AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

sabato 30 novembre 2024

MILLE ANNI PER L' "AVE MARIA" TERZA CONFERENZA per L'AVVENTO DI PADRE CLAUDIO TRUZZI OCD


Annunciazione del Beato Angelico

MILLE ANNI PER L’ “AVE MARIA”

Terza conferenza

«IL SIGNORE È CON TE»

Talvolta ci troviamo soli!

E alla solitudine non desiderata seguono l’insicurezza, la paura, l’angustia e persino la pazzia. 

«Senza la grazia che incanta – cantava il poeta – la solitudine dell’eremita spaventa. Più spaventosa ancora, però, è la solitudine di due in compagnia». Perché non c’è nulla di terribile come la solitudine del cuore. Niente. Nessuna tanto drammatica; nessuna tanto nefasta.

Se da una simile solitudine passiamo alla vicinanza con la persona amata, allora tutti i soli brillano all’aurora. Sentendoci in compagnia, acquistiamo in sicurezza, in gioia, in pace …

Per un credente non c’è nessuna compagnia tanto gratificante e totalizzante quanto quella del suo Dio. Nulla di strano, quindi, che l’angelo del Signore s’affrettasse a cancellare il turbamento di Maria con le parole che ora commentiamo: «Il Signore è con te!». Dio era già con lei; lo era da sempre, come abbiamo appena visto, nel contemplarla “piena di grazia”. L’angelo, però, ricorda ed evidenzia simile compagnia. 

Per una breve riflessione opportuno sarà soffermaci su tale vicinanza.

Di fatto, Dio è con noi?

Sembra che in alcuni momenti anche i più grandi credenti l’abbiano sentito lontano, Dio. «Dal profondo a te grido, Signore. Signore, ascolta la mia voce!», supplica il salmista. Molto più prossimo ci risuona il grido addolorato del buon fra Giovanni della Croce: 

«Dove ti sei nascosto, Amato, e mi hai lasciato gemente. 

Uscii dietro a te, e te ne eri andato!». 

Da ogni parte, infine, ci avvolgono rumori, lamenti e proteste sul silenzio di Dio e persino sulla morte di Dio.

Nonostante tutto, nonostante le traversie del deserto e di tutte le notti oscure che l’uomo di fede deve affrontare, Dio, però, è sempre molto vicino a chi lo supplica, a chi l’invoca sinceramente. 

A quel popolo della Bibbia – nostro predecessore –, che si autodefinì come “gruppo in cerca del suo Signore”, Dio lo ricordò ripetutamente: «Non temete nulla …, perché sono con voi per salvarvi e liberarvi dalla sua mano», (Geremia 42, 11), riferendosi a un reucolo di quel tempo. 

«Io sto con voi» – ricorda Jahvè al suo popolo per bocca del profeta Aggeo (1, 13). 

«Ecco, io starò con voi fino alla fine dei secoli» – conforta i suoi e li rassicura Gesù, nel momento in cui tutto odorava di commiato (Mt 28, 20).

Nell’Annunciazione, la presenza del Signore si rende definitiva. 

Il Signore Dio, più che “stare vicino”, più che “stare con”, si “fonde” con Maria nella seconda Persona della Santissima Trinità, il Verbo. Egli diventa corne della sua carne e sangue del suo sangue nel più stupendo anticipo di quelle parole che un giorno avremmo udito: «Se qualcuno mi ama, osserverà le mie parole, e mio Padre l’amerà e verremo a lui e in lui porremo la nostra dimora».

Non si può leggere la relazione dell’Annunciazione senza riconoscere la presenza di questi altri personaggi, di cui l’angelo era semplice ambasciatore: Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo. Non si confondono: ognuno gioca il proprio ruolo. 

– Il Padre ha inviato il suo angelo. 

– Lo Spirito copre Maria con la sua ombra (ogni domenica ripetiamo nel Credo che Gesù fu concepito per opera e grazia dello Spirito Santo e nacque da Maria Vergine).

– Il Figlio è colui che da quel momento, diviene tale tanto del Padre come di questa giovane ragazza che dialoga con l’angelo. Evidente: il Signore è con lei e in lei!

