AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

lunedì 27 febbraio 2023

DIO IN TERESA - Settima conferenza di Padre CLAUDIO TRUZZI OCD

 

– DIO IN TERESA –

       Senza dubbio alcuno, la parola del mistico [= chi fa esperienza di Dio] su Dio è quella che ci colloca più vicino a Dio, la meno povera tra quelle che esprimiamo noi uomini: parla di testimoni che narrano e raccontano quello che hanno “visto”, in linea con la parola biblica.

Teresa di Lisieux non è un'eccezione, ma è la conferma della "regola" della rivelazione divina di mostrarsi a noi attraverso "i fatti e le parole". E i fatti più preziosi sono le persone in cui la sua rivelazione si sostanziò maggiormente, partendo dalla fonte originale e originante di Gesù di Nazareth, in cui Dio si fece Emanuele, “Dio con noi”. 

Si è detto che Dio "è il principio, la sostanza e il fine di Teresa"; che "letteralmente", la sua vita sarebbe un assurdo se Dio non esistesse. 

Questi saranno i due punti che toccheremo:

– il Dio che si fa presente nella vita di Teresa

– e come lei si definisce nella sua relazione con Dio.

Rivelazione di Dio a Teresa

1.  Dio agisce in lei

Dall'inizio del cammino come scrittrice, ella ha ben chiaro ciò che deve proporre e trasmettere alla carta: 

dirà semplicemente «ciò che Dio ha fatto per lei»;

aggiungerà subito che non tenterà «di nascondere i suoi benefici»,

«col pretesto di una falsa umiltà non dirà che [lei] è (un fiorellino) senza grazia né profumo». 

E poco dopo: «Il fiore che racconta la sua storia, gode di pubblicare le delicatezze completamente gratuite di Gesù; riconosce che niente c'era in lei capace di attrarre lo sguardo divino, e che «soltanto la misericordia ha fatto tutto ciò che c'è di buono in lei». 

Già nel primo paragrafo lasciava chiaramente affermato: 

«Non farò altra cosa, se non iniziare a cantare quello che ripeterò eternamente: "Le misericordie del Signore"».

2. Dio agisce in lei per donare

Dio ha compiuto grandi meraviglie in lei, 

«e la maggiore è di averle mostrato la sua piccolezza, la sua impotenza", "grandi cose", "dall'inizio della sua vita l’ha circondata di amore", le ha perdonato "tutto", la "alimenta con abbondanza"».

Nei suoi ultimi giorni di vita troviamo confessioni reiterate in cui ci trasmette la certezza intima della prodigalità divina verso lei. Servano di prova, le seguenti: 

«Sono una piccolissima anima che Dio ha colmato di grazie… Dio non mi ha mai abbandonata… Dio mi mostra la verità: sento anche che tutto viene da Lui».

3.  Dio è buono

Dio realizza tutti i suoi desideri, quelli che Lui stesso suscita: 

«Mai mi ha fatto desiderare qualcosa, senza concedermelo». 

«Mi ha fatto desiderare sempre ciò che voleva darmi»; persino il desiderio di fare del bene sulla terra dal cielo. «Mi ha sempre dato ciò che desideravo, o, meglio, Lui mi ha fatto desiderare ciò che voleva darmi».

Perciò le è impossibile temerlo.

Più tenero di una madre, è «incomprensibile la sua condiscendenza", "ineffabile", "tanto ricco che mi dà senza misura ciò che gli chiedo».

Riconoscendo che ancora non è pronta per il cielo, Teresa afferma con vigore che «non lo sarà mai se il Signore non si degna di trasformarmi in lui stesso».

•   È sorprendente l'accento che pone nella " perfezione" [attributo] della misericordia.


È la "sua" scoperta, ciò che fonda tutta la sua spiritualità, la radice che alimenta la sua risposta della "via dell'infanzia spirituale", l’”ascensore" che la alza alla cima della comunione più intima con Dio.

Noi siamo fin troppo abituati a sentir affermare che Dio è “amore” … 

Ma in Teresa è tanto più sorprendente in quanto il giansenismo [Giustizia di Dio] marcava la pietà e l'ambiente religioso del suo tempo. Ella ne è perfettamente cosciente, e ad esso allude parlando delle grazie che le ha concesso Dio di donarsi integralmente al suo amore misericordioso: 

«Pensavo alle anime che si offrono come vittime alla giustizia di Dio... Quest’offerta mi sembra grande e generosa, però mi sentivo molto distante dall'essere chiamata a realizzarla». 

Si chiede: «Soltanto la vostra giustizia riceverà anime che si immolano come vittime? Non ne ha pure bisogno il vostro Amore Misericordioso?». 

E si dà una risposta decisa: 

«Sono convinta che se trovate anime che si offrono come vittime di olocausto al vostro Amore, le consumereste rapidamente». 

Cui segue la decisione personale: 

«Che sia Io questa vittima felice. Consumare il vostro olocausto con il fuoco del vostro divino Amore».

