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– NELL'ASCOLTO RISCOPRIRE
LO SPIRITO
Credo nello Spirito Santo
Dello
Spirito è «impossibile
parlare, impossibile tacere»
(K. Bart).
Una presenza misteriosa viva e
feconda da riscoprire e risentire nella vita e nella storia umana. Nell'ascolto
dello Spirito il recupero dell'amore per la promozione dell'uomo.
Non
abbiamo da ricercare particolari
indicazioni per inquadrare la nostra riflessione. Si richiede soltanto, ma
doverosamente, di aprirsi con attenzione alla prospettiva obbligatoria di ogni
considerazione umana sulla Persona e azione dello Spirito di Dio: la
prospettiva della fede, di una fede viva e vissuta.
• Prima della sua Pasqua, Gesù annunzia
l'invio di «un altro Paràclito» (Difensore), lo Spirito Santo.
Lo Spirito che opera fin dalla creazione, che già aveva «parlato
per mezzo dei profeti» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli), dimorerà presso i
discepoli e sarà in loro, per insegnare loro ogni cosa e guidarli «alla
verità tutta intera» (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come
un'altra Persona divina in rapporto a Gesù
e al Padre.
L'origine eterna dello Spirito si rivela nella sua missione
nel tempo. Lo Spirito santo è inviato agli Apostoli ed alla Chiesa sia dal
Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio in persona, dopo il suo ritorno al
Padre. L'invio della Persona dello Spirito rivela in pienezza il Mistero della
Santa Trinità .
La fede apostolica riguardante lo Spirito è stata confessata dal
II Concilio Ecum. nel 381 a Costantinopoli: «Crediamo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà vita; che procede dal Padre». Così la Chiesa riconosce
il Padre come «la fonte e l'origine di tutta la divinità». Tuttavia, non si afferma che Egli è soltanto lo
Spirito del Padre, ma che è, ad un tempo, lo Spirito del Padre e del Figlio».
Il Credo che recitiamo confessa: «Con il Padre e con il Figlio è adorato e
glorificato».
1°. PROSPETTIVA DI
FEDE
«Credo nello Spirito santo...» è l'affermazione che apre e
propone la riflessione odierna sulla figura e le caratteristiche della Terza
Persona.
È – non c'è bisogno di notarlo – un "articolo di fede".
Prospettiva
di fede. Giustamente, necessariamente. Soltanto in uno sfondo e in
un clima di fede è possibile affermare alcunché dello Spirito Santo.
Per il Padre c'è l'aiuto della ragione, che con le
sue forze può conoscere Dio ed illustrarne le caratteristiche.
Per quando riguarda il Figlio l'aiuto ci viene dalla
storia con il suo apporto di testimonianze dell'ambito storico-culturale: il
Figlio s'è fatto carne ed è entrato visibilmente e storicamente nel contesto
umano.
Ma
per lo Spirito Santo – eccettuata la Scrittura rivelata –, dove e
a quali contesti riferirci? Dello Spirito e di quanti “sono nati
dallo Spirito”, Cristo stesso afferma: «È come del vento: il vento soffia e ne senti la voce, ma non sai da dove
viene e dove va» (Gv.3,8).
2°. I CONTENUTI DELLA
NOSTRA FEDE NELLO SPIRITO SANTO
Prospettiva di fede, dunque. Ma quali
tratti, quali caratteristiche o (diciamo semplicemente) quali
conte-nuti un credente è chiamato a vivere nella sua fondamentale esperienza di
fede nello Spirito Santo?
La "materia di fede", che la Persona, l'azione
dello Spirito Santo comporta, è effettivamente molteplice e varia, così come
infinite e variegate sono le vicende storiche che hanno interessato la formulazione
di fede in merito dello Spirito Santo. Per
ovvi motivi di tempo vogliamo limitarci a ricordare almeno
testualmente le attestazioni più
autorevoli ed anche più vicine a noi dei contenuti della nostra fede nello
Spirito Santo.
* Articolo di fede del Credo apostolico + Niceno-Costantinopolitano.
