IL FASCINO DI UNA VITA
(Autobiografia di S. Teresa d’Avila)
Nell’estate del 1922 una sera quasi a casaccio Edith Stein prese tra le mani l’Autobiografia della Santa castigliana, tradotta in tedesco. Dovette essere una lettura davvero affascinante se nel richiuderla si trovò interiormente cambiata: ormai aveva fatto la sua scelta definitiva per il Cristo!
Non posso dire che a me sia capitata la stessa cosa, essendo il contesto del tutto diverso. E’ infatti uno dei più rigidi inverni ed io mi sto ancora leccando le ferite dei 13 gradi sottozero trovati in Brianza qualche settimana fa. Il fegato mi ha mandato subito in cassa malattia e così per reagire a tanta inerzia che altro di meglio se non riprendere in mano il libro che convertì Edith Stein? Ho privilegiato inizialmente l’edizione spagnola, fornita di una introduzione davvero esauriente su tutte le vicissitudini del manoscritto originale, per poi passare a quella italiana.
Il volume, che io posseggo, è tutto malconcio a causa di una mia distrazione. Lo dimenticai in macchina, fidandomi troppo della Fiat 127. Dopo un terribile acquazzone, me lo ritrovai tutto inzuppato d’acqua. Mi spiaceva disfarmene, perché conteneva tutte le mie annotazioni a matita sui punti da me giudicati di rilievo. Con pazienza certosina nel giro di una settimana riuscii ad asciugare tutte le pagine ad una ad una. Naturalmente le tracce dell’acqua hanno alterato la copertina e lasciato vistose macchie gialle in tante pagine. Ma che importa? Per me è come un piccolo ...Mosè salvato dalle acqua!
Per tagliar corto, mi sono rituffato nella sua lettura. Poi sono passato ad un’edizione telematica dello stesso libro. In tal maniera posso selezionare e mettere da parte tutti i passi, che più hanno fatto vibrare il mio cuore. Perché?
I più furbi avranno capito che aspetto sempre l’occasione buona per spiccare un volo poetico!
A qualcuno queste parafrasi in versi non diranno molto. A me invece consentono di riassumere meglio emotivamente quanto interiormente captato durante la lettura. E così nascono queste umili poesie: il pregio letterario sarà scarso, a seconda dei gusti, ma di certo il loro contenuto spiritualmente elevato! Sotto il titolo di ciascuna poesia metto il riferimento al capitolo e paragrafo dell’Autobiografia.
La Santa ha davvero uno stile avvincente: viene subito allo scoperto con la sua abituale arditezza. Credo piaccia a noi moderni questa sua immediatezza! Ha davanti a sé una porta e capisce che essa è l’ingresso per la vera felicità dell’anima...
LA PORTA DELL’ORAZIONE
(Vita 8,9)
Mi sembra l’orazione quella porta
privilegiata donde del Signore
entrano tante grazie! Inutilmente
altrove busserei... L’Amato vuole
fare dell’alma mia la dimora
ove versar delizie a profusione!
IL FASCINO DELLA PREDICAZIONE
(Vita 8,12)
Sentirmi dir dagli altri “L’oratore
non è dei più valenti”, non mi frena.
L’ascolto volentieri, ben trovando
quanto nutrire possa l’alma mia!
Sentir parlar di Dio ed il parlarne:
per me non v’è delizia superiore!
LA STATUA DEL CRISTO PIAGATO
(Vita 9,1)
Questo casuale incontro con la statua
del Cristo assai piagato si rivela
davver provvidenziale: m’aspettava!
E’ come se dagli occhi miei le squame
cadessero: comprendo tutto il peso
di tanta ingratitudine. Mi prostro
contrita in cor e m’abbandono al pianto...
IL LIBRO DELLA NATURA
(Vita 9,5)
Mi basta solo spingere lo sguardo
sui campi sterminati, d’un ruscello
il murmure ascoltar e contemplare
dei fiori la bellezza per sentirmi
tutta rapita in Dio! La Natura
è sempre un libro aperto per chi voglia
raccogliersi e pensar celesti cose!
AMORE SCONFINATO
(Vita 8,5)
So bene quanto nutre la fiducia
nella misericordia del mio Dio:
l’averlo preso come il solo Amico
col quale intimamente intrattenersi,
convinta del suo affetto sconfinato!
