AFORISMA

Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita
(Rita Levi Montalcini)

Nostra Signora del Carmelo

Nostra Signora del Carmelo
colei che ci ha donato lo scapolare

giovedì 17 marzo 2016

Ciclo su Elena Rocca - terza parte


Ciclo su Elena Rocca (1893-1919) in testimonianze raccolte da Don Giuseppe 
Trascrivo ora la testimonianze di Sr. Lucia Brugnoli,

la suora che forse ha raccolto più confidenze di Elena Rocca
in merito alla sua estrema vicinanza alla Passione di Cristo.








IL PRIMO ED ULTIMO FOGLIO DELLA DEPOSIZIONE DI SR. LUCIA
   
Io, Suor Lucia Brugnoll, al secolo Rosa di anni 71, figlia del fu Giovanni e della fu Argia Pianori, della “Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù sotto la protezione di S.Giuseppe, domiciliata oggi nella filiale di S.Carlo di Cesena, prov. di Forlì, non potendo per infermità scrivere a lungo detto a una persona di mia fiducia quanto segue:
                                                                        
Verso la metà di Giugno del 1914 fui traslocata da Bologna a Imola. Nel Laboratorio, alla direzione del quale ero stata assegnata, vi era Elena Rocca, che aiutava, quando poteva, nei lavori di biancheria; però aveva una preferenza per sorvegliare le allieve più piccole; mi alutava a insegnar loro i primi lavori, le istruiva nel catechismo, le preparava alla confessione, le stimolava a fare piccoli atti di virtù.   

Le piccole la seguivano in tutto con gioia; appena la vedevano, la circondavano, felici di starle vicine. Il Laboratorio era frequentato allora da bambine dai sei anni in su; le giovani vi apprendevano lavori in maglieria, sartoria e biancheria. A capo di ogni reparto vi era una ragazza, che oltre ad insegnare, lavorava essa stessa per ordinazioni.                                                               

Quando veniva l'Elena, ero tranquilla, sicura di un aiuto non solo materiale, ma sopratutto morale e religioso. Da tutte godeva stima e confidenza;

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... e otteneva, anche dalle più indisciplinate, ordlne, obbedienza e rispetto. Alle volte mi chiedeva come si doveva comportare per certe intime confidenze, per tranquillità di sua coscienza. Era sempre pronta ad aiutare tutte, e lo faceva con tanta semplicità e sentita umiltà, che incoraggiava a ricorrere a lei nel casi anche un po' difficili.

Una volta una scolara mi aveva rovinato un lavoro, che doveva venir portato alla Ditta a Bologna, la mattina seguente. Io ero veramente molto preoccupata, non sapendo come fare a rimediarvi, data la ristrettezza del tempo. Mandai subito a chiamare l'Elena, sebbene sapessi che ella pure aveva un lavoro di premura.

Come al solito venne sublto; rlmase un po’ perplessa, poi, visto il lavoro, mi disse con franchezza: “Non ci pensi, spero di riuscire. La sua ferma parola mi tranquilllzzò, sebbene mi paresse impossibile che potesse riuscirvi. Ma l'Elena metteva tutta la sua confidenza in Gesù e nel suo Angelo Custode, che più volte le appariva. Alla mattina mi portò il lavoro finito, felice di avermi tolta da tanto imbarazzo.

Ciclo su Elena Rocca (1893-1919) in testimonianze raccolte da Don Giuseppe Mazzanti

Non curante della stima e rispetto,che per lei avevano tutte, sempre uguale a se stessa, giammai non ho scorto In lei un minimo atto di impazlenza; solo cambiava aspetto e si mostrava rigida e intollerante al minimo segno di stima e...

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... lode a suo riguardo.

Mi alutò a rimandare a casa una giovane, non di Imola, la quale metteva disordine nella Scuola fin a insegnare balli ecc.. Era riuscita, con inganno, a guadagnare la stima dei Superiori, dicendo che aveva intenzione ad abbracciare lo stato religioso. Ne parlai all'Elena ed ella, con somma prudenza, riuscì nell'intento.

