Padre Gerolamo Graziano della Madre di
Dio (1545-1614)
DIVAGAZIONI SU DI UN 4°
CENTENARIO IN SORDINA (45)
ILLUMINAZIONI INTERIORI (01)
Ho sempre letto
con raccapriccio i racconti su chi al termine di una qualche guerra è saltato
per aria per via di mine disseminate nel terreno. Molti ci hanno rimesso la
pelle ed altri hanno perso degli arti: vedere soprattutto dei bambini camminare
con delle protesi di legno improvvisate mi fa piangere il cuore.
Avventurarsi nel
campo delle rivelazioni ha sempre rappresentato per me un terreno minato, ma
vedo che il caro Confratello ne è stato sovente oggetto. Il fatto poi che al
riguardo la parte del leone la faccia S. Teresa d’Avila, la dice lunga sulla
formidabile intesa tra i due: chi
spiritualmente parlando non avrebbe voluto avere nella propria squadra di
calcio un simile binomio di ... attaccanti?
Tutte le citazioni
sono desunte dal 16° Dialogo.
“Tratta di alcune illuminazioni interiori
avute da persone devote circa gli avvenimenti di Anastasio, specialmente
religiose dell’Ordine delle Scalze della Madonna del Carmine, riferendo quelle
principali lasciate scritte dalla madre Teresa di Gesù ed altre sue figlie. Si spiega così l’emblema del nome di MARIA che si trova nello
scudo.
Cirillo. – Desidero tanto che tu mi riferisca alcune rivelazioni che
altre persone serve di Dio hanno avuto riguardo a te ed alle tue vicende.
Anastasio. – Non può esserci
rivelazione più veritiera e più certa di quella che io ebbi un giorno riguardo
a me stesso quando mi venne fatto capire chi io fossi in dodici D:
1. (Descreído) Miscredente e carente di fede, perché come la fede
viva è il principio di ogni bene, così la sua mancanza è il principio di grandi abominazioni.
2. (Desconfiado) Sfiduciato e pieno di diffidenza e di dubbi, donde
scaturisce il fatto che non si metta mano a cose grandi per Dio, guardando alle
mie forze e non a quelle divine, e quanto avrei potuto fare se mi fossi buttato nelle braccia infinite
confidando veramente in Lui.
3. Disamorato e senza amore di Dio, pieno di amor proprio, aridità,
tiepidezza e freddezza di spirito.
4. Disobbediente alle divine ispirazioni, agli ordini dei
superiori, pieno di ribellione e durezza di cuore.
5. (Desagradecido) Ingrato verso gli innumerevoli favori e
misericordie che ho ricevuto da Dio: poiché l’ingratitudine chiude le porte della grazia, eccomi pieno di
peccati e sventure.
6. Decomposto
esteriormente ed interiormente, dando cattivo esempio a tutti con la mia vita
scandalosa.
7. (Desabrido) Aspro e pieno di disgusto e tristezza di cuore, senza la dolcezza dello spirito che arricchisce coi beni
dell’anima.
8. Disordinato in
ogni genere di vita, amando più la creatura che il Creatore, senza conservare
l’ordine divino che Dio comanda ai suoi servi.
9. (Descubridor)
Scopritore dei segreti interiori del mio cuore, pubblicandoli con danno della mia umiltà.
10. Distaccato,
irriverente e di poca adorazione nei confronti di Dio, i suoi santi e le sue
immagini.
11. Distratto,
dimentico, negligente e pigro nelle cose che riguardavano l’onore divino, il
bene della mia anima e di quelle dei miei confratelli.
12. Disdegnoso e
pieno di disamore del prossimo, di mormorazioni e di giudizi temerari che mi hanno arrecato un gran danno nel conseguimento della vera unione
col Cristo.
Queste sono le virtù della
mia anima, i beni della mia coscienza e quanto di me si può rivelare al mondo. E se dovessi diffusamente narrarti i grandi mali ed
abominazioni, peccati e mancanze, che da queste dodici DD scaturiscono,
bisognerebbe comporre un volume. Infatti, da ciascuna di queste dodici fonti di
ogni cattiveria derivano innumerevoli sventure. Non aspettarti perciò altre
rivelazioni dei miei beni che non siano discredito, sfiducia, disamore,
disobbedienza, ingratitudine, scompostezza, abbattimento, depressione,
disordine, scoprimento, distacco, distrazione e disdegno.
