Alla cara memoria di
FELICE VANELLI
(1936-2016)
questi dolci ricordi del passato.
P. Nicola Galeno, ocd
Prima di pubblicare i ricordi di P. Nicola Galeno, ho voluto reperire un paio di articoli tratti da
“Il Cittadino” di Lodi, che tracciano la figura dell'artista recentemente scomparso.
L’arte lodigiana in lutto: è morto Felice Vanelli
24 luglio 2016
Si è spento uno dei più importanti protagonisti del panorama artistico lodigiano: nella notte tra venerdì e sabato è morto Felice Vanelli, classe 1936, pittore, affreschista e scultore, che ha legato il suo nome a numerose ed apprezzate opere presenti sul nostro territorio. I funerali si terranno domani mattina, lunedì, alle 10.30 in Cattedrale a Lodi. Nel suo studio in via Pace da Lodi 13 è allestita la camera ardente.
Felice Vanelli, un sogno chiamato Lodi
30 giugno 2014
Felice Vanelli, pittore, affreschista, scultore, è uno dei più noti artisti cittadini. È tutt’altro quindi una “scoperta” da presentare. Delle sue opere, dei suoi impegni, delle sue virtù artistiche, su questo foglio è stato riportato continuamente negli anni dagli scrivaioli, quorum ego.
Ora l’intenzione è di tracciare la sua dimensione umana, nella quale trovino posto, uno scorcio biografico, i suoi ricordi, i suoi pensieri, senza fermarci, se non incidentalmente, su quanto ha realizzato.
Nel suo studio, in via Agostino da Lodi 13, il dialogo con lui è incalzante, Felice è solito svagolare da un argomento a un altro.
Una notazione, per certi versi, curiosa. È un “artigiano”, iscritto all’Unione Artigiani di Lodi. Dura lex, sed lex. Mentre poeti, scrittori, musicisti sono iscritti alle rispettive associazioni, i pittori e gli scultori non hanno diritto d’immagine e quindi sono nel novero dei praticanti di mestieri. Che poi abbiano la denominazione di “artisti”, è pacifico. «Non è una cosa giusta, purtroppo nessuno ha protestato. Era stato istituito un esame per i diritti d’autore ma venne subito abolito perché si prestava a imbrogli».
Suo padre faceva il fabbro, sua madre era cameriera in case di lusso. Era soprannominata “l’artista” per la capacità di preparare e adornare gli ambienti. «Ho preso da lei la passione per le figure, per le forme. All’asilo, nell’ora del sonno, ero impegnato nel creare delle forme. Avevo tre anni, quando mia madre per Pasqua mi portò nella chiesa di San Francesco. Quando tornai, mi misi sul pavimento a imitare la figura del Cristo in croce. Prima di permettermi di andare a giocare, mi faceva disegnare delle stampe».
A 16 anni frequenta gli “Artefici” a Brera per il disegno chiaroscuro, poi sempre a Brera, è allievo della Scuola libera del Nudo. Infine al Castello Sforzesco, la scuola dell’affresco.
A 23 anni apre lo studio in via S. Maria. «Avevo la targhetta con la dicitura “decoratore”. Mi fu chiesto di imbiancare un palazzo, ovviamente non accettai». Nel 1966 si trasferisce in Corso Vittorio Emanuele e nel 1999 arriva qua, dove ha pure l’abitazione. C’è pure…sintonia con la storia, Agostino da Lodi è stato un pittore del Cinquecento.
È sposato con Mara Crozzi, insegnante di matematica e scienze. Il loro figlio Siro si muove sul terreno dell’arte. «Si è laureato con il massimo dei voti alla Nuova Accademia di Belle Arti. Lui realizza video figurati, corredati da una vicenda. È stato in Australia, ora aspetta qualche occasione propizia».