Era animata da un instancabile spirito di apostolato, perché non si contentava di aiutarmi a sorvegliare le bambine e le ragazze nel Laboratorio; ma le seguiva fuori, si informava delle loro famiglie, delle compagne che frequentavano, per meglio aiutarle a mantenersi buone e oneste.

Era di carattere franco, disinvolto, ma insieme riservatissimo, per cui non avrebbe avvicinato le giovani più leggere; solo per obbedienza le accostava per esortarle ad essere docili con le Suore, e a frequentare la dottrina. Tutta la città sentiva gli effetti del suo umile e nascosto apostolato, avvivato da una grande carità, perché il suo sguardo e sorriso angelico attraeva e innalzava gli animi a pensieri celesti.

Era assai abile nel fare iniezioni; ed era chiamata per questo di giorno e di notte. Usava sempre semplicità e prudenza (in questa virtù era veramente ammirabile!) congiunta a carità dellcatissima. Lo attesto perché ha usato...

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... a me pure tale atto di carltà, più volte, in cui ebbl necessità di venire curata. E quello che le veniva dato in retribuzione lo lo dava in elemosina.

Per un forte impulso interiore, quando fui mandata ad Imola, compresi essere volontà del Signore, che mi fossi occupata ad aiutare quella buona figliola, la quale per umiltà e timore d'ingannare, nascondeva con vera arte i doni del Signore, e anche resisteva all’azione divina. Tutte le ragazze, grandi e piccole, facevano a gara per farmi conoscere le virtù di quella buona Figliola.

La domenica venne al Ricreatorio, ma faceva di tutto per sfuggirmi, perché, come poi mi confessò, aveva capito, che il Signore voleva, che si servisse di me, povera creatura...

Solo il 1° Venerdì del Mese, mentre era coi Paggetti della SS. Eucaristia dei quali si occupava, mi venne a chiedere un fazzoletto, glielo diedi e vidi, che con premura lo metteva dalla parte del cuore... Compresi bene il motlvo; ma appena la potei vedere da sola le chiesi il perchè; ed io stessa l'aiutai a confidarmi, che aveva una ferita nel cuore, che le si apriva; ed ella per impedire che i suoi si accorgessero delle vesti insanguinate, vi metteva dentro un fazzoletto. Una volta però non arrivò a togliere il fazzoletto, pri- ...

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... ma che la ferita si rinchiudesse; rimase fuori solo una punta; ed ella la strappò con forza e chissà con quale dolore.

La consigliai ad aprirsi col Confessore; mi rispose che non riusciva a farsi capire; le indicai un Sacerdote, che avrebbe potuto divenire suo Direttore. Ella acconsentì purché lo gli dicessi prima qualche cosa.

Un giorno le chiesi se quella malattia, che l’aveva incolta l'avesse chiesta lei. Sì, mi disse, per ottenere la guarigione di sua sorella ammalata aveva chiesto al Signore di dare a lei la sofferenza, però non subito,perché nessuno potesse sospettarlo. Così avvenne che la sorella guarì istantaneamente e lei, dopo qualche tempo, ammalò.

Aveva pure le stigmate nei piedi; un giorno le chiesi per assicurarmi, che me le mostrasse; con grande sofferenza mi fece vedere un piede; ed io constatai  che aveva veramente un foro, come di un grosso chiodo, e il foro passava da parte a parte e sanguinava. Nel Gennaio del 1917 fece sei chilometri a piedi, arrivò a casa, che il sangue aveva bagnato tutte le scarpe. I suoi, che nulla sapevano, ma che sempre ricorrevano alla cara Figliola, sicuri della adesione e anche della prudenza e destrezza con cui sbrigava ogni incombenza, appena arrivata a casa, la rimandarono di nuovo fuori per un'incombenza. Ella con prontezza obbedì; ma ...