Simile affermazione non è stata mai tanto vera quanto nel momento in cui contempliamo Maria convertita in figlia del Padre, in madre del Figlio e in sposa dello Spirito Santo.

A Nazareth, tutte le promesse di vicinanza e di presenza divina si convertono in gioiosa realtà: 

«Concepirai e darai alla luce un figlio, cui porrai il nome di Gesù.  Egli sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli e il suo regno non avrà fine». (Lc 1, 31ss.)

Tutto ciò accadde a Nazareth “in quel tempo”. E sempre “in quel tempo”, Gesù insegnò ai suoi – e a noi – che la vita intima di Dio, quella del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, sarà, d’ora in poi, aperta a quanti eseguono ed  “incarnano”– ne fanno vita – la sua Parola. (Rileggiamo Giovanni, 14, 23).

Non ci augura frequentemente il sacerdote in ogni nostra Eucarestia: «Il Signore sia voi!»? Ebbene, quest'augurio e desiderio – realizzato già nel seno di Maria – oltre che esser eco delle parole dell’angelo, deve essere da parte nostra impegno di disponibilità ed apertura alla grazia.

Ascoltiamo s. Teresa d’Avila:

“Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo. 

Se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto, se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? Ed allora, come sarà la stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno di ricchezze? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un’anima e alla sua immensa capacità!

… Che confusione e pietà non poter, per colpa nostra, intendere noi stessi e conoscere chi siamo. Non sarebbe grande ignoranza se uno, interrogato chi fosse, non sapesse rispondere, né dare indicazioni di suo padre, di sua madre, né del suo paese di origine? …

Se questo è indizio di grand'ottusità, assai più grande è senza dubbio la nostra, se non procuriamo di sapere chi siamo, per fermarci solo ai nostri corpi. Sì, sappiamo di avere un’anima, perché l’abbiamo sentito e perché l'insegna la fede, ma così all’ingrosso. Ben poche volte pensiamo alle ricchezze che sono in essa, alla sua grande eccellenza ed a Colui che vi in-abita. E ciò spiega la nostra gran negligenza nel procurare di conservarne la bellezza. Le nostre preoccupazioni si fermano tutte alla rozzezza del castone, alle mura del castello, ossia a questi nostri corpi”. (S. Teresa di Gesù, Mansioni I, 1, 1-2)

4 – “BEATA FRA LE DONNE”

Ora è la volta di Elisabetta, e nel suo saluto concorda con l’arcangelo. Combaciano i due nel vedere Maria come la più bella delle creature e la più amata da Dio. 

Si corrispondono, anche se uno la vede come “angelo”, l’altra come “donna”.

In questa duplice benedizione a Maria appare il movimento d’ogni benedizione: 

– la prima una direzione discendente, che parte da Dio e che culmina nella Vergine; l

– l’altra, in moto ascendente. Questa, da che mondo è mondo, parte dall’uomo e dalle altre creature e che oggi vediamo concretata in Elisabetta. Nella ricchezza di tale benedizione ascendente – dell’uomo verso Dio – è dove confluisce quella che sgorga dalle nostre labbra verso Lei. 

– Quella che “dice bene” di lei (giacché proprio questo significa “benedire”). 

– Quella che lei stessa profetizzò, quando assicurò che le generazioni l’avrebbero chiamata “beata”.

– Quella che consiste nell’esprimerle “il nostro bene”, cioè, il nostro amore di figli.

Una benedizione da figli, certo; ma pure da uomini. Benediciamo Maria come la più «benedetta fra le donne», come s’espresse l’angelo. Chiaro che da sempre – anche prima che Maria nascesse a Nazareth – tutte le donne sono state in qualche modo “benedette”.

Segnate con quella particolare benedizione, sia fisiologica che biblica, che è la maternità, tutte le donne sono in qualche modo guardate con benevolenza da Dio; anche coloro in cui la maternità è soltanto potenziale e non realizzata. Quel liquido, dentro cui tutti siamo stati protetti per lunghi mesi, quello che sgorga dal loro seno, sono come una misteriosa acqua benedetta, come un'epifania di tutte le posteriori benedizioni.                                              

Gabriele, però, le annuncia che, tra tutte le “benedette”, lei è “la Benedetta”, perché in lei la donna raggiunge la maggior grandezza. Ella è la quintessenza della femminilità, di quella porzione che molti considerano come un grado misteriosamente superiore d’umanità. Cosicché, tra tutte le donne, Maria è il culmine, la sintesi di tutta quella particolare benedizione con cui Dio le benedice.

