QUANTI GESù?
Gesù storico
Religione e
Cristianesimo non si possono certo identificare: Religione ha un significato
molto più vasta e molteplice di quello di Cristianesimo.
Eppure nella
nostra storia – quella europea, quella russa e quella delle due Americhe –
religione e Cristianesimo appaiono strettamente intrecciati per il passato e
per il presente: chi è religioso è cristiano e chi non è cristiano è ateo. Alla
crisi delle certezze religiose, quindi, si accompagna la crisi delle certezze
cristiane. La critica, i giudizi e i
pregiudizi dell'uomo “maggiorenne”, investono non soltanto l'immagine
reli-giosa del mondo, ma anche l'immagine di Gesù, che rischia di
svanire sotto il loro peso.
Oggi, però,
si assiste a un curioso fenomeno, che sembra a prima vista dividere il
destino di Gesù da quello della Chiesa. Da un lato si diffonde la critica o
addirittura l'opposizione esplicita nei confronti della Chiesa,
del suo linguaggio, della sua disciplina, dei suoi riti, del suo potere.
Dall'altro la figura
di Gesù continua a godere di un alto indice di gradimento.
In verità, non è che si parli un gran che neppure di Lui; anzi
sotto questo profilo occorre riconoscere che la sua popolarità è molto
ridotta e il suo nome è quasi censurato nei discorsi correnti. Tuttavia, se
invitati a pronunciarsi a favore o contro Gesù, tutti o quasi si pronunciano a
suo favore.
Il gradimento, però, – attenti! –
è per Gesù uomo, per il Gesù di Nazareth allo “stato
puro”, spogliato, cioè, degli attributi solenni di cui l'ha circondato la fede
della Chiesa, la quale vede in lui il Cristo, il Figlio di Dio, la persona
unica in cui sono unite la natura umana e la natura divina.
Molti pensano che tali
rivestimenti dogmatici e teologici finiscano per nascondere o persino deformare
la genuina figura del maestro buono, amico di peccatori, di pubblicani,
indulgente e generoso, nemico coraggioso d'ogni fariseismo. Sembra si stia realizzando una conversione dal
grande ed incomprensibile “Cristo degli
altari” all'umile e vicino “Gesù di Palestina”.
Questo Gesù,
“semplice”, con cui tutti vogliono essere d'accordo, che tutti vedono dalla
loro parte, è in realtà un Gesù dai molti volti.
* Per alcuni è un Gesù
rivoluzionario e ribelle: non ha usato la frusta contro i mercanti del
tempio?
* Per altri è un Gesù che non tiene nessun conto dei rapporti di
potere nella società: lascia che Cesare faccia il suo mestiere, e va in
cerca di una cosa più importante – il regno di Dio – che nulla ha a che fare
con tutte le altre faccende.
*
Per alcuni è un Gesù idealista e
pateticamente illuso di poter rifare il mondo con l'amore e il perdono.
* Per altri è, al contrario, un Gesù che non cambia nulla, che solo
s'accontenta d'essere la consolazione dei cuori afflitti, indulgente e
facile alla comprensione.
* Per altri è, invece, un Gesù
insopportabile, intransigente e categorico, che addirittura chiede di
odiare i familiari, che dice d'esser venuto a portare la spada e non la pace.
La
questione del Gesù storico
Abbiamo visto come sono sorti i Vangeli, e come essi siano una fonte
d'informazione degna di fiducia, e non leggenda popolare che ingigantisce e
abbellisce i fatti, introducendo quell'elemento prodigioso che è così
caratteristico del gusto primitivo.
Ma
allora perché tutti questi diversi “volti” di Cristo?
- È possibile o no stabilire il volto vero di Gesù, di
quell'uomo che visse la sua breve storia in Palestina circa venti secoli
or sono?
