Di
Padre Antonio Mazzoni
Sono
diversi i motivi che colpiscono la nostra attenzione riguardo a questo brano
del Vangelo (L’incontro di Cristo con gli Apostoli, dopo la sua Risurrezione, e
con Tommaso).
1)
La paura degli
Apostoli
2)
L’apparizione
del Cristo
3)
Il dono dello
Spirito
4)
Il potere di
rimettere i peccati
5)
L’invio in
missione
6)
L’incredulità di
Tommaso e la sua professione di fede
7)
La beatitudine
per quelli che credono senza aver visto.
Ma
c’è un altro aspetto assai importante, al quale noi forse non diamo il giusto
peso, ma che è fondamentale: il segno dei chiodi e la ferita al petto. I segni
delle sofferenze di Cristo non sono cancellati ma sono lì a testimoniare che
Egli è entrato nell’altra vita rimanendo sé stesso, portando nell’altro mondo i
frutti dell’opera di salvezza da Lui compiuta in obbedienza al disegno del
Padre. Cristo Risorto non è un fantasma, ma è il Gesù Crocefisso, l’uomo dei
dolori, l’uomo che ha dato la sua vita per salvare il mondo.
Anche
noi, quindi, come veri discepoli di Cristo, quando raggiungeremo la vita
eterna, porteremo con noi quello che avremo fatto in questa vita terrena.
Porteremo su di noi i segni di tutto ciò che avremo fatto per essere veri
seguaci di Cristo, ma porteremo anche i segni dei nostri vizi e delle nostre
sconfitte. Facciamo quindi molta attenzione a non sprecare la nostra vita, ad
usare bene del nostro tempo. Il dono della vita che Dio ci ha dato ha un
significato e un valore inestimabile e quindi resterà la traccia di ogni atto
che faremo, proprio come i segni dei chiodi e della lancia sul Corpo glorioso
di Cristo. Tocca a noi decidere quale volto vogliamo avere per l’eternità. In
questa vita terrena in cui il tempo fugge veloce, noi siamo chiamati a
costruire il nostro destino eterno. Quando verrà il momento di lasciare questa
dimora terrena, dovremo lasciare tutto: cose, onori, potere, persone…
Facciamo
quindi attenzione a costruire la casa sulla roccia e non sulla sabbia.
Solitamente noi diciamo ai nostri bambini: “Che cosa ti piacerebbe fare da
grande?”.Ma i sogni dei bambini sono ambizioni che spesso non si avverano, sono
sogni infantili.
Da
adulti dobbiamo porci questa domanda: qual è il progetto della mia vita?
Bisogna andare fino in fondo e non fermarsi lungo la strada rincorrendo cose
futili, provvisorie o, peggio ancora, cose dannose, che rovinano l’esistenza.
Molte persone hanno l’ambizione di riuscire in cose che non valgono. Il
cristianesimo è veramente affascinante se noi seguiamo Cristo fino in fondo.
Gesù dice che non si può mettere un pezzo di stoffa nuova su un vestito
vecchio. Il progetto del cristiano è questo: seguire Cristo totalmente, perché
solo così potremo uscire dalla nostra oscurità, dalle nostre insoddisfazioni,
dalle false illusioni, dalla pigrizia e dalla noia. Seguiamo Cristo con tutte
le nostre forze e Lui non ci lascerà mai, come ci dice nel Vangelo di oggi: Cristo
ieri, oggi e sempre!
Nota:
Mi pare che questa omelia si ricolleghi felicemente all’articolo che ho scritto
e che è stato pubblicato sul Bollettino Parrocchiale del Santuario di Santa
Teresa del Bambino Gesù e anche su questo blog. Quel Cristo Risorto di cui ho
parlato, quella Risurrezione in forma pneumatica, o spirituale, non modifica
che l’aspetto esteriore di un essere umano trasferitosi nella Vita eterna, ma
mantiene intatti i segni di quella che è stata la sua vita terrena: in Cristo,
le sue piaghe, a testimonianza della sua Passione offerta per la nostra
salvezza, e in noi, i segni del nostro agire nel bene o nel male.
Per
questo Cristo è stato riconosciuto dai discepoli di Emmaus e dai suoi
apostoli quelle sere in cui lui si
è presentato a loro risorto, così come Maria di Magdala lo ha riconosciuto nel
momento che l’ha chiamata per nome.
Cristo
si è presentato a loro con i segni e le parole di quel che era come uomo, nella
sua totale interiorità, ovvero la sua anima immortale. Così noi, quando
risorgeremo, saremo riconosciuti non dal nostro aspetto fisico (Gesù non è
stato riconosciuto dagli occhi degli uomini, nel suo aspetto fisico di quando i
suoi piedi calpestavano la Terra, ma dai Suoi gesti e dal Suo linguaggio.
Grazie
Padre Antonio, per la bella omelia che mi ha dato conforto in quel che avevo
già esternato, e ulteriori punti di riflessione.
In
sintesi, quando noi passeremo “a miglior vita”- e questa non è una proposizione
assurda, tutt’altro! – saremo noi stessi davvero, con il nostro bagaglio di
cose ben fatte, ma anche con le ferite dei nostri errori, pur se il nostro
aspetto esteriore non sarà quello che abbiamo attualmente. Sarà poi Gesù a
risanare le nostre ferite, con la sua Divina Misericordia (oggi ne è il giorno) e con
il suo Perdono!
Danila
Oppio
Nessun commento:
Posta un commento