Di là d’ogni sogno letterario o esegetico, si potrà parlare di una certa predilezione di Dio per la donna? Senz’addentrarci in disquisizioni teologiche, ci sono ragioni per propendere verso il sì. 

Ricordiamo, fra altri, quel misterioso personaggio femminile che, al primo albeggiare del mondo, là nel Genesi, schiaccia col piede la testa del serpente. E quell’altro in cui Dio, alla vista della malvagità delle creature, arriva a pentirsi d’aver creato l’uomo; e la sua collera contro lo Spirito del Male, quando il Creatore sembra legarsi a lei in un'enigmatica alleanza: «Porrò inimicizia tra te e la donna …».

Una volta che Maria appare nella storia, come non capire che la vera opposizione al Maligno proviene da Maria e si trova in Maria? E in lei, tutte le donne possono essere contemplate idealmente come l’antagonismo del Male. «Senza la donna – afferma Leonardo Boff – saremmo meno vicini a Dio; lei è l’insostituibile cammino verso di Lui».

Lo sapevamo. Ora, però, esplicitiamo il motivo per cui Maria è “benedetta fra tutte le donne”. Perché...

–  ella “è immacolata” fin dal primo istante della concezione,

–  rimase vergine nel parto e dopo il parto,

al termine della vita terrena fu “assunta” in corpo ed anima al cielo,

– e generazioni e generazioni la considerano madre e dispensatrice di tutte le grazie …?

Sempre, la radice è la medesima: 

il frutto del suo ventre, Gesù.

°° Che risonanze acquista in tale contesto il termine “ventre-seno”! 

Come dissipa tanta ipocrisia con cui durante secoli abbiamo avvolto le meraviglie della procreazione! Con tali parole si esprime e cantiamo la gestazione del Verbo infinito di Dio nelle viscere di Maria: 

– Segreto, laborioso processo, come quello che avviene in tutte le madri al nascere di tutti i loro figli.

– Mistero di profondità e d'interiorità che esprime la fusione di Maria con l’embrione divino.

Nel contempo, giacché Maria è vergine – perché non ha concepito secondo le leggi della natura; giacché questo frutto è sbocciato per opera e grazia dello Spirito Santo...–, il figlio che sta per nascere è “anche” figlio di Dio! Anche! Perché, se è un dato inconfutabile che Maria è madre di quell’uomo, nessuno le toglierà la gloria di essere la “Dei genitrix”, la genitrice di Dio, la Madre di Dio.

*  Fu concepito Cristo; però in Maria.

*  Nacque Cristo; però da Maria.

*  È adorato dai pastori e dai magi; sempre nelle braccia di Maria.

*  Gli s’impone il nome di Gesù, perché dall’angelo lo ricevette Maria.

*  È presentato al tempio, da Maria.

*  Fugge in Egitto e ritorna a casa, portato da Maria.

*  Lo ritrova nel tempio fra i dottori, Maria.

*  Passa trent’anni, nascosto nella casa di Nazareth, al lato di Maria.

*  Compie il primo miracolo a Cana di Galilea, su richiesta di Maria.

*  Pende dal legno della Croce, ai cui piedi, eretta, sta Maria.

*  Già morto e risuscitato e salito al cielo, si rende presente in mezzo ai suoi, riuniti intorno a Maria.

Non ostiniamoci. Sono inseparabili.  Sono due cuori in un unico corpo! 

 E grazie a quest'identità, Maria sarà sempre il nostro miglior luogo di appuntamento per un incontro con Gesù. Mai gli uomini avrebbero potuto immaginare che uno di loro – un figlio nato da una donna – avrebbe potuto essere, contemporaneamente, Dio. 

Ugualmente noi uomini non avremmo potuto mai immaginare che una semplice donna – nata come tutte le donne – col partorire Lui, sarebbe diventata allo stesso tempo “madre nostra”.

