Padre Gerolamo Graziano della Madre di
Dio (1545-1614)
DIVAGAZIONI SU DI UN 4°
CENTENARIO IN SORDINA
UN MONDO AFFASCINANTE
Se mi chiedessero in che
cosa consista il fascino di questo Diario (Peregrinazione di Anastasio),
risponderei a colpo sicuro: è il miglior belvedere degli itinerari del corpo
e dello spirito! Per quanto fotografi l’esperienza di un uomo del tardo
Cinquecento, assurge ad osservatorio dell’uomo di
sempre con tutti i suoi aneliti più profondi.
Tutte le citazioni sono desunte dal 15° Dialogo.
Rivelazioni e
visioni esteriori
Cirillo. – Desidero
conoscere le rivelazioni e visioni da te sperimentate, come siano e che cosa provi l’anima quando vede qualcosa con gli
occhi del corpo.
Anastasio. – Potrò dirti poco al riguardo, perché poche volte ho visto con
gli occhi del corpo, così come vidi quell’animale sotto forma di caprone (te
l’ho già raccontato) oppure quando mezzo anno dopo
la sua morte vidi la madre Teresa di Gesù. In verità io né stimo né desidero
visioni, anzi ritengo una grande misericordia di Dio il fatto che il mio
spirito non sia condotto per questo cammino di rivelazioni sensibili, estasi,
rapimenti, miracoli né di altre esteriorità solitamente molto apprezzate nel
mondo. La mia gloria la vorrei dentro il mio cuore; il mio spirito lo vorrei
celato; le mie vampe le vorrei sotto la cenere e che nessuno sapesse quanto in
me passa.
E voglio darti le ragioni di ciò. La prima: sapendo noi che Satana si trasforma in angelo di luce mostrandosi sotto una figura
buona per ingannare, perché mi devo ficcare in questo rischio di illusioni? La seconda: dice san Paolo che finché siamo in questa vita noi camminiamo nella fede e non nella
visione, ed il giusto – dice il profeta – vive di fede, che è dimostrazione di
quanto non si vede. Perciò, per quale
ragione voglio vedere nulla? La terza: quelli che hanno visioni, spendono molto
tempo nel verificare se siano vere o false, da parte di Dio o del demonio, e
vivono pieni di timori per non restare ingannati. Perché volerle, quando posso percorrere una via maestra piana e
sicura?
In conclusione: la rivelazione produce due frutti: l’uno è dar luce all’intelletto su cose occulte: così come quando un’immagine è coperta con un velo, chi toglie
il velo rivela la pittura. L’altro consiste nel muovere la volontà, perché adori il Cristo con maggior efficacia se lo vede nella rivelazione. Per salvarmi ed essere gradito a Dio è sufficiente la luce che mi
viene dalla fede rivelata nella Sacra Scrittura, dai profeti e santi
evangelisti che ne scrissero e dai sacri dottori che la interpretarono. Non ho
bisogno di una nuova luce particolare a me rivelata. E se io adoro il santissimo sacramento – che so con certezza
essere il Cristo – perché voglio cercare a Cristo rivelato, che non so se sia
Cristo o il demonio trasfigurato in angelo di luce? Ti dico la verità: io non mi trovo a mio agio con siffatte persone che vanno
raccontando le proprie rivelazioni né con quanti vanno in cerca di esse. Credo
che in ciò si trovi un grande inganno.
Cirillo. – Ma mi venga in soccorso Iddio! Non dice la fede cattolica che
ci sono state delle rivelazioni esteriori, come la visione del roveto da parte
di Mosé, quella dei tre angeli che vide Abramo, etc.? E per canonizzare i
santi, non si raccolgono informazioni sulle loro rivelazioni come cose divine e
soprannaturali? Non le stima grandemente? Non è la profezia una delle grazie
gratis datae? San Paolo e molti altri non narrano le proprie rivelazioni? E’
lui a dire: Veniam autem ad visiones et revelationes: vidi Christum Iesum, etc.
