Il 2 Febbraio 1919 nella Cappella del S. Cuore in
Imola si commemorò il trigesimo dalla morte di Elena Rocca, con un'ora di
Adorazione solennissima alla quale intervenne una moltitudine di amiche e
conoscenti della cara defunta e di socie dell'Adorazione Perpetua. II M. R. Don
Giuseppe Mazzanti tenne il Discorso che segue.
“È già trascorso un
mese dalla morte e il rimpianto vive tuttora intenso nei cuori di chi la
conobbe, di chi l'amò, di chi seppe le confidenze intime dell'animo suo.
Elena Rocca, la
mite e cara fanciulla, che, quale timida. mammoletta, nascondeva le
virtù più belle, nel suo breve soggiorno sulla terra diffuse intorno a sé il
buon odore di Cristo.
ANGELO
Elena
era un Angelo! Il candore le traluceva dagli occhi, dai modi, da tutto
l'assieme. Il suo volto diafano, quasi etereo, improntato sempre ad un sorriso
di dolce mestizia beava chi la vedeva. Era una di quelle anime che rivelano una
bellezza senza scorie mondane, la bellezza intima che soddisfa il cuore
e non attacca i sensi; un vero sole che riscaldava di santi affetti quanti si
lasciavano da esso illuminare.
La purezza
virginale era la sola virtù che non poteva nascondere. Tutte le altre le sapeva dissimulare, coprire col velo dell'umiltà,
persuasa, anzi, di non possederne alcuna. Eppure le aveva tutte. Fortunati
quelli che potevano avvicinarla e penetrate gl'intimi preziosissimi recessi
dell'anima sua! Noi la credevamo buona, buona nel vero senso della parola, che
fosse una santa no. -
L'abbiamo vista più
volte qui nel Patronato, nella sala del laboratorio, o tra le pareti
domestiche, intenta sul ricamo, l'arte sua prediletta. Dotata d'intelligenza e
di fine gusto si rivelava un'artista. Singolarissima nella molteplice produzione
di lavoro tanto da far stupire la sua stessa
mamma che anche pochi giorni fa la sentii esclamare: Non so come la mia Elena riuscisse a sbrigare tanto lavoro; certo gli
Angeli la dovevano aiutare. Sì, sì, buona mamma, non ti sei ingannata; gli
Angeli avevano famigliarità con l'Elena, ed Elena con gli Angeli. Ora che vive
in Cielo gli Angeli non verranno più a terminare gl'incompiuti ricami!
CATECHISTA
L'abbiamo vista in
questa Chiesina, o nella Cripta della Cattedrale, accostarsi ogni giorno ai
divini misteri con edificante fervore.
Coadiutrice del
fratello parroco nel ministero, insegnava nella chiesa e più spesso
ancora nella casa parrocchiale ai bimbi e alle fanciulle le prime verità della
fede.
Sentiva pietà per
gl'infelici, e molti, ignorandolo, venivano da lei soccorsi. Solo adesso me ne
avvedo che di certi suoi atti in cui ella compariva come semplice istrumento
era lei la causa. Adesso comprendo che quel danaro che ella metteva nelle mie
mani per sovvenire certi indigenti era tutto suo; era il suo piccolo risparmio,
era frutto prezioso del suo lavoro. Soavissima fanciulla, come sapevi
magnificamente, generosamente nasconderti !
— Dare senza farsi vedere, dare senza fare arrossire,
ecco il precetto pratico della carità di Cristo. Carità, purezza, umiltà,
virtù fondamentali per chi vuoi raggiungere le supreme vette della perfezione
cristiana.
UMILTA’
Ed Elena poggiava in alto, dove i sublimi
misteri della fede rifulgono nella maestà della luce in armonia perfetta con la
ragione umana. Ignorava la scienza, ma possedeva la sapienza. So che eminenti
personaggi ecclesiastici interrogandola sulle verità più ardue del dogma
cattolico dovettero convincersi che l'Elena percepiva il divino. Ho avuto
occasione io pure di entrare con l'Elena in argomenti di fede; da prima
sembrava schermirsi dichiarando che non capiva nulla, ma poi mi accorgevo che
mi sorpassava e ragionava di Dio, dei suoi attributi con tanta sublimità che io
non potevo più seguirla. Le cose della fede le vedeva, le toccava con mano, ne
sentiva la dolcezza. Stupivo e non pensavo proprio che Iddio si rivela agli
umili. " Ubi est humilitas, ibi est sapientia.
