AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 16 dicembre 2024

MILLE ANNI PER UN'"AVE MARIA" "PREGA PER NOI PECCATORI" quinta conferenza d'Avvento di Padre CLAUDIO TRUZZI OCD

 

Lorenzo Lotto, Natività, 1523, Washington, National Gallery of Art

5 – MILLE ANNI PER UN’ “AVE MARIA”
«PREGA PER NOI PECCATORI»


Sappiamo e crediamo che esiste la grande verità della “Comunione dei Santi”. Cioè, che tutti possiamo intercedere l’uno per gli altri davanti a Dio. E allora, quanto più lo potrà fare Maria, la Madre spirituale di tutti noi!
Non c’è spazio, né crediamo necessario dimostrare tale affermazione in queste pagine. Basterà precisare, e fare avvertenza a che si eviti un possibile errore d’interpretazione.
Quando affermiamo che Maria è la mediatrice universale di tutte le grazie, che è l’“onnipotenza supplicante”, ecc., non intendiamo affermare che Dio l’ascolta come se Lui fosse alla mercé delle volubili suppliche umane. No! Ricordiamo e confessiamo che il potere divino è stato “incorporato” in Maria dallo Spirito Santo che abita in lei, e dalla sua maternità divina di Gesù. In una parola, il “potere” di Maria le viene dalla sua intima unione con la Trinità. Possiamo dire che, in Lei è lo stesso Dio che “presenta” le nostre suppliche (Non è infatti, lo stesso Spirito Santo, Dio, che ci fa pregare – come ci ricorda S. Paolo –, che ci pone nel cuore le parole giuste, “gemiti ineffabili”, da rivolgere al Padre, Dio?). 
Nell’accogliere le nostre suppliche è lo stesso Dio che, in Maria, si volge pieno di bontà sui propri figli.

IL SIGNORE HA POSTO VICINO A NOI MARIA
«Il Signore, nel piano provvidenziale della creazione e della Redenzione, ha voluto porre vicino a noi Maria Santissima, che ci sta accanto, ci aiuta, ci esorta, ci indica con la sua spiritualità, dove stanno la luce e la forza per proseguire il cammino della vita».
Giovane ancora, padre Massimiliano Kolbe così già scriveva da Roma alla mamma: «Quante volte nella vita, ma particolarmente nei momenti più importanti, ho sperimentato la speciale protezione dell'Immacolata ...! Depongo in lei tutta la mia fiducia per il futuro».
UNA MADRE ALLA QUALE PUOI CHIEDERE TUTTO
Ci sono momenti in cui non ci si accontenta di pensare che Maria è lì, che ci guarda, ci protegge e fa crescere in noi la vita divina; si prova il bisogno di guardare a lei le nostre angustie o di presentarle con calma le nostre.
Santa Teresa di Gesù Bambino si ricollega alla grande tradizione della Chiesa che ci fa chiedere nelle feste della Vergine "la salute dell'anima e del corpo"; per la sua intercessione chiediamo a Dio "di essere liberati dalle tristezze di questo mondo e di gustare le gioie dell'eternità". Ad una mamma non piace di vedere i suoi bambini nella tristezza. Non è dunque normale chiederle di ottenerci gioia e salute?