Perciò, come mai disprezzi e fai poco conto di favori così alti, così divini e
soprannaturali, stimati da tutti coloro che hanno scritto vite di santi?
Anastasio. – Io non parlo male delle rivelazioni e delle visioni, e neppure le
nego; dico che non le vorrei per me. Prendi ad esempio un cibo gustoso e forte: è dolce, vantaggioso
e saporito per il corpo sano e robusto; ma se tu lo dai ad un ammalato, non gli
giova. Così le visioni e
rivelazioni, miracoli e rapimenti, etc., sono buoni per le anime umili, non per
uno superbo come me. Anzi ti dirò un
segreto in tutta semplicità e verità. Quando andavo con veste ed abito di
austerità ed abbattimento esteriore, così come vanno gli Scalzi, non avevo
tanta sicurezza ed allegrezza di spirito – vedendo che gli uomini andavano
dietro a quell’esteriorità e mi consideravano buono – come quando mi vidi con
un abito delicato e più comune, e con uno stile di vita, atteggiamenti e
maniera di procedere da rilassato, essendo decaduto dall’opinione di cui prima
godevo. Così come c’è il rischio di ambizione e superbia nel buon abbigliamento
esteriore, dal quale rifuggono i religiosi che vestono sobriamente ed
austeramente, così c’è lo stesso pericolo – ed ancora maggiore - di ambizione,
vanagloria e credito in anime superbe come la mia nel vedersi con l’abito esteriore di santità.
So per fede – e la sacra teologia me lo spiega – che la carità è al di sopra di tutte le virtù, ed è questa a conservare
la fede e l’umiltà; per le quali non sono necessarie rivelazioni e visioni
esteriori. Molte volte mi è
stato fatto capire con una luce chiarissima, che quanto farei con un Cristo rivelato visibilmente, lo facessi col
santissimo sacramento e con l’’immagine dipinta. Anzi così guadagnerei di più, perché oltre all’adorazione – che è più sicura nel sacramento che in una rivelazione particolare – cresce il merito della fede, che è molto gradita a Dio in questi tempi di eretici che negano la
presenza del Cristo nel sacramento e la venerazione delle immagini. Ho questo ricordo particolare: un giorno, mentre mi trovavo
davanti all’immagine di un Ecce Homo, mi fu fatto capire: “Vedi qui la tua rivelazione certa, sicura e continua: quanto
faresti con quest’immagine e quanto essa t’insegnerebbe è più certo che lo stai
facendo con Cristo, che non se visibilmente ti si rivelasse. Questo, per la relazione mistica che c’è tra l’immagine e la
cosa figurata dall’immagine”.
Cirillo. – Cosa vuol dire relazione mistica? Non riesco ad afferrarlo
bene.
Anastasio. – Sono termini
della logica e della metafisica. Io li capisco per averli studiati, però non
c’è bisogno che tu li capisca ed io spenda del tempo per spiegarteli. Ti basti
quest’esempio per capirne qualcosa. Se una donna sposata – mentre il marito è
presente e lei sa che lui è lì pur senza vederlo – stesse parlando col suo
ritratto che tiene in mano dipinto su
tavola, e sapesse che le dimostrazioni di affetto e gratitudine che fa a quel
dipinto sono ascoltate dallo sposo, prova contentezza ed amore maggiore che se
le dicesse allo sposo visibile (perché mostra più affetto in quella venerazione
nella quale c’è minor apparenza di grandezza che nello sposo vivo…). Ora, è
chiaro che questa sposa non dice espressioni di gratitudine al dipinto, bensì
allo sposo che lei ritiene come presente in figura. E che lo sposo si compiace di sentirla dire tutte quelle espressioni di
amore mediante l’effigie, più ancora che se le dicesse ad un altro uomo vivo
che somigliasse allo sposo: perché il dipinto
non la può ingannare, mentre quell’altro uomo vivo, se dicesse di essere suo
sposo, potrebbe lasciarla beffata mascherandosi coi vestiti e con l’apparenza
dello sposo. Comunque questo può bastare per le visioni esteriori.