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...nel ritorno dovette subito andare a letto e mi disse che i piedi erano talmente piagati che a lei stessa fecero ribrezzo. Eppure ella era tanto noncurante di se stessa e così volentieri si dlsprezzava! Un giorno mise dentro alla ferita di un piede un bachetto.per vedere se veramente passava dall'altra parte. La richiamai fortemente ed ella sempre umile, docile, obbedì prontamente.

Molte volte ha subito la flagellazione. ll glorno 17 del 1916 era già la quarta volta. II Signore le disse di dirmi tutto e di lasciarsi medicare; ma tanto fu lo sforzo per la ripugnanza, che sentiva, che lo non riuscii, perché svenne dal male. Il sabato mi disse, che la SS. Vergine I’aveva incoraggiata a farsi fasciare, perché Ella pure aveva compito simile ufficio col Suo Gesù. Vidl il pannolino, che era vicino alla pelle inzuppato nel sangue e attaccato; troppo doloroso sarebbe stato levarglielo e non osai...

Aveva pure la corona e si vedeva dall’ingrossarsi della fronte e degli occhi e alle volte mi veniva a chiedere di sospendere il lavoro, perché non ci vedeva bene. Alla notte stava seduta, ma poi sorpresa dal sonno, cadeva sul guanciaIe con tanta sofferenza.

Un giorno mi portò un'Ostia; si vedevano le impronte dei denti ed era sanguinante. Ella aveva sentito il lamento di Gesù e si era portata alla Chiesa di S.Domenico; ...

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...accolse l'Ostia ed io la consigliai di portarla al suo Direttore, che si trovava al Piratello per gli Esercizi Spirituali.

II giorno del S.Cuore del 1915, essendole stato dal Sipnore assegnato come luogo ove ritirarsi, il coretto della Chiesa nostra e persuasa a non resistere più all'Amore divino, perdette per la veemenza dell'azlone divina le forze, lasciava sfuggire parole tronche, da cui si capiva l'interna sua lotta, e la preghiera perché nessuno ai accorgesse di quanto in lei si operava. Dopo aver invocato il nome della Vergine, che nello slancio pensai le apparisse, ricevette le stimmate anche nelle mani.

Nel pomeriggio volli vedere le sue mani e chiara appariva l'impronta. Un'altra volta fu presa da tale veemenza dell'Amore Divino, che mi prese per la mano, mentre uscivo con lei di Chiesa; mi trascinò e mi fece correre per la scuola, per due o tre giri, poi rimase estatica lasciandomi. Avvisai il suo Direttore, che era ancora in casa.

La sorpresi una volta con le mani sotto al rubinetto, mentre lavava il sangue uscito dalla ferita. Fu richiesta dalla Superiora di aiutarla in un lavoro a telaio. Ella che non si rifiutava mal, accettò, ma chissà con quale sofferenza e non solo fisica!... Essendo venerdì le sue mani apparivano molto gonfie e rosse. La Superiora infatti le chiese che cosa avesse fatto in quella mano.L'Elena disse a me: per fortuna che non...
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... ha visto anche l'altra mano. Un giorno mi accorsi che era molto sofferente, chiestole il motivo, mi disse: "Ho messo un cillzio datomi da un Angelo per espiare". "Va a cavartelo, le raccomandai, e consegnalo a chi te lo ha dato”. Ubbidì e ritornando mi disse,che era stato il demonio.

Un giorno mi chiese se poteva, senza disgustar Gesù, mostrarsi un po’ meno esatta nella perfezione esteriore, perché non la stimassero più buona delle sue sorelle. Avendole io risposto di no, allora ella cominciò a scrivere i suoi peccati in piccole carte, che spargeva per terra; e questo – ella diceva - perchè tutti capissero come era cattiva.

Più volte espresse il desiderio di andare presso le Suore del Buon Pastore, fra le Maddalene per espiare i suoi peccati.