* La formulazione precisa del "Credo del popolo di Dio"
(Paolo VI, 30 giugno 1968)
* Sintesi del Catechismo della Chiesa Cattolica (N. 689; 691; 692)
Non
è difficile scorgere ciò che emerge da questo excursus testuale: l'insistenza
nella fede della Chiesa sulla realtà e verità di una Persona assolutamente
indicibile e misteriosa, ed anche la capillarità e fecondi-tà di azione
di questa Persona. Sintetizzava
Giovanni Paolo II nella "Tertio millennio adveniente" (n. 44):
«Spontaneo per noi
chiedersi: perché oggi non è così insistente e precisa la presenza e
l'azione dello Spirito Santo nella nostra vita ed esperienza di fede? Che
cosa manca, che cos'è cambiato? Forse lo Spirito Santo? O siamo
cambiati noi, è cambiata la nostra prospettiva di fede?».
È
significativo l'episodio di Efeso dove Paolo «trovò alcuni discepoli e chiese
loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo? Quando siete venuti alla fede?”. Gli
risposero: “Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia uno Spirito Santo”»
(Atti, 19). Ma la risposta potrebbe stare in bocca a
tanti cristiani – commenta Leone XIII nella Enciclica
"Divinum illud" del maggio 1897 –: «Essi hanno dimenticato
l'esistenza, l'azione, il dono dello Spirito Santo; che pure hanno ricevuto più
volte».
Si!
Abbiamo sostituito allo Spirito Santo dei surrogati: le strutture,
l'organizzazione complicata ed opprimente, i documenti, le parole, i convegni
di aggiornamento, l'attivismo esasperato...
Perché
non tornare, in qualche modo, alle origini, riscoprendo nella nostra esperienza
di fede lo Spirito Santo, il suo insostituibile e primario ruolo di vita, della
nostra vita? È l'impegno cui esorta e che si
auspica il Papa proprio per quel 1998: la riscoperta della presenza dell'azione dello Spirito Santo.
3°
– FIGURA E CARATTERISTICHE DELLO SPIRITO SANTO
In questa nostra riflessione
desideriamo, insieme, “riscoprire”, cioè risentire e ravvivare alcuni tratti,
alcune espressioni elementari, ma incancellabili della figura e dell'azione del
“Signore che da' la vita”, in cui crediamo e di cui vive la fede nostra e della
Chiesa in ogni tempo e circostanza.
a – Riscoprire la presenza misteriosa
I discepoli di
Efeso non avevano neppure notizia dell'esistenza dello Spirito Santo. Noi,
però, certamente sappiamo e crediamo nell'esistenza dello Spirito Santo. Ma
anche in noi e per noi vale la constatazione di Cristo in merito
allo Spirito: «Il vento soffia
dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va». È la
confessione di una realtà, di una presenza misteriosa che trascende ogni
possibilità di relazione comunicativa e conoscitiva umana. Sant'Agostino – con
estrema acutezza esegetica, ma ancor più profondità spirituale – notava che lo
Spirito non ha neppure un nome proprio. Lo Spirito rivela il Figlio, ma
Lui, lo Spirito, rimane indicibile.
° Nel
mistero stesso della vita intra-trinitaria – il mistero di comunione d'amore di
un Dio che è Padre, Figlio, Spirito Santo –, lo Spirito sembra nascondersi e
quasi annientarsi nelle relazioni e manifestazioni d'amore delle altre due
Persone.
°
C'è il “soffio della voce del Padre” che senza posa ripete: «Tu sei mio Figlio: io oggi ti ho generato»
(sal, 2.7);
°
e pure il “soffio della voce del Figlio”, il Verbo "rivolto verso
Dio", che eternamente si rivolge al Padre «Abbà, Padre!». E sempre viene ascoltato. Lui però lo Spirito, non
ha mai una parola sua, non dice mai “Io”.
