Padre Gerolamo Graziano della Madre di
Dio (1545-1614)
DIVAGAZIONI SU DI UN 4°
CENTENARIO IN SORDINA (47)
ILLUMINAZIONI INTERIORI (03)
C’è
il detto: tutti i Salmi finiscono in gloria. Ma come finisce allora questo
Diario tanto affascinante che ci ha fatti entrare nel vivo dell’ultimo quarto
di secolo del 1500? L’immagine è quella del caro Confratello più carico di un
somaro insieme al suo umile accompagnatore, essendosi azzoppati i muli
nell’attraversamento di un ponticello pericolante. L’altro imprecava contro i
diavoli che avevano orchestrato l’incidente; gli stessi che la notte prima lo
avevano sbattuto giù dal letto... “Io però lo
rimproverai per queste bizzarrie, invitandolo a mettersi sulle spalle sella e
bisacce, mentre io mi caricavo tutto il resto delle mercanzie con molta fatica,
perché dovemmo fare a piedi e sotto la pioggia più di tre
leghe con tutto quel carico”.
Caro P. Gerolamo Graziano, non sono
nulla quei chilometri fatti in mezzo al fango rispetto ai quattro secoli
occorsi prima che tu venissi riscoperto, almeno da noi italiani. Ti siamo grati
per averci svelato aspetti ignoti della fisionomia spirituale della nostra S.
Madre Teresa, infondendo nel nostro spirito l’anelito di spenderci sempre e
soltanto per la gloria di Dio.
Con questo 16° Dialogo si chiude il tuo Diario
(Peregrinazione di Anastasio).
Cirillo. – Allora ascolta
quanto io conservo scritto di pugno dalla madre Caterina di Gesù, fondatrice del monastero di Beas, una delle
maggiori sante dell’Ordine e che ha goduto più favori soprannaturali. In alcune sue lettere dice testualmente quanto stava
sperimentando:
“Stavo ascoltando
messa e raccomandavo a Dio V. R. e le fondazioni. Mi parve che la santa Madre dicesse di riferirgli che non si separasse dal suo
dito, e che non lo desse a nessuno finché fosse vivo, perché le sarebbe stato
utile per aiutarlo nelle fondazioni ed in cose personali di V.R. proteggendolo
ed aiutandolo alla virtù. La cosa fu
talmente chiara, che mi sentii ansiosa di avere anch’io un’altra reliquia della
nostra (Santa) Madre”.
Anastasio. – Occorrerebbero
molte risme di carta per narrare tutto quanto mi è capitato con questo dito che
tagliai più di ventisette anni fa e porto con me. Ma va’ pure avanti.
Cirillo. – Nel medesimo
quaderno dice:
“Per V.R. mi disse che riguardo alla pena che
sente quando lo criticano di alcune cose, per esempio: che viene meno al suo
compito perché è remissivo nel
castigare, è troppo blando e gli manca brio per fare il prelato, che questo non
gli dia pena, sebbene lo dicano, e non si affanni in cambiare la sua indole e
modo di procedere, perché più facilmente si commetteranno errori che indovinare
le cose; vada sempre avanti con l’abituale timor di Dio, perché in siffatta
maniera si servirà molto Nostro Signore e si ricaveranno grandi guadagni; che
lo prendano pure come vogliano. Per quanto concerne i castighi, scelga quello
che più si avvicina alla carità ed al perdono, perché questo è il modo di fare
di Dio, e con meno pubblicità e più segretezza nelle cose che riguardano il
prossimo”.
- Nelle prediche si insista molto perché le
confessioni siano ben fatte, perché questa è una cosa molto importante: infatti nulla brama tanto il demonio quanto di mescolare il veleno
con la medicina.
- E’ una cosa
bruttissima che i confessori raccontino cosa alcuna di quanto avvenga in
confessione: non si deve né
raccontare né trattare sia il male che il bene appreso in confessione.
- Si ponga un freno al parlar
male delle beate, perché ne esistono molte fra loro che sono anime molto
gradite a Dio.
- Uno non disapprovi lo spirito col quale procedono gli altri: tutti possono azzeccare, ciascuno nel suo genere; sono molti i
danni generati da questa critica vicendevole.
- Il Prelato non creda alla leggera a qualsiasi cosa scritta o
detta riguardo alle mancanze dei propri sudditi; cerchi piuttosto di sospendere il giudizio finché non si sia ben
informato.
- Si
sforzi di introdurre in tutti i conventi la
mentalità che non bisogna ricercare il benessere temporale alla stessa maniera
dei secolari: si fidino di Dio e vivano nel raccoglimento, perché sovente
accade (col pretesto del sostentamento della casa o del profitto delle anime)
che si finisca poi per introdurre un’eccessiva comunicazione coi secolari con
grande danno per gli spiriti.
- Il Prelato cerchi di acquisire per sé stesso e lo insegni ai
suoi sudditi, che quando c’è da prendere
una qualsiasi decisione grave, si ponga dapprima nel raccoglimento della
preghiera, perché da questo comportamento escono solitamente dei buoni effetti.
- Il Prelato cerchi di fare il possibile per trovarsi presente alle fondazioni, e questo è importante per molte ragioni: tra le altre, per
ovviare all’inconveniente che ne segue quando i sudditi fanno una fondazione: sono soliti infatti prendere proprietà delle case che fondano;
capita perciò che nascano delle controversie e divisioni nelle quali si perde
tempo, essendoci molte teste.
- Nei nuovi
monasteri di monache da fondare porti come priora colei che ha esperienza di governo (anche
prendendola da un altro monastero), perché chi non ha quest’esperienza farà
meno danno in un monastero già fondato che in uno da fondare ex novo.
- La superiora da
mettere nel monastero sia la più obbediente al
Provinciale, perché così la casa farà progressi nell’obbedienza.
- Insegni alle
priore come allevare le proprie suddite staccate da tutte le cose esteriori ed
interiori, e lo sia lei pure, perché sono spose di un così grande re come il Cristo.
- Il Prelato non
vada a fondare monasteri di monache senza avere alcun principio di
sostentamento: le monache entrando
non debbono aver molto bisogno dei secolari in modo da salvaguardare la stima
dell’Ordine.
- Cerchi di
visitare personalmente i conventi e nel caso dovesse inviare qualcuno al suo
posto, questa sia una persona
umile, di esperienza e di spirito; deve stimare molto il Prelato, perché se non
è, vorrà introdurre nuovi modi di governo, donde scaturisce un gran danno per
l’Ordine.
- Dovunque si
trovi, il Prelato lodi la penitenza e
riprenda gli eccessi nel vitto: purché non si danneggi la salute, la penitenza,
l’austerità ed il disprezzo di sé aiutano sempre molto lo spirito.
- E’ bene che non ci siano rielezioni di priori nei conventi di
frati: anche se a volte è necessario rieleggere quanti hanno esperienza, la
cosa più normale è che quanti sono stati Prelati tornino ad essere sudditi
perché sappiano ubbidire ed umiliarsi, e grazie all’esempio di queste due virtù
i fratelli ricavino un grande profitto; quando tornano ad essere rieletti,
compiono ottimamente il loro ufficio.
- Si osservi la
norma che stabilisce gli
esercizi spirituali ed il raccoglimento per alcuni giorni in vista del profitto
delle anime.
- Nel giorno del giudizio ai Prelati verrà richiesto un severo
rendiconto, e molti di loro dovranno fare tanto purgatorio – ed alcuni di loro
l’inferno – per i peccati altrui, anche se per i propri non vengono condannati
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