Il compendio di oltre mezzo secolo di impegno. Oltre 2500 metri quadrati di affreschi fra cui quelli delle chiese di Mirabello (1000 mq.), di Camairago (600 mq.) e di Dovera. Più di mille, fra i quadri i dipinti a olio e i disegni. Citazione di alcune sculture fra quelle più rilevanti. “La fontana con maternità” in bronzo a Graffignana di cui è stato anche autore del progetto; il monumento ai Caduti “Armonia e pace” a Castiraga; “La pietà del soldato”. In cemento elaborato a Turano: la “Ragazza con la corda” in Lodi; “Il gioco della lippa” a Senago e l’ultima opera, “Il Barbarossa” in Lodi.
«Il primo lavoro importante, all’inizio degli anni Sessanta, è stato quello di Camairago. L’on. Giuseppe Arcaini, che costruì la chiesa a sue spese, cercava un giovane affreschista. Accettai entusiasta e così iniziò la mia carriera. Ponteggi, materiali e mano d’opera dei muratori, furono forniti gratuitamente. Ci vollero otto mesi per la realizzazione. Ben quattro anni per Mirabello, due anni e mezzo per i disegni e uno e mezzo per l’affrescatura».
Non mi sta a elencare le mostre cui ha partecipato, sono molte fra cui anche una all’Arengario di Milano, si affida ai ricordi. «All’inizio degli anni Sessanta ci fu l’esposizione a Turano di disegni, pitture e sculture, mostrai l’insieme dei miei lavori. Fu un successo. In quella di via Cavour nella palestra Alle Vigne (poi trasformata in teatro) esposi i miei disegni. Devo ringraziare l’allora sindaco Valerio Manfrini che mi diede fiducia concedendomi il locale, gli altri dell’Amministrazione erano piuttosto scettici. Non vendetti alcun disegno, solo in seguito si diffuse l’interessamento per questo tipo di opere».
Un flash sulla scultura…per chi non ha le mani in pasta. L’artista realizza il modello in gesso, poi la fonderia dà forma al bronzo, per il marmo sono gli scalpellini a sviluppare la figura.
I pagamenti dei tuoi lavori, come va? E’ capitato che qualcuno ordinasse e poi non ci facesse più vedere? «In genere sono andati a buon fine, talvolta c’è da attendere… Qualche disegno è rimasto, non sono venuti a prenderlo».
Ti ispiri a qualche “grande”? «Non ho modelli, i miei maestri per l’affresco sono quelli della scuola che ho frequentato. Certamente la mia ammirazione va ai pittori e agli scultori del Cinquecento. Anche i moderni, fra cui cito Floriano Bodini e Henry Moore, hanno i miei consensi. Io penso che occorra avere una conoscenza storica dell’arte figurativa per avere una visione completa degli artisti».
Quale fra i tuoi lavori consideri il migliore? «Non saprei…Quello che ancora non ho fatto».
Sulla scia dei ricordi. «Quando apparve “il nudo” a Graffignana, sulla piazza adiacente alla chiesa, il parroco disse: “Mi è venuto un colpo al cuore vedendo la Madonna nuda…”. Era una rappresentazione della ”maternità”, non della Vergine. In seguito, alcune donne del paese chiesero che la statua fosse ricoperta con ...materiale adeguato (una nuova fusione?) poiché la sua visione… turbava i rispettivi mariti».
Sul panorama lodigiano fra passato e presente, si limita a rilevare che non è cambiato molto, ogni artista segue la propria strada. Torna indietro: «Negli ambienti intellettuali non ero considerato “moderno”, erano più seguiti altri che si riferivano ai contemporanei. Secondo me la modernità sta nell’essere se stessi. Spesso succede che alcuni artisti siano rivalutati ad anni distanza dalla loro scomparsa».
Siamo in tema, le critiche, favorevoli o sfavorevoli, ti toccano? «Ognuno può dire ciò che vuole, accetto le critiche da chi conosce il mestiere e non da pseudo intellettuali. Certi critici “costruiscono”, o “demoliscono” l’artista. La gente, in genere, non avendo una cultura specifica, si fida delle indicazioni che le sono proposte».