*
Ma anche nel mistero della
rivelazione – che è storia di
creazione e di salvezza dell'uomo e per l'uomo – continua la discrezione, il
mistero dello Spirito. Agisce in noi, ma non per sé; opera e conduce, ma tutto
indirizza e fa progredire per un servizio. È, infatti, dentro di noi per
indirizzarci al Padre, facendoci gridare
«Abbà, Padre!». Ed è presente in noi per darci la forza di confessare che:
«Gesù è il Signore!»; ma anche per presentarci al Padre con tutti i fratelli
come un'unica famiglia, edificata su Cristo.
b – Riscoprire la
vitalità feconda
Presenza nascosta, discreta,
misteriosa. Ma quanto mai viva e vitale. È proprio per questa vitalità che Egli
permea ogni fibra dell'essere nostro di uomini e del creato: è “impossibile
tacere dello Spirito”.
*– Lo Spirito in noi. Egli abita nel nostro
spirito, ma pure nel nostro corpo, così da trasformarci in suo tempio. È diffuso
nei nostri cuori nell'esistenza nostra, di oggi, e già ci è dato come primizia
e caparra della vita eterna nella resurrezione.
*– Ma non è solo l'uomo a sentire respirare la presenza
viva e vivificante dello Spirito. Signore che dà la vita, lo Spirito è colui
che plasma l'anima, compenetra-vivifica
dall'interno il creato tutto. È l'insegna-mento esplicito del Papa
nell'enciclica "Dominum et vivificantem" (18/5/1996): «Lo Spirito Santo non è solo vicino a
questo mondo, ma vi è presente e, in certo senso, è immanente: lo compenetra e
vivifica».
Tutto, certo, è
creato nel Figlio e per mezzo del Figlio; ma è lo Spirito, il "principio
della creazione".
E non è astrattismo
di scuola!! È la parola di Dio a presentarci il creato quasi sospeso al soffio
dello Spirito, e vivo per la sua presenza animatrice. Lo Spirito Santo è la "ruah" (soffio) creatrice e
conservatrice di ogni essere e spirito creato mortale. «Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della bocca
ogni loro schiera» (Sal. 33,6). Se il Signore Dio «richiamasse lo Spirito a sé ed a sé ritornasse al suo soffio, ogni
carne morirebbe all'istante e l'uomo ritornerebbe in polvere» (Giobbe.
34,14-15).
*–
Riscoprire la vitalità feconda della Spirito anche in senso più profondo e
vivificatrice di vita.
Lo
Spirito è vita per la vita, per la
costruzione della vita!
Quello Spirito –
presentato come soffio animatore dell'uomo e del creato – si pone come
avanguardia e forza trainante dell'evoluzione e del perfezionamento
dell'intero mondo terreno.
Lui, lo Spirito,
avvolge ed immerge ogni creatura nella redenzione, immettendo nel più
profondo dell'essere un "gemito incoercibile», che è anelito di liberazione e di vita nuova. La creazione è
sospinta verso la sua redenzione: quella del compimento finale dei cieli nuovi
e della terra nuova.
Vero! è “impossibile tacere dello Spirito”. È
un essere vitale e fecondo. Da quando aleggiava silenziosamente sulle acque
primordiali del creato ancora giovane per trasformarlo da caos in universo
ordinato, sino a che si esaudirà il suo grido che sospira la venuta del Signore
Gesù per inaugurare la definitiva creazione, lo Spirito sostiene la vita e
guida la storia dell'uomo e il corso dei tempi.
3° – Riscoprire la forza rinnovatrice dello
Spirito nella Storia
È il terzo tratto che esige un'attenta riscoperta: la forza
rinnovatrice nella storia.
Nella
pienezza dei tempi, nell'Incarnazione, la presenza e l'azione dello Spirito
irrompe incontenibile
nella storia umana. L'Incarnazione è l'evento ultimo, unico e definitivo
dei tempi. Essa avviene «per opera dello
Spirito Santo». È sempre per opera dello Spirito che – afferma la
Sacra Scrittura – Cristo Gesù è «reso
vivo» [risorge]; e sarà sempre la forza del medesimo Spirito Santo che farà
risorgere i nostri corpi mortali, trasformandoli ad immagine del corpo glorioso
del Signore.
