In questi giorni sto pensando di scrivere qualcosa riguardo alla piega che sta prendendo un certo angolo di mondo, quello del clero.
Di notizie tremende ne leggiamo quasi ogni giorno, ma
non sono qui a giudicare il comportamento per nulla coerente al Vangelo, di
certi individui inqualificabili. Mi vien la nausea al solo pensiero.
Vorrei invece soffermarmi su cosa rappresenta oggi la
spiritualità. Ne sto trattando con un religioso, il quale è di certo più vicino di me
alle cose della Chiesa.
Ci sono teologi di grande intelletto, biblisti che
trattano di religione come un archeologo che si sofferma su un reperto trovato
in uno scavo. Lo analizza con competenza, lo classifica, lo colloca in un
determinato spazio di tempo. Tutta cultura teologica senza che traspaia un
minimo di spiritualità.
Mi chiedo: che senso hanno oggi le religioni, se non riflettono le tradizioni
per cui sono nate? Se non seguono gli insegnamenti del Maestro che le ha fatte
sorgere? Non mi riferisco solo a quella cristiana, cattolica. In genere non si
respira più il senso vero della spiritualità da qualunque parte provenga.
L’uomo non segue quasi più le cose del Cielo, ma quelle del mondo. O appartieni
a Dio, o a Mammona. Ed è Mammona che attira maggiormente, infido, striscia come
una serpe nel cuore e nella mente non solo dei laici, ma anche del clero e dei
religiosi.
E così appare normale che ci si serva delle cose del
mondo, e si trascurino quelle dello spirito.
Ci si aggrappa a questa vita, e non si pensa a quella
che appartiene all’eternità. Cosa mai
potrà essere trasmesso ai giovani, sempre più portati a cercare emozioni forti,
a rischio della propria vita? Oggi ho letto di due giovani uomini, che
correvano a 220 chilometri orari sull’autostrada A1, schiantandosi e poi
falciati da un’auto in arrivo. Dover erano diretti? Presso una discoteca, nella quale avrebbero comperato la loro dose di droga giornaliera.
Se non si ama questa vita che ci è stata donata, se
non si conosce l’Autore della stessa, se non ci si sofferma sul senso di questa
nostra esistenza, che è quella che da sempre ho individuato come la piattaforma
di lancio verso il Cielo, si spreca una grande occasione. Omicidi, droga,
violenza e quant’altro è ciò che sta devastando il mondo. Perché dunque seguire
le cose del mondo, invece di far volare l'anima in alto, certi che solo quella è
eterna?
Non dico di seguire la via dei santi d’un tempo,
forse troppo accaniti contro il proprio corpo, con privazioni o torture che oggi vengono tralasciate per quell'aspetto irrazionale, isterico, che certo non era ciò che il
Signore insegnava. E neppure farsi irretire da quei santi visionari, per i
quali talvolta si tende a dubitare della loro sanità mentale.
Penso ai santi di oggi, quelli sconosciuti, che
accettano la sofferenza fisica o morale paragonandola a prove che servono a
purificarli. Poco fa ho pubblicato la storia di Marco, ma potrebbe essere
quella di Luigi, di Paola, nomi a caso, e di tanti altri. Quelli che in
silenzio vivono l’esperienza di Cristo, che con l’esempio ci fanno comprendere
quanto sia a volte più difficile vivere in condizioni di salute pessime, o di
vita grama sotto altri profili, eppure dimostrano coraggio, sorridono e
combattono. Perché il loro pensiero va oltre i confini del mondo. Sale verso
l’Alto in direzione dell’Altro.
Sto trattando di laici, non di sacerdoti, di monache,
di religiosi che, a mio modesto avviso, sono questi ultimi a dover infondere la
forza del Signore, comportandosi come suoi discepoli, trasmettendo quel senso
di spiritualità che mi pare finita nel dimenticatoio delle buone intenzioni.
Fare, creare riunioni, Consigli, ritiri, viaggiare in
pellegrinaggi che sembrano sempre più giri turistici che di tipo spirituale.
