Antologia I MIGLIORI ANNI
Ho partecipato al concorso nazionale indetto dal Caffè Letterario La Luna e il Drago, un mio breve racconto ha conseguito il Primo Premio, ed è stato pubblicato nella relativa antologia.
Nella stessa edizione appare anche la poesia dell'amico, scrittore e poeta, dott. Tommaso Mondelli.
Sono lieta di condividere con voi le nostre opere.
All’ombra dei migliori anni
Quanta biancheria da stirare! Accendo la radio perché mi faccia compagnia. Ne sgorga una ballata di De André ed è subito flashback! Vedo Franco e Anna, seduti su di una panchina di Piazza Mirabello. Suonano la chitarra e stanno eseguendo proprio questa canzone. La voce del ragazzo è profonda e, in barba ai suoi soli diciassette anni – gli stessi di Anna – ricorda quella di Fabrizio.
All’ombra dell’ultimo sole
S’ era assopito un pescatore…
La memoria torna indietro come un boomerang, di decine d’anni. Era il ’68, tempo di contestazioni giovanili, e non solo. I miei amici suonavano bene, avevano una bella voce, un vero piacere ascoltarli.
E aveva un solco lungo il viso
Come una specie di sorriso
Molti rimpiangono la gioventù passata, come avessero perso qualcosa che non si può recuperare, con nostalgica malinconia. Io no. Sono felice di avere gli anni che ho, e una vita vissuta pienamente. A quell’età post-adolescenziale si hanno idee fumose, progetti a volte assurdi e tanta, tanta paura del futuro.
Ci si chiede: come sarà? Sarò felice? Si sbobinano film mentali a volte cupi, oppure surreali. Ipotizziamo la vita che si dipanerà davanti a noi, simile a una strada che ci condurrà in nessun posto o colma di sogni irrealizzabili.
Venne alla spiaggia un assassino
Due occhi grandi da bambino
Il futuro potrebbe anche rivelarsi un assassino che uccide i nostri sogni giovanili. Quegli occhi grandi da bambino si potrebbero spalancare su un orizzonte sereno, su panorami di straordinaria bellezza…perché no?
Due occhi enormi di paura
Erano gli specchi di un’avventura
Giusto, la vita è un’avventura, dalla nascita, ciascun giorno della nostra esistenza potrebbe essere vissuto passivamente, oppure affrontato con grinta ed entusiasmo. Basta volerlo! Resta comunque un’affascinante incognita.
E chiese al vecchio dammi il pane
Ho poco tempo e troppa fame
E chiese al vecchio dammi il vino
Ho sete e sono un assassino
Anche noi ci trasformiamo in assassini, se sciupiamo il nostro tempo in gesti parole e pensieri che non hanno un fine utile né a noi, né agli altri. Non occorre uccidere qualcuno per macchiarsi di gravi pecche, è sufficiente gettare alle ortiche i giorni. Giorni che rendiamo vuoti, come una lattina di birra bevuta d’un fiato e lanciata tra i rifiuti. A volte penso di aver buttato via troppo tempo, da giovane. E allora perché una canzone non mi porta a ricordare, come i migliori anni, quelli della mia giovinezza, ma mi fa riflettere sul presente? Perché si deve forzatamente credere che gli anni migliori fossero quelli in cui avevamo pochi anni e poca esperienza? De Andrè continua:
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
Non si guardò neppure intorno
Ma versò il vino e spezzò il pane
Per chi diceva ho sete e ho fame
E brava Anna! Ha scelto una canzone che, pur in tempi di rivoluzione culturale, contiene un ottimo insegnamento. Non fermiamoci in superficie, scaviamo ne profondo: qual è la primaria necessità dell’uomo? Vivere!
E fu il calore di un momento
Poi via di nuovo verso il vento
Davanti agli occhi ancora il sole
Dietro alle spalle un pescatore
Ho vissuto, il pescatore rappresenta la mia vita trascorsa, il sole deve ancora tramontare davanti ai miei occhi. Gli anni migliori della mia vita sono questi che sto vivendo. Ma se lo avessi dovuto dichiarare decine d’anni fa, avrei asserito lo stesso concetto. E’ l’attimo presente la parte migliore della nostra vita.
Dietro alle spalle un pescatore
E la memoria è già dolore
E’ già il rimpianto d’un aprile
Giocato all’ombra di un cortile.*
E all’ombra dei ricordi, cavolini di Bruxelles, sono riuscita a bruciacchiare la camicia che stavo stirando!
* O di Piazza Mirabello a Milano. . So che Anna vive a Roma, e ha raccolto consensi nella sua vita artistica. Il suo cognome è Melato, come la sorella Mariangela, splendida e indimenticata attrice, scomparsa l’11 gennaio dello scorso anno. Questo racconto è a loro dedicato, con grande affetto.
Danila Oppio
La vitalità tonificante di un ricordo che, una volta tanto, non è rimpianto ma motivo di riflessione che trascina e coinvolge il lettore. Sulle note di una melodia senza tempo, mescolando la quotidianità con un passato in cui molti si possono riconoscere (il '68 e le contestazioni giovanili) si guarda comunque al futuro.
Piemontesina
Oggi son più di novanta
Torino resta il mio cuore
La Piemontesina lì canta
A ricordo di quell'amore
Quel tempo del Valentino
Con lo studente e l'amore
Il ricordo stregato vicino
Divenne presto un dottore
Ora sono vecchio e stanco
E del Valentino il ricordo
Cura quel cuore che manco
Ad altro io resto già sordo
Sono stato a curare la gente
Senza scordar quell'amore
Altro non testa per niente
Estraneo a quel fatuo colore
Da Via Po a Piazza Castello
Sotto i Portici e le vetrine
Lasciato il sogno più bello
E il cuore tra quelle manine
La vita s'è chiusa nel sogno
A Torino l'allegro studente
Nel cuore rimane il bisogno
Cui resto un fedele credente
Nel sogno tuo ultimo bacio
Segnato al sospiro che suole
Eternare al cuore poi taccio
Immortale l'amore che vuole
Tommaso Mondelli
Tommaso Mondelli nato a Monteforte Cilento (SA) nel 1919, vive con la famiglia a Pinerolo. Una volta in pensione, ha deciso di conseguire lauree in giurisprudenza, in lettere e filosofia.
Quest'ultima, dieci anni fa, all'età di 85 anni. Autore dalla vena poetica particolarmente fertile, ha pubblicato diverse sillogi poetiche e due libri in prosa. Insignito dal Presidente della Repubblica Italiana del titolo di Cavaliere della Repubblica.
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