Il Concilio di Nicea
ERESIE E CONCILI
SU GESù
– Ebionismo.
Il movimento giudeo-cristiano degli Ebioniti (II secolo) considerava Gesù come
un grande profe-ta, al pari di Mosè, ma soltanto un uomo: di
grande virtù, ma privo della natura divina.
– Docetismo. Sostenuto da autori gnostici tra il I-IV
secolo. Gesù è un “eone” di natura divina e l'ele-mento umano è solo
apparente – in particolare, per
quanto riguarda la passione, sostiene che non fu Gesù a patire e morire
in croce, ma Simone di Cirene–.
– Adozionismo. Sostenuto da vari autori come l'ebionita Cerinto
(fine I – inizio II secolo), Paolo di Samosata (ca. 200 – ca.
275) e altri. Gesù è un semplice uomo che, per la sua notevole virtù, è
stato adottato da Dio – il quale lo ha investito della natura divina al momento
del battesimo.
– Modalismo Sostenuto da Sabellio (inizio
del III secolo). Il Figlio, al pari del Padre e dello Spirito Santo, non
è una vera e propria persona, ma un modo-manifestazione dell'unica
sostanza-principio divina. In tal modo, in croce ha patito anche il Padre
(e lo Spirito Santo).
– Arianesimo. Elaborato da Ario (256-336). Il Logos-Gesù è divino,
ma è stato creato dal Padre [la for-mula attribuitagli
dagli avversari è: «C'era un tempo in cui il Figlio non c'era»]. Il Figlio
dunque non è della stessa sostanza del Padre, ma rappresenta una sorta
di semi-divinità a lui subordinata.
– Omoiusiani. Sostenitori di Basilio di Ancira (attivo tra il 336
e il 360). Il Figlio, creato dal Padre, è di sostanza distinta ma simile (omoiùsios)
al Padre. Nei fatti, questa definizione differisce da quella ufficiale
elaborata dal concilio di Nicea (omousía, "consustanzialità") solo
per una iota.
– Apollinarismo.
Elaborato da Apollinare di Laodicea (310-390 circa) sulla base
dell'antropologia aristotelica. In Gesù c'è la sola natura umana,
ma in modo incompleto: l'anima vegetativa e animale sono umane, mentre l'anima
razionale è costituita dal logos divino.
– Nestorianesimo.
Elaborato da Nestorio (381-451 circa). In Gesù ci sono due
nature e due persone, connesse attraverso un'unione puramente morale.
– Monofisismo.
Elaborato da Eutiche (378-454 circa). In Gesù esisteva una sola natura:
quella divina, che ha assorbito la natura umana.
– Monotelismo, o monoteletismo. Elaborato dal patriarca Sergio I di
Costantinopoli (565-638 circa). Nella persona di Gesù ci sono le due nature,
umana e divina, ma una sola volontà, quella divina.
CONCILI
La Chiesa cattolica ha elaborato un
insieme di dottrine e dogmi definiti come “cristologia”, durante i primi 7
concili ecumenici, in base ai quali altre correnti di pensiero o altre
interpretazioni delle scritture sono state definite “eresie”.
a.– Primo
concilio di Nicea (325). Nel cosiddetto Simbolo Niceno [o “Credo
breve”] il Figlio è definito consustanziale (omoùsion) al Padre, cioè «della
stessa sostanza del Padre», con un'implicita con-danna della dottrina di Ario.
b .– Primo
concilio di Costantinopoli (381). Ribadisce il concilio di Nicea
formulando il Simbolo Nice-no-Costantinopolitano ["Credo lungo"],
ampliamento del precedente.
c. – Concilio
di Efeso (431). Stabilisce che Maria è «Madre di Dio»
(Θεοτόκος, Theotókos) e che in Cristo sono unite la natura umana e divina in
una sola persona, condannando implicitamente il difisismo [2 nature
e persone distinte, di Nestorio, l'adozionismo e il docetismo.
d. – Concilio
di Calcedonia (451). Stabilisce che nell'unica persona-ipostasi
(sostanza) di Gesù vi sono le due nature, umana e divina, «senza
confusione, immutabili, indivise, inseparabili», con una condanna implicita,
dunque, del monofisismo di Eutiche.
e. – Secondo concilio di Costantinopoli
(553). Riafferma le dottrine cristologiche stabilite nei precedenti concili,
condannando esplicitamente diversi autori, tra cui Apollinare, Nestorio e
Eutiche.
f. – Terzo
concilio di Costantinopoli (680-681). Stabilisce che in Gesù vi
sono sia la volontà umana che quella divina – non in contrasto tra di
loro, in quanto la prima segue la seconda – e condanna espli-citamente il monotelismo
di Sergio.
g. – Secondo
concilio di Nicea (787). Stabilisce che chi venera un'immagine
sacra, venera chi è in essa riprodotto, condannando quindi l'iconoclastia.
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