Leggendo una pagina del Poema dell’uomo-Dio, di Maria Valtorta, sono stata toccata fino in fondo all’anima da alcune riflessioni messe sulle labbra della Vergine Santissima.
Premetto che non ho letto il libro pensandolo come un testo teologico – so bene che la Chiesa , pur concedendone la lettura ai fedeli, ha loro chiaramente indicato che non si tratta di rivelazioni, bensì di un’opera romanzata dell’autrice, seppur priva di inesattezze teologiche. E come tale io ve ne presento un brano, che è penetrante e aiuta a comprendere il dolore di Maria, in relazione alla Passione del Figlio Suo. Quanto sotto in corsivo, sono parole che la scrittrice fece pronunciare a Maria, quando nel tenere tra le braccia il neonato Giovanni Battista, si rivolse a Zaccaria:
“ E tu, che ora puoi pregare davanti al Santo, prega per la serva dell’Altissimo. Ché esser Madre del Figlio di Dio è sorte beata, esser Madre del Redentore deve esser sorte di dolore atroce. E tutta una vita dovrò portarlo. E se anche non vedo i particolari, sento che sarà più peso che se su queste mie spalle di donna si posasse il mondo ed io lo avessi da offrire al Cielo. Io, io sola, povera donna! Il mio Bambino! Il Figlio mio! Ah! Che ora il tuo non piange se io lo cullo. Ma potrò io cullare il mio per calmargli il dolore?... Prega per me, sacerdote di Dio. Il mio cuore trema come fiore sotto la bufera. Guardo gli uomini e li amo. Ma vedo dietro i loro volti apparire il nemico e farli nemici a Dio, a Gesù Figlio mio..”.
Sfoglio alcune pagine, e trovo un altro passo di grande sensibilità spirituale:
“Oh! Che se umilmente e amorosamente cedete il vostro spirito a Dio, Egli ve lo conduce come un padre il suo piccino, né permette che nulla allo spirito vostro faccia male. Gesù, nelle sue agonie, ha pregato per insegnarvi a pregare. Io ve lo ricordo in questi giorni di Passione. E tu (………) pensa e ricorda che ho posseduto Dio attraverso ad un dolore sempre crescente. E’ sceso in me col Germe di Dio e come albero gigante è cresciuto sino a toccare il Cielo con la vetta e l’inferno con le radici, quando ricevetti nel grembo la spoglia esanime della Carne della mia carne, e ne vidi e numerai gli strazi e ne toccai il Cuore squarciato per consumare il dolore sino all’ultima stilla”.
Sono parole che fanno riflettere sullo straziante dolore di una Madre - e che Madre! – nel vedere la sofferenza del Figlio, e non poter far nulla per alleviarla, tanto meno interromperla. Il Vangelo racconta in modo esauriente questa ultima parte della vita di Gesù, dal pianto nell’Orto degli Ulivi, dal tradimento fino al Sinedrio, per continuare nel cammino fino al Calvario e ai chiodi della Croce.
La crudeltà umana non ha limiti, e Dio scelse di nascere in un tempo storico dove questo tipo di condanne era usuale, condanne atrocemente disumane.
In questi ultimi tempi, abbiamo seguito il dolore di altre mamme. Una via crucis tra lacrime e speranza, attesa e disattesa. Sara e Yara (Yara in arabo significa giglio) hanno subito la stessa sorte: due fanciulle la cui vita è stata dilaniata da lupi feroci. Alcuni li definiscono orchi, ma gli orchi sono creature di un mondo fantastico, mentre per individui che commettono atti criminali così efferati, non trovo un aggettivo adeguato, non so dare un nome. Mi sono immedesimata in quelle mamme: un dolore che non si può descrivere, e deve essere stato lo stesso dolore di Maria Vergine. Non può essere diverso. Un figlio, o una figlia, tolti così brutalmente dalle braccia materne, sono causa di un dolore che non si può descrivere. Così come quelle gemelline scomparse nel nulla. Lo strazio della madre, che non può essere sedato.
Gesù, nell’ultima ora, si è rivolto a Dio dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Nella sequela di Cristo, dovremmo pronunciare le stesse parole, ma quanto è difficile, quanta fatica in certi casi concedere il perdono. Però si deve, non c’è altra via per trovare la pace. La auguro anche a tutte quelle madri che si sono viste strappare i figli, non solo da mano assassina, ma anche da incidenti, da malattie. Dico loro: solo pensando che ora i vostri frutti sono presso Dio, là dove c’è solo Amore, protetti dalle rapaci braccia del male, potrete trovare la vera Pace. Siate certe che quella Madre che tanto ha sofferto per il Figlio Crocifisso, saprà amare e consolare i vostri figli, e che Gesù non li abbandonerà mai, perché sono martiri di questa civiltà che ha in disprezzo la vita e che ha rinnegato gli insegnamenti del Signore. Infatti, chi ama Dio, ama anche il prossimo. Il Cristo, che è morto in Croce per la nostra redenzione, faccia penetrare nei cuori degli assassini lo spirito di pentimento e porti la pace nelle famiglie così duramente colpite.
I fatti di cronaca devono essere letti da noi cristiani cattolici, secondo gli insegnamenti evangelici. Non dobbiamo dimenticare neanche per un attimo che Dio si è umiliato facendosi uomo, Lui che è il Creatore, e come Figlio, si è immolato per la nostra Salvezza, subendo oltraggi e sevizie, affinché Dio Padre ci PERDONASSE, e Lui stesso perdonò i suoi accusatori e torturatori. Perdonali Padre! Perdoniamo anche noi. Questa è la mia proposta quaresimale: non cerchiamo il perdono solo per noi, offriamolo!
Nessun commento:
Posta un commento