Le frittelle del Papa
“ Va proprio bene “ disse Sua
Santità chiudendo l’agenda degli impegni “ Domani a mezzogiorno saremo in
visita a dei piccoli orfani. Abbiamo tutto il tempo. Miei cari Vescovi e miei
cari Cardinali, togliamoci vesti e sopravvesti e anche le tonache da preti “.
Tutti lo guardarono.
“ Non vi sto chiedendo di
rinunciare alla vostra fede e al vostro sacerdozio. Vi chiedo solo di
rimboccarvi le maniche e venire con me in cucina. Faremo le frittelle! “
Il Papa si avviò.
Il maestro di cerimonie che
lo precedeva, disse a voce alta, rivolto ai cuochi << Extra homenes!
>>
“ No no “ lo interruppe il
Papa, “ loro ci servono. E’ vero che so fare le frittelle, ho imparato tanti
anni fa da mia madre, ma non conosco la cucina, le padelle, dove sono gli
ingredienti. Via, non rendetemi tutto così difficile, signor maestro di
cerimonie.
Questo non è un Conclave.
Dopotutto sono ancora qui, dovete convenirne.
E, più che un Consiglio di
Stato, questa è una riunione di cucina: ho bisogno di avere intorno chi ha già
le mani in pasta.
Noi siamo solo degli uomini
di idee e, in questo preciso momento, soprattutto degli apprendisti in materia
“
Era venuta sera. Tutti i
vassoi della cucina erano ricolmi di frittelle: di riso, di mele, di crema.
E il Papa e i suoi Vescovi e
i suoi Cardinali erano impiastricciati di pastella e odorosi di fritto fresco.
<< Santità, non
vorreste … >> gli sussurrò a bassa voce il Segretario di Stato.
“ Lavarmi le mani? E’ proprio
ciò che non ho inteso fare scendendo qui in cucina.
Domani i nostri piccoli
orfani saranno felici di ricevere quello che, umilmente, oggi abbiamo fatto con
le nostre mani.
Questo è il più bell’Angelus
che abbiamo composto insieme.
Mi congratulo con tutti voi “
E si avviò. Ma sulla porta si
volse, sorrise e benedisse i cuochi, gli aiuto cuochi, gli inservienti, gli
sguatteri e l’intera cucina, frittelle comprese.
Poi parlò di nuovo “ La
prossima volta friggeremo il pesce. Preparatevi, figli miei “
E uscì mormorando al
Segretario di Stato “ Sapete come si fa? Ci vogliono molte varietà di pesci,
che vanno fritte secondo un certo ordine … “
Angela Fabbri (Ferrara CNN
19-20 agosto 2011 e 27 febbraio 2012)
Le frittelle del Papa, quindi nè mie nè tue, ma sue (e speriamo di vedere quante ne friggerà)
hanno appena ricevuto la medaglia di merito al Premio "Città di Empoli 2013". Premiazione a fine estate.
Mi congratulo con Angela Fabbri che, grazie a queste squisite frittelle e ad un Papa che si è prestato a cucinarle, ha ottenuto l'importante premio. Sono colpita dalla premonizione della scrittrice (o scrittore? Non so mai come definire Angela) riguardo al nuovo Papa, che pare abbia tutte le caratteristiche di quel Papa descritto nel breve racconto.
Osservate bene la data in cui questo racconto (l'autrice ama definirlo Parabola) è stato scritto. Niente faceva supporre che ci sarebbe stato un Papa Francesco, così semplice, umile ma soprattutto attento alle necessità altrui.
Vien da domandarsi: ma a quanti sarà mai capitato, sia pure
nei secoli? Sapendo già che la risposta è verosimilmente: a nessuno. Perchè
trovarsi il Papa che esce dal suo appartamento e vi porta un panino con
la marmellata, preparato da lui stesso, sono cose che a raccontarle è
perfino impossibile crederci.
Almeno fino a quando non è stato eletto, pochi giorni fa,
il nuovo Papa Francesco, argentino sì, ma con i bisnonni astigiani. E da quel
momento è successo e puo' succedere di tutto, sempre cristianamente
parlando, perchè, come sottolineano, magari con blasfema ironia, i miscredenti,
questo è un Papa che a Dio ci crede per davvero.
Fatto sta che, proprio sul settimanale Vanity Fair di
questa settimana, la godibilissima penna di Pino Corrias, nella sua
rubrica Sì, Grazie, ci racconta questo incredibile,
quanto commovente episodio che rivela, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la
grande umanità e umiltà del nuovo Pontefice.
Il 'fattaccio' è accaduto, qualche mattina fa, all'alba,
l'ora in cui il Papa si alza ma, stavolta, apre la porta e nota la guardia
svizzera, con tanto di alabarda, che è lì a far da sentinella. "E tu cosa
ci fai qui? Sei stato sveglio tutta la notte?", lo interroga Papa
Francesco. "Sì", risponde lui con deferenza e un po' sorpreso.
"In piedi?", insiste il Papa. "Santità, mi sono dato il cambio
con un collega". "E non sei stanco?". "Lo faccio perchè è
il mio dovere. Santità, devo vegliare sulla sua sicurezza".
Papa Francesco lo guarda di nuovo, poi rientra nel suo
appartamento e se ne torna, subito dopo, con una sedia in mano: "Adesso,
almeno riposati".
La guardia svizzera strabuzza gli occhi: "Santo Padre
, non posso. C'è il regolamento". "Quale regolamento?". "Lo
ordina il mio capitano". Papa Francesco sorride: "Bè, io sono il Papa
e ti ordino di sederti". Poi rientra di nuovo nell'appartamento e,
trascorsi pochi minuti, è di nuovo accanto alla guardia svizzera,
obbedientemente seduta sulla sedia portata dal Papa. "Con tutte le ore passate
in piedi a fare la guardia avrai un po' di fame", insiste Papa Francesco
e, mentre lo dice, gli allunga un panino con la marmellata, che gli ha appena
preparato. Non gli da neppure il tempo di obiettare perchè lo saluta con un:
"Buon appetito fratello".
Ecco, a questo punto, voi lettori cosa ne pensate se ci
mettiamo tutti quanti a fare la ola a questo grande Papa Francesco?
Umberto Marchesini
Qualcuno ha messo in giro la voce che la storia del Papa e
della Guardia svizzera sia una vera bufala. Forse perché pare impossibile che
un Papa possa "servire" chi dovrebbe servirlo? E Gesù, allora? Gesù
forse non ha lavato i piedi agli apostoli, Lui che era il loro Maestro? Questo
dovrebbe fare un Papa, e non una volta soltanto, ma sempre..come cucinare
frittelle e pesci, per gli affamati, siano essi bambini o popoli interi ridotti
alla miseria più nera. Ovvio, tutto potrebbe essere metafora, ma poiché
parliamo del Papa, tutto allargato su vasta scala. Tutti noi avvertiamo che
questo Papa è stato voluto dallo Spirito Santo, in questo periodo storico molto
difficile. A volte basta un piccolo gesto, un "Buonasera", quel
sedersi in mezzo ai fedeli, durante una Celebrazione Eucaristica, o
quell'offrire una sedia, un panino, oppure telefonando ad un parroco per informarlo
che quel giorno avrebbe concelebrato con lui. Piccoli gesti, è vero, e magari
ci si aspettavano gesti eclatanti, stravolgimenti totali, io per prima, ma
occorre dire che a volte sono i piccoli gesti a rivelare l'anima di un uomo, la
sua vera umanità!
Danila Oppio