Assenti all’appello, ossia i bambini di paglia
di Niamey
La paglia è usatissima nei villaggi e in città per i tetti delle case tradizionali, per le recinzioni di cortili e di animali o come abitazioni di fortuna per famiglie che vivono di precarietà nei quartieri della capitale. Ben intrecciata, la paglia è usata anche in ambito scolastico per aule di fortuna nelle quali la provvisorietà si trasforma spesso in stato permanente. Di paglia, infine, sono le migliaia di figli di famiglie povere che non possono permettersi le scuole private che prosperano sullo sfacelo della scuola pubblica. Aule di fortuna che, se permettono un minimo di riparo dal sole cocente di stagione, sono poco funzionali per la stagione delle piogge e più ancora vulnerabili al fuoco. Mescolata col fango la paglia è utilizzata per farne mattoni o pareti che resistono il tempo necessario e che, se rivestite di uno strato di cemento, offrono maggiore garanzia di durabilità e igiene. La paglia, nel suo piccolo, conserva qualcosa della cultura tradizionale, nobile e austera.
Come altre capitali del continente e in particolare nell’Africa occidentale, anche Niamey ha subito lo stesso trattamento di ‘modernizzazione’ occorso altrove. Niamey Nyala, Niamey la bella, nella quale ogni regime si sente il dovere di intervenire, si è ingrandita. Sono state distrutte le vecchie abitazioni di fango e paglia, per lasciare il posto a grattacieli, ponti, edifici pubblici rinnovati, hotel con varie stelle come arredo e strade con tanto di cavalcavia che s’inaugurano a ritmi annuali. Grazie alle scuole di paglia si notano i resti del villaggio di pescatori lungo il fiume Niger, che rappresentava Niamey quando fu scelta come nuova capitale del Paese. Sabbia e paglia sono gli elementi che tengono insieme la storia umana che si dipana e divide nella scelta alternata tra questi due preziosi materiali. Ci sono bambini che sono una mescolanza dei due, fragili e invisibili nella vita corrente, balzati alla cronaca loro malgrado e troppo tardi. Per esistere bisogna, prima, scomparire.
Di paglia è stata la politica di questi anni che ha privilegiato quanto seduce e serve un’infima minoranza della popolazione. Cantieri di una certa importanza che, oltre al prestigio del regime, hanno contribuito a ‘ricompensare’ imprese e commercianti complici del potere. Parole, promesse elettorali, convegni, viaggi, aiuti esteriori, priorità giurata all’educazione come veicolo di trasformazione e poi aule di paglia per i più poveri come conclusione. Certamente la tragedia poteva e doveva essere evitata. L’inizio del mese di Ramadan avrebbe potuto essere differente per le famiglie che hanno perso per sempre i loro piccoli. Ciò che invece questo dramma rivela è, appunto, la politica di cui i poveri, di paglia, sono stati come sempre le vittime. Loro, i bimbi di paglia e cioè carne e sangue della nostra sabbia, sono partiti ancora prima dell’appello per l’unica scuola, aperta e concepita per i poveri. Lì s’insegna solo quanto servirà a creare un mondo differente da quello che si trova adesso nelle città. Ci sarà da mangiare e bere acqua fresca a sazietà. Ci sarà un tempo per giocare per tutti senza discriminazioni di genere o di età. Non ci saranno né muri né recinzioni perché la scuola si trova in mezzo agli alberi, con i fiori e l’erba appena nata. Gli insegnanti faranno le lezioni a turno, cominciando da coloro che sono appena arrivati.
Mauro Armanino, Niamey 18 aprile 2021
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