L'uomo – che ai primordi dei tempi «divenne essere vivente, per il soffio dello
Spirito Santo» (Gen. 2,7), ora cammina nella storia con una nuova
identità, quella dei figli di Dio: «Avete ricevuto uno spirito
da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo "Abbà, Padre"»
(Rom. 8,15,-16).
E lo Spirito
opera tale azione trasformatrice all'interno di quel nuovo popolo di Dio: la
Chiesa. In effetti, dal
giorno della Pentecoste si è posto “direttamente” alla guida della Chiesa nel
suo divenire storico. Lo Spirito dimora nella Chiesa, corpo di Cristo, per
darle vita, unità e dinamismo. – La vivifica e la fa crescere anche quale organismo sociale, così come il
Verbo si serve della natura umana come vivo organo di salvezza (cfr. LG. 7-8). Ed
è proprio inabitando nella Chiesa che lo Spirito crea in essa quel movimento di
vita che porta a compimento il germe della vita rinnovata da Cristo Signore. E
la Chiesa cresce per mezzo dello Spirito Santo in estensione [generando nuovi
figli] ed in profondità [con una sempre maggior comprensione della persona e
messaggio di Gesù Cristo].
4°
Riscoprire la pienezza dell'insegnamento
È il tratto, la
caratteristica che lo Spirito porta, e quasi “privilegia la sua presenza feconda
ed operati-va” fra gli uomini: l'insegnamento,
cioè, della verità. Un
insegnamento esauriente nei contenuti e nel tempo, sino alla comprensione della
verità tutta intera, «Quando verrà lo
spirito di verità egli vi gui-derà alla verità tutta intera...; dirà tutto ciò
che avrà udito e vi annuncerà le cose future». (Gv. 16,13)
Lo Spirito Santo non
è uno “Spirito muto”. E “in verità”: quella verità piena per la pienezza della
vita. Lo Spirito, che guida alla comprensione
della verità, introduce e conduce a quella vita segreta di Dio, per cui Dio vive in se stesso e si dona agli uomini, e
questi possono entrare in comunione di conoscenza ed esperienza di vita: «I segreti di Dio nessuno li ha mai potuto
conoscere, se non lo Spirito di Dio. Ora noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio
per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato» (1 Cor. 2,12).
*– Ma lo
Spirito – oltre si segreti di Dio – scruta e conosce pure i segreti del cuore degli uomini ed i
segni
dei tempi. Lui, lo Spirito
Santo conosce i gemiti, i bisogni insiti in ogni generazione. È
una presenza ed una forza che sostenta il passo dell'uomo con maggior dinamismo
e secondo una più adeguata prospettiva dell'esistenza umana di sempre e di
tutti.
Osservazioni conclusive
Come domanda conclusiva possiamo
chiederci quale sia l'atteggiamento che introduce e meglio esprime la
nostra prospettiva ed esperienza di fede nella presenza, nella fecondità
d'insegnamento dello Spirito Santo. Credo che sia e debba
essere l'atteggiamento di ogni autentico credente di fronte a Dio: l'ascolto.
Ascoltare lo Spirito santo
Se dello Spirito è
“impossibile parlare, impossibile tacere”, un atteggiamento è sempre e comunque
richiesto a tutti di fronte a Lui: ascoltare! È propriamente l'invito
dell'ascolto che l'Apocalisse, con insistenza quasi angosciata, rivolge alle anime e alla Chiesa di ogni luogo e tempo: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito
Santo dice alle Chiese» (Ap 2,7...):
ascoltare lo Spirito, così da poterlo seguire nel suo cammino; aprirsi a Lui,
così da lasciarsi condurre là dove vuole nel cammino che oggi vuol farci
percorrere!
Senza Lui [lo Spirito], Dio resta lontano e il Cristo
è innominabile; il Vangelo rimane lettera morta e la predicazione
una propaganda; la Chiesa si riduce a semplice organizzazione
e l'autorità a dominazione.
