Ma lo siamo davvero, dei buoni cristiani? Me lo sono spesso chiesta, pensando a come posso testimoniare l'imitazione a Cristo.
Ieri si è festeggiata la Giornata per la Vita. Ho letto e sentito molti discorsi in proposito, che mi hanno fatto riflettere parecchio.
Tempo fa ho apprezzato un articolo di Antonio Socci: parlava della tragedia di Haiti, di quanto tutti ne parlassero....per mezz'ora, per poi tornare ad occuparsi delle loro solite cose, anche le più banali. La morte si rimuove, fa paura! Siamo diventati insensibili alla sofferenza umana, perché non ne vogliamo sentir parlare.
Mi ha colpito questa sua affermazione: tutti abbiamo una "malattia terminale", che non è aids, né un cancro devastante, né altre malattie di origine fisica o neurologica: questa "malattia" si chiama VITA.
Si nasce per morire, non c'è via di scampo: l'esistenza ha un percorso più o meno lungo, ma finisce. Però nessuno ci vuol pensare: tutto concorre per distrarre la nostra mente da questo fantasma incombente.
Nell'antica Roma, quando un generale tornato vittorioso dalla guerra sfilava tra il pubblico, per evitare che si riempisse di superbia, gli veniva detto "memento mori": ricordati che devi morire. Questo motto venne poi ripreso dai frati trappisti, che se lo ripetevano ogni giorno, e quotidianamente scavavano la loro fossa, per la sepoltura.
Ora accade tutto il contrario: si fa di tutto e di più per credersi eterni, ma non di quell'eternità futura, nell'altra vita. Si pensa di vivere eternamente
questa vita. Si ricorre al bisturi, per ringiovanire quelle parti del corpo che il tempo ha modificato, si consumano i ritrovati farmaceutici più all'avanguardia, per combattere i radicali liberi, per mantenersi attivi sessualmente, anche quando l'età è giunta alla pace dei sensi. E altro ancora. Penso sia giusto mantenere in buona salute corpo e mente, e se ci sono preparati medicinali che possono aiutare a star bene, giusto usarli. Ma non eccedere.
Ma tutto questo ha poco a che fare con la fobia della morte, nostra e degli altri.
Tutto dipende da quanto abbiamo curato prima la nostra anima, quanto abbiamo compreso dagli insegnamenti del Signore. Gesù ci ha detto, e anticipato con la Sua Risurrezione, che avremo la vita eterna, se seguiamo la Sua Via. Quindi è vero, siamo eterni, ma non qui, ed il passaggio da una all'altra vita non deve essere fonte di preoccupazione, o peggio, di terrore. Non per noi cristiani. Per cui si deve pensare alla morte come alla sequenza naturale della vita corporea: si nasce, si cresce, si invecchia (Dio volendo!) e si muore. Il destino naturale di ogni esistenza, sia essa di un filo d'erba, che di un Imperatore!!
Però abbiamo un'anima, che era già presso Dio, nel Suo pensiero, e a Lui tornerà: un'anima immortale. Questo ci deve interessare, e di questa dobbiamo aver cura. Più della nostra "crisalide" esteriore, dobbiamo pensare alla "farfalla" che abita in lei. Così mi piace definire l'anima, che è molto più bella del corpo, così proprio come la farfalla è meravigliosa, rispetto al bozzolo che la avvolge!!
Un esempio per tutti: se una persona è "bella dentro", straordinariamente anche il suo sguardo, il suo sorriso, l'intero aspetto diventa bello, mentre se una persona è "brutta dentro", anche se ha un bell'aspetto fisico, alla fine non raccoglie plauso.
Perché dunque preoccuparsi eccessivamente per il proprio aspetto fisico, e trascurare l'aspetto interiore, che ha un valore immenso?