Ciclo su Elena Rocca (1893-1919): LA LETTERA INSANGUINATA
QUANDO DA COSA NASCE COSA...
Sedici anni fa visitando casualmente il Museo
sui Fondatori delle Piccole Suore di S. Teresa di G. B.
ad Imola
lo sguardo cadde sulla vecchia foto di una giovane di nome
ELENA ROCCA (1893-1919).
Fu per me come un lampo: sembrava volesse chiedermi
qualcosa.
Soltanto lo scorso anno fui costretto ad interessarmi di
lei,
approfondendo la conoscenza degli scritti di
DON GIUSEPPE MAZZANTI (1879-1954), suo Direttore spirituale.
E pochi mesi fa per meglio documentarmi volli visitare
la Canonica di S. Cassiano proprio di fronte al Duomo
dove lei visse con la famiglia accanto al fratello
Parroco.
Una delle Suore Serve di Maria, che ora vi abitano,
mi indicò una grossa finestra a pianterreno
davanti alla quale la giovane Elena amava sedersi
per ricamare, leggere e meditare.
Mi dice che tempo fa venne il Parroco di Dozza per
fotografarla.
Riusciamo a contattarlo ed all’indomani lo incontriamo in
Curia.
Lui si porta dietro l’agenda dove trent’anni prima
aveva annotato le
interviste fatte a quanti ricordavano sua prozia Elena.
Vengo ad apprendere che lui a Dozza conserva una
cassettina,
che il prozio Peppino volle affidargli prima di morire.
Finalmente il 24-4-2016 sono riuscito ad aprire quel
TESORETTO DI ELENA ROCCA.
La digitale ha lavorato freneticamente per due ore fino
ad esaurire la batteria.
Oggi presento questo secondo frutto,
rappresentato dalla lettera scritta dalla sorella Maria e
che fu trovata parzialmente insanguinata sul cuore di Elena stessa...
LA BUSTA CON LA LETTERA INSANGUINATA
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Mi pare doveroso inquadrare la
situazione familiare di Elena Rocca. Cito dalla rivista “ROSE DI S. TERESA” del
febbraio 1937 quanto segue.
“La
comparsa di Elena fu per la famiglia Rocca un gradito dono di Dio. Altri sei
fratelli l’avevano preceduta: Rocco nel 1875, Teresa nel 1877, Pio nel 1880,
Francesco nel 1882, Maria nel 1885 e Peppino nel 1891. Dopo Elena (1893) non vi
fu che Luigi comparso nel 1900”.
Siamo a fine dicembre del
1918 ed Elena, venticinquenne, ha preso il contagio della spagnola assistendo
alcune amiche inferme. La lettera della sorella Maria, trentatreenne, la
commuove al punto che se la mette sul cuore come viatico dei suoi ultimi tre
giorni terreni.
J.M.J.D.
Dal Monastero 29-12-18
Mia buona e cara Elena,
già fin da ieri
so che sei in letto con febbre; puoi ben imaginare
quanto m’abbia addolorata cotesta notizia! Ah, perché mai, ho detto al Signore,
non avete permesso che i miei cari si ammalassero quando ero ancora con loro?
Almeno allora avrei potuto aver il conforto di vedervi, di servirvi. Ma
Gesù invece ha permesso altrimenti e però a noi tocca ora rassegnarci; e anzi
fare con generosità questo sacrificio!
Puoi ben imaginare con qual piacere io volerei ora al tuo letto, fosse
anche per un sol istante, onde accertarmi del come veramente stia.
Poco ci credo che sia una leggiera cosa, così come vogliono farmi credere e
però il timore che tu stia invece molto peggio mi fa star male.
E il
sapere che anche la mamma è ancor convalescente credi tu che mi affligga poco?
Ah, cara
sorella, finché vi sapevo tutti in salute sentivo molto meno il distacco, ma
adesso è cosa ben diversa!
Ebbene,
uniamo le nostre pene: tu offrirai la pena fisica e morale che la malattia porta
inevitabilmente con sé, io tutta la pena che nel mio affetto di sorella vivo e
tenero non posso a meno di non sentire fortemente!
Ti vedo là
nel tuo letto, queta e tranquilla, anzi sorridente e allora le mie lagrime
cessano repentinamente e quasi me ne vergogno.
La buona e
Rev. Madre Priora ci ha subito fatto far preghiere speciali e tutte poi in
particolare lo fanno spesso per te. Ti fanno, a mio mezzo, i migliori auguri di
presta guarigione, ai quali auguri io aggiungo i...
... più fervidi e sentiti!
Guarisci adunque in fretta, o mia cara, ed abbiti tutti i riguardi poi
nella convalescenza, poiché sai che bisogna star tanto attendi per non
ricadere.
Bacia tanto la mamma, l’Angelina e la Cecchina, se pur vi è ancora, e di’
loro che siano buone e che preghino per me. Di’ inoltre alla mamma che bramo
ardentemente vederla e tu pure con lei.
Saluta tanto, tanto il nostro buon Don Rocco e digli che una sua visita la
sospiro.
Al papà, a Peppino e a Gigetto tante cose e per tutti quanti i più fervidi
auguri d’un felice anno!
Anche la Rev. M. Priora invia a voi tutti di familgia i più buoni auguri e
la Sottopriora e la buona M. Maestra con tutte le altre fanno eco!
Tu adunque che sai l’arte di
strapparglieli fallo ora, mi raccomando.
Di’ pure a mamma che stia
tranquilla sul mio conto poiché sto benissimo sotto ogni rapporto e se il buon
Gesù mi continuerà sempre così il Suo Divino aiuto spero superare sempre ogni
difficoltà.
Se quando starai bene scriverai
alle Sig.ne Costa e Bagnaresi invia loro anche per (me) tanti auguri e
raccomandami alle loro preghiere.
Ti saluto adunque, ti bacio e ti
faccio ancora una volta mille auguri.
Tua Maria
L’ULTIMA LETTERA DELLA
SORELLA MARIA
Elena cara, spesso mi lamento
col Salvator dicendo cose strane...
Perché non consentì che vi ammalaste
quando ancora tra voi io soggiornavo?
Vi avrei servito sempre con amore
e tenerezza. Il fatto di trovarmi
in Monastero acuisce il distacco.
Eppur vedendoti queta nel letto
col viso sorridente mi vergogno
di queste stesse lacrime che verso...
(Immagine rielaborata)
LA CANONICA DI S. CASSIANO
DOVE VISSE LA FAMIGLIA ROCCA
QUANDO IL FIGLIO DON ROCCO
DIVENNE PARROCO DELLA CATTEDRALE
(Immagine rielaborata)
LA CATTEDRALE DI S. CASSIANO
VISTA DALLA CANONICA
Quanto sognai da piccola d’avere
sotto lo sguardo sempre una Chiesetta
ove potermi sempre rifugiare
per adorar silente il Salvatore!
LA FINESTRA TANTO CARA AD
ELENA ROCCA
Sei l’unica finestra che consenta
a questo cor d’immergersi nel Cielo,
che tutte sa le brame condensare...
LA FOTO DI ELENA ROCCA
CON ALCUNI SUOI PENSIERI
A CURA DEL PRONIPOTE
DON FRANCESCO NANNI,
ATTUALMENTE PARROCO DI DOZZA
IMOLESE (BO)
(Ferrara 25-4-2016), Padre Nicola Galeno