SPESATA IN TUTTO
(Vita 8,8)
Servir a proprie spese il mio Signore...
Mi fanno rider certe creature!
Chi sa nell’orazione incamminarsi
farsi violenza deve sugli inizi,
ma poi lo sforzo rende: trova sempre
leggero ogni travaglio, avendo il core
vivificato sempre dalla gioia.
Tutte le spese paga il mio Signore!
INGENUO PREGARE
(Vita 9,3)
Pare un’ingenuità questo pregare
restio ad affidarsi al raziocinio...
Nell’intimo raccolta mi figuro
il Cristo nei momenti che più solo
lo vedono. Mi sembra che m’accolga
più facilmente... Sente l’afflizione
e questa solitudine: vorrebbe
certo un aiuto, eppure domandarlo
forse non osa. Tanta compagnia
di chi pur nulla dice lo conforta.
Gli pare che il sudore sì penoso
tergergli sappia un cuore innamorato!
I SANTI PECCATORI
(Vita 9,7)
Forse qualcuno ride nel vedere
quanto devota sia di quei santi,
che furon nella vita peccatori...
Diventano l’appoggio sospirato
per me, che scorgo i frutti del perdono
divino che mutò la loro vita!
Eppur rimane sempre un’amarezza:
seppero lor rispondere decisi
alla chiamata senza abbandonarlo!
Perché non mi risolvo ad imitarli,
assecondando sempre il mio Signore?
DIVINA PRESENZA
(Vita 10,1)
Sempre mi metto ai piedi del Maestro
per contemplarlo ed ecco all’improvviso
m’invade la fragranza del divino.
Non resta dubbio alcuno: noi viviamo
l’una nell’Altro, dall’Amor saldati!
ATTONITA
(Vita 10,1)
Nitida sensazione di restare
fuori di sé con l’anima sospesa...
S’esercita il volere nell’amare
mentre smarrirsi pare la memoria...
Sa l’intelletto rendersi presente,
eppur non può discorrere: contempla
attonito i prodigi che la Grazia
compie, gli umani sforzi trascendendo!
IMMAGINI SACRE
(Vita 9,6)
Nessun mi crederebbe: fantasiosa
da tutti ritenuta, sono inerme
quando dinanzi agli occhi nulla vedo...
Non so neppur il Cristo immaginarmi.
Mi sento come un cieco che parlando
con chi gli sta davanti ben comprende
dell’altro la presenza, eppur non vede...
Quanto ti sono grata, immagin sacra!
Tu sempre fai vibrare questo cuore
per l’indiscusso suo Signore!
STARE CON DIO
(Vita 9,9)
Che strana sensazione! Il desiderio
in me si fa crescente di restare
a lungo con l’amato mio Signore,
quanto da lui distolga allontanando...
Sento d’amarlo, eppure in me rimane
tanta incertezza sul significato
di genuino Amor che tutto doni!
GRATITUDINE
(Vita 10,4)
L’umil persona sa nel cor nutrire
viva riconoscenza per i doni
da Dio ricevuti. Lei di suo
solo tanta povertà...
Ricca la fece sol l’Amor divino!
RICCHEZZA
(Vita 10,6)
Sempre mi sento molto debitrice
al sommo Amor che volle riversare
in questo cor gli ingenti suoi tesori
intesi ad arricchir spiritualmente
me stessa e quanti stanno a me d’intorno.
Se li lasciassi a lungo inoperosi,
potrebbe il Donatore spazientirsi
privandomi di tutto e consegnando
a gente laboriosa i suoi averi...
Sapendo d’esser ricca, stimolata
mi sento ad investire largamente
in questa dedizione sconfinata!
DISTACCO
(Vita 10,6)
Comprendo certa gente che si pasce
sol di mondane cose... Non sapendo
d’avere già del cielo la caparra,
è sempre sì restia a quel distacco
che solo dona all’alma libertà!
MIO E SUO
(Vita 10,7)
Senza illusioni so guardar me stessa
e quanto dai miei scritti si ricava.
Il bene viene solo dal mio Dio,
quanto di difettoso è tutto mio!
(Legnano 15-1-2006)
PADRE NICOLA GALENO
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