Si trova la stessa atmosfera nella bella preghiera di padre De Grandmaison:
Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di bambino,
puro e trasparente come sorgente;
ottenetemi un cuore semplice, 
che non conosca la tristezza.
Teresa lo faceva con molta semplicità e spontaneità. Sapeva che ad una mamma si può dire tutto. Aveva compreso che non bisogna mai "pastorizzare" la propria preghiera, soprattutto quando ci si rivolge alla Vergine:
«Vorrei avere una bella morte per farvi piacere – dice alle sue suore il 4 giugno 1897 –; l'ho chiesto alla Madonna. Non l'ho chiesto al Signore Dio, perché voglio lasciarlo fare come vorrà. Chiedere alla Santa Vergine, non è la stessa cosa. Ella sa bene cosa deve fare dei miei piccoli desideri, se occorre che li dica o non li dica».
Due giorni più tardi, dopo una visita del medico che la trovava meglio, confessa che aveva molta voglia di andarsene. «Lo dico alla Madonna – continuava – che ne fa quello che vuole”.
Una riflessione analoga nella festa del 15 agosto: «Chiedevo ieri alla Madonna di non tossire più, perché suor Genoveffa possa dormire, ma ho aggiunto: «Se voi non lo fate, vi amerò di più».
Magnifica devozione mariana, la cui intensità non dipende dalle carezze ottenute, ma che osa chiedere le cose più semplici».
“PECCATORI”! 
La definizione, la qualifica che a noi calza a pennello!
Nessuno venga a sostenere che, in genere, noi uomini siamo restii ad aggiungere ai nostri rispettivi nomi degli aggettivi qualificativi. Li abbiamo, anzi, ricercati per tutti gli uffici e per tutti i gusti: 
– da imperatore, re, governatore, (i qualificati “i grandi”) ad un eccetera interminabile – per i politici
– a quello di pontefice, cardinale, patriarca, archimandrita, vescovo, e molti altri, per gli ecclesiastici.
– Si continua con il rettore magnifico, cattedratico, laureato e licenziato, tra i docenti; fino a quelli di maresciallo, ammiraglio, generale, capitano di corvetta o sergente, tra alcuni di carattere militare.
– E tutto ciò, senz’entrare nell’inestricabile ragnatela di titoli nobiliari, impresari, sociali, ecc. 
– Tutti lottiamo dalla mattina alla sera affinché, almeno, ci tengano per intelligenti, ricchi, amabili, educati, sportivi o belli… o “moderni”, al “passo coi tempi”, ecc, ecc.
Ebbene, lungo la sfilza dei secoli in cui, coscientemente o meccanicamente, si è venuta recitando la preghiera della “Ave Maria”, abbiamo dato, stavolta almeno, nel segno, affibbiandoci la qualifica che più ci va a pennello, che ci si descrive e ci s’inquadra: quella di “peccatori”.
Non è facile, però, riconoscerci tali!