Cirillo. – Io so già che non può esserci rivelazione più vantaggiosa di quella che concede
Dio all’anima perché conosca se stessa. Quando l’acqua è chiara, si scoprono le pietre ed anche i
minimi sassolini del terreno su cui scorre, cosa che non avviene quando è
torbida.
Ma io ho letto (e le conservo ancora) delle lettere autografe della madre Teresa di Gesù e di altre
grandi serve di Dio, in cui parlano della tua persona e di molte tue vicende
prima ancora che accadessero. Nessun altro me le può spiegare meglio di te, che
ci sei passato dentro, conoscendo l’intimo del tuo cuore e gli avvenimenti a te
successi. Sii così paziente
da farmeli leggere, rispondendo poi a quanto ti chiederò al riguardo.
Anastasio. – Lo farò, ma a condizione che se fossero beni della mia anima,
tu ritenga queste rivelazioni come illusioni; oppure che tu capisca che Dio di solito svela ad altre anime i beni di una persona per
incitarle con quell’esempio all’imitazione di quel bene; ovvero perché quella
stessa persona si senta a disagio nel vedere quanto la sua vita sia del tutto
opposta a quanto gli altri giudicano di lei; oppure si dia animo a procurare di
essere tale da rendere autentiche le rivelazioni che di lei si dicono. A questa condizione, leggi le carte che vuoi: io le ascolterò e
poi darò loro risposta.
Cirillo. – Un foglio della
madre Teresa di Gesù arrivò alle mie mani, e ne esistono due copie di esso. La Madre morendo disse di conservare quel foglio per dartelo dopo
la sua morte, perché un giorno ti sarebbe servito. Il foglio dice così; e nella parte esterna del plico chiuso
diceva: “Sono cose della mia
anima e della mia coscienza; nessuno le legga fino a quando io muoia, e sia
consegnato al Padre fra’ Gerolamo Graziano”.
“Anno 1574, nel
mese d’aprile. Trovandomi alla fondazione di Beas, accadde che venisse là il
Maestro fra’ Gerolamo della Madre di Dio Graziano. Cominciai a confessarmi con lui alcune volte, ma senza ritenerlo
nella posizione di altri confessori che avevo avuto per farmi guidare del tutto
da lui.
Or un giorno, mentre stavo mangiando senza alcun interno
raccoglimento, cominciò la mia anima a sospendersi e a raccogliersi in tale maniera che pensai che stesse per
venirmi un rapimento; e mi si presentò questa visione con la rapidità
ordinaria, che è come un lampo:
Mi sembrò di vedere vicino a me Nostro Signore
Gesù Cristo nella forma in cui mi si suole rappresentare, e al suo lato destro
stava lo stesso Maestro [il Padre Graziano]. Prese il Signore la sua mano
destra e la mia e le unì, e mi disse che voleva che io prendessi questo [Padre]
in luogo suo per tutto il tempo della mia vita, e che ambedue ci mettessimo
d’accordo in tutto, perché così conveniva.
Rimasi con una sicurezza così grande che era da Dio, che, benché
ripensassi a due confessori che avevo avuto durante molto tempo e ascoltato ed
ero molto obbligata (specialmente uno, per l'affetto e la grande venerazione
che gli portavo, mi faceva terribile resistenza). Malgrado tutto, non potendomi
persuadere che questa visione fosse un inganno, perché fece in me grande
sensazione e forza, insieme a ripetermi altre due volte che non avessi paura,
che Lui voleva questo, con diverse parole, che, in fine, mi determinai a farlo comprendendo era volontà del Signore, e seguire quel parere [del P.
Graziano] tutto il tempo della mia vita. Questo non lo avevo
fatto mai con nessuno, avendo io trattato con molte
persone di grande cultura e santità e che badavano la mia anima con grande
sollecitudine. Ma nemmeno io avevo capito
cosa simile perché non facessi cambiamento, poiché quando li sceglievo come
confessori, di alcuni avevo inteso essermi vantaggioso, ad anche a loro.
