Lì vi troverete molto altro, ma questo ho voluto trasportarlo anche nel presente Blog ad impronta carmelitana. Vi prego di leggerlo, non solo per come il religioso Carmelitano ha saputo descrivere la sua visita al luogo dove è caduta la bomba atomica, ma per il contenuto che riporta il pensiero a quella tragedia che si poteva evitare.
Prima della lettera di Padre Galeno, vorrei farvi leggere un brevissimo racconto che scrissi un paio di anni fa, di sole 100 parole, e che è contenuto in un e-book edito da Pragmata. Ha a che fare con quanto ricorda P. Nicola. Mi è stata inviata questa immagine, ed io avrei dovuto scrivere l'impressione che mi ha trasmesso.
Ed eccola:
Da anni desideravo rivedere la spiaggia
di Marebello.
Calma piatta, mentre i miei piedi,
gonfi di atavica stanchezza, si lasciano accarezzare dalle languide onde del
mare, che s’infrangono sulla battigia.
Arriva
da lontano, un vortice rabbioso, un ululare sordo, minaccioso, s’avvicina.
Quella sua forma a fungo, ricorda lo spaventoso evento del 1945 quando, il
mattino del 6 agosto, alle ore 8,16, L’Aeronautica Militare Statunitense
sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita,
tre giorni dopo, dal lancio dell’ordigno “Fat man” su Nagasaki.
Quanto
dolore hanno provocato un ragazzino e un ciccione!
La natura ricorda ancora, ribellandosi.
Danila Oppio ocds
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