L'umiltà era la virtù
precipua dell'Elena, e l'umiltà è il fondamento della fede. Più un'anima si
umilia e più conosce Iddio, più si abbassa e più vede chiaro a misura che
scopre la propria nullità. Dio rivela il suo tutto. Elena piaceva a Dio più per
la sua umiltà che per il suo candore. Dio si abbassava a lei versandole i suoi
tesori, rivelandole i suoi segreti, invitandola e attraendola dolcemente a
sé.
INTIMITA’
DIVINA
Nulla vi dirò delle
grazie straordinarie che Gesù prodigava alla sua Elena. Sorvolo e taccio sui
misteri di quell'anima nei divini amplessi con la Divinità. Temerei di
conturbare lo spirito dell'Elena; temerei di sentirmi da lei rimproverato, da
lei che tanto amava il nascondimento.
So che si sta
raccogliendo quanto esiste di straordinario sulla sua vita; so che c'è chi
s'occupa di farne la biografia, la quale ci dirà come la virtuosissima
fanciulla meritasse qui in terra le rivelazioni, del divino amore. Noi ci auguriamo che Iddio la glorifichi
maggiormente facendo sì che il suo nome sia inserito nell'albo dei santi ; ma
se anche a tanto non dovesse giungere, gli esempi dell'Elena e il suo nome
vivranno perenni nella nostra memoria.
Io non ho che un
rammarico di averla conosciuta troppo tardi, di averla conosciuta nella morte.
Ma Ia morte è lo specchio della vita, e nella morte Elena mi si è rivelata
santa. Non aveva che 25 anni, ma era già matura per le mistiche nozze con l'Agnello
immacolato, e Io Sposo l'ha chiamata a sé quando sentimmo maggiore il bisogno
di averla quaggiù !
VERSO LA MORTE
Ammalò il giorno 27
dicembre. La mattina, ricevuta in Cattedrale la Comunione, fu costretta a
sedersi; non si reggeva più e finalmente trascinandosi giunse a casa. Si mise
subito in letto. Sembrava una cosa leggera, trascurabile, ma la sera del 29, il
fratello Canonico Parroco, chiamatomi in disparte per non conturbare la mamma,
“ Sa, mi disse, che la malattia dell'Elena è cosa seria! Si tratta di
polmonite!”.
Proprio nella stessa
sera anche il Canonico si coricava indisposto. Entrambi avevano contratto il
morbo fatale ! L'uno per dovere e carità di ministero, l’altra per sola carità,
giacché l'Elena da lunghi mesi si portava qua e là dalle amiche inferme per
iniezioni, che abilissima sapeva fare, e per conforto. Anche mia sorella
nell'ottobre scorso poté avere benefici servigi di quella creatura caritatevole.
La mattina del 31 mi recai dall'Elena.
L'assistevano la sorella Suor Colomba e
il fratello Peppino. Essa mi guardò col suo immutabile e tranquillo sorriso, mi
chiese di benedirla. Avrebbe voluto comunicarsi, ma Io stomaco si ribellava a
qualunque cibo. Si confessò nello stesso giorno al suo Confessore ordinario. Il
giorno appresso la vidi più sollevata e combinai di viaticarla portandole una
minima parte di sacra specie. Ma quando, deposto il SS. Sacramento sul piccolo
tavolo della stanza, mi accostai per chiederle se aveva bisogno di conciliarsi
essa fermatomi il braccio : “Non mi
comunico, disse, se prima non ho parlato a D. Rocco” .
A TU PER
TU COL FRATELLO PARROCO
Le altezze dell'Elena
mi erano affatto ignote, e quel suo atto così brusco mi lasciò quasi
mortificato. Io le osservai che il fratello febbricitante non si sarebbe potuto
alzare. Tutto fu inutile; il rifiuto e il comando erano troppo recisi. "Sarà un sacrificio per lui, soggiunse, ma per me è un immenso beneficio „.
Il povero
Canonico volentieri lascio il letto e venne su a confortarla. Rimasero insieme
circa 20 minuti ignorando noi tutti ciò che si dissero quelle due anime!
II Canonico vide
allora per l'ultima volta la sua Elena! Così confortata la giovinetta si
comunicò edificandomi col suo portamento, con le sue infuocate preghiere.
Nella mia qualità di
Cappellano, ma più ancora perché amico di quella ottima famiglia, mi proposi di
non lasciare più l'inferma. Il male faceva rapidi progressi, senza toglierci
però la speranza della guarigione.
Un'ora dopo ero ai
nuovo dall'Elena. Aveva il volto raggiante. Mi prese la mano, me la baciò.
