Bouar S. Elia, 15 dicembre 2013
Carissimi fratelli e sorelle,
da mesi ormai siete al corrente di quello che sta succedendo in Centrafrica. Purtroppo non posso ancora dirvi che le cose sono cambiate in bene, per vivere un Natale nella pace, ma che invece le cose sono peggiorate. Il motivo è dovuto al fatto che se prima erano gli invasori Seleka a far del male, adesso si sono create delle bande “anti-balaka (anti-scure)” che, a parte qualche resistenza ai Seleka, se la prendono con i musulmani in generale, come i pastori mbororo, facendo delle stragi. A loro volta, i Seleka armano i musulmani e li vendicano selvaggiamente. A fianco delle milizie anti-balaka, ci sono altri gruppi spontanei di “auto-difesa” di gente ormai esasperata da mille soprusi, che cercano di reagire. È una spirale infernale, come si è visto principalmente nella capitale Banguì. Anche l’intervento della Francia, che dovrebbe operare per ristabilire la sicurezza a fianco delle nazioni africane (MISCA), a loro volta incapaci, non riesce a evitare tutti questi massacri, non solo nella capitale, ma in tutto il resto del paese, dove non sono arrivati.
Una delle conseguenze di questa situazione sono i profughi che cercano rifugio soprattutto nelle strutture cristiane. Così pure nelle nostre missioni si sono riversate migliaia di persone, più di 4000 a Bozoum, più di 2000 al Carmelo di Banguì. E’ una grave situazione di emergenza, a cui ci si dà anima e corpo, che diventa sempre più pesante.
A Bouar, dopo un primo attacco degli anti-balaka al campo dei Seleka, il 26 ottobre, la situazione è più calma, mentre non mancano scontri nei villaggi, come a Bohong, con altrettante rappresaglie: uccisioni, case bruciate, missioni devastate… Anche qua a Bouar ci sono stati parecchi rifugiati per un certo periodo, compreso nel nostro seminario di Yolé. Fra di loro c’è stata una giovane donna che ha messo al mondo un bel maschietto, che hanno voluto chiamare “Gesù bambino”, dal nome del nostro seminario.
Quanto al problema del ponte rotto del seminario, stiamo cercando una soluzione. Rifare un ponte, anche se spostato più in alto, per noi risulta un’impresa difficile, oltre che costosa. Per ora abbiamo pensato di risistemare la deviazione nella savana, rinforzando i passaggi sui torrenti, che è la cosa più importante. Dopo Natale sia P. Renato che Enrico Massone si metteranno all’opera, mentre il responsabile che sta risistemando la pista tra Bouar e Bozoum, è disposto a dare un colpo di ruspa.
Il resto della vita prosegue, ma data l’insicurezza non ci si può spostare e fare tutti i programmi previsti (qua e là abbiamo delle macchine nascoste da oltre otto mesi!). Per questo abbiamo dovuto annullare una sessione per i movimenti delle famiglie, mentre invece ha potuto aver luogo la formazione per i responsabili dei Centri di Pastorale Familiare.
Il 1° dicembre, festa nazionale della proclamazione della repubblica, l’abbiamo vissuto come un giorno normale fra tanti, e non con lo sfarzo e il clima gioioso che si era solito manifestare.
Le scuole, a parte quelle private cattoliche, riaperte a fatica a novembre, hanno dovuto spesso interrompersi, come attualmente. Stessa cosa per le banche. Come è nostro impegno stabile, anche quest’anno abbiamo iscritto una cinquantina di ragazzi orfani, sia alle scuole elementari che al liceo.
La nostra comunità di S. Elia, con l’arrivo dei padri Stefano e Lionello sta risvegliando la partecipazione dei bambini e dei giovani. Per i bambini c’è il gruppo “Compagni di Gesù Bambino” per i ministranti e il gruppo “Teresa di Gesù Bambino” per i piccoli. In occasione del 14 dicembre, festa di San Giovanni della Croce, cono loro si sono radunati anche i membri dell’Ordine secolare carmelitano, per celebrare insieme la festa, preparata con un giorno di ritiro.
In questi giorni i nostri novizi si trovano in Camerun, dove si sono recati per accompagnare il loro Maestro, P. Vojtech che, impedito di partire da Banguì, parte da Yaoundé per Praga. Infatti ha la mamma gravemente malata, che raccomandiamo alle vostre preghiere.
Vi siamo grati per il sostegno morale che ci date in questi mesi, soprattutto con la vostra preghiera. Attorno a noi c’è tanta gente che soffre e con voi chiediamo Gesù Bambino che faccia nascere pensieri di pace, di perdono, faccia cessare tanta violenza e susciti gente capace di portare il Centrafrica verso un avvenire sereno, degno dei figli di Dio. Papa Francesco, nel messaggio per la giornata della pace del nuovo anno, ci ricorda come la fraternità è il fondamento e la strada per la pace, avendo come radice Dio stesso, che è l’unico Padre per tutti.
A voi tutti, e alle vostre famiglie e comunità, auguri di un Santo Natale e sereno Anno nuovo.
; Padre Marcello
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