Con questo Santo ho avuto tante occasioni di incontro: la mia ex-parrocchia milanese, dove ho frequentato catechismo, ricevuto la Prima Comunione e, sopratutto, dove stato celebrato il mio matrimonio. è a lui dedicata.
Quando avevamo i figli piccoli, durante una vacanza sul mare di Calabria, abbiamo visitato il santuario di Paola e ne ho ora un vago ricordo. Ma, malgrado questi incontri ravvicinati, non mi era mai nato il desiderio di approfondire la storia di questo frate dei minimi.
Recentemente, una cara amica mi ha inviato in regalo il testo di Giovanni Sole, titolato “San Francesco di Paola - il santo terribile come un leone”.
Occasione giusta per colmare una lacuna che mi trascinavo da tempo immemorabile.
Ho così compreso che, per entrare nel pensiero di un Santo, occorre conoscere il contesto storico nel quale è vissuto: sociale, politico, geografico, ecc. Ogni santo, infatti, sviluppa il pensiero religioso e spirituale secondo quanto percepisce intorno a lui.
Francesco di Paola nacque a Paola (Cosenza) nel 1416 mentre Ferrara vide i natali di Savonarola nel 1452, una generazione dopo, ma comunque contemporanei, considerando che la Storia, nel passato, si muoveva più lentamente di oggi. Entrambi inveivano aspramente contro il malcostume, anche quello ecclesiale, contro il decadimento della tensione spirituale: Savonarola venne messo al rogo, mentre Francesco innalzato sugli altari. Per quale motivo? Forse perché il primo predicava nelle piazze di Firenze, nelle grandi città, disturbando le coscienze sporche, mentre Francesco lo faceva nelle campagne calabre, quindi era meno “pericoloso”? Eppure Francesco non aveva peli sulla lingua, non era docile e mite come Francesco d’Assisi:i il santo “terribile come un leone” scriveva:
“Voltomi alli Prencipi spirituali, molto più peggiori di voi Prencipi secolari, e mondani. O compagni di Giuda Scariota, à voi dico mali Prelati, avidissimi alla rapina, a divorare le pecorelle di Giesù Chiristo, ricomperate col suo pretioso sangue, che cura havete voi del santo ovile di Christo? Buona cura, ma di che? Di divorare,e mangiarvi li beni di Santa Chiesa non ricordandovi mai delli poveri di Giesù Christo benedetto. Non vi bastano li vostri benefitij, io dico malefitij per voi, non l’Abbatie di Monaci, ancora havete tiranneggiato ‘hospedali pigliandovi le loro entrate, e li poveri si morono di fame per li campi, e per le strade, guai a voi, guai a voi!”
Credo bene che un uomo così intransigente, potesse essere di intralcio a potenti, fossero loro uomini di Chiesa o uomini di governo, così come lo era Savonarola, che per questa ragione venne arso vivo. L’eremo di Francesco fu oggetto di visite apostoliche, per intendere ed inquirere (erano i tempi della Santa inquisizione!). Cautele, sospetti ed inchieste varie, ma alla fine l’atteggiamento della Chiesa fu favorevole all’azione di Francesco.( Stessa storia per Santa Teresa d’Avila, tempi in cui la prudenza non era mai troppa e le inquisizioni troppo rigide e prive di carità: ndr).
Il comportamento dei Papi nei confronti di Francesco può essere compreso solo tenendo presente lo stato di crisi in cui viveva la Chiesa. Molte sedi vescovili della Calabria erano dirette da prelati disorientati, demotivati o, peggio ancora, corrotti e quella grande rete di conventi che era stata costruita in passato, era in declino. I monasteri non erano più luoghi di contemplazione ma dormitori, non luoghi di lavoro ma dell’ozio, non luoghi della solidarietà ma dell’egoismo. I frati venivano guardati con sospetto o disistimati dai fedeli.
Il monaco bizantino Atanasio Chalkeopoulos, al termine di una ispezione in diversi monasteri basiliani presenti nella regione, offriva un quadro drammatico della vita dei monaci: la castità non era rispettata e la loro vita era tutt’altro che evangelica. Molti, infatti, erano i monaci che avevano amanti, coinvolti in risse, implicati in affari loschi e pochi quelli che celebravano i sacramenti, curavano le chiese e seguivano il gregge.
Di fronte a questa situazione di degrado, Francesco di Paola attaccava il cenobitismo ricco e potente, criticava aspramente l’ozio di certi frati, rimproverava la caduta di tensione religiosa dei chierici.
Termino qui, consiglio la lettura del testo completo, mi sono limitata a scrivere personalmente la frase introduttiva, poi mi sono servita di quanto scritto nel libro di Giovanni Sole( insegnante di Antropologia Religiosa presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria e Antropologia delle Religioni presso la Laurea Specialistica in Metodologia della Ricerca Antropologica sulla Contemporaneità dell’Università degli Studi di Reggio Emilia e Modena) che va letto nella totalità.
A mio avviso, i corsi e ricorsi storici non sono leggenda ma, purtroppo, mera verità! In queste poche righe ho riscontrato alcuni parallelismi con le realtà odierne, non le voglio sottolineare, sta ai lettori ricercarle.
Quella che invece resta sempre attuale, è la necessità di auto-esaminare la propria fede, di rivedere quotidianamente se il nostro agire ed il nostro pensiero corrisponde agli insegnamenti di Cristo o se invece ci facciamo trascinare e coinvolgere dal pensiero mondano che ha preso le distanze dagli insegnamenti evangelici, in tal caso, imitare San Francesco di Paola, e risvegliare le coscienze non sarebbe sbagliato!!!
Aggiungo un parere del tutto personale: la prima immagine che ho pubblicato, è quella di un volto del Santo, austero ma nel contempo dolce: la seconda rappresenta un Santo volitivo, severo, forte e persuasivo. Nella seconda, quindi, leggendo la vita e gli scritti di San Francesco di Paola, ritrovo un volto che meglio lo rappresenta. E' vero che l'abito non fa il monaco, e neppure il viso, ma il "leone ruggente" con una forza fisica sovrumana, colui che mette le mani e le braccia nel fuoco senza bruciarsi, è meglio rappresentato da quest'opera pittorica.
Per finire.....chissà se si alzerà presto una voce, o più voci, in grado di combattere certe tendenze che stanno prendendo piede nel mondo attuale: la caduta della spiritualità, la corruzione sempre più dilagante, i governanti che pensano solo al proprio tornaconto..? E la Chiesa che non osteggia più di tanto, e se talvolta parla, lo fa solo timidamente, in sordina, forse perché teme di perdere gli appoggi economici o forse per un falso buonismo? Chissà?
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