Cirillo. – Dimmi ancora, ti
prego: poiché dici di aver visto la madre
Teresa di Gesù, quando, sotto quale luce, sotto quale figura e con che viso la
vedesti, e che cosa sentisti in quella rivelazione?
Anastasio. – Te lo dirò,
perché è stato stampato in alcuni libri. Una prima domenica di Quaresima, nello
stesso anno che morì, stando io alle undici di notte recitando mattutino in una
cella, stanco morto per aver fatto due prediche quel giorno nella chiesa
maggiore di Siviglia, alzai gli occhi e vidi una luce chiara molto più bianca, sottile e delicata di quella di una candela e
persino del sole. Anzi, queste luci sono molto grossolane in confronto a
quella. La luce del sole o della candela dagli occhi non passa dentro, ma
quella luce chiara di cui parlo penetra sino all’intimo del cuore, e non
riverbera né ferisce né abbaglia, ma si riceve con grande soavità e delicatezza
quando penetra e consola....
In questa luce vidi il suo volto molto splendente e bello: non di tanta età come
quando morì, ma come se avesse quarant’anni. Udii interiormente queste parole,
ma non con le orecchie esteriori del corpo: “Noi del cielo e voi della terra siamo una stessa cosa per purezza
ed amore: noi godendo e voi patendo. E quanto noi facciamo qui con l’essenza
divina, voi fatelo là col santissimo sacramento. E ripeti questo a tutte le mie
figlie”.
Quella visione durò un istante; rimasi timoroso al pensiero che
fosse un’illusione del demonio (dato che io quel giorno avevo predicato contro
le illusioni). Mi restarono impressi nel cuore quattro desideri: di purità d’animo, di amor di Dio e del prossimo,
di patire travagli per il Cristo e di adorazione del santissimo sacramento; ed
in queste quattro cose ho poi trovato un gran frutto. Vedendo che quanto mi aveva detto era buono e conforme alla
fede ed alla Sacra Scrittura, non mi preoccupai più di esaminare se si
trattasse di illusione o vera rivelazione, avendo sperimentato i grandi beni
che mi sono venuti da questi quattro esercizi. Ogni bene è di Dio, da qualsiasi parte venga.
Cirillo. – Hai visto qualche volta il demonio o anime che stanno in inferno, purgatorio o cielo o qualcosa di simile, come è accaduto alla
madre Teresa o ad altre persone?
Anastasio. – No, grazie a
Dio. Sono così pusillanime che Dio non ha voluto darmi questa
croce. Anzi, ho
rimproverato molto severamente persone che dicono di aver visto anime
all’inferno o in cielo, perché succede o potrebbe succedere che i vivi smettano di fare suffragi e
di celebrare messe per loro. Questa è un’insidia del demonio per impedire tanto
bene, o per diffamare qualche defunto divulgando che la sua anima si trovi
nelle pene eterne. E’ anche vero che
talvolta trovandomi solo e di notte oppure camminando per luoghi spaventosi, mi
è sembrato di vedere alcune ombre delle quali mi sono impaurito e spaventato,
però non cosa che abbia figura né capisca che sia vero quanto vedo. Era la mia paura a mettermi fantasmi interiori davanti agli occhi
facendomi credere di vederli, tranne quella volta che – come ho già raccontato – vidi quel
caprone di pece e macchie di fuoco (quantunque ritenga potesse anche trattarsi
di questi fantasmi fabbricati dalla mia paura).