Persuasa dunque a fare questo, restai con una pace e sollievo così grande, che
mi ha ammirato e certificato lo vuole il Signore, perché questa pace e consolazione così grande nell’anima non mi sembra la
può infondere il demonio. E così, quando lo ricordo,
lodo il Signore e mi ricordo di quel versetto: Qui posuit fines suos in pace, e vorrei sciogliermi in inni di
grazie al Signore.
Dovette essere circa un mese dopo questa mia determinazione,
secondo giorno di Pasqua dello Spirito Santo: venendo io alla fondazione di
Siviglia, ascoltammo messa in un eremitaggio di Écija, e là ci fermammo per la
siesta. Le mie compagne si trovavano nell’eremitaggio, mentre io sola stavo in
quella sacristia. Cominciai a pensare sul grande favore che mi aveva fatto lo
Spirito Santo alla vigilia di questa Pasqua, e sentii nascere grandi desideri
di fargli un notevole servigio, ma non trovavo cosa che non fosse già stata
fatta, almeno determinatamente, che, anche se fatto tutto, è mancante in
qualcosa. E ricordandomi d’aver già fatto il voto di obbedienza, ma non in una
maniera così perfetta, mi venne l’idea che sarebbe stato a Lui gradito
promettere quanto avevo già concordato con il Padre fra’ Gerolamo. Da una parte
mi sembrava di non fare nulla di notevole, e dall’altra la ritenevo una cosa
molto gravosa, considerando che ai Prelati non si svela il proprio intimo, e che prima o poi loro
cambiano posto, e viene un altro col quale non ci si trova bene, e così era
restare senza alcuna libertà interiore ed esteriore per tutta la vita. Sentivo una certa agitazione, che poi crebbe, perché io non lo
facessi. Questa stessa resistenza che fece la mia volontà mi causò vergogna: mi sembrava che c’era già qualcosa
che potendola fare per Dio, non la facevo, cosa dalla quale io ho sempre
rifuggito.
Il caso è che mi compresse talmente la difficoltà, che non credo
di aver mai fatto cosa nella mia vita – neppure quando feci la professione –
che mi facesse tanta resistenza, eccetto quando uscii dalla casa di mio padre per farmi monaca. E fu la causa, che mi dimenticai quanto gli voglio bene e le
doti che ha per il mio intento, anzi allora lo consideravo come un estraneo, cosa che mi ha spaventata,
ma un grande timore che non fosse servigio di Dio; e anche il proprio
temperamento, che è amico di libertà, doveva fare il suo lavoro, benché da
tanti anni io non gradisco averla; ma cosa diversa mi sembrava promettere ciò con voto, come
infatti lo è.
Dopo un certo tempo di battaglia, il Signore mi infuse una grande
fiducia, sembrandomi che quanto più resistenza provavo fosse meglio. E poiché io facevo
quella promessa per lo Spirito Santo, era Lui a rimanere obbligato a
concedergli luce perché la desse a me; mi ricordavo anche che me lo aveva
donato Gesù Cristo nostro Signore.- E con ciò, mi buttai in ginocchio, e
promisi di fare quanto lui mi dicesse per tutta la mia vita, purché non si
trattasse di cosa contro Dio o i Prelati ai quali ero obbligata. Precisai che la cosa avrebbe riguardato solo cose gravi, per
evitare gli scrupoli: come se importunandolo (gli) riguardo a qualche )cosa mi
rispondesse di non parlargliene (parlargli più di essa), oppure di alcune cose
attinenti al (il mio piacere o al (il) suo, che sono delle puerilità, poiché si
desidera obbedire in tutto; e che di tutte le mie mancanze e peccati e del mio intimo non gli avrei nascosto
nulla volutamente, che questo è anche più di quello che si fa coi prelati;
insomma, di ritenerlo al posto di Dio sia interiormente che esteriormente.