Nelle chiese si vedono poco, sono spesso irreperibili, per non parlare dei
confessionali che sono passati di moda non solo per i penitenti, ma anche per
il clero. Tempo perso? Che importa se un credente ha bisogno di liberarsi di un
peso che gli grava nell’anima? Che importa se un altro vorrebbe incamminarsi
verso Dio con l’ausilio di una guida spirituale? Ma dove sono questi sacerdoti,
religiosi, che non hanno tempo o desiderio di rendersi utili spiritualmente per chi ne ha bisogno? Non si sa. Hanno mille cose da fare e non sprecano tempo per queste inezie.
Ultimamente ho potuto costatare che si cerca di distruggere, di affossare, piuttosto che salvare il salvabile, o mantenere quel che già c'era. Non scendo nei particolari, chi mi conosce sa che ho una lingua tagliente, che taglia perché è diventata spada che stronca. Cosa sia stato affossato, lo sanno bene coloro che non ci hanno pensato due volte a fare tabula rasa. Se questo è l'operato della Chiesa, non posso condividerlo e non lo farò mai. L'Arcangelo Michele insegna, e con la spada caccia i demoni. E molti di loro sguazzano felici anche nell'interno della Santa Sede, figuriamoci se non hanno inviato le loro diramazioni anche in altri luoghi che dovrebbero essere sacri a Dio e agli uomini.
Poi non si lamentino che le chiese si svuotano, che i
giovani scelgono strade di difficile percorrenza, che la gioventù è marcia.
Scusatemi, ma mi aspetto, anzi pretendo, che siano loro i primi a
dimostrarsi santi, che siano loro a dare testimonianza di una vita che segue le
orme di Cristo.
Questa è un'assurda pretesa? Forse si, ma ritengo che debbano essere loro a sacrificare per primi la propria esistenza,
donandosi agli altri e non pensando ai propri interessi. Qualsiasi essi siano.
Per questo ammiro chi diffonde la spiritualità in
varie forme, siano esse conferenze che avvicinano con semplicità i fedeli, non infarcite di argomentazioni teologiche spesso ben poco comprensibili ai
semplici, o liriche poetiche a carattere spirituale che toccano il cuore della gente. Per questo pubblico volentieri testimonianze
dirette, che riguardano persone comuni e non Santi in Paradiso, perché come
titola questo Blog, IL PARADISO NON PUÒ ATTENDERE, DOBBIAMO GIÀ CERCARE IL
NOSTRO CIELO QUI SULLA TERRA.
E ammiro con gratitudine immensa i missionari che mettono a rischio
la propria vita per il bene degli altri. Grazie Padre Federico del Carmelo della Repubblica Centrafricana, che con penna semplice ma d'effetto, e immagini reali, scrive articoli di grande impatto e verità, su quel che succede in Africa. Mai ricevuto qualcosa di simile in merito al Camerun.
Non ho voluto puntare il dito verso nessuno in
particolare, mi rivolgo a tutti in generale, piuttosto mi sono limitata a osservare e a trarre alcune
riflessioni, che non pretendo siano condivise, ma che senz’altro non sono
apparse nella loro nuda e cruda evidenza a me sola. Volevo solo far riflettere chi legge, e
spero che lo facciano anche uomini di Chiesa.
Mia madre versa in gravi condizioni. Alcuni religiosi
della mia parrocchia ne sono di certo informati, ma nessuno, dico NESSUNO, si è mai
scomodato con una visita a mia madre, o almeno con una telefonata per chiedere
notizie e magari spendere una preghiera per lei e per me, che soffro. (Ah, già,
dimenticavo, sono presi da tanto da fare, quali pretese potrei mai accampare?) Tranne
uno, che non fa parte di questa parrocchia, eppure da lontano, ovunque egli
si trovi ora o in passato, mi ha sempre seguito, e prega
quotidianamente per la mia famiglia, così come tanti miei amici e conoscenti laici, che trovano il tempo, anche se ne hanno poco, per scrivermi qualche parola di conforto.
Danila Oppio
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