Senza Lui persino la liturgia
e il culto si configurano come riti evocativi o cerimonie artefatte;
e l'agire
cristiano si muta in morale da schiavi e il cosmo in casualità fatalistica o determinismo meccanico.
È nello Spirito che il cosmo geme nelle doglie di parto, che si solleva dal
caos per proiettarsi in una vita nuova, e l'agire nostro umano è deificato. È
sempre in Lui che la liturgia diventa "memoriale", la missione
pentecoste, l'autorità un servizio liberatore e la Chiesa
comunione.
In
Lui, in definitiva, il Vangelo è potenza di vita, il Cristo risuscitato è vivo e Dio è nostro Padre.
Ascoltare lo Spirito... oggi!
Il cristiano sa, in conclusione, che
deve impegnarsi per essere fedele di fronte al mondo, a Cristo e al suo
Vangelo. Sa che soltanto lo Spirito può trasformarlo dall'interiore e renderlo
capace di aprirsi a tutte le attività che sono al servizio della vita, di
affrontare l'esistenza con quelle forze costruttive di carità e di servizio che
sono la proclamazione dell'amore in un mondo pervaso dall'egoismo.
È
con questa fiducia che il cristiano annuncia
Cristo al mondo, con umiltà e con coraggio, non scusandosi con nessuno, molto
meno pregando di essere tollerato.
«Dio ci manda al mondo, anche se pochi, poveri, umiliati,
poco appariscenti, in circostanze ambigue, con-torte ed equivoche. La sua
Parola non ha paura di nulla; lo Spirito scioglie tutto e con la dinamica
evan-gelica del seme, del lievito, del sale; lo Spirito dà l'assoluta certezza
che non c'è realtà umana che sia insensibile alla forza di amore di Dio che ha
creato l'uomo e gli ha donato, fin dall'inizio, lo Spirito». (Card. Martini, I Valori, p. 124).
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SILENZIOSO CANTO
Quando lo Spirito
pone la sua dimora in un uomo, questi non può più cessare di pregare, perché lo
Spirito prega in lui continuamente. Che egli dorma o vegli, mangi o beva,
riposi o lavori, il profumo della preghiera esala senza fatica dalla sua anima.
Egli non prega più in momenti determinati, ma in ogni momento,
e quando la preghiera cessa
esteriormente, continua nel nascondimento.
Il silenzio degli uomini limpidi è preghiera, perché i loro pensieri
sono movimenti divini. “I fremiti di un'intelligenza pura” – ha scritto
qualcuno –, “sono voci silenti con cui si canta nascostamente al Nascosto”.
Isacco il Siro (VII sec.)
1 – VIENI, SPIRITO SANTO,
SOPRATUTTO SOPRA NOI..., CRISTIANI
TIEPIDI.
I soavi, i mediocramente cattolici,
noi, che non rubiamo, non ammazziamo,
né – molto meno! – commettiamo le barbarità,
che altri fanno contro Dio o la sua Chiesa.
Discendi sopra di noi,
tipi tranquilli con il nostro piccolo stipendio e piccolo lavoro,
nostra piccola cella conventuale
o il nostro piccolo focolare familiare,
la nostra parrocchietta o la nostra confraternita,
e, come no? - con le nostre pasticche contro ogni specie di dolore.
Ah, certo, anche con i nostri piccoli problemi!
"Pochi", perché in ciò facciamo del nostro meglio
per non complicarci la vita.
E "nostri", perché a questo riguardo innalziamo il nostro
stendardo
di "ognuno ha i problemi che si merita":
e che non venga nessuno a raccontarci la sua vita.
Scendi su di noi, cattolici comodi di chiese calde d'inverno e
rinfrescate d'estate.
Con Quaresime, in cui se picchia il sole camminiamo all'ombra, e se
fa freddo, ci esponiamo al sole.