Non so se sia così,
ma mi sembrava di aver fatto una grande cosa per lo Spirito Santo; era comunque il
massimo che io seppi fare, ed è ben poco per quanto gli devo. Lodo Dio che creò
una persona in cui potessi compierlo, perché di questo sono rimasta molto
fiduciosa che Nostro Signore gli farà nuovi favori; ed io sono così lieta e
contenta perché mi sembra di essere rimasta del tutto libera di me stessa; e
pensando di restare legata, mi ritrovo con maggior libertà. Sia il Signore
lodato per tutto”.
Questo è il contenuto di quel foglio. Dimmi: perché la Madre disse di consegnartela dopo la sua morte perché tu
ne avresti avuto bisogno?
Anastasio. – Questo è quanto intendo io:
ci fu un tempo in cui io mi vidi tanto ingiuriato, disonorato ed abbattuto, che
non c’era nessuno che prendesse le mie difese; e alcuni mostravano questo foglio perché fidandosi della madre Teresa
io non perdessi del tutto la reputazione, che a volte è necessaria per il
servizio di Dio. Per la verità, alcuni dei miei rivali negavano che fosse un
autografo della madre Teresa; altri invece davano un tal senso a quanto dice
circa il fatto che il Cristo ci prendesse le mani, che risultava un ulteriore
affronto. A mio avviso questo particolare delle mani fu una profezia della Madre riguardo
a ciò che poi successe: da quando la vidi a Beas e lei
ebbe questa rivelazione, fino alla sua morte, in tutte le questioni che si
presentarono tanto a me come a lei, sia dell’Ordine come di altre particolari, noi fummo sempre concordi.
Perché io le comandavo come Prelato di esaminare per bene la
questione di cui si trattava e la affidasse a Dio; e nel caso avesse
un’opinione contraria alla mia, mi replicasse, insistesse e mi desse le sue
ragioni. Io la stimavo talmente (conoscendo la sua molta prudenza e santità)
che assecondavo il suo parere; altre volte lei capiva le mie ragioni e mi si
sottometteva. E così, nonostante discutessimo e
litigassimo per cercare la soluzione di certe questioni, arrivavamo sempre ad
un parere uniforme, e così lei ottemperava all’obbedienza che in questo foglio
dice di avermi promesso.
Una volta, nel ricevere la mia Dichiarazione il Patriarca di Valenza
per la canonizzazione del santo Padre Ignazio di Loyola,
fondatore della Compagnia di Gesù (poiché dicono in
una delle domande se il testimone sia infamato) quando io gli mostrai questo
foglio e lui riconobbe la grafia della
Madre, mi accettò come testimone qualificato. Vidi allora realizzarsi quanto da
lei detto: che sarebbe venuto il tempo in cui ne avrei avuto bisogno.
Cirillo. – In un suo quaderno la Madre dice queste parole: “La malattia del nostro Padre mi ha causato così tanta pena da non aver
pace. Dio me lo aveva dato ed io non volevo vedermene privata. Mi disse: ‘Non
aver paura’”.
E nello stesso quadernetto aggiunge: “Una notte me ne stavo con
tanta pena perché da tempo non avevo notizie del mio Padre e per di più lui non
stava bene quando mi scrisse l’ultima lettera, sebbene non fosse come la prima
pena del suo male – ero infatti fiduciosa e comunque non l’ebbi mai così forte
in seguito –, ma la preoccupazione
impediva l’orazione. Mi parve subito (e
fu così, che non poté essere immaginazione) che nel mio intimo mi apparisse una
luce, e così vidi lui che tornava da un viaggio con un’espressione allegra ed
un viso bianco; credo fosse quella luce stessa a rendere bianco il viso, e mi
sembrò fosse il colore di tutti coloro che si trovano in cielo. Mi sono chiesta
se non siano lo splendore e la luce che emanano dal Cristo a renderli bianchi.
Intesi: “Digli di cominciare
subito senza timore, perché è sua la vittoria”.
Anastasio. – Questo si riferisce al tempo in cui ricevetti il Breve del
nunzio Ormaneto insieme alle lettere del Re per la visita dei Calzati
dell’Andalusia. Stavo andando a Siviglia per la loro presentazione dopo una
malattia, che non fu molto grave.