- Oppure la sua distanza da noi nel tempo, nella
cultura, nella mentalità, è così grande da con-sentirci d'intravvedere soltanto
un'immagine molto sbiadita, che poi la nostra fantasia ed i nostri
pregiudizi colorano a piacimento, facendone una figura simbolica o mitica,
proiezione dei nostri ideali e delle nostre frustrazioni ?
È questa la cosiddetta
questione del “Gesù-storico”.
- Chi
veramente fu Gesù?
- E,
prima ancora, quali furono i suoi gesti e le sue parole?
- Quale
fu lo svolgimento della sua vita?
- Che cosa
accadde esattamente di tanto importante un paio di millenni fa, da
lasciare un segno profondo in tutta la storia successiva?
** Vale la
pena di allontanare subito un equivoco.
Anche se si giungesse a ricostruire
con esattezza o almeno con grande approssimazione gli avvenimenti della vita di
Gesù, non si avrebbe automaticamente la risposta all'interrogativo: “Chi
è costui?” I con-temporanei di Gesù, infatti, quelli che incontrarono
Gesù su questa terra – per i quali, evidentemente, il problema del Gesù storico
non esisteva – si divisero loro stessi di fronte a quella domanda: “È
soltanto un uomo o è Dio?”. La sua identità vera non poteva che essere
riconosciuta a prezzo di una scelta libera e compromettente, carica
di conseguenze per la vita. La risposta alla domanda: “Chi è costui?”, non
veniva semplicemente dai fatti, ma soprattutto dall'atteggiamento personale
che ciascuno assumeva.
Tanto meno, una risposta a tale
domanda fondamentale potrà, oggi, venire da un'indagine storica
cosiddetta “neutrale” sui fatti. Il risultato massimo che si può sperare di
raggiungere con la ricerca sul Gesù storico sarà quel-lo di trovarsi,
come i contemporanei, di fronte ad una pietra di inciampo, ad una spada
tagliente, ad un ultima-tum: “O con me, o contro di me”. Ricordiamo: la Fede
è sempre un dono, e richiede un coinvolgimento personale. Il sapere
che Gesù è veramente esistito non significa, di per sé, accettarlo come
Salvatore, Figlio di Dio. **
Ora, il fatto di vedere Gesù Cristo in modi diversi iniziò subito
dagli anni della sua stessa vita (“Che dicono gli uomini che io sia?
... E voi che cosa dite?....”), per poi proseguire nei primi secoli del
Cri-stianesimo (con le varie eresie su Cristo).
Ma allora non si poneva in
dubbio il fatto che fosse esistito. Soltanto in questi ultimissimi secoli
si pone in termini “scientifici”, toccando la stessa esistenza storica di Gesù.
La
cosiddetta “questione del Gesù storico”, infatti, non è una scoperta recente,
non è una delle molte no-vità venute fuori dall'effervescente stagione del
cattolicesimo seguita all'ultimo Concilio. Al contrario, essa ha già più di
due secoli di storia: tanto tempo, infatti, è passato da quando fu
proposta un'ipotesi capace di ridurre a misura più cosiddetta “realistica” la
vita di Gesù.
** Già questo fatto – sconosciuto
persino alla gran parte dei cattolici – invita a pensare che si tratti di una
questione intricata, che non può essere risolta con una semplice conferenzina.
Affrontare tale questione significa imbarcarsi in un'impresa complessa,
iniziare una strada lunga e laboriosa. Il prezzo è alto: ma vale la pena di
pagarlo per non continuare a parlare di Gesù con la superficialità,
l'incoscienza talvolta un po' insolente, che caratterizza almeno in parte la
cultura corrente, quando tratta il tema religioso. I due secoli di ricerca
scientifica e di discussione appassionata sulla questione del Gesù storico, non
possono essere del tutto ignorati da chi oggi cerca di farsi idee più precise
sul messaggio cristiano. Per questo sembra necessario offrire alcune
informazioni essenziali sugli studiosi e le scuole più significative che si
sono dedicate all'argomento. Scopriremo anche interessanti analogie tra le
strade percorse da qualcuna di quelle scuole e certe impostazioni e letture
comuni del nostro tempo. **
Due secoli di ricerca...
