Ricevo da Padre Claudio Truzzi, Provinciale della Provincia Lombarda, questa storiella davvero adeguata alla giornata di domani.
Condividendola con voi, auguro buona festa di Ognissanti
In una viuzza stretta stretta, c'è una pizzeria minuscola con una porticina a vetri e un campanellino che tintinna appena, dove fanno la pizza più buona del mondo.
Tobia passò davanti alla vetrina della pizzeria tornando dall'oratorio.
Non aveva voglia di rientrare a casa: erano due sere che a cena il clima era pesante.
Papà masticava ferocemente come volesse distruggere il supplì,
la mamma aveva gli occhi rossi e non parlava, Lucia, cinque anni,
guardava l'uno e l'altro con gli occhioni da uccellino spaurito.
Tobia parlava di tutto, ma nessuno lo ascoltava.
Così, davanti all'insegna della pizzeria, si fermò a leggere.
La prima pizza dell'elenco era "Armonia".
Entrò e il vecchietto bianco che stava al banco gli scoccò un sonoro:
«Buongiorno!».
«Vorrei prenotare una pizza "Armonia" formato famiglia. Per questa sera», disse.
«Gli ingredienti base li mettiamo noi, ma devi portarmi da casa alcuni componenti indispensabili».
«Che cosa?».
«Procurati un secchiello, riempilo di tutte le cose belle che trovi e vedrai. .. ».
Tobia corse a casa. La mamma lo vide entrare come un tornado in cucina,
e ritornare poco dopo con un grosso secchio di plastica blu.
Tobia le mise il secchio sotto il naso.
«Mamma, per piacere, metti un bacio nel mio secchio!».
Sbalordita e sorpresa, la mamma di Tobia mandò un bacio nel secchio.
Tobia sparì di corsa. Cominciò a raccogliere tutte le cose belle che trovava:
una foglia verde, gli spruzzi della fontana, un po' di tramonto, due nuvole color arancio,
una preghiera della nonna, una carezza del nonno, il riflesso di velluto verde degli occhioni di Lucia,
il ricordo di un bel voto, l'abbaiare di un cane, un «bravo» del papà (un po' stanco, ma quasi convinto).
Alla fine, trafelato, il ragazzo tornò nella pizzeria con il suo secchio, che stranamente pesava.
«Hai fatto un buon lavoro», disse il pizzaiolo.
«Ma manca una cosa».
«Che cosa?», chiese Tobia.
«Una cosa molto semplice. Un tuo sorriso».
Tobia si chinò sull'orlo del secchio e si rispecchiò nell'acqua che aveva raccolto.
Felice e leggero per la scorribanda, fece il più smagliante sorriso del suo repertorio.
Il vecchietto tutto bianco prese il secchio e lo versò nell'impasto che aveva preparato,
allargò, appiattì, guarnì e infine infornò.
La piccola bottega si riempì di un profumo delizioso.
Tobia corse a casa con l'enorme confezione e la gente si voltava al suo passaggio.
«Mamma, non preparare niente. Ho portato la pizza!», gridò appena entrato.
«Ma ... », la mamma fece per protestare, ma il profumo della pizza la riempì di tenerezza.
«La pizza! Che bello!», cinguettò Lucia battendo le mani.
Il papà arrivò a tavola un po' imbronciato, ma il profumo della pizza gli allargò la faccia in un sorriso.
E se il profumo era buonissimo, il gusto della pizza era «enormemente buonissimo», come disse Lucia.
Mangiarono ridendo e scherzando e alla fine il papà appoggiò una mano sul braccio della mamma e disse:
«Avete mai visto una mamma così enormemente splendente?».
Tobia non si era mai sentito così felice.
Oggi, prendi un secchio di plastica blu ...
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RispondiEliminaHo cancellato i commenti, perché non li gradisco anonimi: chi lo vuol fare, e sono sempre graditi, abbia la cortesia di inserire il proprio nome.
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