 

«Non sono stato io!» protestavamo da bambini, quando la mamma, o il maestro a scuola ponevano in dubbio la nostra innocenza. Diventati adulti: giudichiamo, critichiamo, ci battiamo la mano sulla fronte dinanzi al male che ci circonda: «C’è corruzione – ci lagniamo – nella classe politica; la gente di Chiesa lascia molto a desiderare, la maggioranza dei professionisti cerca soltanto – continuiamo – i soldi…, e così via». Ai nostri giorni, poi, la colpa è sempre degli altri: della società, della famiglia, della scuola, dei cattivi compagni; e, come ultima scappatoia, si tirano in ballo psicologi, psichiatri...
Totale, che non sappiamo da che parte prenderlo, né il vicino, né il forestiero.
Tuttavia! Ne siamo più che mai convinti, nel profondo, che tutti – gli altri e noi –, se qualcosa siamo, siamo proprio tali: peccatori. Sappiamo che se ci incaricassero di catalogare la nostra specie nella tabella di un naturalista, non potremmo far altro che catalogare, definire l’uomo come “animale-razionale-peccans”; un animale che ha la capacità di peccare.
Così ci classificò san Paolo parlando di noi ai cristiani di Roma: «Se faccio ciò che aborrisco, è perché il peccato abita in me» (Rm 7, 20). Così si auto definì, alcuni secoli più tardi, sant’Agostino nel libro delle “Confessioni”, quando, generalizzando, ci definì “massa dannata”. La stessa cosa continuarono a crederlo tutti i grandi santi apparsi sulla terra.
Il peccato è, senza dubbio, la vergogna nostra d’ogni giorno. Lo scopriamo quasi naturalmente, con il solo guardare, il solo udire, il solo pensare… Siamo toccati alla radice, all’origine. Da qui il fatto che persino bambi-ni, o nei momenti in cui ci sentiamo particolarmente altruisti, non andiamo lontani da questo male di tutti i mali. 
No, non si tratta d’avere o meno tendenze pessimistiche od ottimistiche della vita in generale o di quella propria. Riconoscere se stesso peccatore non è questione di carattere o di altre variazioni psicologiche. 
È questione di essere, o no, toccati dalla grazia di questo Dio che venne a riscattarci dal Male, a convincerci che siamo polvere; però polvere … innamorata.
Come ci risulta, tuttavia, difficile procedere, risalire da questo fango verso l’Amore! 
Quanto è duro non perdersi d’animo allorché ci rendiamo conto della poca strada che hanno fatto i nostri passi dopo tanto camminare, ed uscire dal confessionale per, apparentemente, continuare come prima!
Sorgono allora quei pericolosi pensieri di che “tutto è buono”; di che “tutto è uguale” ..., fino a giungere alla perdita non solamente della nozione del peccato, ma persino del concetto del bene! (vedi il tempo presente!)
Ci sono stati tempi in cui bisognava chiedere a Maria la grazia del pentimento per un peccatore; tempi in cui la “Parabola del figlio prodigo” provocava lacrime fra gli uditori delle prediche quaresimali; tempi in cui, se uno non era capace di pregare dinanzi al Signore: «Perdona le nostre offese, come noi perdoniamo a chi ci ha offeso», per lo meno correva da Maria per implorare: «Prega per noi, peccatori!». Oggi, non è che ci costi “pentirci” (andare a “confessarci”); ciò che ci è difficile, arduo è l’essere coscienti del nostro peccato. È stato affermato: «Perché dopo tante confessioni, si ripetono i medesimi peccati? Perché non ne siamo veramente pentiti». Ecco, allora, la necessità, più che mai attuale, della ripetizione ostinata di questo «prega per noi, peccatori» che pronunciamo con ogni “Ave Maria”.Non c’è nulla di meglio che porsi in trasparenza della purezza di Maria e della sua materna bontà affinché risulti, da un lato, la nostra sporcizia e scatti, dall’altro, la molla del nostro pentimento.
Nelle litanie acclamiamo Maria come “refugium peccatorum” – rifugio dei peccatori –. Veramente, nulla c’è come il cuore d’una madre per comprendere, discolpare, perdonare e ricondurre i figli per un cammino differente. Tutti siamo a conoscenza della strana predilezione che hanno le madri per quei figli che hanno preso una brutta strada. Li sentono come figli del “doppio amore”. 
Come non lo dovrebbe sentire Maria 
nella sua doppia condizione di donna e di madre?
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LIBERACI DAI PECCATI
CONTRO LA VITA DELL'UOMO