Il momento attuale, sicuramente difficile. «Aspetto da due anni di iniziare una fontana e pure due altre sculture, commissionate dai comuni. I quali non hanno soldi e sono in attesa di donazioni dalle banche. Un desiderio? Che siano tutelate le imprese, da loro nasce il lavoro per tutti, per me, per i colorifici, per le fonderie, per gli scalpellini… E gli operai, avendo una maggiore disponibilità, potranno acquistare un disegno, al quale ora sono costretti a rinunciare».
Lodi? «Mi sento legato alla città. Purtroppo sono stati distrutti i miei ricordi, edifici che non ci sono più, delle “porte” è rimasta solo Porta Cremona. Si vive anche di immagini del passato. Il sottosuolo è ricchissimo, il Barbarossa aveva costruito una serie di vie che andavano in tutte le direzioni. Questi passaggi dovrebbero essere riaperti. L’impegno per la cultura va incrementato. La gente? Non ci sono più lodigiani autentici, ora non si parla quasi più in dialetto, è quello della Maddalena che si richiama alle origini». Il carico di nostalgie non sembra gravare su Felice Vanelli, lui è sorretto da un’energia che lo sollecita a guardare avanti.
Ed ora un ricordo di Padre Nicola Galeno
ALLA SCOPERTA DI FELICE VANELLI
Capita nella vita di dover fare un
cammino a ritroso ed in tal caso anche il gambero si meraviglia che finalmente
qualcuno cominci ad imitare la sua andatura. Mi spiego meglio.
Nei mesi scorsi ho conosciuto
casualmente la sorella ed il fratello di un pittore-affreschista-scultore
lodigiano ed in loro compagnia sono andato a visitare parecchi luoghi che
ospitano le sue opere. Naturalmente le ho quasi tutte fotografate con la
macchinetta digitale per poi rivedermele con calma al computer, rivivendo tante
emozioni del momento. L’artista purtroppo era in vacanza.
Solo oggi sono riuscito ad
incontrarlo nel suo studio lodigiano. Ne ho approfittato per farmi spiegare
tante tecniche di lavorazione che sfuggono abitualmente ai profani.
A questo punto è logico che dovrei
essere in grado di tentare meglio una lettura poetica di quella sua molteplice
produzione che mi ha davvero entusiasmato. Sta di fatto però che le poesie sono
nate già prima d’incontrare l’artista e naturalmente il ... gambero ride!
*
Confesso che sono pochi i portali
moderni davanti ai quali mi sia soffermato in contemplazione, ma stavolta
quelli bronzei gemmati della Chiesa parrocchiale di S. Colombano al Lambro mi
hanno
profondamente emozionato.
LE PORTE BRONZEE
Porte gemmate di San Colombano
ove si tuffa l’occhio con amore,
cosmiche percezioni assaporando...
Il bronzo par fluttuare come un’onda
e cogli la ventata creativa
e della Redenzione il gaudio immenso!
Per mia fortuna la sorella dell’artista è al
mio fianco, illustrandomi parecchi dettagli che certamente mi sfuggirebbero.
Però, anche se l’orecchio ascolta, l’occhio tenta sempre di captare le
risonanze del cuore...
IL VOLTO DEL RISORTO
O Volto circonfuso di splendore,
quel Sangue che versasti sul Calvario
ti rende ancor più fulgido: diffondi
certezze intramontabili ed il core
a Te si sottomette con amore!
A me pare che l’artista nel ritrarre
la maternità si senta particolarmente motivato, tanto diventa il suo tocco
efficace...
FIGLIO E MADRE
Il Figlio non si stanca di pensare
al volto gentilissimo di Mamma,
che dell’umanità par il fior fiore...
E pur la Madre attonita contempla
fattezze irripetibili che dànno
della divinità la percezione!