1. – Gesù “banalizzato
“
è tipico, oggi, credere
d'essere tanto più “adulti” quanto più radicali sono i dubbi nei confronti
di tutto quello che il passato ha insegnato. Anche su Gesù non è raro
ascoltare e leggere opinioni che presumono d'essere critiche e spregiudicate
soltanto perché mettono in dubbio alla radice tutto ciò che rende questa storia
diversa da ogni altra. Non è, addirittura raro sentire ancora chi esprime
dubbi circa la stessa esistenza storica di Gesù! Simili
atteggiamenti furono in altri tempi propri di certa letteratura “scientifica”
sui Vangeli; ma proprio la scienza ha da tempo superato tali ingenuità.
La radicale critica “illuministica” dei Vangeli è stata costretta al silenzio
dalla più pacata e serena ricerca storica dei secoli successivi.
La questione del Gesù storico
fu introdotta brutalmente da un incredulo “illuminato” tedesco, H.S. Reima-rus
(1694-1768). “C'erano una volta – sosteneva – dodici uomini che si lasciarono
sedurre da uno pseudo-profeta fanatico, abbandonarono i loro umili lavori per
dedicarsi all'impresa grandiosa da costui predicata. Ma il profeta fanatico
finì sulla croce, e i Dodici, non volendo riconoscere d'essersi ingannati ed
illusi, ne nascosero il cadavere ed inventarono la
storia della sua risurrezione. Il nuovo inganno durò molto più del primo».
Simile ricostruzione “critica” dei
Vangeli – certo un po' semplificata da questo riassunto – è significativa. In
che consiste la sua pretesa di criticità? Nel ridurre la storia
inquietante ed incredibile dei Vangeli alle dimensioni di una faccenda
plausibile, dove tutti i personaggi hanno la statura degli uomini che
conosciamo. Il tentativo di Reimarus si potrebbe così tradurre: “State
tranquilli, uomini moderni, duemila anni fa in Galilea non è successo nulla
d'insolito, nulla che vi debba inquietare!”.
** Argomenti di questo genere, inventati oltre
due secoli fa – quando gli studi biblici erano a uno stadio molto più primitivo
– sono oggi riproposti da certa pubblicistica corrente unicamente per
motivo di polemica antireligiosa. Questo accade perché la più seria
ricerca storica sui Vangeli non è nota fuori di certi ambienti colti; molte
volte anche il credente si trova come sprovveduto di fronte alla violenza di
sospetti che non presentano nessun positivo argomento a loro favore.
2.
– Gesù “modernizzato”
Spesso l'attenzione nei confronti di
Gesù si fa più favorevole. Gesù non è ripudiato come un'inven-zione mitica, ma
piuttosto interpretato ed accomodato al bisogno umano. Molta
letteratura di successo recente, fa di Gesù un “liberatore” politico, o un
sognante rimedio alla deludente società tecnocratica. È facile intuire come
queste immagini nascano da corrispondenti esigenze avvertite dall'uomo d'oggi.
Ancora una volta, il fenomeno non è nuovo: ha molti
precedenti, e spesso precedenti più riusciti e suggestivi dei tentativi
prodotti oggi.
Nel corso di tutto il XIX secolo la
critica storica dei Vangeli fiorì specie in Germania, e derivò il suo
orientamento ideale di fondo dalla “teologia liberale”, la quale inseguiva il
programma di conciliare la fede con la ragione umana (=
con la filosofia tedesca del tempo).
Una delle idee centrali era il
ripudio della religione cosiddetta“positiva”, quel tipo di
religione, cioè, non “spontanea”, ma basata, su delle norme stabilite e
disciplinata dalla volontà positiva di un Fondatore, rappresentante autorizzato
da Dio.
