Teresa Gardi (1769-1837): una grande devota di S. TERESA DI
GESÙ
Ammetto che quella di Teresa Gardi, mistica imolese,
ha rappresentato per me una vera scoperta,
paragonabile quasi a quella di Elena Rocca,
innamorata della spiritualità della piccola Teresa.
Vedere l’importanza di S. Teresa di Gesù nella vita della Gardi
mi mostra un aspetto insolito della storiografia carmelitana
italiana:
non ho presenti altre figure in cui la Santa di Avila
svolga un ruolo così importante.
Sinceramente a volte ho avuto la sensazione
di assistere di persona a qualche dialogo serrato
tra l’umile imolese e la grande castigliana.
Prendo lo spunto dalle pagine del voluminoso Diario,
steso pazientemente nell’arco
di 36 anni
dal solerte Confessore
francescano
P. Carlo Francesco da Bologna.
Poi dò libero sfogo al lirico commento.
ISTANTI FINALI DI TERESA GARDI
(Diario pagina XIII)
Il mercoledì, 27 Dicembre 1836, le incominciò
la febbre, la quale, crescendo sempre di giorno in giorno, la stremò di forze.
In questo frattempo volle confessarsi più volte. La domenica mattina le
incominciarono alcuni piccoli svenimenti, che dagli astanti furono poco
considerati, ma che in essa sempre più accrescevano la viva fiducia nei meriti
infiniti del suo celeste Sposo, e il più vivo desiderio di unirsi eternamente a
Lui.
Alzò
gli occhi al Cielo e con tutta la effusione del suo cuore implorò l’assistenza
del suo Gesù, di Maria Vergine, del suo Angelo Custode e de' suoi principali
Avvocati S. Francesco e S. Teresa, affinché l'assistessero in quel momento.
Poi, sorpresa da grave deliquio, ricevuto l'Olio Santo e l'ultima assoluzione,
spirò l’anima sua benedetta. Morì la domenica 1° Gennaio 1837 alle ore due
pomeridiane nella casa posta in via Cappuccine N. 12 (ora via Fratelli Bandiera
N. 26 ex Casa Casati) in età di anni 67.
II Confessore della Serva di Dio, subito
dopo la di lei morte, scriveva nel Diario: « In ora chiunque la conosceva la
predica come santa, e tutta la Città, e specialmente Sua Eccellenza R.ma Mons.
Mastai Ferretti, Arcivescovo, Vescovo d' Imola, colla sua corte, hanno formato
particolare concetto della di lei virtuosissima vita ».
In questa
trista, e penosissima situazione sentesi distruggere e come digerire nel
tenebroso ventre di qualche gran bestia, soffrendo una morte di spirito la più
crudele (Diario, pagina 30)
E’
penosissima la situazione
di
questo tanto tribolato core.
Distruggere
mi sento e digerire
nel
ventre d’una qualche grande bestia.
La
morte dello spirito è crudele:
mi
sento come oppressa sotto un peso
spropositato
e insieme tanto oscuro…
Il
Purgatorio stesso sembrerebbe
più
tollerabil di questo martirio.
(Bitonto, Chiesa di S. Teresa)
Dopo di ciò
null'altro gli resta, che, deposte le mortali spoglie, s'immerga in quell’immensa gloria, cui fu predestinata sin dall'eternità. Ma chi arriva a questa
meta, chi ascende codesto gran monte ? Pochissime, dice S. Teresa. (Diario,
pagina 30)
(Imola,
Chiesa del Carmine)
LA VETTA
DELLA SANTITÀ
Santa
Teresa dice che davvero
sono
pochissimi quanti da Dio
vengon
prescelti pel raggiungimento
di
questa vetta della santità.
Di
molti Dio purga l’appetito
sensitivo,
ma quello superiore
razionale
purifica a ben pochi.
E
perché questo avvenga resta sempre
mistero
della scelta dell’Eterno…
Quello poi che
gli dava maggior cordoglio si era, come ella si esprimeva, d'aver perduto il
suo Signore. (Diario, pagina 39)
(Imola, Chiesa di S. Agata)
RITROVERÓ IL MIO DIO?
Non posso mai scordar quest’espressione.
Temendo d’aver perso il suo Signore,
ripete con frequenza: “Quando mai
ritrovarlo potrò? Non è che m’abbia
per sempre abbandonata?”. Questa pena
l’ha tutta vivamente penetrata.