Con dei riti liturgici che desideriamo simpatici e brevi,
alcuni Sacramenti – battesimi, matrimoni, comunioni –
celebrati a colpi di menu nei ristoranti
e un "compromesso" sociale che non va oltre
il tollerare che ti si appiccichi questa etichetta (di cristiano),
non tanto per amore alla causa dell' "Ultimo Giorno",
quanto affinché ti lascino tranquillo e non ti molestino oltre.
Scendi sopra tanti cattolici,
a cui il cattolicesimo sembra grande, troppo grande:
i viaggi evangelizzatori di san Paolo,
i rivi di sangue dell'arena del Colosseo,
la scienza e le penitenze dei Padri della Chiesa,
il segno della Croce come firma della cultura universale,
i carati di amor divino del cuore dei nostri mistici,
la sorda, però eroica lotta contro ogni tipo di emarginazione di
religiosi
e laici negli attuali campi di missione...
Tutto questo ci sembra troppo grande!
Noi abbiamo un altra misura; nutriamo altri... ideali... (Meglio non
menzionarli).
Vieni, Spirito santo, svegliaci dal nostro interminabile letargo
spirituale.
Agli inizi dei tempi sembra che ci siano state epoche intere di
glaciazioni e di disgelo.
E Dio vide che tutto era buono!
Il male di oggi è che non siamo né freddi, né caldi. Siamo tiepidi!
E per questo, proprio perché non siamo né freddi, né caldi,
stiamo nella situazione di essere da Te vomitati (Ger. 3,15).
2 – VIENI, SPIRITO SANTO,
VIENI ANCHE SU DI NOI..., I TROPPO CATTOLICI.
No, non è che tu debba stemperare il nostro fervore.
Il fervore è una cosa buona, giacché non è altro
che il desiderio della propria santificazione, l'ansia di amarti più
e più.
Ora, ciò che ti chiediamo è che discenda sopra i
"super-cattolici", quelli fuoriserie;
quelli che si sono costruiti il Dio della propria tribù, della
propria squadra;
quelli che condannano, in nome di Dio, tutti coloro che non la
pensano come loro.
Sono – o siamo? – i fondamentalisti di tutti i tempi;
quello che non avrebbero – o avremmo permesso al Signore –
di mangiare con i pubblicani,
trattare e discolpare prostitute ed adultere,
né chiacchierare con samaritane, o perdonare il ladrone.
Sono coloro che nel giorno della tua Pentecoste
non avrebbero aperto i balconi a Parti, Medi o Elamiti,
ma avrebbero preferito organizzare l'Evangelo come un club di
privilegiati ed eletti.
Vieni Spirito Santo, su tutti questi tipi!
Non sono cattivi; non siamo cattivi;
però, a volte, il nostro cattolicesimo gli ha dato – o ci dà - alla
testa, invece di scendere fino al cuore.
Vieni e fa loro – facci – comprendere che ci sono persone che
"non sono dei nostri",
ma che, questo sÏ, sono "tuoi".
3 – VIENI, SPIRITO SANTO,
SCENDI, IN FINE, SOPRA.... I CATTOLICI VERI
Scendi su di loro,
affinché possono sempre diventare migliori.
perché gli stessi Apostoli, sopra cui scendesti – gente stupenda
quella! –
aspirarono con il tuo aiuto a molto più.
Perché la nostra missione non è soltanto quella di brillare,
ma quella di "brillare" davanti a Dio ed agli uomini.
Perché, se la nostra giustizia non è maggiore di quella degli scribi
e dei farisei,
non entreremo nel Regno di Dio.
Perché siamo stanchi di sentir che si dice: – Però "Io" vi
dico....–.
Perché non si può lavorare nell'oreficeria spirituale
con mentalità e mani rozze di fabbro-ferraio.
Perché dobbiamo tornare a scandalizzare
coloro che ci vedono,
facendoli esclamare: "Guardate come si vogliono bene!".
Perché, dopo tutto, l'asticella della nostra perfezione
l'hai collocata nientemeno che all'altezza del Padre!
Vieni, Spirito santo!
Vieni ed incendia in tutti
ed in ciascuno di noi....
il "fuoco" del tuo amore!
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