La
Cappella dei Mercanti di Torino è situata nel centro storico della città, in
quella limitata area denominata “quadrilatero romano” che fu il primo
insediamento urbanistico torinese.
Si
trova al numero 25 di via Garibaldi, l’antica Contrada di Dora Grossa, che fu
la via principale di tutte le epoche del passato, il decumano pulsante di vita
e di ogni attività commerciale.
La
Cappella oltre che tempio di Fede cristiana, è una mirabile galleria di opere
d’arte barocche e, come tale, fu dichiarata Monumento Nazionale dal Governo
italiano con Regio decreto legge del 7 ottobre 1910.
La Congregazione dei Banchieri e del
Mercanti
La
Cappella appartiene alla Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti
di Torino che ne cura con diligenza la conservazione, il restauro continuo e
provvede anche a divulgarne la conoscenza accogliendo e guidando i visitatori
sempre più numerosi.
Tale
Congregazione è stata fondata nel 1663 da un gruppo di Mercanti e Banchieri di
Torino, in analogia all’operato di altre associazioni composte dagli
appartenenti a categorie lavorative e professionali della città. Furono
particolarmente fiorenti le Confraternite dei muratori, degli avvocati, dei
minusieri, degli stampatori, etc.
La
classe dei “mercanti” (che comprendeva anche i banchieri quali mercanti della
merce “danaro”) era una delle 22 “università” e professioni conosciute dalle
regie Costituzioni e la sua Congregazione, nel periodo susseguente alla
diffusione del protestantesimo in Europa, fu tra le più attive nel risveglio per
una nuova vita cristiana, ed operò con efficacia in difesa della Fede dei
padri.
Scopo
primario dei Confratelli era quindi quello religioso; essi si ritrovavano in
Cappella per soddisfare il precetto festivo, per partecipare a processioni ed
altre pie funzioni e, in questa loro veste, fruivano di vari benefici
spirituali quali indulgenze, suffragi, etc.
Accanto
a questi privilegi per l’anima, gli associati avevano la possibilità di
notevoli vantaggi materiali, come l’assistenza in caso di malattia, di mutuo
soccorso nell’eventualità di disgrazie: familiari o disavventure commerciali.
L’incontro
domenicale costituiva poi un’occasione per scambio di informazioni sui mercati
o addirittura per intessere trattative o stipulare contratti.
A
differenza di altre Congregazioni consorelle oramai scomparse, quella dei
Banchieri e Mercanti è tutt’ora viva e vitale, pur con i dovuti adeguamenti
alle mutate condizioni di vita. Oggi possono richiedere l’iscrizione persone di
buona volontà, di ambo i sessi, anche se estranee all’attività commerciale.
La Cappella
La
Cappella è inserita nel fabbricato che in passato fu Collegio dei Gesuiti e di
cui il Duca Emanuele Filiberto, gran protettore dell’Ordine, pose la prima
pietra il 24 aprile 1577. Essa aveva accesso direttamente dalla strada, di Dora
Grossa, attraverso il portone di pregevole fattura, ancora esistente al centro
della parete di fondo. Fu poi con l’editto del Re Carlo Emanuele II del 1730,
che stabiliva le norme per il “rettilineamento et abbellimento di Contrada di
Dora Grossa”, allora dall’andamento tortuoso ed a portici bassi, che il fronte
del palazzo dovette essere demolito e riedificato con l’avanzamento della
facciata, Per accedere alla Cappella fu costruito, su disegno del celebre
architetto Bernardo Vittone, l’elegante atrio che si diparte dal portico detto
“Degli antichi chiostri”.
Il
visitatore che si affaccia alla Cappella, è accolto da un’esplosione di colori
e rimane colpito dallo sfarzo tipico del barocco piemontese della fine ‘600.
L’allestimento
di questo locale, ceduto alla Congregazione della Compagnia di Gesù affinché
fosse trasformato in Cappella, iniziò infatti nel 1692 ed in meno di 20 anni fu
portato a termine, nonostante le difficoltà in cui venne a trovarsi Torino per la lunga guerra e l’assedio
da parte delle truppe francesi.
Ne
consegue quella che è la caratteristica più peculiare della Cappella e cioè
l’unità di stile delle sue opere d’arte a dimostrazione della linearità con cui
venne realizzato il progetto complessivo, secondo lo studio dell’architetto
Padre Agostino Provana.