Aveva ben ragione la Patrona
Santa Teresa quando ribadiva
che in anime siffatte già soltanto
il patire d’un giorno corrisponde
a quello che per anni altre persone
hanno sperimentato ed altrettanto
si deve dir dei meriti acquistati.
16 Ottobre 1806.
Il giorno di S. Teresa, il di cui nome ella porta, e che fu ieri, si portò alla
Chiesa del Carmine per venerarvi la Reliquia della Santa, prendere
l'Indulgenza, e farvi la SS. Comunione. (Diario, pagina 46)
(Bologna, Monastero Carmelitane
Scalze)
LA VOCE DI S. TERESA
O voce consolante, che risuoni,
sapendomi invitar ad ubbidire
al Confessore, restando fedele
a questa quotidiana Comunione!
Mi doni tanti squarci sul futuro,
che attende questa vita travagliata.
Pur quanto tutto sembri ostacolare
la partecipazione al sacrificio
eucaristico debbo sempre fare
il possibile. Insiste ancor la voce
su questa improrogabile richiesta
dello stesso Signore: desiderare
debbo di veramente possederlo!
Mi pare naturale la risposta
in mezzo a questo mare di dolori.
“In vista delle tante mie mancanze
verso l’immensa bontà del Signore
meriterei che la terra si aprisse
sotto i miei piedi, venendo
all’istante
nel fondo dell’inferno risucchiata.
Sarebbe un ardimento temerario
desiderare d’esser posseduta
da un Dio tanto buono ed oltraggiato
La voce mi conferma che il Signore
vuole condurmi per la sola strada
capace d’operar pieno distacco
pur dalle creature tanto amate.
Perfezionata verrà la speranza,
ma debbo sempre accrescere il
coraggio
in vista d’ulteriori sofferenze,
ben superiori a quelle del passato.
Un gran rincrescimento mi verrà
nel compier gli esercizi di pietà.
Sarò poi stuzzicata sui due fronti
della sorella e pur dell’appetito
a cibarmi di tutte le vivande,
che sogliono nutrir altre persone.
Non debbo a nessun costo discostarmi
dal mio solito cibo: pan ed acqua!
Rimango assai stupita dal discorso.
Mi faccio allor coraggio, domandando
Chi si nasconda dietro quella voce.
“Sono quella Teresa di cui porti
il nome, in me cercando protezione.
Quanto ti ho detto fa’. Non dubitare!
20 Novembre 1815. Nella gravissima pena, che soffriva per
non potersi raccogliere dopo la SS. Comunione per fare il dovuto ringraziamento
a motivo delle continue diaboliche suggestioni, fra le altre orazioni pregò
ancora la sua speciale avvocata S. Teresa, di cui ella ne è sempre stata
devotissima. (Diario, pagina 156)
(S.
Maria Capua Vetere, Duomo)
L’APPARIZIONE
DI S. TERESA
Teresa,
da me scelta qual patrona,
più
volte si compiacque d’apparirmi
dopo
la Comunione. M’esortò
a
tutto sopportar pazientemente
per
amore soltanto del Signore;
a
procurar un gran raccoglimento
di
spirito, soffrendo in santa pace
tanti
difetti delle mie vicine,
tanto
restie ad un ammansimento;
a
stare sempre unita al mio Signore.
A lui
io debbo offrir tutto il mio core,
tutta
la volontà, la mia persona.
Di
siffatta suprema immolazione
sempre
mancò il coraggio: conoscendo
I
miei tanti difetti, dubitavo
di
poter mantener la promessa.
Ora
però Teresa m’ha convinta!
Questo
il commento del suo Confessore:
“Davvero
quei colloqui con la Santa
sono
parlate come d’uomo ad uomo
e
sanno interiormente riversare
una
consolazione duratura,
accompagnata
dalla volontà
d’assecondar
i suoi suggerimenti!”.
2 Giugno 1816. In questa mattina Domenica di
Pentecoste à fatta la SS. Comunione nella Chiesa del Carmine come meno
frequentata. Subito dopo si è recala nel posto più nascosto, ivi presa all’
improvviso dal solito violento desiderio di unirsi al suo Signore gli è
convenuto, e vi è riescita di fare una gran forza, per non fare atti esterni
clamorosi da cagionare ammirazione (Diario, pagina 190)
(Vico Equense, S. Maria del Toro)
L’INTERVENTO DI S. TERESA
A volte sa il Signore spazientirsi
dinanzi all’ostinata romagnola,
restia a sposalizio spirituale
per via della propria indegnità.
