé e in tutt'altra maniera che non lo facciate voi con i vostri lamenti. Ricordatevi che siete in poche; e se tra voi vi è amore e carità, basta una che abbia questo malvezzo per essere di pena a tutte le altre.
Chi è veramente malata, lo dica e prenda i rimedi necessari. Se non è dominata dall'amor proprio, proverà tanta pena per ogni specie di sollievo che non si avrà affatto da temere che li prenda senza bisogno o si lamenti senza motivo. Perciò non parlare e non prendere i rimedi in caso di necessità sarebbe peggio che prenderli senza bisogno; e malissimo farebbero le sorelle se non mostrassero all'ammalata tutta la loro compassione.

2 - Dove regna la carità e le religiose sono poche, se una si ammala, le attenzioni non mancano. Ma per certe piccole indisposizioni   e malori di donne, guardatevi dal lamentarvene, perché alle volte non si tratta che di un’immaginazione suscitata dal demonio.
Vengono e vanno; e se non smettete il malvezzo di dire e di lamentarvi di tutto, eccetto che con Dio, non la finirete più.
Il nostro corpo ha questo di brutto, che più si vede contentato, più si mostra esigente.
E’ cosa da stupirne osservare quanto desideri di essere contentato! E siccome pretesti non gliene mancano, al minimo bisogno che scrive, inganna la povera anima e le impedisce di avanzare.

3 - Ricordatevi di tanti poveri infermi che non hanno persona con cui lamentarsi: e voi volete essere povere e insieme ben trattate?
Non è giusto! Ricordatevi ancora di molte donne maritate.
So di alcune ed anche di agiata condizione, che quantunque piene di travagli e di gravi malattie, pure per non contristare i mariti, non osano fiatare. E noi - misera me! - saremmo venute in monastero per essere trattate meglio di loro?
Ah! Sorelle, giacché siete libere dai travagli del mondo, soffrite almeno qualche cosa per amore di Dio senza che tutti lo sappiano!
Ecco una donna che, sposandosi, si è incontrata assai male. Perché suo marito non abbia nulla a subodorare, tace, non si lamenta, sopporta tutto, non cerca conforto da alcuno.
E noi ci faremo rincrescere di sopportare, sole con Dio, queste brevi afflizioni che ci siamo meritate con i nostri peccati, tanto più che la consolazione del parlarne si riduce sempre a ben poco?

4 - Escludo sempre, ripeto, il caso di qualche grave malattia, come di una gran febbre, benché desideri che anche allora si usi moderazione, sopportando tutto con pazienza.
Parlo di certi piccoli malori che si possono sopportare in piedi... Che sarebbe mai di questo libro se venisse letto fuori di qui!
Che direbbero di me tutte le monache!
Ma come volentieri sopporterei le loro chiacchere se una sola si emendasse! Basta una sola che si lamenti senza motivo, perché non si creda più a nessuna, nonostante i gravi dolori che possa avere.
Ricordiamoci invece dei nostri Padri, di quei santi eremiti di altri tempi, di cui pretendiamo di imitare la vita!
Quanti e quali dolori soffrirono essi nella loro solitudine! Freddo fame, sole e arsura; tutto sopportarono senza aver alcuno, fuori di Dio, con cui sollevarsi.
Credete forse che fossero di ferro, o non piuttosto sensibili anch'essi come noi?
Persuadetevi, figliuole, che quando il nostro corpo comincerà ad esser vinto, ci lascerà in pace, né più ci tormenterà. Avendo chi s'interessa dei vostri bisogni, lasciatene ogni cura, a meno che non si tratti di una necessità evidente.
Se non ci risolviamo a non più curarci della morte e della perdita della salute, non faremo mai nulla.

5 - Quanto alla morte, cercate di non temerla, abbandonatevi intieramente nel Signore, e avvenga quel che vuole! Che c'importa di morire?
Quante volte questo corpo si è burlato di noi! Non è forse giusto che qualche volta ci burliamo di lui?
Questa risoluzione è più importante di quanto si creda, perché quando con l'aiuto di Dio ci si applica, un po’ alla volta, a vincere il nostro corpo, si riesce spesso a soggiogarlo. E tener a bada un tal nemico è un ottimo mezzo per sostenere tutti gli altri combattimenti.
Si degni di aiutarci Colui che lo può!
Credo che non comprenda l'importanza di questo consiglio se non colui che già ne gode la vittoria. Si tratta di vantaggi così preziosi che, una volta conosciuti, non vi è persona, a mio avviso, che pur di possedere tanta pace e sovranità, non sia pronta ad affrontare anche i più grandi travagli.
 Santa Teresa di Gesù – Cammino di Perfezione

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