Perché? Perché in simile religione si vedeva la
negazione del principio generale dell'autonomia dell'uomo e della sua
ragione. Se l'uomo e la sua ragione sono il metro d'ogni
cosa – [si sosteneva] – cui non si può imporre nulla che egli non possa capire,
una religione per essere “vera” deve essere riconoscibile come tale da ogni
uomo alla luce della sua stessa esperienza. Allora, se il cristianesimo
è la religione vera, se Gesù è il suo maestro – tutte cose delle
quali non si dubitava – i Vangeli debbono essere interpretati in modo
tale che ne risulti la figura di un Gesù “comprensibile” dalla ragione, fondamentalmente
uguale a tutti gli uomini, un esempio di religiosità universalmente
imitabile, ma non di un Gesù che fa miracoli ed afferma
d'avere poteri divini, che, insomma, è “diverso” dagli altri uomini.
In base a tale
visione, questi studiosi liberali dichiarano “impossibili” alcune cose: i miracoli, innan zitutto, ma anche le affermazioni di Gesù
incomprensibili sulla bocca di un uomo, come: “Ti sono rimessi i tuoi
peccati”. Tutte queste cose sono, quindi, eliminate dalla storia di Gesù e
attribuite al “mito”. (•)
(•) I “miti “
sono rivestimenti pseudo-storici delle idee dei primi cristiani primitivi, idee
espresse nella forma di leggenda involontariamente poetica, fantastica, che la fede
primitiva avrebbe creato quale espressione della propria ammirazione per
Gesù. “Si pensi – scrive un rappresentante di tale scuola – ad una
giovane comunità, la quale tanto più entusiasticamente venera il suo fondatore
quanto più tragico ed inatteso è il modo in cui quello fu strappato alla vita
terrena e al suo apostolato; una comunità fecondata con una massa di nuove idee
che dovevano rivoluzionare il mondo; una comunità composta di orientali, per la
maggior parte uomini incolti, i quali dunque erano in grado di far proprie ed
esprimere quelle idee non nella forma astratta dell'intelletto e del concetto,
ma soltanto per immagini e racconti nel modo sensibile della fantasia. Ci si rende
conto subito che in tali circostanze è avvenuto ciò che doveva avvenire... La
semplice impalcatura della vita di Gesù fu avvolta nei più svariati
e simbolici veli, e in riflessioni e fantasie religiose, mentre, allo stesso
tempo, tutte le idee che la cristianità primitiva aveva del proprio maestro,
trasformate in fatti, furono co-intessute al corso storico della vita di Gesù. (D.F. Strauss [1808-1874] La vita
di Gesù)
** L'errore di
base di questa visione è la pregiudiziale ideologica di fondo:
la pregiudiziale, appunto, di voler ritrovare a tutti i costi in Gesù i tratti
del loro “ideale moderno” di religiosità: che consiste essenzialmente nel
sentimento mistico-religioso della vicinanza di Dio e il sentimento
di fraternità universale. D'altra parte non si fa grande difficoltà a
trovare qualche testo evangelico capace di confermare la convinzione che il
Gesù della storia corrisponda effettivamente a questi tratti del loro uomo
ideale: un po' perché quell'ideale umanistico certamente è frutto – magari
parziale e distorto – della tradizione cristiana; un po' perché ogni frase di
Gesù, isolata dal contesto, facilmente si presta ad essere caricata di
significati più o meno arbitrari.
3. –
Gesù “escatologico”
Da una ottantina di anni a questa parte,
la Chiesa cattolica non è più sola a protestare contro l'inconsistenza di tali
tentativi; essi sono oggi condannati anche dalla ricerca storico-critica di
studiosi, che pure procedono fuori d'ogni preoccupazione di ortodossia e dunque
senza la volontà di salvare ad ogni costo il Gesù della fede.
Alla fine dell'800, uno studioso di Gottinga, J. Weiss pubblicò
un libro sul “regno di Dio “ che è all'ori-gine di una scuola, chiamata
comunemente “scuola escatologica”.