La “Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti” di Torino
venne istituita nel 1662 presso la chiesa della Compagnia di Gesù della città,
i Santi Martiri, e venne ufficialmente riconosciuta da papa Alessandro VII nel
1663. Inizialmente l’associazione stabilì la sua sede in un piccolo oratorio
che nel 1692 fu sostituito dall’attuale ampia Cappella, grazie al diretto
interessamento di padre Agostino Provana (1641-1726), che riuscì a coinvolgere
nell’impresa il grande pittore Andrea Pozzo (1642-1709), e alla guida
dell’ingegnere civile e militare Michelangelo Garove (1648-1713). Nel 1694
padre Provana chiamò da Milano il pittore Stefano Maria Legnani (detto il
Legnanino, 1661-1713) per affrescare le volte con temi incentrati sulla “Storia
della Salvezza” tratti dell’Antico e del Nuovo
Testamento. L’artista terminò il suo lavoro con l’aiuto del fratello
Tommaso e dei quadraturisti Giovanni Battista e Girolamo Grandi, a spese dei
Gesuiti, nel dicembre del 1695.
Nei due decenni successivi le pareti della Cappella vennero progressivamente ornate con dodici grandi quadri ispirati al tema dell’Epifania. I primi dipinti vennero registrati nel 1694, l’ultimo nel 1712: sono opera di artisti come Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (attribuito, ora in Sacrestia), Andrea Pozzo, Sebastiano Taricco, Luigi Vannier, Stefano Maria Legnani e Niccolò Carlone.
Nel corso del Settecento i confratelli si preoccuparono di adeguare le originarie suppellettili della cappella allo splendore dell’arredo pittorico. Degni di nota a questo proposito sono i preziosi lavori di scultura di Carlo Giuseppe Plura, gli arredi lignei (i banchi, la cantoria e l’organo) e marmorei (l’altare).
Nei due decenni successivi le pareti della Cappella vennero progressivamente ornate con dodici grandi quadri ispirati al tema dell’Epifania. I primi dipinti vennero registrati nel 1694, l’ultimo nel 1712: sono opera di artisti come Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (attribuito, ora in Sacrestia), Andrea Pozzo, Sebastiano Taricco, Luigi Vannier, Stefano Maria Legnani e Niccolò Carlone.
Nel corso del Settecento i confratelli si preoccuparono di adeguare le originarie suppellettili della cappella allo splendore dell’arredo pittorico. Degni di nota a questo proposito sono i preziosi lavori di scultura di Carlo Giuseppe Plura, gli arredi lignei (i banchi, la cantoria e l’organo) e marmorei (l’altare).
Nella sacrestia della Cappella trova
alloggio il calendario universale di Giovanni Plana. Nel 1831 Plana costruì
questo calendario meccanico che, grazie ad un ingegnoso sistema di ruote
dentate, catene e viti, è in grado di identificare un giorno qualunque
dall'anno 1 fino al 4000!!! Non solo, il calendario fornisce anche informazioni
riguardanti lunazioni e maree. L'opera, unica al mondo nel suo genere, è di
altissimo livello ingegneristico se consideriamo tutte le difficoltà che il suo
creatore ha dovuto affrontare. Le prime difficoltà sono i mesi, che vanno da 28
a 31 giorni, gli anni bisestili (per i secoli non basta dividere per 4, il 2000
è bisestile il 1900 no), la riforma gregoriana dei calendari del 1582.
Calendario universale
Inoltre
il Plana ha dovuto far fronte a problemi ben maggiori, quali il giorno che dura
23 ore 56 minuti e 4 secondi influisce sulla data di lunazioni, il mese
lunare (che fornisce informazioni sulla Pasqua) è di soli 29 giorni e mezzo
circa e non coinciderà mai con i mesi solari, la diversa velocità di rotazione
della Terra durante le stagioni. Tenedo conto di tutto questo egli calcolò che
vi è un ciclo identico ogni 28 anni. Tutte queste informazioni sono scritte su
dei rullli girevoli che nel complesso contengono oltre 40.000 dati. La
complessità del calendario e la mole di dato memorizzati fa si che molti
considerino questo oggetto il primo computer al mondo! Di questo avviso sono
soprattutto i giapponesi che hanno tentato invano di acquistarlo.
Ci
sarebbe molto altro da dire, ma credo che quanto scritto finora, possa
invogliare chi legge, ad andare ad ammirare questo capolavoro architettonico,
artistico e,soprattutto, sacro.
Ringrazio
il dottor Lorenzo Masetta, curatore della Cappella, per le informazioni ed il materiale sull'argomento. Qui sotto, alcune immagini della Cappella.
Ingresso |
soffitto affrescato |
altare |
reliquia |
Uno dei quadri adorazione dei pastori |
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