Credo che anche Haendel dal cielo goda nel
veder immortalate nel bronzo le note iniziali del suo famoso Alleluja!
L’ALLELUJA
I tre fanciulli paion l’avanguardia
del coro sterminato degli eletti
e cantano decisi un Alleluja
che poi divien cascata fragorosa,
capace d’impregnare l’universo
di gioia incontenibil e perenne!
Nella stessa Chiesa vi è un ciclo
pittorico dedicato al grande propagatore di vita monastica, l’irlandese S.
Colombano. Mi
meraviglia questa capacità dell’artista di modernizzare i soggetti: vicende di
tanti secoli fa paiono calate nella realtà di oggi...
SULLA RIVA
San Colombano attende sulla riva
che faccia la comparsa all’orizzonte
qualche naviglio disposto a portare
sul continente l’umile drappello
di monaci assetati del suo Dio...
Quanti ricordi recati dall’onda!
“Isola, che vedesti i miei natali,
lontana diverrai fino a sparire:
i verdi tuoi colori resteranno
inalterati solo in fondo al cor!
Questo tuo figlio salpa per l’Italia.
Dove approdar non sa, ma il cor gli dice
che forse al pié dei monti un sospirato
porto dell’alma costruir saprà!”.
Si vede il Santo tutto intento nella
progettazione di questo nuovo “colombaio” dello spirito...
ALL’OPERA
La povertà dei mezzi non scoraggia
l’intrepido assertore del divino:
ben sa che quando in cor l’Amor sfavilla
le mani si riveston di potenza
e pietra dopo pietra prende corpo
una struttura dove il salmodiare
cadenza la monastica giornata
di queste vive fiaccole d’Amore!
L’annuncio evangelico abbraccia tutte le
categorie di persone: davvero un cuore innamorato del divino su tutti sa
curvarsi!
LA PREDICAZIONE
San Colombano parla: par rapita
la gente dall’ascetica figura
che sa toccar le corde più riposte
del cor, lasciando somma nostalgia
d’ininterrotto dialogo con Dio!
Anche per i Santi giunge l’ora dell’addio,
ma i discepoli sanno che quel legame non potrà mai spezzarsi...
IL TRAPASSO
Padre, che ci lasciasti dolcemente
dopo feconda vita tutta tesa
a seminar l’Amore del tuo Dio,
conserveremo fresco il tuo sorriso
cparla già di splendida visione.
Ci basterà guardare verso il cielo
e sentiremo sempre il caldo abbraccio
di chi paterno veglia sui figlioli!
In una piazza
di Lodi già lo scorso anno mi aveva attratto la statua bronzea di una ragazzina
intenta a saltare con la corda, ma stavolta l’occhio, forse perché più
motivato, ha stranamente incominciato a dialogare con lei...
BAMBINA CHE SALTA CON LA CORDA
Bimba, che spensierata nella piazza
salti con quella corda, tu non sai
che pure il tempo fermasi a guardarti...
Come vorremmo tutti ritornare
a quest’età beata! Con un nulla
sapeva il nostro cuore rallegrarsi
ed alla voce ingenua s’aggiungeva
il volo delle rondini giocondo
e pur il cielo lieto sorrideva!
Non c’è stato
tempo di andare fino a Castiraga Vidardo per ammirare un’altra statua bronzea
che mi accontento di giudicare da una stampa fornitami dalla sorella
dell’artista. Io sono innamorato di qualsiasi strumento ad arco. Una giovane
musicista sta suonando il suo violoncello e lo fa con tale concentrazione da
rapirmi...
ARMONIA DI PACE
Pare la suonatrice concentrata
soltanto sulle corde cui domanda
d’essere convincenti nel mostrare
quanto nel cor vorrebbe ancor celarsi:
note d’amor che danzano giulive
felici d’allietare il Creatore!
(Torino
20-8-2002), Padre Nicola Galeno