Delle rivelazioni
interiori o visioni immaginarie
Così come nella
visione esteriore si pone davanti agli occhi del corpo un’immagine visibile con
luce chiara e più tenue di quella del sole, che fornisce concetti
all’intelletto e muove la volontà – come già detto – così, all’interno
dell’immaginazione e della fantasia si pone talvolta una qualche figura con una
luce interiore, che produce nell’intelletto e nella volontà un maggior dinamismo
rispetto a quello dell’immaginazione naturale del discorso. Nello stesso modo
in cui san Giovanni vide quelle sue visioni dell’Apocalisse, che lui chiama
visioni in spirito. Santa Ildegarda ebbe molte di queste visioni: le scrive in
un suo libro intitolato Scivias, spiegandole con una dottrina molto proficua e
necessaria per il bene delle anime.
Questa visione e figura visibile differisce da quella che la
stessa immaginazione e fantasia si fabbrica da sola, così come differisce il
sole riflesso in uno specchio da quello dipinto con pennello e colori. Perché
la figura che l’immaginazione si fabbrica meditando – come quando tu pensi al
Cristo crocifisso e là dentro di te fabbrichi la sua immagine – si forma con
maggior lentezza ed impaccio della potenza immaginativa, che è restia a
costruire queste immagini interiori.
Talvolta il corpo è di tal umore, che per quanto la persona
fatichi con l’immaginazione chiudendo gli occhi, stringendo i denti e
sforzandosi con la testa, non riesce a fabbricare un’immagine. Questa visione interiore invece avviene in un istante a mo’ di
bagliore, e l’anima la vede quando meno s’immagina; e quando è buona, porta con
sé molti ed ottimi concetti dalla luce interiore chiarissima e muove la volontà
a buoni desideri. Siffatti concetti
e desideri a volte vengono insieme alla visione; altre volte invece (finita la
visione) l’anima si rende conto del significato di quella figura vista
nell’intimo. Di queste ne ho avute molte in tempi differenti: sarebbe troppo
lunga la narrazione loro e l’insegnamento che tramite loro mi è stato dato ad
intendere.
Cirillo. – Dimmene almeno qualcuna perché io colga il succo di
quest’insegnamento.
Anastasio. – Una volta me ne
stavo spensierato e distratto. Vidi la figura di una signora, come imperatrice
con una corona imperiale, e dal viso talmente bello, vivo e fine, che tutte le
immagini dipinte e donne avvenenti viste finora, mi sembravano brutte e
grossolane in confronto alla figura che vidi. Suscitò in me una grande devozione alla Madonna, pensando se questa
figura fosse simile alla bellezza che ha la Madonna in cielo; e mi sono durati
a lungo quell’affetto e devozione. Ma per quanto la mia memoria cerchi di tornare a mettersela
davanti, non riesco a ricrearla con la stessa vivezza ed eleganza di quando la
vidi allora. Però dall’impronta e barlume rimasti e non dimenticati, io ricavo
un gran frutto per resistere ai cattivi pensieri ed intraprendere opere buone per amore della sacratissima Vergine
Maria.
Molte
altre volte ho visto all’interno dell’immaginazione visi molto belli e
splendenti di persone a me ignote, però mi è stato fatto capire che si tratta
di santi e sante del cielo. Sempre con questo tipo di visione vidi una volta
una città che bruciava e tutte le sue vie piene di tizzoni di fuoco ardente.
Mentre io camminavo per quella città, era necessario guardare bene dove
mettessi i piedi per non bruciarmeli. Mi venne
fatto capire che nel mondo ci sono grandi pericoli, lacci, trappole e
tentazioni in molti generi di cose che mi si presentarono in quell’istante, e
che io dovevo procedere con grande tatto e vigilanza se volevo salvarmi.