Il “regno di
Dio” – lo sappiamo – è l'idea centrale della predicazione di Gesù. Quante
parabole di Gesù su questo argomento (“Il regno dei cieli è simile a....”)!
Gesù intende indicare con tale espressione la nuova realtà che è venuto ad
instaurare fra Dio e l'uomo.
Ebbene – secondo Wiess –, nella concezione di Gesù, il Regno di Dio è un'entità
assolutamente ultra-terrena, che nei confronti di questo mondo è in
netto contrasto. Con ciò si vuole anche affermare che non si può parlare
di uno sviluppo del “regno di Dio” nell'ambito di questo mondo.
Weiss sosteneva, cioè, che il “regno di Dio” era
inteso da Gesù non come qualcosa di già presente nella storia, di una
realtà che era iniziata con la Sua venuta e che sarebbe continuata nei secoli
fino al suo perfetto compimento, ma come evento apocalittico che avrebbe
dovuto verificarsi in un futuro imminente. [Sappiamo da S. Paolo che
tra gli stessi primi cristiani c'era chi attendeva l'imminente seconda venuta
del Signore!]
– Come
conseguenza logica, la morale
predicata da Gesù non poteva essere una regola di vita
valida anche per i secoli futuri, ma un'etica“provvisoria”, per
un tempo ristretto, nella quale le esigenze di distacco e conversione più
radicali [le Beatitudini...] si giustificherebbero soltanto nella luce
dell'immi-nente fine del mondo. [Qualcosa di simile nei Testimoni di Geova!].
“Se il pensiero della realizzazione escatologica del
regno è l'idea fondamentale della predicazione di Gesù, tutta dominata dalla
convinzione dell'avvento del regno... come penitenza in vista del regno di Dio,
anche l'etica del discorso della montagna è un'etica “provvisoria”. (A.
Schweitzer, La cena nel contesto della vita di Gesù e nella storia del cristianesimo
primitivo)
** Ancora oggi non è raro ascoltare opinioni sui Vangeli che si richiamano,
più o meno esplicitamente, al suo pensiero, e che sono riassunte in una
incisiva frase che esprime il distacco radicale del “Gesù della storia” dal
Gesù predicato dalla Chiesa primitiva: “Gesù annunciò il regno di Dio, ma
poi venne la Chiesa» (Loisy). La Chiesa – con tutto ciò che
comporta – sarebbero soltanto rimedi posticci posti dal cristianesimo
primitivo alla mancata realizzazione del regno che Gesù attendeva.
–– Le affermazioni troppo radicali degli
studiosi della “scuola escatologica” saranno corrette e ridimensionate dalla
critica successiva. Rimane certo un merito di questi studiosi il fatto di aver
violentemente richiamato la ricerca storica alla necessità d'inquadrare anche
la predicazione di Gesù – e non soltanto i presunti “miti “ su Gesù creati dalla comunità
primitiva – nel contesto storico, religioso e cultuale in cui egli visse. Ma è
altrettanto certo che le teorie della “ scuola escatologica”, nel loro
tentativo di ritrovare il Gesù storico, misero in ombra il Cristo
salvatore, portatore di un messaggio universale, capace di parlare agli
uomini di ogni tempo.––
4.
– Il Gesù “puro messaggio”
Tale sconcertante risultato di allontanare il Gesù
storico dal Cristo salvatore, parve, almeno in un pri-mo momento, confermato da
un'altra importante corrente di ricerca neotestamentaria, la cosiddetta
“scuo-la della storia delle forme” (M. Dibelius, B.L. Schmidt, R.