Costei sospetta che possa trattarsi
di tentazione diabolica oppure
di un’illusione della fantasia.
Deve il Signor mostrare le sue mani
tanto piagate, ma sa questa vista
raddoppiar l’afflizion ed il pianto.
Alfin ricorre ad uno stratagemma,
facendo intervenir Santa Teresa,
di cui la cocciutella è assai devota.
A quelle risolute sue parole
fuga i timori e promette obbedienza.
Attenderà con somma sua premura
a prepararsi a quanto il Signor
vuole,
sapendo distaccarsi maggiormente
pur d’ogni minima sua volontà,
per dare sempre a quella del Signore
precedenza assoluta in ogni cosa.
Dopo confessata, e ricevuta la sacerdotal benedizione
dopo la SS. Comunione trovandosi nella Chiesa delle Cappuccine ove non
trovavansi, che tre o quattro persone, si è portata in luogo appartato : ivi
inginocchiata all' improvviso si è sentita in tutto il corpo occupata da un
gran freddo, e in pochi momenti si è trovata fuori de' sensi, cioè in estasi
alla presenza di tre personaggi, cioè la B. Vergine vestita di un bianco, che
innamorava, il Serafico P. S. Francesco, e S. Teresa. La B. Vergine l' à
caldamente esortata a fare questo sposalizio [CCCLXXIX.] col suo SS. Figlio, e
gli à presentato un anello, che conteneva una pietra preziosa rilucentissima è
comparso il divin Redentore (Diario, pagina 192)
(Mantova, Chiesa degli Scalzi)
LO SPOSALIZIO SPIRITUALE
Pur il serafico Padre Francesco
pare si arrenda dinanzi al rifiuto
di chi del tutto indegna si ritiene
di questo Sposalizio spirituale.
Viene alla carica allora la santa
Patrona, che ricorda alla sposina
di non temer se si vede carente
attualmente di meriti: certo
le pene riservate dal Signore
contribuiranno ad accrescerli. Deve
sol ubbidir in tutto al suo Signore.
Ed ecco comparirle il Redentore
con un aspetto splendido. L’invita
in termini pacati a rinnovare
il voto di perpetua castità.
Ciò fatto, con parole assai decise
aggiunge di volere celebrare
insieme il matrimonio spirituale
alla presenza di tre testimoni:
la Vergine, Francesco e la Patrona.
Cadon alfin le remore. La serva
umile del Signor pronuncia in modo
chiarissimo: “Vi accetto quale
Sposo!”.
II Serafico P. S. Francesco l'assicurò egli pure della sua patema
protezione : ma però che desiderava, che avesse un perfetto distacco da tutte
le creature, e unicamente s'impegnasse per la sola gloria del suo celeste Sposo.
(Diario, pagina 193)
ESORTAZIONE FINALE DI S. FRANCESCO
Sa il serafico Padre Francesco
la sua protezione garantirle,
purché si sappia dalle creature
tutte staccare, ricercando sempre
la sola gloria del celeste Sposo.
Un concetto bassissimo di sé
sarebbe stato molto vantaggioso.
Che amasse d’esser pure disprezzata,
di non avere propria volontà,
cercando solo quella del Signore!
(Moncalieri, Monastero Carmelitane Scalze)
Anche S. Teresa
gli fece gran coraggio, e le disse che punto non dubitasse, che in tutto l'
avrebbe aiutata e sostenuta nelle sue tribolazioni di spirito. (Diario, pagina
192)
ALTRA PERORAZIONE DI S. TERESA
“Figliola, tu non devi dubitare
che possa a te mancar il mio aiuto.
Son note a me le tue tribolazioni
di spirito. Vedrai che mai cadrai
nella minima offesa dello Sposo.
Però tu devi sempre fomentare
i vivi desideri del tuo core
di unirti a lui: nel colmo dell’amore
devi bramar di dare pur la vita
e il sangue per poterlo compiacere!
(Milano 15-4-2019), Padre Nicola Galeno
Una lettura pienamente attinente a quanto conosco della spiritualità di santa Teresa d'Avila; una serie di scritti ricchi di dottrina e di sentimento.
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