Abbiamo parlato dell’Avvento come un periodo di attesa. Si attende la nascita di Gesù. Per i bambini, attendere il Natale è aspettarsi dei doni accanto al Presepe, o sotto l’abete. E può capitare che Gesù Bambino o Babbo Natale (Santa Klaus) non accolgano le aspettative dei piccoli. Il dono a volte non è quello sperato. Ma ancor più deludente è che l’ansia dell’attesa si esaurisce con il regalo stesso. Oramai che il desiderio è soddisfatto, il regalo ha perso parte della sua attrattiva. In effetti, la speranza, l’attesa, entusiasmano più della conquista, del traguardo. Tengono con il fiato sospeso, come le luminarie appese lungo le vie, e che possono cadere, come è successo in Galleria a Milano, ferendo una passante. Questo perché si sta parlando di cose materiali, di cose deperibili, insomma….di cose e basta!!!
Molto diversa l’Attesa di un Dio che si fa bambino, che nasce per noi. Lui non delude mai! Lui è tutto ciò che potremmo desiderare e non perde mai il fascino che emana. E’ Dono che si rinnova ogni giorno, che cammina con noi e non ci abbandona mai. Non è un gioco che si può rompere, un un libro di fiabe che, una volta letto, perde d’interesse. E’ un Amico che ci accompagna e non impone con forza o capricci il suo volere: suggerisce con dolcezza, ci corregge con amore, e per quanto tradiamo la Sua fiducia ogni giorno, è sempre pronto a perdonarci e ad accoglierci tra le Sue braccia amorevoli. Un Amico che ci aspetta, che non forza la nostra volontà, sapendo che il libero arbitrio dell’uomo è sacro, ma nel contempo sa che non possiamo fare a meno di Lui. E allora non siamo più noi ad attenderlo, è Lui che attende noi. Siamo noi il dono che Egli aspetta nel Suo Presepe: attende che gli diciamo la nostra amicizia, il nostro amore. Gesù non vuole oro, non desidera incenso, e non si attende mirra: vuole solo che riponiamo la nostra illimitata fiducia in Lui e che gli affidiamo cuore e anima affinché lui le possa plasmare, a totale immagine del Padre.
Si, lasciatemi porre un paragone: ai bimbi si regala la plastilina, quella che comunemente si chiama Pongo, o DiDo, affinché si divertano, con le loro piccole mani, a creare ciò che la loro fantasia elabora. A Dio doniamo senza riserve la nostra anima, il nostro cuore, affinché Lui ne faccia ciò che crede. Ma sappiamo che ciò che abbiamo messo nelle Sue mani – la nostra stessa esistenza – sarà trattato con cura, plasmato nel migliore dei modi, e trasformato in qualcosa di splendente che non apparterrà a noi solamente ma che, con il tocco di Dio, sarà di tutti quanti. Certo, perché un cuore che si affida totalmente al Signore, è un cuore che sa donarsi ai fratelli. Proprio come ha fatto Gesù, che non è venuto al mondo per sé stesso, ma per tutta l’umanità. Ebbene, come si fa a non amare questo Bambino che nasce per noi, che si è donato fino alla Croce per noi? Me lo chiedo ogni mattina, appena sveglia, e allora la mia anima, anche se devo ammettere che non si allarga mai abbastanza per accoglierlo tutto, gli grida “grazie”, grazie Signore per avermi dato la Vita , la Speranza , la Fede e ti prego, dammi ogni giorno la Carità affinché veda nel mio prossimo la Tua presenza, ed impari ad amare come hai amato tu!
"dammi ogni giorno la Carità affinché veda nel mio prossimo la Tua presenza, ed impari ad amare come hai amato tu"!
RispondiEliminaE' quello che chiedo anche io...perché nonostante i buoni propositi, tante volte si cade, tante volte si pecca di egoismo, impazienza....
Eppure il Signore è sempre vicino, ed è pronto ad abbracciarci, non appena ci pentiamo con cuore sincero!
Buona settimana!
Sì certo, è vero che lui ci perdona se siamo pentiti, e Gli capita di doverci perdonare più spesso di quanto vorremmo, per questo occorre chiedergli ogni giorno di donarci un cuore caritatevole, amorevole, disponibile per i nostri fratelli! Io non sono migliore di te, tutti abbiamo bisogno del supporto divino, altrimenti si scivola senza neppure accorgercene!!!
RispondiEliminaSai, ieri pensavo:riflettevo sulle piccole cose che ci feriscono, di quelle che noi definiremmo "umiliazioni".
RispondiEliminaMa di quelle che accadono senza che ci sia volontarietà: si parla o si agisce sull'onda dell'impeto, o presi da tante situazioni, o perché non si pensa che l'altro possa restar male... per cui viene fuori un comportamento che non vorremmo si palesasse (sia che siamo noi ad agire così, sia che siano altri).
Per amore di Gesù, inghiottiamo la piccola umiliazione e andiamo avanti... proviamo a fare come Don Bosco, sorridendo quando più stiamo male, magari non ci riusciamo totalmente, magari si nota che si siamo rimasti male, magari lì per lì quella cosa fa pensare e soffrire.
Poi, andando avanti nel cammino spirituale, impariamo a "gettare" nella fornace dell'amore anche questi episodi.
E ci accorgiamo che, passato il momento, affrontandolo con lo spirito di chi dice: "Per Te solo, Gesù...e taccio con gli uomini"!, ecco,riusciamo ad andare avanti, dimenticando quella piccola sofferenza, ed amando senza rancori o, se non siamo rancorosi, senza rammentarci più dell'episodio che ci ha cagionato dolore interiore.
Che bello, pensare che Gesù fa "sprofondare", allo stesso modo e molto meglio, le mie mancanze nel Suo Amore, tanto che quando Gli dico: "Ho sbagliato, perdonami", Lui mi risponde: "Non me lo ricordo più...perché Ti amo...Amami anche tu"!
Buona giornata carissima!
Ps. ovviamente, il discorso è valido anche (e a maggior ragione) per le umiliazioni che ci vengano inferte volontariamente...da come ho scritto, non vorrei che qualcuno pensasse che vada bene adottare due pesi e due misure!
RispondiEliminaChe bella riflessione, Maria!!! Si intuisce che stai facendo un cammino verso la santità molto preciso, ed io sono proprio felice di averti per amica, perché sai sempre trovare le risposte giuste alla luce del Signore!! Quell'amore di Gesù è talmente forte da "obbligarci" ad amarlo con la stessa intensità. Grazie cara e buona giornata a te!!!
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