Bultmann; i loro scritti maggiori apparvero tra il 1919 e il 1940). Le ricerche di questa scuola si orientarono – prima
ancora che sulla ricostruzione della storia di Gesù –, sulla ricostru-zione
della storia dei Vangeli e delle diverse “forme “ che la tradizione su Gesù ha avuto
prima di cristal-lizzarsi negli scritti evangelici: di qui viene la
qualificazione del suo metodo come “storia
delle forme”
La “storia
delle forme” ha acquisito al patrimonio ormai comune della ricerca sui Vangeli,
il principio che distingue tre momenti fondamentali attraversati dalla
tradizione evangelica prima di giungere alla sua formulazione definitiva: la
predicazione e dell'opera di Gesù anteriore alla Pasqua – la predicazione aposto-lica,
– la redazione scritta . Anche questa redazione scritta attraversò fasi
successive, delle quali i Vangeli che noi possediamo sono il documento ultimo
ed insuperabile.
–
La distinzione di questi tre momenti della tradizione dei Vangeli è
sostanzialmente accolta come principio generale per la lettura di essi anche in
autorevoli documenti del Magistero della Chiesa.
** Tuttavia questa
“scuola” giunse a conclusioni arbitrarie che hanno giocato un ruolo negativo riguardo il problema dell'esistenza di Gesù
storico. Il più autorevole esponente di questa scuola afferma: – Non si può risalire al di là del kerigma (l'“annuncio”, la comunità cristiana), adoperandolo
come una “fonte” per costruire un “Gesù storico” con la sua “coscienza
messianica”, sua “interiorità” o il suo“e-roismo”. Tale sarebbe precisamente il
´Cristo secondo la carne', che è passato per sempre. Non il Gesù storico, ma Gesù
il Cristo, colui che viene predicato, è il Signore. (R. Bultmann, “Credere e comprendere”)
Da tale
dichiarazione perentoria risulta come la pretesa impossibilità di
raggiungere il Gesù storico, si mescoli in R. Bultman (1884-1976) con un
disinteresse di principio per lo stesso Gesù. Bultmann pensa che il
Vangelo non è la persona concreta di Gesù, ma soltanto il suo
messaggio e l'interpretazione ch'esso suggerisce della nostra
vita.
Quindi il “Gesù
della storia” non sarebbe raggiungibile alla nostra indagine, perché le fonti cristiane – i
Vangeli in primo luogo – non lo consentirebbero. Esse sarebbero preoccupate non
d'informarci sugli avvenimenti della sua vita, ma di proporre una visione
della nostra vita ispirandosi alla sua predicazione.
•• Non è possibile
qui approfondire tali convinzioni. Basta rilevare come gli stessi discepoli di
Bultmann, approfondendo la ricerca nella linea dei criteri storico-critici
indicati dal maestro, pervennero alla convinzione contraria:
non soltanto è possibile conoscere qualche cosa della storia di Gesù, ma è
essenziale ricostruire nei suoi tratti fondamentali questa storia per poter
intendere il suo messaggio e la predicazione apostolica che ebbe il Cristo
Signore come suo oggetto centrale.
– POSIZIONE ODIERNA
La prospettiva ultima raggiunta dalla critica
“non-cattolica” ha ripudiato le tesi più radicali alle quali la critica
cattolica aveva prima reagito con l'opposizione intransigente. La “critica
cattolica”, d'altra parte, ha accettato i criteri propriamente storico-critici
della ricerca protestante. Sicché oggi esiste un fonda-mentale consenso,
almeno nella impostazione dei problemi tra studiosi cattolici e non
cattolici.
Infatti oggi
– Tutti
sanno ed insegnano che i Vangeli non sono biografie in senso moderno, ma
vanno letti prima di tutto, come testimonianze di fede.
– Oggi
nessuno studioso pensa di poter trarre dai Vangeli una completa vita di
Gesù; ma nessuno nega che essi siano una testimonianza autentica,
una ricchissima fonte d'informazioni storiche, in primo luogo per ciò che
concerne gli aspetti fondamentali e costanti della predicazione e dell'opera di
Gesù, come pure per i momenti essenziali della sua vita pubblica.