Forse voleva ricompensarmi della mortificazione che innocentemente capiva di
avermi cagionato.
" Sono contenta, mi disse, vado in Paradiso! „ .
Presagiva dunque la
morte e presagiva anche il Paradiso!
— “Non troppa
fretta, Elena, risposi io. Più
tardi si andrà in Paradiso, ma adesso preghi Gesù di lasciarla a conforto dei
suoi e a suo maggior profitto spirituale; del resto, soggiunsi, lei si piega a qualunque volere di Dio ?
Accennò di sì col capo. Mi pregò poscia di non abbandonarla e che l'aiutassi a
sostenere le tentazioni. Il nostro Vescovo volle degnarla di una visita e di
una sua particolare benedizione. Mi disse poi quanto era rimasta soddisfatta.
Del male fisico
non si lagnò mai; anzi desiderava di averne molto per amore di Dio. Io le
andavo leggendo preghiere e le suggerivo buone cose come lei desiderava.
LE CONFIDENZE DI UN MEDICO
Ai medici
che vennero per un consulto — Va male, disse, non c'è bisogno d'ingannarmi,
tanto io so di morire!”.
Verso le 19,30 c'era
nella stanza il medico che sostituiva quello curante; poco dopo entrò pure
quest'ultimo. Elena si era seduta sul letto; sembrava guarita. Con le mani in
croce, stringendo appassionatamente il Crocifisso, disse a voce alta una lunga
e bella preghiera, raccomandando ad uno ad uno tutti i suoi cari a Gesù.
Ricordò me pure ; non
l'avvertii ; Io seppi poscia da Suor Colomba. Ciò mi fa contento. Tengo più
alla preghiera dell'Elena che a tutte le ricchezze di quaggiù.
Buona Elena, ti ringrazio e ti benedico! Possa la tua
preghiera farmi degno del Signore!
L'atteggiamento
dell'inferma, le espressioni nobili ed infuocate con cui pregava non potevano
non commuovere. II medico curante singhiozzava! Fu costretto a lasciar la
stanza, mentre rivolto a me diceva: “Non
ho mai visto simile morte; è una santa, è una santa!”.
Più tardi Elena chiamò, il medico rimasto, e
arditamente gli chiese se era cristiano. — “Senza dubbio, rispose
l'interpellato. — Allora, soggiunse, lei deve sapere le preghiere, e volle
senz'altro che le dicesse con lei. Gli fece recitare il Pater, l'Ave, il
Gloria, l'Angele Dei, il Requiem.
II buon dottore, curvo sull’inferma, docile
come un bambino, la seguì parola per parola, scandendo le sillabe proprio come
lei voleva. Terminatele, tese la mano al
medico come per ringraziarlo e dimostrare il piacere di avere accanto al suo
letto un medico cristiano. Poi nuovamente
interrogandolo — Ha dei bambini lei? —
Sì, Elena, ne ho due. — Mi raccomando, dottore, disse con tutta l’effusione
di carità, li educhi nella religione cristiana. II medico era
commosso! — Lo farò, rispose, te Io
prometto, ma tu piuttosto, tu, Elena, prega per i miei bambini. — Quando?, soggiunse;
poi ridendo allegramente: Ah sì, quando
sarò in Paradiso!”.
ULTIMO ASSALTO
Apostola durante la
vita, tale volle essere nella morte!
Intanto succedevano in
lei dei fenomeni ben strani. Non tardai a capire che quell'anima lottava,
lottava con Io spirito d'abisso il quale sapendo di avere dinanzi una eroina tentava
i più studiati assalti. I famigliari ebbero motivi di timore nell'udire l'Elena
che si accusava cattiva, che non aveva mai fatto nulla di bene, che aveva finto
sino allora come una commediante.
"Sì, sì, diceva con un riso
sprezzante e quasi disperato, ho finto sempre, e come ho saputo
fingere!”.
Per me invece quelle
espressioni erano lampi fulgidi di un'umiltà sentita e profondamente radicata
nel suo cuore.
La lotta divenne
più violenta. L'inferma si raggomitolava, si contorceva, si dibatteva sul
letto, e così per un'ora.
II fratello Peppino,
con l'animo straziato, le reggeva la testa, le spalle. Suor Colomba, quasi
spaventata, ma sempre serena, le rasciugava la fronte,l' accarezzava, le
prodigava, ogni cura ; e la povera mamma era lì presente alle torture di
quell'anima, al dissolvimento di quella creatura che formava l'immensa parte
del suo amore !