E righe più sotto, ne descrive gli effetti: 

«Da quel giorno felice, sento che l'Amore mi circonda e mi penetra. Mi sembra che quest’amore misericordioso rinnova e purifica ogni istante la mia anima, non lasciando in essa traccia di peccato».

•  Però già negli esercizi Spirituali del 91, con il francescano P. Alejo Prou, che – come annota – "solo io apprezzai nella comunità" – si sente confermata nelle sue intuizioni: 

«Mi lanciai a vela spiegate per i mari della confidenza e dell'amore, che mi attraevano tanto fortemente, verso cui però non osavo navigare». 

Attraverso il cammino dell'amore e della confidenza

L'immagine di Dio che uno ha, si rivela nel proprio comportamento. 

È certo, infatti, che Dio, mentre rivela se stesso, rivela noi stessi. Teresa confessa:

«Sono di un tale carattere che il timore mi fa indietreggiare, mentre che l'amore, non soltanto mi fa correre, ma volare». 

Come conseguenza, al vedersi intrisa dall'amore di Dio, si pone nelle mani dell'amore. 

Soltanto l'amore l'attrae. Per questo si offre all'Amore misericordioso, e chiede di essere accettata come vittima. E non dubita di affermare che dal momento che Dio 

«mi ha dato la sua misericordia infinita, è attraverso di essa che contemplo e adoro tutte le perfezioni divine. Così, tutte mi si presentano radianti di amore. Persino la giustizia – e a volta essa più che ogni altra – mi pare rivestita di amore». 

Appena un mese prima di offrirsi all'Amore Misericordioso, scrive ad uno dei suoi missionari: "la giustizia divina, che spaventa tante anime, è la causa della mia gioia e della mia confidenza. Spero tanto dalla sua giustizia come dalla sua misericordia».

A un Dio-Amore non rimane che rispondergli con l'unico linguaggio che Egli capisce, quello dell'amore. Ella, sapendosi troppo piccola e debole per scalare la montagna della perfezione, si servirà dell’”ascensore": «Salire a Dio con l'ascensore dell'amore e non per la scale del timore». 

Ella agiva con Dio come una bambina fiduciosa che tutto le è permesso, e guarda ai tesori del padre come se fossero suoi". Sapendosi amata da Dio, lei desidera donargli tutto il suo amore: «Io ho desiderato amare unicamente Dio».

In tal modo, la giovane carmelitana francese ci rimanda all'immagine originale di Dio, 

che è, ed agisce sempre e soltanto per amore, 

e che illumina l'unica maniera di situarsi di fronte a Lui: in posizione di confidenza amorosa, sino all'audacia; [che è poi, il Cammino dell'infanzia, per il quale possiamo fruire dell'azione trasformante di nostro Padre Dio.

GESÙ

Il nome di “Gesù” appare costantemente negli scritti di Teresa: più di 1600 volte; mentre invece è molto raro il termine "Cristo".

Con una ricchezza inesauribile, il nome di Gesù designa sempre la Persona del Figlio di Dio, in tutti i misteri della sua Divinità e Umanità. Così: «Colui che possiede Gesù, ha tutto». 

La conoscenza amorosa di Gesù, che costituisce tutta la cristologia di Teresa, è in verità il nucleo di tutta la dottrina. 

La sua base è sempre la Scrittura, specialmente il Vangelo. 

Bisogna notare l'influsso della “Imitazione di Cristo”, di san Giovanni della Croce e pure del forte cristo-centrismo della "scuola francese" (il Carmelo di Lisieux era berulliano).

Quantunque non ci sia un influsso diretto, la cristologia di Teresa è vicina a quella di san Francesco di Assisi, nella stessa insistenza 

–   sull'infinita Grandezza di Gesù nella sua Divinità, nella Trinità, da una parte, 

–  e dall'altra, sulla estrema piccolezza nella sua Umanità, in tutti i misteri della vita terrena, dall'Incarnazione alla croce. 

È proprio in questo portentoso paradosso della povertà e debolezza di Dio, dove il suo Amore Infinito si rivela.

A- Grandezza di Gesù


Gesù in fasce (Giotto)

Così, per Teresa, Gesù è sempre tutto Dio e tutto Uomo. 

Il Bambino Gesù è "Dio in fasce", "Verbo fatto Bambino"; è Lui "il fiore divino" che Maria ha fatto sbocciare sulla terra. Accostandosi alla culla, Teresa contempla il «Verbo avvolto in fasce", ed ascolta il «debole vagito del Verbo divino". 

In uno dei suoi ultimi scritti ella ci offre una delle più belle sintesi della sua cristologia con queste semplici parole: «Non posso temere un Dio che si è fatto tanto piccolo per me... Io lo amo, dal momento che Lui non è che amore e misericordia».

Per Teresa, Gesù è 

«questo medesimo Dio che dichiara di non aver bisogno di dirci se ha fame», e che non teme mendicare un po' di acqua dalla Samaritana. Egli aveva sete..., però dicendo "dammi da bere", era l'amore della sua povera creatura, ciò che reclamava. Egli aveva sete di amore». 

In Gesù, Teresa contempla l'Amore infinito di Dio come Amore Misericordioso che si piega fino all'estremo verso la sua più povera creatura, "essendo proprio dell'amore abbassarsi". 

