AFORISMA

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(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

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venerdì 24 febbraio 2023

LA MONTAGNA DEI MARTIRI (OTOME-TOGE) di P. NICOLA GALENO OCD

 “LA BARBA DEL PACIFICO” (Circolare d’ottobre 1985 ai miei parrocchiani bolognesi) 

LA MONTAGNA DEI MARTIRI (OTOME-TOGE)

Sembra un sogno quella strada deserta – Sulle orme della ragazza sperduta – 

Ritorna la persecuzione

   Ci eravamo lasciati al Monastero di Yamaguchi (si pronuncia Yamaguci), dove le Consorelle per il mio 25° di Professione mi avevano riservato una bella sorpresa: nel pomeriggio di lunedì 21 ottobre 1985 una cristiana del posto mi avrebbe accompagnato in macchina alla Montagna dei Martiri.

      Purtroppo dovrò far ricorso soltanto a quel po’ di giapponese che ho imparato a scuola, in quanto il Padre Delegato Cipriano Bontacchio non può assentarsi per impegni. Meglio così! Buttati in acqua, non resta che nuotare o… affogare! Ho preferito la prima soluzione.

   Povere orecchie della guidatrice! Deve essere stato per lei un vero martirio linguistico! Comunque ci siamo capiti. Soprattutto son riuscito a farmi capire… che è più importante! Non mi pare vero di fare quasi quaranta chilometri in perfetta solitudine. Come sei lontana Tokyo con le tue code chilometriche!

   Il verde dei campi è davvero riposante. Io mi diverto a leggere gli ideogrammi delle varie località. Ogni tanto salta fuori qualche parola d’italiano, perché la guidatrice ha una figlia che lavora a Milano. E allora la fantasia vola subito in Piazza Duomo, alla Scala, al Castello Sforzesco (i luoghi che le sono rimasti più impressi nel suo ultimo viaggio in Italia).

   Ora lasciamo la bella statale per scendere ripidamente verso Tsuwano. Entrando nella cittadina, scorgo subito a sinistra un maestoso tempio scintoista (a giudicare almeno dalla sua sgargiante colorazione). Per le strade c’è molta animazione. Si capisce subito che parcheggiare sarà un problema, ma la guidatrice è esperta e va subito verso la montagna di Otome-Toge (si pronuncia “Toghe). C’è uno spiazzo molto accidentato, ma che ha il pregio di essere libero e “muryou”(gratuito), il che non è poco per essere Giappone.

COMINCIA IL BATTICUORE

   Per strada la cristiana mi aveva detto che era reduce da disturbi cardiaci e forse non se la sarebbe sentita di accompagnarmi fino alla cima. Per la verità anch’io, quando, quando ho visto la ripida salita, mi sono messo una mano sul cuore e ridendo le ho detto che nonostante avessi vent’anni meno di lei cominciavo a soffiare. Comunque lentamente e voltandoci frequentemente per ammirare i gradini sottostanti ce l’abbiamo fatta!

   Il posto è meraviglioso per il raccoglimento che ispira.  C’è un piccolo spiazzo e sulla destra la Chiesetta, che sembra debba essere da un momento all’altro risucchiata dalle piante circostanti. Un sacerdote gesuita ci accoglie davvero cordialmente e subito ci spiega la storia del santuarietto. Stranamente riesco a capire quasi tutto: che sia un regalo dei Martiri?
   Il nome del posto significa letteralmente “Il passo della Vergine” (passo nel senso di valico, non di camminata). A prima vista uno sprovveduto di lingua giapponese come il sottoscritto si consolerebbe: finalmente anche noi cristiani siamo riusciti quaggiù a dare il nome ad una montagna. Come non ricordare le molte Cappelle che impreziosiscono tante nostre vallate italiane? Ed invece l’accostamento nella terminologia alla Vergine Maria è puramente casuale, anche se poi - come vedremo - la Vergine apparirà realmente per consolare un martire.

   Tanto tempo fa una ragazza del posto era stata fidanzata ad un principe di Kyoto. Da lui abbandonata, in preda allo sconforto, vagò per la montagna senza far più ritorno. Ecco il perché del nome: Passo (Toghe) della Vergine (Otome).

UNA PAGINA EROICA

   Su questa montagna vennero confinati dal 1868 al 1873 centocinquantatré cristiani di Nagasaki, trentasei dei quali morirono tra i tormenti piuttosto che rinnegare la fede. La storia del loro martirio ci verrà narrata da due sopravvissuti.

   Secondo i dati del Professore Yakichi Kataoka agli inizi dell’era Meiji (l’Imperatore del Giappone moderno) ben 3.394 cattolici di Urakami, ora incorporata alla città di Nagasaki, furono arrestati e destinati a 21 campi di concentramento disseminati per tutto il Giappone. A morire di fame, torture e malattie furono in 613. Quelli che non cedettero e poterono poi riacquistare la libertà furono 1.900. Gli altri non resistettero ai supplizi ed abiurarono. Tornati però a Nagasaki chiesero pubblicamente perdono e furono riammessi ai sacramenti.

   Quest’ultimo particolare è molto importante, perché ci mostra la rinata Chiesa giapponese nello stesso atteggiamento del Cristo, che perdona Pietro. E se questa eroica pagina del cattolicesimo nipponico si è potuta conoscere, lo si deve in fondo anche a questi cristiani rinnegati, che aiutarono in tutti i modi i coraggiosi superstiti come vedremo.

YONBAN KUZURE

   Ora lasciamo la bella statale per scendere ripidamente verso Tsuwano. Entrando nella cittadina, scorgo subito a sinistra un maestoso tempio scintoista (a giudicare almeno dalla sua sgargiante colorazione). Per le strade c’è molta animazione. Si capisce subito che parcheggiare sarà un problema, ma la guidatrice è esperta e va subito verso la montagna di Otome-Toge (si pronuncia “Toghe). C’è uno spiazzo molto accidentato, ma che ha il pregio di essere libero e “muryou”(gratuito), il che non è poco per essere Giappone.

Quella che stava per abbattesi alle tre della notte del 15 luglio 1867 sui cristiani di Urakami era la quarta persecuzione, la più violenta. Sotto la pioggia imperversante la polizia locale fa irruzione in una Cappella segreta ed arresta 68 cristiani, tra i quali Seremon Takagi e Jinsaburo Moriyama.

   Vengono poco dopo trasferiti in una prigione più lontana, perché si teme un tentativo di evasione da parte degli altri cristiani.  Si comincia subito con le torture. L’8 settembre cedono in 21. Le autorità sembrano soddisfatte dei risultati e allentano i supplizi.

   I prigionieri intrepidi possono anche essere visitati da alcuni fedeli.  Seremon ha due figli, che sono intenzionati ad abbracciare la via del sacerdozio. In un commovente messaggio fatto loro pervenire dice: “Non preoccupatevi di me. Io spero soltanto che voi possiate proseguire la strada per il sacerdozio, studiando presso il Padre Petitjean”.

Padre Nicola Galeno da Tokyo

(Continua)

PER CHI VOGLIA PIANGERE PER L’ORRORE DI QUALSIASI GUERRA

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