-
Soprattutto nessuno
– se non qualche superficiale, rimasto su posizioni di retroguardia – osa
avanzare il dubbio che i Vangeli siano il prodotto della fantasia religiosa popolare,
senza reali collegamenti con l'opera e la parola di Gesù. Nessuno osa
avanzare addirittura il dubbio che Gesù non sia mai esistito.
***
In conclusione, il cristiano oggi, nel leggere il vangelo, non si affida
soltanto alla tradizione della fede o al discernimento spirituale che la sua
personale esperienza religiosa gli consente, ma fa anche ricorso ai criteri
delle scienze storiche e della critica letteraria.
Tali criteri scientifici non condannano in nessun modo Gesù a
svanire nelle nebbie di un lontano mondo, fatto di primitive fantasie
popolari. Avvicinano invece a noi il Gesù della storia, e ci consentono di
rivivere lo stupore, gli interrogativi, le scelte compromettenti che giù
duemila anni fa la sua presenza provocò presso coloro che si incontrarono con
lui. La Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e con costanza massima che i
quattro Vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità,
trasmettono fedelmente quanto Gesù, Figlio di Dio, durante la sua vita fra
gli uomini effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al
giorno in cui fu assunto in cielo. (cfr Dei Verbum, 4 19).
GESù – Catechismo
La
Chiesa ritiene con fermezza che i quattro Vangeli, “di cui afferma senza
esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio,
durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro
salvezza eterna, fino al giorno in cui ascese al cielo”. (Cat. 126, 1)
• I Vangeli
scritti: “Gli autori sacri
scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tra-mandate a
voce o già per iscritto... sempre in modo tale da riferire su Gesù cose vere e
sincere“ (Cat. 126, 3).
• La buona Novella: Dio ha inviato
il suo Figlio. «Ma quando venne la
pienezza del tempo, Dio inviò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la
Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, affinché ricevessimo
l'adozione a figli» (Gal 4,4-5). Ecco
la Buona Novella riguardante «Gesù Cristo,
Figlio di Dio» (Mc 1,1): Dio ha
visitato il suo popolo, adempiendo le promesse fatte ad Abramo e alla sua
discendenza; ed è andato oltre ogni attesa: ha mandato il suo «Figlio prediletto» (Mc
1,11).
• Noi crediamo e professiamo
che Gesù di Nazareth, nato ebreo da una figlia d'Israele, a Betlemme, al
tempo del re Erode il Grande e dell'imperatore Cesare Augusto, di mestiere
carpentiere, morto crocifisso a Gerusalemme, sotto il procuratore Ponzio
Pilato, mentre regnava l'imperatore Tiberio, è il Figlio eterno di Dio fatto
uo-mo, che «è venuto da Dio» (Gv 13,3), «disceso dal cielo» (Gv 3,13), «venuto nella carne» (I Gv 4,2); infatti «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi, e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di
grazia e di verità... Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su
grazia» (Gv 1,14. 16).
• Mossi dalla
grazia dello Spirito Santo ed attirati dal Padre, noi, riguardo a Gesù,
crediamo e confessia-mo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»
(Mt 16,16). Sulla roccia di questa fede, confessata da san Pietro, Cristo ha
fondato la sua Chiesa. (Cat., 422-424).
• La trasmissione della fede cristiana
è innanzitutto l'annunzio di Gesù Cristo, allo scopo di condurre alla
fede in Lui. Fin dall'inizio, i primi discepoli sono stati presi dal desiderio
ardente di annunziare Cristo: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e
ascoltato» (Atti 4,20) Essi invitano tutti gli uomini di tutti i tempo
ad entrare nella gioia della loro comunione con Cristo:
«Ciò che noi abbiamo udito, ciò
che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre
mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, […] noi lo annunziamo anche a
voi, affinché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col
Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, affinché la
vostra gioia sia perfetta» (I Gv 1,1-4). (Cat. 425)
Padre Claudio Truzzi OCD
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