Nel sottomettersi ai misteri della Incarnazione, della Croce e della Eucarestia, il suo amore giunge alla pazzia, richiamando a sua volta la pazzia della confidenza e dell'amore da parte della sua creatura.

È nella Persona di Gesù dove l'Amore infinito di Dio si unisce nella maniera più intima alla nostra umanità, di modo che Teresa traduce la grande affermazione biblica "Dio è amore" come «Gesù è il mio unico Amore». (espressione incisa nella parete della sua cella). 

Conseguentemente per lei, il nome di Gesù è innanzi tutto un Nome Divino; così che ella impiega frequentemente questo nome come sinonimo del Nome di Dio, alternandolo con certe espressioni: «Oh mio Dio... Oh mio Gesù».

Dal momento che in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità, è in Lui dove Teresa contempla e adora le perfezioni divine, soprattutto la Misericordia, la giustizia, l'onnipotenza, la grandezza, l'eternità, la bellezza. Gesù è «l'Oceano dell'Amore, la Bellezza suprema». [Si noti l'insistenza sulla "meravigliosa bellezza di Gesù"].

Nel medesimo modo, l'amore di Gesù la fa vivere nel cuore delle Trinità: 

«Lo sai, Gesù mio, io ti amo/  mi brucia con il suo fuoco il tuo Spirito di Amore / Amandoti, attraggo il Padre». (Poesie 17). 

E sarà nella festa della SS. Trinità del 1895 quando scoprirà «come Gesù desideri essere amato».

[*Tale è il senso della Offerta all'Amore Misericordioso, l'offerta a Gesù nella Trinità, nel fuoco dello Spirito, come risposta all'Amore del Padre che ci ha dato il suo Figlio unico*.]


B – Umanità di Gesù

Tuttavia, il realismo dell'umanità di Gesù non è meno sottolineato di quello della divinità. 

Come san Francesco, Teresa privilegia i misteri della vita terrena di Gesù come misteri di piccolezza e povertà, dall'Incarnazione fino alla Croce. È qui che lei applica a Gesù uno dei suoi simboli più suggestivi, quello del "fiore dei campi"; un simbolo inesauribile in cui non si può fare a meno di riferirsi all'origine biblica. 

La santa Umanità di Gesù viene frequentemente menzionata in una forma molto concreta, corporale: Teresa contempla all'unisono il Volto e il Cuore di Gesù, vive sempre sotto il suo sguardo, nelle sue braccia, fino a ricevere persino «il bacio dalla sua santa bocca».

Teresa è sicura che Gesù l'ha amata sempre personalmente, attraverso il suo cuore umano, tanto da affermare, rivolgendosi a Gesù Bambino: «Tu pensavi a me», e, a Gesù in agonia: «Tu mi vedi». Come san Paolo, lei può affermare: «Il figlio di Dio mi ha amato e si è donato per me», considerando ugualmente ogni uomo come «fratello per cui Cristo è morto».

Come altri santi, ella sostiene fermamente il grande paradosso di un Gesù che sospira "felice e dolorante" (santa Caterina da Siena). 

Nelle acute sofferenze degli ultimi mesi, afferma: 

"Nostro Signore, nel giardino degli Olivi godeva di tutte le delizie della Trinità, e tuttavia la sua agonia non fu meno crudele. È un mistero, però vi assicuro che io comprendo qualcosa da ciò che sperimento»

Teresa resiste ai piedi della Croce per ricevere il suo sangue redentore e spargerlo sopra tutti coloro che ne hanno bisogno: grandi peccatori, e prima di tutti il criminale Pranzini, che chiama «il suo primo figlio». Come Gesù, anche lei «va a sedersi alla mensa dei peccatori», quando le tocca vivere la grande prova di fede. 

Questa comunione così profondamente incarnata, corporale, con Gesù, trova il suo centro nell' Eucarestia.

•    Per Teresa, Gesù è principalmente lo Sposo che ama con tutto il cuore, fino alla pazzia. 

È tutta in Lui, e Lui è tutto in lei, sino poter affermare: 

«Il cuore del mio sposo è per me, come il mio è per lui solo; ed io gli parlo nella solitudine di questo cuore, aspettando di contemplarlo faccia a faccia»

Nello stesso senso, scrive:

«Agli amanti è necessaria la solitudine: un cuore a cuore che duri notte e giorno».

•  Si potrebbe riconoscere che il Gesù di Teresa è il "Gesù dell'Amore", insperabilmente il Gesù che ama e il Gesù amato, il cui amore infinito reclama la nostra risposta di Amore.

Tale è il senso della missione di Teresa, in terra come in cielo: «amare Gesù e farlo amare».

Per questo può asserire 

«Ecco la mia preghiera: io chiedo a Gesù che mi attragga nelle fiamme del suo amore, che mi unisca tanto strettamente a Lui, che sia Lui colui che vive e opera in me».

Ella è ben convinta, che stando così attratta, potrà a sua volta, attrarre i suoi fratelli a Gesù.

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