Dalla fame e dalla guerra, liberaci!  
Dalla guerra nucleare, da un'autodistruzione incalcolabile, 
da ogni genere di guerra, liberaci!  
Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai suoi albori, liberaci!
Dall'odio e dall'avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!  
Da ogni genere d'ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!
Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!
Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci!
Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci!  
Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!
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“PREGA ORA”
Riempiamo di ricordi l’“ieri” e di sogni e progetti il “domani”. Né l’ieri, né il domani sono, però, nostri; l’uno, perché già è passato e l’altro, perché non sappiamo con certezza se giungerà. 
Nostro è soltanto la “ora”, l’“adesso”. Dio ci sostiene “ora”. 
Il difficile da vivere è il “presente”. L’aiuto lo necessitiamo, soprattutto, “adesso”. Non poteva, quindi, restar assente dalla “Ave Maria” l’aiuto Suo per il momento più importante del nostro vivere: l’“ora”. 
In che cosa, tuttavia, consiste questo “adesso”, per il quale le chiediamo aiuto?
*  Esiste un “ora intimo”.
L’“ora” delle tue lotte, dei tuoi problemi, delle tue soluzioni, delle tue situazioni più intime e personali. È quel mondo in cui, generalmente, nessuno penetra, ma che abbraccia la chiave della tua esistenza, di quella tristezza che nessuno sa spiegarti, di quella gioia che tutti meraviglia, di quelle decisioni che hai preso e che nessuno capisce.
Tutti ci troviamo soli, troppi soli, in quel momento dell’“ora intimo”.
Sappiamo che ci sono croci nel cammino della vita in cui io – e soltanto io – devo decidere che direzione seguire, momenti in cui nessuno può farlo per me; situazioni in cui forse non ho neppure il coraggio di chiedere consiglio. 
Però, sì, possiamo contare sull’aiuto di questa Madre! Se – come assicura sant’Agostino – Dio è per ognuno di noi più intimo di quanto lo siamo noi stessi, qualcosa di simile si deve pensarlo per Maria. Fortunati se non le chiuderemo la porta dell’intimità! Pregherà per noi in questo difficilissimo “ora”.
*   C’è pure un “ora” non mio, ma “del mio” e “dei miei”.
È una specie di “ora” metà psicologico e metà sociale. 
Questo “ora” raggiunge tutto il mondo in cui mi muovo: il mio lavoro, la mia salute, la mia famiglia, i miei amici ... Ingloba tutte le urgenze, tutto l’immediato, tutto ciò che in questo momento abbiamo fra le mani.
Chiediamo l’aiuto a Maria per “questo” presente. 
È il presente peculiare, proprio d’ogni madre: i fatti del figlio, l’improvvisa serietà della figlia, lo stipendio del marito, quella piccola sofferenza, come attendere alla nonna, questa borsa della spesa che ogni giorno contiene meno spendendo di più, il tumore della vicina, la manifestazione che passa sotto la finestra, il caso della cognata, ecc., ecc.
Oh Maria, prega per noi, 
proprio in questa “ora”, 
per tutto ciò che è nostro, ed è anche tuo! 
Perché sei passata per situazioni simili; 
e perché, come Madre, 
non possiamo concepirti staccata o indifferente 
a ciò che ci accade in ogni momento.
*  Ci muoviamo pure in un altro “adesso”, dalla cerchia e dagli orizzonti molto più dilatati; tanto vasto che è come un “ora planetario”. 
In una delle preghiere della Messa chiediamo la capacità di sintonizzarci con le speranze e le gioie e le pene dei nostri fratelli. Perché ogni credente ha una famiglia a suo carico: l’Umanità intera.
È l’ora dei più alti livelli di vita, degli indici più elevati di progresso, delle scoperte tecniche più spettacolari, delle comunicazioni più veloci… Però, anche, è l’ora del terrore atomico, di tanta emarginazione, del terrorismo, della fame e della droga, della corruzione politica e sociale, delle celle di tortura, di quelle commissioni internazionali in cui, con mentalità di Caino, si negozia la pace della nazioni... L’ora  di tutto ciò che sa di putrido, di tutte le storture, di tutte le vacuità … A livello planetario! Senza numero né misura!

Maria, prega per noi in questa “ora”! 
Prega affinché sappiamo dirigere il progresso 
e sopprimere o sollevare miserie.
Quanto la sentiamo difficile questa “ora”, o Madre! 
Grande idea, questa della “Ave Maria”: l’idea di non aver dimenticato tutti questi “ORA”. 
«Madre: fa’ che non cadiamo nella facile tentazione 
di lasciare la pratica del bene per il dopo,
per un “po’ più tardi” … 
Prega per noi “ora”, perché “ora è il momento».
……….
MARIA CONSOLATRICE

Maria tu sei ricolma dei doni dello Spirito Santo 
e ci porti consolazione e pace.
La forza con cui Dio ti ha reso presente nella nostra storia 
è più forte della presenza del peccato. 
Dio è vittorioso sul nostro peccato attraverso il Figlio tuo.
E questa divina vittoria coinvolge te, 
Madre del Salvatore Crocifisso 
che sul Calvario ci hai tanto amato 
da dare per noi il Figlio tuo.
Sul nostro cammino di conversione 
che va ogni giorno verso la croce 
tu ci sei accanto, segno dell'amore del Padre, 
madre di misericordia, 
mirabile consolatrice degli uomini.
Dona anche a noi il tuo spirito di consolazione 
nei confronti dei fratelli e delle sorelle 
crocifissi dal dolore, dalla malattia, 
dalla sofferenza di ogni genere.
Fa' che noi pure, come te, 
diventiamo trasparenza dell'amore di Dio, 
presenze che annunziano il grande mistero della fede.
Noi abbiamo creduto all'amore di Dio!

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