Riporto ben volentieri questo editoriale scritto da Gavino Puggioni. L'autore non ha alcuna difficoltà a dire di essere agnostico ma, a differenza di tanti cattolici italiani, che hanno abbracciato questa festa pagana, lui la rifiuta. Come la rifiuto io.
L'immagine qui sopra è chiara: noi siamo Italiani, e abbiamo il dovere di salvare le nostre tradizioni, che non sono americane.
Se poi siamo anche cattolici praticanti, sappiamo molto bene che il 1° Novembre è la Festa di Tutti i Santi, e che il giorno successivo, 2 Novembre, è giornata dedicata alla commemorazione dei defunti. Mi pare quindi che streghe, streghette, zombie, fantasmi e quant'altro di insensato, nulla abbiano a che fare né coi santi in Paradiso, né con i nostri morti. Giorno di giubilo, per i Santi, di gioia e non di paura, e giorno di commozione e ricordo per coloro che ci hanno preceduto alla Casa del Padre, giorno di mestizia, non di "dolcetti e scherzetti!".
Purtroppo, con mio grande rammarico, ho appurato che Halloween si festeggia anche negli oratori. Diseducazione totale alle proprie radici, e alla propria fede. Non sono una bacchettona, sono una persona coerente con le mie origini e con la mia religione. Poi non lamentiamoci che persone di altro credo critichino aspramente il nostro comportamento: in questo caso specifico, concordo con gli islamici, quando ci tacciano da "infedeli".
Buona festa di Ognissanti!
Riporto ben volentieri questo editoriale scritto da Gavino Puggioni. L'autore non ha alcuna difficoltà a dire di essere agnostico ma, a differenza di tanti cattolici italiani, che hanno abbracciato questa festa pagana, lui la rifiuta. Come la rifiuto io. E conclude con una proposta umanitaria.
Danila Oppio
Ma è ora di dire
basta!
Cronaca spicciola, mica tanto, di questi giorni che si
avvicinano ai ....baccanali di fine anno.
Desidero che si dimentichi, ricordandola ancora una volta,
quella festa inusitata, stupida e maldestra che viene chiamata di Halloween, da
noi italiani importata e scimmiottata, sempre insulsa, da quattro soldi, di
finto orrore, da “celebrare” il 31 di ottobre, ovviamente globalizzata.
Che dopo, di quattro soldi se ne spendono veramente tanti,
inutilmente, senza senso e, almeno questo, dovrebbe far riflettere e non poco,
di questi giorni infelici!
Ma perché abituare i nostri bambini-adolescenti a una
ricorrenza che non ha niente ma proprio niente a che fare con noi, che italiani
siamo e lo saremo?
Perché ci dobbiamo adeguare ai “bisogni oziosi”, dicono
rilassanti, di altri popoli quando ognuno di questi ha il suo bel carnevale? E
siamo anche lontani dal nostro carnevale!
Ma è una necessità?
Ma è un bisogno? O è solo stupidità di bassa fattura? e non me ne
vogliamo i così detti benpensanti.
Le nostre famiglie (tutte benestanti?, senza problemi?) non
possono trovare il coraggio di dire ai loro pargoli che questa festa non s'ha
da fare?, perché è inutile, perché fa spendere altri quattrini, perché li fa sembrare
quelli che non sono, e non siamo, perché possiamo vivere delle nostre
ricorrenze, anche allegre, che non hanno niente da invidiare a quelle d'oltre
oceano.
Quand'è che decideremo di vivere delle nostre ricorrenze,
antichissime e bellissime, senza dover andare a copiare quello che altri fanno?
Ma perché non decidiamo di rispettare le nostre tradizioni nella nostra amata
lingua, anche nei nostri diversi dialetti che vanno perdendosi in tutte le
regioni del nostro paese?
Certo, i perché sono tanti e tutti meriterebbero una
risposta e seria.
Soprattutto oggi, con questo nostro paese attanagliato da
una crisi spaventosa che non trova similia nei decenni passati, leggiamo ancora
di questa festa a cui si dedicano ingenti risorse, umane e finanziarie, pubblicità e mirabilia, a cui i nostri bambini
pare non resistano, complici però babbo e mamma che dovrebbero, invece,
snobbarla e poi eliminarla.
E dopo, perché chiamarla “festa”, e di che?
Non ne abbiamo già a sufficienza?
E allora, domani, 31 ottobre 2013, perché non rivolgiamo un
pensiero a tutti quei bambini, in Italia e nel mondo, che non conoscono il
significato di quella parola, magari inviando loro un messaggio di solidarietà
umana?
Gavino Puggioni
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