Avendo più volte ella ricevuto da Gesù comunicazioni intorno al desiderio del Cuore Divino, che si fondasse una Congregazione religiosa di anime vittime, molte volte per questo si pregava insieme; quando Gesù infine le disse di parlarne al Cardinale Arcivescovo di Bologna S. E. Giorgio Gusmini di santa memoria. Ella però era perplessa, timorosa di presentarsi in Arcivescovado, a Bologna, ove non era stata. Ma poi con animo pieno di abbandono nel Signore andò, si presentò a Sua Eminenza, manifestò a Lui tutto; e da allora il Cardinale Gusmini assunse la direzione dell’anima sua.

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II giorno 7 maggio Gesù le fece provare un po’ della sua agonia e il 15 aprile I9I7, venerdì santo, si ripetè; faceva compassione: stiramento di nervi, tremito convulsivo in tutte le membra che sempre più cresceva. Io cercavo di sollevarla, ma forse le accrescevo lo spasimo.  Faceva pietà. Per dieci minuti durò il rantolo dell’agonia; poi dieci minuti prima delle tre chinò il capo e stette così abbandonata a me, che la...

...reggevo, come fosse un corpo morto; così rimase per un po’ di tempo; poi riacquistò i sensi. Non so descrivere il sorriso, aspetto angelico, che aveva in quel momento... Fui presa da così profonda ammirazione e venerazione, che mi sarei messa in ginocchio. Le chiesi se aveva sofferto molto; mi rlspose: Sì, anche gli altri anni Gesù mi faceva provare un po’ della sua agonia, ma non ho sofferto mai come oggi."

Un giorno mi disse che Gesù le aveva chiesto di non prendere più cibo né bevanda per tutto il venerdì, fin al sabato di ogni settimana. Ella avrebbe voluto subito obbedire, ma in famiglia non le era possibile fare ciò. Le dissi di parlarne al Fratello Canonico e al suo Direttore; ma non poté ottenere subito il permesso; ed ella allora appena mangiato, con sofferenza grande, doveva rlmettere;  per lo sforzo le si aprì maggior- ...

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...mente la ferita,con dolore.

Nel 1918 fui traslocata a Cesena, ove l’Elena venne a trovarmi con alcune ragazze del Ricreatorio. Poi seppi che il 1° Gennaio 1919 era morta, vittima della sua grande carità nell’assistere i colpiti di febbre spagnola, avendo essa pure contratto il morbo.
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Mi sono fatta leggere quanto ho dettato e avendolo trovato conforme verità l’ho datato e sottoscritto.

S. Carlo di Cesena

                                 Sr. Lucia Brugnoli

22 novembre 1951

(Le due immagini sicuramente sono state a lungo contemplate da Elena Rocca)
(S. Domenico in Imola)

IL CRISTO MORTO, VEGLIATO DA MARIA ED ELENA ROCCA

Vergine, volli ancora unirmi a te
per fare compagnia nel sepolcro
a questo dolce Figlio martoriato,
lasciato troppo solo dai mortali...

“Davvero vuoi unirti al mio patire,
Elena dall’Amor trasfigurata?”.
“Certo, Maestro! Ma ti chiedo solo
che non appaia nulla esteriormente”...

Venisti soddisfatta: quel tuo corpo,
esile all’apparenza, sperimenta
tutto lo schianto della Santa Croce,
la sola che ci arrechi Redenzione...



(S. Maria di Valverde in Imola)

ECCE HOMO

Pilato seppe dir sol: “Ecco l’Uomo!”...
Ma tu, Signore, senti risuonare
in questa dolce Reggia del mio core
col più profondo giubil: “Ecco Dio!”.

Mi sento dall’Amor compenetrare
al punto di riviver nella carne
l’impatto del dolor più lancinante.
Divento Addolorata con Maria...

(Ferrara 17-3-2016), Padre Nicola 

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