Il "Paradiso non può attendere" è il nuovo titolo del blog che prima si titolava "Carmel secol". Avrei anche desiderato titolare questo blog: In cima al Monte, rifacendomi a S. Giovanni della Croce, ma sono piccola, per poter affrontare una così alta spiritualità. La semplicità di Teresina e di Elisabetta, mi è più congeniale.
Ho scelto questa frase, dunque, poiché sia Santa Teresina del Bambino Gesù, che la Beata Elisabetta della Trinità hanno parlato molto, nei loro scritti, del Cielo (o Paradiso), che si può già trovare su questa terra, in questa vita.
Ci viene facile pensare che l'esistenza umana è una cosa, e la vita eterna, un'altra. Come se non esistesse una continuità, come se fossero due mondi totalmente distaccati l'uno dall'altro. Per i Santi non è così, e ce lo spiegano chiaramente, affinché possiamo capirlo anche noi.
Teresa del Bambino Gesù, Teresina, nel Manoscritto A, al paragrafo 109, dice testualmente, parlando del giorno della sua Prima Comunione, durante il quale la sua mamma era assente, volata in Paradiso quando Teresina aveva solo quattro anni: "Non c'era forse il Cielo nella mia anima, e la Mamma non vi aveva forse preso posto da tanto tempo? Così, ricevendo la visita di Gesù, ricevevo anche quello della mia Mamma diletta che mi benediceva e si rallegrava della mia felicità".
Nello stesso Manoscritto, al paragrafo 140, la Santina dice: "Non è per restare nel Ciborio d'oro, che Egli discende ogni giorno dal Cielo, ma per trovare un altro Cielo che gli è infinitamente più caro del primo: il Cielo della nostra anima, fatta a Sua immagine, il tempio vivente del'adorabile Trinità".
E ancora, sempre nel Manoscritto A, par. 236: "Capisco e so per esperienza che " il Regno di Dio è dentro di noi". Gesù non ha affatto bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; Dottore dei dottori, Egli insegna senza rumor di parole. Non l'ho mai udito parlare, ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare. Scopro, proprio nel momento in cui ne ho bisogno, delle luci che non avevo ancora visto: il più delle volte non è durante le orazioni che sono più abbondanti, ma piuttosto tra le occupazioni della giornata.
Passiamo ora ad Elisabetta della Trinità la quale, nella lettera 107 sostiene che: "Mi sembra di aver trovato il mio Cielo sulla terra, perché il mio Cielo è Dio e Dio è nella mia anima. Il giorno in cui ho capito questo, tutto s'è illuminato in me e vorrei sussurrare questo segreto a coloro che amo, perché anch'essi, attraverso ogni cosa, aderiscano sempre a Dio, e si realizzi quella preghiera del Cristo: "Padre, che siano consumati in uno".
Ed in quest'altra lettera, la 160, dice alla signora Angles: "Si, cara signora, cominciamo il nostro cielo sulla terra, il nostro cielo nell'amore.Ce lo dice S. Giovanni: "Dio è carità".
Per terminare in queste strofe della composizione poetica n. 89:
"Ma se vuoi, resto ancora sulla terra.
Non ho forse trovato già il mio cielo?
Sei tu il mio cielo, mistero di fede,
mentre attendo l'eterno faccia a faccia "
Ecco, non ho volutamente usato parole mie, per descrivere la scelta del titolo, poiché condivido appieno i pensieri delle due grandi Carmelitane.
IL PARADISO NON PUO' ATTENDERE, per il semplice fatto che non dobbiamo aspettare lo "strappo del velo", per vedere il volto del Signore. Il Cielo è già qui sulla terra, dentro un'Ostia consacrata, dove nel nascondimento di un pezzo di pane, c'è il Paradiso che è Cristo Gesù.
Dove nel nostro animo, se si accende l'amore per Lui, il Signore dell'Universo, c'è già la pregustazione dell'eternità.
Nel nostro cuore, dove se c'è Amore, c'é Dio.
Una affermazione di Teresina, che mi ha colpito proprio perché aderisce molto bene nella nostra quotidianità di laici, è quella che si evince nel par. 236 del Manoscritto A: le luci che non aveva ancora visto, ovvero l'illuminazione che fa apprendere cose mai capite prima, non le riceve tanto nelle lunghe preghiere, quanto nelle piccole cose di tutti i giorni: le occupazioni della giornata. Per noi cosa sono? Il nostro lavoro, se abbiamo un'attività fuori casa, i nostri colleghi e superiori. Le faccende domestiche, l'essere madri, o padri, o figli, nei rapporti in famiglia. Parenti e amici, il nostro modo di porci, portando avanti il nostro amore per l'altro quindi, perfino con gli estranei. Una parola che non mi piace, per definire coloro che non conosciamo, che sono essi pure nostri fratelli, il nostro prossimo. Ma non possiamo amare l'altro, se non entriamo prima in comunione profonda con l'Altro. Allora il Cielo entra in noi, incomincia già su questa terra il Paradiso che, quindi, non può attendere, poiché Cristo si aspetta già che si cominci a viverlo ora e subito!
Le parole della Santina e della Beata mi hanno dato un senso di pace e una gioia profonda, ed uno sprone per cercare di realizzare questo incontro profondo con il Cielo, nella comunione coi Santi.
Scrivendo di loro, ho portato il Carmelo con me e ho notato la straordinaria somiglianza di pensiero tra la Santa e la Beata: entrambe sono certe che il Cielo è anche dentro ognuno di noi.
Ora ne sono certa anch'io!!!!
Ora ne sono certa anch'io!!!!
Quando ricevo Gesù, il Paradiso è in me anche perchè posso già amare di quell'amore che, in Cristo, mi fa essere unita a tutti coloro che amo, e che sono anche loro in Dio. E' come se, scendendo Gesu' nel mio cuore, anche i miei affetti più cari assistessero a quella intima comunione d'amore con Cristo.
RispondiEliminaAnche questo è Cielo sulla terra, no?
Un abbraccio!
Perfetto! E' esattamente come diceva Teresina, ricordando la sua Prima Comunione: ricevendo Cristo, si univa anche alla sua mamma in cielo!!
RispondiEliminaCosì anche per quelli che sono ancora sulla terra! E' in effetti la "comunione dei santi"!
Ti abbraccio anch'io!