Se il Gesù-Dio è il “frutto del suo ventre”, giacché formiamo un medesimo corpo mistico, il cui capo è Lui, allora, la sua maternità spirituale verso di noi è irrefutabile! Allora, tutto cambia. Meglio ancora: ora si completa il panorama di questa preghiera che chiamiamo “Ave Maria”.

                                La lode a Maria di Dante

VERGINE MADRE…

«Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’eterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitaste sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si riaccese l’amore

per lo cui caldo ne l’eterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra i mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tu non vali,

che qual vuol grazia ed a te non ricorre,

sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fïate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate».

Dante Alighieri – Paradiso – canto 33

•••

Un “difetto” nella DONNA

Quando Dio creò la donna, era già al suo sesto giorno di lavoro facendo pure gli straordinari. 

Apparve un Angelo e gli chiese: «Come mai ci metti tanto tempo con questa?».

E il Signore rispose: «Hai visto il mio Progetto per lei?». Ella

– Dev’essere completamente lavabile, però non deve essere di plastica; 

– avere più di 200 parti movibili, tutte sostituibili

– ed essere capace di funzionare con una dieta di qualsiasi cosa avanzi; 

– avere un grembo che possa accogliere quattro bimbi contemporaneamente;

– avere un bacio che possa curare da un ginocchio sbucciato ad un cuore spezzato, … 

… e lo farà tutto con solamente due mani.

L’Angelo si meravigliò dei requisiti. 

«Solamente due mani...? Impossibile! E questo è solamente il modello di base? È troppo lavoro per un giorno... Aspetta fino a domani per terminarla...». 

«Non lo farò» – protestò il Signore. «Sono tanto vicino a terminare questa creazione che ci sto mettendo tutto il mio cuore. Ella si cura da sola quand’è ammalata, e può lavorare 18 ore al giorno...».

L’Angelo s’avvicinò di più e toccò la donna. «Però, l'hai fatta così delicata, Signore!».

«É delicata» – ribatté Dio –. «Però l'ho fatta anche robusta. Non hai idea di ciò che è capace di sopportare od ottenere».

"Sarà capace di pensare?" -– chiese perplesso l'Angelo.

Dio rispose: "Non solo sarà capace di pensare, ma pure di ragionare e di trattare".

L’Angelo allora notò qualcosa, ed allungando la mano toccò la guancia della donna...: «Signore, pare che questo modello abbia una perdita...».

«T’avevo detto che stavo cercando di mettere in lei moltissime cose. Non c'è nessuna perdita...: è una lacrima» – lo corresse il Signore.

«A cosa serve la lacrima?» – chiese l'Angelo.

E Dio disse: «Le lacrime sono il suo modo d’esprimere la sua gioia, la sua pena, il suo disinganno, il suo amore, la sua solitudine, la sua sofferenza e il suo orgoglio".

Ciò impressionò molto l'Angelo. «Sei un genio, Signore: hai pensato a tutto. 

La donna è veramente meravigliosa».

«Lo è! – rispose il Creatore. 

Le donne hanno delle energie che meravigliano gli uomini.

Affrontano difficoltà, reggono gravi pesi, però hanno felicità, amore, gioia.

Sorridono quando vorrebbero gridare, cantano quando vorrebbero piangere, 

piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose.

Lottano per ciò in cui credono. Si ribellano all'ingiustizia.

Non accettano un “no” per risposta, quando credono che ci sia una soluzione migliore. 

Si privano per mantenere in piedi la famiglia.

Vanno dal medico con un'amica timorosa. 

Amano incondizionatamente.

Piangono quando i loro figli hanno successo e si rallegrano per le fortune dei loro amici. 

Sono felici quando sentono parlare d’un battesimo o d’un matrimonio.

Il loro cuore si spezza, quando muore un’amica. 

Soffrono per la perdita di una persona cara. 

Senza dubbio, sono forti proprio quando pensano di non avere più energie.

Sanno che un bacio ed un abbraccio possono aiutare a curare un cuore spezzato. 

Non ci sono dubbi, 

nella donna c'è un “difetto”: 

ed è che 

si dimentica di quanto lei valga!

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