Visione intellettuale
In questo genere di visioni ho ricevuto dal Signore molti
favori, e quasi tutto il mio spirito è in Lui. Debbo essere molto grato a Dio
per avermi guidato in questo cammino, perché queste visioni sono più sicure e
proficue di quelle esteriori ed immaginarie e dove il demonio fa minori
imbrogli. Benché secondo il parere di molti uomini queste visioni siano meno
pregevoli, poiché Dio è invisibile e le anime immateriali, ritengo come più sicura questa comunicazione di Dio nell’anima
rispetto al modo sensibile ed esteriore.
Cirillo. – Non sono un
tutt’uno visione intellettuale e contemplazione, della quale hai parlato in
precedenza?
Anastasio. – No, perché nella contemplazione
l’anima opera con l’intelletto quando attentamente e senza fretta si mette a
considerare un concetto; ed è più corta, di minor luce e meno efficace. Ma
questa visione intellettuale è data dall’alto e all’intelletto la riconducono,
contiene in sé più concetti ed esercita maggior forza nello spirito.
Facciamo un esempio. C’è un uomo che stando nel suo appartamento
guarda dalla finestra una sala di casa sua. Gli aprono un’altra finestra e lo
portano davanti ad essa, da dove vede una piazza con una grande moltitudine di
persone e case differenti. Oppure mettiamo uno che salga su di un pendio e
guardi con attenzione le erbette o sassi che si trovano lungo la strada. Però
quando è in cima a quel pendio, nello spazio di un batter d’occhio vede
innumerevoli praterie, campi, fonti e boschi, etc.; cose che si scoprono soltanto da lassù e sono davvero tante da
raccontare.
Capita altrettanto con la contemplazione quando l’anima si
sofferma su di un qualche concetto particolare. Le si apre allora dentro il suo spirito – e sovente senza che pensi
a nulla – come una finestra dalla quale le fanno vedere innumerevoli concetti
con un solo sguardo, oppure un qualche concetto più alto di quelli che lei
avrebbe potuto afferrare, proprio perché l’hanno elevata ad un certo culmine di
conoscenza donde scopre grandi, eccellenti ed innumerevoli insegnamenti con un
solo colpo d’occhio.
Santa
Ildegarda dice che le capitò la stessa cosa quando il Signore, nel 1141, mentre
lei stava in orazione ed aveva allora quarantadue anni, le diede la spiegazione
di tutta la Sacra Scrittura. Questo non perché
lei in quell’istante potesse ricordare a memoria tutti i capitoli e versetti
della Bibbia con le rispettive interpretazioni (cosa impossibile, perché ciò
avrebbe richiesto molti anni), ma perché le vennero date una certa luce, una
facoltà interiore, una nuova chiarezza ed un non so che da lei definito come
dichiarazione della Sacra Scrittura. Grazie ad essa, quando poi leggeva la
Bibbia, l’intendeva in un senso così buono e retto come se gliel’avesse
spiegata il miglior teologo del mondo.
In questa visione non esistono né figura né colori come in quella esteriore ed
immaginaria, ma dottrina e concetti. Questo concetti ed insegnamenti sono di due tipi: uno, quando
l’intelletto ne intende molti; sebbene vengano tutti insieme, lui sa
distinguere l’uno dall’altro; se si fermasse a scriverli, potrebbe stendere
molti libri in forza di quel solo sguardo da questa finestra. Di questi
concetti poi a volte avviene che si dimentichino tutti o la loro maggior parte.
Altre volte invece rimangono a lungo impressi nella memoria per un arricchimento dell’intelletto e della volontà e per il
profitto dell’anima propria e di quelle del prossimo.
Però accade anche che in questa visione intellettuale venga dato
all’anima un solo concetto, ma questo è talmente pregnante e rinserra in sé
così tanti concetti che, quando l’anima si mette con calma a rifletterci sopra,
ricava innumerevoli insegnamenti che potrebbe poi mettere per iscritto se ne
avesse il tempo: è come se da quella finestra che le hanno aperto nell’intimo,
le gettassero un mucchio di gioielli, perle e pietre preziose: ne ha da
contare, da guardare e stimare! E con questo chiudiamo il discorso al riguardo.