L'agitazione non
aveva tregua, ma la fiducia in Dio non le venne mai meno. Così lottano i Santi
! Iddio non richiede tanto da noi; noi siamo deboli, paurosi, pieganti come
canne palustri ad ogni soffio di vento. Al duro cimento Egli espone solo i
forti. Elena era tra questi, e sostenne lealmente il suo combattimento fino
alla vittoria, fino alla corona.
“Coraggio,
Elena, le dicevo. Gesù s'appressa e le vuol bene; più le dispiace di
averlo offeso e più Gesù volentieri la perdona. “Sono all'inferno! -
rispose una volta, poi afferrandomi un braccio, imperiosamente mi disse :
"Voglio fare la confessione generale, se non la faccio non muoio „. . .
I fratelli, la mamma,
il medico s'allontanarono, ed Elena traendosi sulla sponda del letto mi pregò
di sedermi e di non stancarmi ascoltandola.
IL RIPASSO DI UNA VITA
Volle
confidarmi tutte le sue pene. Io non so dire ciò che passasse allora nell'animo
mio. Ascoltavo quell’angelo che mi edificava; piangevo, sentivo la mia
indegnità di esserle accanto. Mai avevo provato nel mio ministero di sacerdote
tanta commozione e tanta soddisfazione! Era un misto di confusione e di gioia
che fluiva nell’animo mio; era un sentimento che mi faceva godere e mi faceva
sentire il bisogno di essere più buono.
La lasciai nella sua
umiltà, mentre scoppiando in pianto le avrei detto : “Taci, Elena, taci ! Io sì che ho bisogno di perdono, ma tu !”...
Ricevuta l'
assoluzione si acquetò. Erano le due di notte. Cominciai di nuovo le preghiere
degli agonizzanti. Stavolta le recitavo in italiano. Elena mi seguiva, ed era
così presente a se stessa che ad un tratto mi fermò chiedendomi di ripeterle un
passo che forse, perché commosso, avevo letto male. A poco a poco vidi il suo
volto coprirsi del pallore della morte. Sembrava già spenta e i fratelli in
pianto allontanarono la povera mamma che pochi momenti prima aveva abbracciato
teneramente infondendole coraggio. Alle 2,15 emise un lievissimo respiro, e l’anima
candida spiccò il volo per i cieli.
II volto d'Elena
sfolgorò un attimo improntandosi ad un sorriso così bello che in parte le
rimase anche dopo la morte.
Non sapevo distogliere
lo sguardo da quella salma! Non mi sembrava morta l'Elena, ma che dormisse !
Non era un sentimento di ribrezzo, ma di soavità gioconda che invadeva I'animo
mio. — In paradisum deducant te, angeli, andavo
ripetendo; ....in tuo adventu suscipiant
te martyres, ....e intanto col singhiozzo alla gola meditavo la perdita
irreparabile, che noi tutti avevamo fatto !
NEL FULGORE ETERNO
Requiem aeternam... Sì, sono persuaso che il riposo eterno l’abbia
avuto in quella stessa notte. — Se non mi avesse obbligato di raccomandarla al
Signore, se non mi avesse imposto di dire alle amiche che non la dimenticassero
con la scusa, che era buona, io sulla sua tomba m'inginocchierei come davanti
all'altare.
Elena, tu Io sai, ogni
giorno mi ricordo di Te! II primo memento nella mia povera messa è per te! Non
so più dimenticarti ! E come Io potrei ?... Ma tu guardami dal Cielo, e
impetrami le grazie che io chiedo al Signore !
Guarda i tuoi
cari rimasti nella desolazione e nel pianto! Guarda le tue amiche accorate, i
tuoi concittadini, la nostra Associazione Eucaristica a cui tu appartenevi. —
No, non ci puoi abbandonare, II tuo spirito è qui, aleggiante di bontà su dì
noi. Ma tu adori beandoti nell'amore, mentre noi adoriamo incalzati dalla
speranza e dalla fede. Tu ridi in Cielo e noi piangiamo sulla terra!
Oh come è
divenuta brutta questa povera terra da che tu l’ài lasciata insieme al fratello
tuo !... Dio mio ! Due preziose esistenze così presto troncate!... Due tombe
aperte che raccolgono il pianto di mille cuori!...
Quando certi
fiori sono divelti; quando certe anime ci lasciano, il mondo non à più sorrisi;
è un deserto, e in questa solitudine di amarezza, un'immensa nostalgia ci
pervade l'animo, la nostalgia del Cielo !
DON GIUSEPPE MAZZANTI
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