Cirillo. – Credo proprio che
si riferisse a quell’epoca, visto anche che dice, lasciandole scritte, queste
parole:
“All’indomani
della sua venuta, mentre io di notte stavo lodando Nostro Signore per tanti
favori a me concessi, lo sentii dire: ‘Che cosa mi chiedi tu senza che io te lo faccia, figlia mia?’.
“Il giorno della presentazione del Breve io mi trovavo in una inquietudine: ero talmente turbata da non riuscire a pregare,
perché erano venute a dirmi che il Padre si trovava in un grande rischio perché
non lo lasciavano uscire e c’era un grande frastuono. Intesi allora queste
parole: ‘O donna di poca fede! Calmati, perché la cosa sta andando molto bene’.
Era il giorno della Presentazione della Madonna, nel 1575.
Proposi dentro di
me che, se la Vergine avesse ottenuto dal suo Figlio che noi potessimo vedere
il nostro Padre libero da questi frati, come pure noi, avrei chiesto che si ingiungesse di celebrare ogni anno con
solennità questa festa nei nostri monasteri di Scalze” etc.
Anastasio. – Quando presentai
il Breve della visita ai frati Calzati di Siviglia – era il giorno della
Presentazione – loro non vollero ubbidire. Li scomunicai, e loro uscendo dal
Capitolo con grande baccano e frastuono chiusero le porte del convento; pensai
che mi mancassero di rispetto aggredendomi. Ma riuscii a far pervenire ugualmente
all’Arcivescovo di Siviglia un messaggio, perché quelli rimasti fuori del
convento nel vedere le porte chiuse e nel sentire il frastuono si recarono da
lui, e l’Arcivescovo li mandò subito al convento e con ciò aprirono le porte,
consentendomi di uscirne libero.
Cirillo. – In una lettera
autografa dice queste parole: “Mi hanno spaventato le lettere giunte da Alcalà,
specialmente quella che scrisse (Sega) a Vostra Paternità, esasperandomi tanto. Oh, ci venga Dio
in aiuto! Come non ci conosciamo! Io dico a Vostra Paternità, come già altra
volta le ho scritto, che per quanto è stato fatto ho tanta paura, che non
vorrei vederla lì, e credo che ciò accadrà. Magari se ne tornasse dai Gatti! La
minaccia è buona” etc.
Desidero davvero conoscere perché la madre Teresa dica queste
parole in questa lettera: era forse una profezia
che tu saresti tornato a dimorare coi frati Calzati?
Anastasio. – Quando ci scrivevamo
sia la madre Teresa che io, come in un linguaggio cifrato cambiavamo i nomi;
alcune volte chiamavamo “Gatti” i frati Calzati. Quanto qui accennato si riferisce a quando il nunzio Sega mi
catturò a causa della visita, spedendomi al convento dei Calzati di Madrid; essi invece mi
accolsero bene trattandomi con molta cortesia ed affetto per tutto il tempo durante
la mia permanenza. Dopo, quando mi
sentenziò, mi inviò privato di voce attiva e passiva al Collegio dei
Carmelitani Scalzi di Alcalà, dove pensavo di andarmi a riposare dalle mie
fatiche. E casualmente capitava che fra’ Elia di san Martino – che era il
Rettore ed andava soggetto alle febbri quartane – mi ordinasse alcune volte di
fare il capitolo ai frati. Ebbene, tre di essi scrissero al nunzio Sega che,
disprezzando i suoi comandi, io tornavo a governare gli Scalzi. Lui si irritò
molto e mi scrisse una lettera piena di rimproveri. Così si rivelò una profezia
questo scritto della Madre: perché una volta
tornato coi Calzati, ho goduto maggior tranquillità e sono stato trattato con
maggior amore, onore e carità che se fossi rimasto con gli Scalzi. Si è visto
infatti che quegli amici Scalzi che avevo, sono stati perseguitati e messi in
disparte dagli stessi Scalzi.
(Continua)
P. Nicola Galeno della Madonna
del Carmine, ocd
Parma 2-4-2014
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