Cirillo. – Non resto
soddisfatto se tu non mi sveli nei dettagli qualcuna di queste praterie da te
viste nel giungere a questo culmine, o qualcuna delle ricchezze ricevute in
questi sacchi che ti hanno buttato attraverso la finestra della visione
intellettuale.
Anastasio. – Com’è possibile raccontare quanto in ciò accade in cinquant’anni di pratica
d’orazione, quando già ti ho detto che questo è il modo ordinario di procedere
del mio spirito? Ho avuto infatti
molte di queste visioni nel campo dello studio e scienza speculativa, dei
commenti alla sacra Scrittura, per le prediche che ho fatto e le confessioni
che ho ascoltato, in questioni personali come in quelle altrui, e tanto
universali quanto relative alla mia persona, specialmente per cose di orazione e
spirito.
Cirillo. – Io non ti chiedo
di raccontarmelo tutto, ma almeno qualcosa che serva da esempio in queste
materie da te toccate, perché questi alti insegnamenti non si apprendono bene se non vengono
selezionati ed almeno parzialmente spiegati nei dettagli.
Anastasio. – Sei così
ostinato che dovrò arrendermi a maggior onore e gloria di Dio, a profitto della
tua anima e per la confusione della mia; vedrai così che se un altro avesse ricevuto tanta luce – benché
fosse il più ignorante etiope dell’Africa – quanti progressi avrebbe fatto,
mentre io sono rimasto tanto indietro nel progresso.
Nel campo dello studio ricordo che durante la prigionia a
Tunisi, trovandomi nell’oscurità disteso sul letto con quei ceppi ai piedi, l’intelletto lasciato nell’ozio faceva dei voli e si recava in
tutte le parti del mondo. Un giorno in un baleno – come avviene nella visione
intellettuale - mi si pararono davanti i cinque mondi, vale a dire: il mondo
naturale; il mondo piccolo o microcosmo, che è l’uomo; il mondo razionale, che
è quello di tutti i concetti e quiddità o essenze di logica e metafisica; il
mondo morale, che è quello di tutte le virtù e vizi; il mondo intellettuale o
scientifico, che è quello di tutte le arti e scienze speculative esistenti.
Ciascuno di essi aveva venti sfere, così come il mondo naturale
ne ha venti. Sotto la terra ce ne sono quattro: inferno, purgatorio, limbo e
seno di Abramo; quattro sono gli elementi: terra, acqua, aria e fuoco; sette
sono i cieli dei pianeti: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno;
quattro sono i cieli maggiori e questo il loro nome: cielo stellato, il primo
mobile, cielo cristallino e cielo empireo; e con questi siamo a quota diciannove;
al di sopra di tutti il ventesimo circolo, che è Dio, il quale comprende e
rinserra dentro di sé tutti gli altri. In ciascuno di questi venti circoli mi
vennero spiegati dodici segni. –
Dalla maniera in cui vidi questo mondo naturale ripartito in venti
e ciascuno di essi ripartito in dodici, così anche gli altri quattro mondi
erano ripartiti in venti circoli e ciascuno di questi in dodici. Avveniva la
corrispondenza tra ogni circolo di un mondo con quello dell’altro, ed
altrettanto per i segni. Mi pare di essere entrato così in quella che è detta
l’enciclopedia di Aristotele ed è tanto desiderata dai filosofi: il circolo
divino delle scienze, quando si entra dalle une nelle altre. Mi venne così il proposito di scrivere un libro intitolato
Pentecosmia, che significa “dei cinque mondi” o enciclopedia universale; feci
le mie annotazioni su di un quadernetto, che però non ebbe sbocchi e rimase
tale, perché sarebbe stato necessario scrivere molti libri.
(Continua)
P. Nicola Galeno della Madonna
del Carmine, ocd
Parma 29-3-2014
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